Il Socialismo - Anno I - n. 23 - 25 gennaio 1903

IL SOCIALISMO .37 I ~b, - si dice - :illeriando i proprietari,, si fa– vorisce l'aumento di produzione e l'aumento di la– ,·oro; onde i socialisti hanno interesse iudin:tto ad approvare tale sollievo. In astratto, si. - Ma, in realt:\, quale :rnmenco di produzione e di lavoro ha prodotto nell'Italia Me– ridionale l'enorme dazio doganale sul grano, che pur si è giustificato cun le stesse ragioni? Cerro,la produzione granaria nell'Italia lv[cridio– non può avere quello s,·iluppo che molti - anche so– cialisti ~ suppongono, perchèdimenticano (oltre tutto il resto delle condizioni economiche) che il frumento ha bisogno del caldo nmido, e nell'Italia Meridionale c'è, purtroppo, in,·ece, il caldo secco ... che è uno di quei fattori climatici, su cui Rerum scriptor (nella Crilica sorinle; 1 6 gennaio, pag. 18) con la sujjisance del mezzo-erudito in queste cose, trincia la sentenza che (: (< una stolta semplicit;\ » il « fatalismo antropologico e clim~1tico )>. J\IJentre, che io sappia, nella scienza sj parla di un dftermi11ismo ,rntropologico e climatico, che concorre evidentemente a spiegare le condizioni attuali dell'Italia Meridionale, senza· che nessuno so– stenga un destino di inferiorità, che incomba im.- 11111/abile su questa o quella parte d'Italia. Certo i' socialisti sono fa\'Ore\'Oli a tutto ciò che può aumentere la produzione (agricola o industriale). J\<\a la nostra bussola deve essere questa: in prima linea, difesa e sviluppo degli interessi della classe bvoratrice - in seconda linea, simpatia per ogni incremento della produzione. Ma tutto sta a vedere se l'incremento della pro– duzione si ottenga renlmeute col dono gratuito, ai si– gnori latifondisti, del dazio sul grano e della metà ddl' imposta fondiaria. Certo gl'industriali del Nord ha:1110aumentato la produzione (e il lavoro) coi dazi protettori. Ma il capitalismo industriale è di sua natura necessaria– mente attivo e progressivo, e si comprende come i cotonieri per es., abbiano profittato dei dazi protet– tori raddoppiando di attivid e di produzione. Ma il latifondismo (che imperversa nell'Italia me– ridionale) non si mo,·erà sol perchè gli si regalerà la med del!' imposta fondiaria, come non si mosse dopo il dono di L. 7.50 pèr ogni quintale di grano. Non dico, con questo, che l'agricoltura, anche meridionale sia condannata ali' immobilismo. Credo :-tnzi che essa progredir:1e si svilupperà (come si vede ora in qualche plaga delle Puglie, ecc.). Ma credo pure che il propulsore pili energico per vincere la poltroneria dei grandi proprietarisia l'organizzazione (politica ed economica) dei lavoratori, come è av• venuto in molte provincie dell'Italia settentrionale. E credo pure che di fronte ali' inevitabile risve– gliarsi ed organizzarsi del proletariato meridionale - che chiede una parte di aria e di luce nella vita pre– sente - bisogna pur dare ai propriet:1ri la possi– bilità economica dell'aumento di sabri, diminuzione d'orari, miglioramento di patti colonici, ecc. E per questo non ~' è :1ltra,·ia che la diminu– zione delle spese improduttive, destinandone il cen– tinaio di milioni annui (riduzione del debito pubblico, dei bilanci militari, della lista civile) alla rigenera– zione economica dell'Italia meridionale, con quelle garanzie pratiche di Creditoagrario, che delineai nel– l'Avn11/i / (27 novembre 1902) e riassunsi in Soci11- Jis1110 ( 1 o dic. pag. 3 2 1) e con quei diversi atteg– giamenti, tecnici, fiscali, amministrativi, che sono imposti dalle diversità regionali della stessa Italia meridionale. È infatti un altro errore di parecchi,, anche so– cialisti,' il parlare « dell'Italia Meridionale » come se fosse un territorio uniforme per carattere degli abi– tanti, per (e>,ndizioniclimatiche, per condizioni agri– cole, sociali, amministrative. Dalla Capitanata al Ba– rese, dalla Basilicata orie11tale a quella occidentale, dalla Sicilia della riviera tra Palermo e Messina e Catania alla Sicilia del centro o del sud - e via dicendo - sono differenze grnndi, che si ribdlano ad un rimedio uniforme, ad un mira~oloso tocca e snun, come pretendono di essere la proposta Son– nino ed anche quelle del Ministero. E allora, si dir:ì, quale conclusione? Le mie conclusioni sono due, La prima è: che, sia per questa profonda difl'e– renza di condizioni regionali nell'Italia meridionak, sia perchè in questa occasione io volevo soltanto esporre qualche idea generale e direttiva, non posso ora scendere all'esame delle singole proposte di ri– forma o tenica o sociale o amministrativa o poli– tic:1. I A me prernen1 soltanto di stabilirè i criterì di– retti,·i dell'azione socialista di fronte alle proposte del Ministero e dell'on. Sonnino, per reagire un po' contro quell'impressionismo politico, che mi pare faccia dimenticare a parecchi nostri compagni la bussola del nostro Partito. La seconda conclusione, che ne deriva 1utural– mente, è che il Partito socialista oltre al votare pro o contro le proposte di Sonnino o del Ministero, ha, e preminente, una funzione propria, che è quella di organizzare politicamente ed economicamente il pro– letariato e la piccola borghesia agonizzante dell'Italia 1 Per dare un :\ltro esempio del!' i11,pressio11is1110 politico b:1st:\ ricorda.re che b. Cnlica sociale (1° genn.) in una nOt:\all'articolo di Nerum scriptor propose che i collegi elettorali nell'Tt:llia ~le– ridionale siano in proporzione non dcli:\ popol:\zione ( 1 per ogni 50 mil:l :lbitanti, circ:l) ma in proporzione del numero degli elCl· tori inscritti! E Rtrum scriptor risponde chiedendo invece il voto per gli :ln:tlfabeti dell'lt:1\i:1.·~leridionale! Come se l':\n:1.folbetismodi certe regio1li sia un • fot!tlismo :1.ntropologieo o clim:ltico .. che non poss:l cvirnrsi m:1.i ! E cOsl potrei moltiplicare gli esempii di proposte, pili o meno ,,u:i.mbcche hanno tulle il difetto di essere empiric.·unente dirette:\ sopprimere questo o quel sintomo, :1.nzichè le c:1.use dei sintomi stessi. Ed è quc,;1: 1.un: 1.riconfcrm:\ dell:t verità di quel mdodo rivo. - /11::.i1J11(lrio, che io <iclineai, uel Socialismo del 25 m:lggio 1902.

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