Il Socialismo - Anno I - n. 16 - 10 ottobre 1902

IL SOCIALISMO 259 Se esaminiamo cli cosa si tratta, vediamo che in queste ricriminazioni molle volte non e' è ombra di vero. - Nel caso, p. e., dell'aborto procurato dal tenente di \"erona, le prove non erano solo poche ma enormi, le quali non si potc\·a capire come uomini assennati ed onesti, non avessero potuto accettare. - l~rano assicu– rati i precedenti rapporti carnali, l'offerta di consulti abortivi. - vi era cli pili la scomparsa della vittima t·he si era già prima vantata della sua gravidanza. col sospellato autore, v'era infine lo squartamento che aveva fatto sparire gli organi che erano pili atti ad indiziare il reatO. E se dopo tutto questo. un vero tribunale in mg-ione d'appello adducendo tutte minutamente queste r,lgioni. e più altre, dichiara avvè11uto l'aborto per parte di quello che non solo era il presumibile reo. ma che con singolare impudenza aveva tentato far con– dannare chi aveva sollevato il velo misterioso. com– piendo quindi in parte un dovere - ecco che i giornali conservatori sussurrano sull' incerte:1.za delle prove, ccc. Senonchè quando si vuole scoprire, e punire dei delitti che non vengono fatti come nelle osterie, in piena faccia ciel sole e sono il minor numero, bisogna pur contentarsi se qualche prova manca. :\'on si può già credere che il criminale, specialmente se ha molto in– gegno, chiami due testimoni a constatare l'atto crimi– noso; invece egli lo compierà nelle ombre più oscure della notte, e cercherà cli sottrarre il maggior numero di prove e cl' indizi. Che questa specie di fanatismo improvviso per I' e– sattezza giuridica, non sia l'effetto cli un amore esa– gerato, eccessivo, del giusto, cosi da non volere che le condanne non abbian luogo se non quando la prO\·a matematica del reato sia raggiunta, lo prova il fatto che nulla si disse per sentenze assai più discutibili, come quando ,·ennero assolti completamente avvelenatori, in casi in cui si trovò nelle vittime perfino il corpo ciel realo e parricidi, di cui si ebbero testimonianze ocu– lari, ccc., ecc. I.a ragione è che, in questi casi, non era in gioco la passione di classe. - Qui si tratta invece di individui che appartengono non solo a classi dirigenti, ma anzi a quello speciale ceto sulla cui potenza o prepotenza le attuali classi credono potersi appoggiare per difen– dersi dalle aspirazioni degli umili, e annichilirle. Lo stesso fenomeno, e in maggior scala, si rinnovava or ora per la condanna Palizzolo. - Tutto quello che umanamente, e anche antiumanamente è possibile, per impedire la istruttoria prima, e il processo e la condanna poi, in pratica fu fatto· da chi era al governo. Traslochi cli questori. di procuratori generali, deco– razioni spedite proprio quando la voce pubblica ,·ergine l'accusava. soppressione e ! :iOttra:1.ioni cli documenti pub– blici. non seguìti da inchiesta. - Da ultimo la volontà netta, chiara, se non dal go,·erno, eia chi influiva su questo, di un completo proscioglimento, e di impedire ancora la luce durante il processo, si ebbe dalla con– dotta del presidente, che g-iungeva perfino aù incrimi– nare i testi quando questi eran sfavorevoli, e dal fatto che immediatamente vennero puniti con traslochi, gli ufliciali cli questura e dei carabinieri che deposero contro il protetto dalle classi dirigenti. Eppure 8i volle, e 8Ì vuole ancora dare ad inten– dere, e lo si ripete continuamente, che vi fu pressione g-overnativa sui giurati per farlo condannare, che vi fu pressione popolare, come se l'effetto cli una pressione popolare. che è scoppio di un giorno, potesse durare 11 mesi interi, filati. ~la questi sottili bizantini della giustizia trovano che 111ancano le prove giuridiche matematiche del fatto, come se avesse dovuto prendere dei testimoni alle sue male opere. Come se non fosse la prima, la più stretta delle massime della maffia, di agire nel più profondo segreto, terroriz:1.are o anche uccidere i testimoni, ecc. R b ote G1 o 81 ne Ma, si dice: in questo uomo, vanitoso, quanto si vuole, non si era mai veduta la passione del sangue. Era un intrigante, un falsario, un truffatore, un am– bizioso politico. ma non era un assassino, e qui vera– mente, entrerebbe in gioco in altri casi quell' antropo– logia criminale che costoro usano (quando riveli errori giudiziari) porre in non cale, ed anche in dileggio: ma l'antropologia criminale oltre al criminale nato, san– guinario anche senza causa, conta fra i suoi studiati anche i criminaloidi. E quando si tratta cli reati commessi da sèttc, com– messi per mandato, o per un preteso scopo politico e di setta, anche il criminaloide diventa capace cli reato cli sangue, tanto pili quando si tratta per mandato, in cui venendo meno quella parte più feroce dell'atto che C l'esecuzione brutale, molte volte il mandante può avere un'indole assai meno criminosa del sicario. L'atto omicida perde della sua feracità nella tra– smissione aù un altro, che ne sia l'esecutore. Del resto non era solo la vanità che eccedeva in Palizzolo che avrebbe bastato, con l'interesse offeso, a spiegare il delitto. ma vi era una mancanza complela del senso morale, senza cui non sarebbe stato il centro attrattivo, la calamita cli tutta la maffia. Non c' C bi– sogno dell'antropologia per questo. c'è il vecchio pro– verbio che dice dimmi con dii pratichi e li dirò du· sei. Ma si dice vi hanno altri complici, e si conoscono. e sono molto pili intelligenti, e potenti, e quasi cer– tamente il Pali:1.zolo non fu che il loro complice ne– cessario. il 111e :1.zo con cui essi, dagli altissimi posti ove erano, potevano comunicare senza pericolo con le classi criminali ed armarne la mano a pro' del nemico co– mune: l'uomo onesto che si voleva smascherare. Ed io l'ammetto, perchè altrimenti non si spieghe– rebbero quei mezzi straordinari di difesa che trovò e trova tuttora il Palizzolo; ma è questa una buona ra– gione di più per condannarlo. Se è stato cosi duro e difficile a colpire questo Falstaff della politica, quanto non sarà più diftlCile col– pire quegli altri ! i\'la la ragione vera per cui tanto si insiste anche da chi non ha nessuna indiretta complicità con la maf– fia, sulla possibilitù di un vero errore giudiziario pa– lizzoliano è. come per il tenente Trivulzio, una influenza di clm,;se. Non si vuole veder condannato un uomo che non solo appartiene alla nostra classe, ma che ne ru uno degli istrumenti politici più abili, come grande elet– tore e come eletto. Così vediamo coloro che condan– nano come un delitto la lotta cli classe. passare pur essi sotto questa forma, e, introducendola anche nel regno della giustizia, farne una nuoYa causa perchè questa venga meno al rispetto di tutti e alla dife~a sociale. Cesare Lombroso. Lapolitica s nitaria delPartito s cialista Con questo titolo il clou. Giovanni Petrini ha pub– blicato in questa rivista (fase. Xl, 25 luglio) un arti– colo, che ho letto con viva attenzione. ansioso cli tro– vare in esso sviluppati quei pratici concetti di politica sanitaria che mi proponevo io stesso di esporre, nel- 1' interesse del nostro Partito, un dì o l'altro. Disgraziatamente, invece, nulla di ciò: I' articolo è un articolo di polemica, dell'eterna polemica contro il cosiddetto riformismo, specialmente contro il riformismo sanitario, del quale, secondo il Petrini, sarei io il più autorevole ed accanito campione. Al programma delle riforme igieniche imposte e da imporsi dal nostro Partito alle classi dirigenti il Pc-

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