Il Socialismo - Anno I - n. 13 - 25 luglio 1902

194 IL SOCIALISMO * * * Coloro poi che giudicano. in conformità della cor– retta teorica parlamentare, gli atti d'un :i.tinistero come un tutto organico e differenziano in questo i regimi rappresentativi dai regimi a democrazia diretta, che nei primi il potere esecutivo è considerato come :-espon– sabile cieli' i11diri==ogenerale della sua politica, mentre nei secondi soltanto dei singoli atti; non hanno mai potulO trovare una giustificazione etica e politica ai nu– merosi voti cli fiducia, che, sovrattutto nella seconda fase cli vita di questo Ministero, cioè dopo Berra e dopo il licenziamento di \Vollemborg, l'Estrema Sinistra re– pubblicana e socialista regalò al Ministero. Non parlo dei radicali, che, a senso mio, hanno rinun%iato com– pletamente alla loro fisionomia storica, e son diventati una specie di transustanziazione della vecchia Sinistrn storica, depurata delle macule della politica di mestiere. Chi si ponga, infatti, dal punto di vista della po– litica generale del presente :vlinistero, deve trovare af– fatto inesplicabile la condotta cieli' Estrema. Pochi giorni appresso la caduta del Ministero Sa– racco l' A,:1a11ti! poneva chiaramente inn3nzi la que– ~tione delle spese militari. Il 7 marzo 1901 !'on. Za– nardelli affermava, per conto suo, che « il campo in cui più imperiosa, più urgente si presenta una politica riformatrice è quello della ripartizione delle pubbliche imposte. » Solo più tardi socialisti e zanardelliani, per covrire la defezione del Ministero, trovarono il ripiego delle libertà pubbliche, che il Ministero avrebbe clon1to salvaguardare. Fatto sta che al problema delle spese militari si provvide facendo votare altri 145 milioni per il nuovo materiale di artiglieria e 32 per il bilancio della ma– rina ! Le azioni delle acciaierie di Terni crebbero di milioni in più valore, e la borghesia ricca, la quale con– sidera esercito e marina come greppia per i propri fi– gliuoli e fonte cli affari per gli appaltatori, applaudì calorosamente. L'onorevole \Vo!lemborg, il solo ga– lantuomo che avesse preso sul serio le promesse ciel– i' on. Zanarclelli, fu mandato via ignominiosamente dal t>ilinistero delle finanze, ove si appollaiò beatamente I' on. Carcano, per cominciare quei suoi famosi studi sull'eterno problema finanziario del l'Italia. Alcuni liberali videro più giusto di molti socialisti. Così infatti il Giornak degli economisti giudicava il si– lenzio dell'Estrema Sinistra innanzi al ritiro cieli' ono– revole \Vollemborg: « Col silenzio acquiescente e con la musulmana aspettati va i nostri onore\"0I i democratici si son lasciati prendere nell'ingranaggio delle bugie ministeriali. Così saranno trascinati ad approvare per il meno male le minuscole proposte Carcano, anche quando uffici, com– missioni ed emendamenti le a\"ran ridotte microscopi– che; cosi daranno alla riforma il colpo cli grazia, rom– plici inconsci dd Jlfinistero traditore. E avremo nuovi tumulti, nuove paure; nuovi giuramenti di « porsi al– i' opera senza indugi » e, se la tempra dei deputati de– mocralici non si rajfor::a, nuo,·e illusioni, frante dal finale annunzio che: I' on. Carcano studia » ( Giornale degli economisti, settembre 1901 ). Quel tradimento del Ministero verso le proprie pro– messe, che appariva limpido ali' occhio di liberali spas– sionati, continuava a restare occulto per molti socialisti. Le promesse cento volte violate tenevano ancora inca– tenata l'Estrema. Nel numerÙ successivo dell'ottobre, il Giornale degli economisti traduceva in questa breve formola la condotta del Ministero e dei Partiti della Camera: « 11 Ministero prepara nuove promesse.. per non perdere i voti dell' Estrema; col fermo proposito di non mantenerle... per non perdere i voti al Centro e a Destra.» I partiti popolari si erano presentati agli elettori, nel 1900, combattendo i dazi protettori, le spese mili– tari ed il sistema tributario italiano. Il Ministero, che essi alla Camera sostennero, mantenne i dazi protettori accrebbe h.: spese militari, rifiutò og'ni serio esame del si.ftema tributario. I nuovi trattati di commercio si stanno sin da ora manipolando fra l'alta borghesia e detenni– nate categorie di proprietari fondiari. fn definitiva, oi·e ci poniamo dai punto di z 1 ista degli interessi economici de!lt: classi ricclte, nessun Ministero fu. piit sapientemente ro11servatorc e bo,:g-hesedel JJfini– stero Zanardetti-Giolitti. Ciò che interessava i ceti della p1·oprietf\ fondiaria erano i dazi protettori: furono mantenuti. Ciò che pre– meva agli appaltatori ed ai proprietari dei v~iri cantieri erano le spese militari e marinaresche: furono accre– sciute. Ciò che sollecitavano le classi ricche era l'assi– c-urazione che i gravami tributari non sarebbero stati rigettati su cli esse: furono rassicurate. Vollero dirimere in famiglia la materia dei trattati di commercio e cosi avvenne. Immaginate che invece d'un Ministero sapien– temente addormentatore, a,·essimo avuto un Ministero rabbiosamente conservatore e poi fateci sapere a quali conseguenze non avrebbe menato una gigantesca agi– tazione contro i dazi sul pane e sugli altri generi di prima necessità. La salvezza del i\linistero Giolitti-Zanardelli furono gli scioperi. Questi non compromettevano punto i red– diti della ricca borghesia. La proprietà fondiaria ricca sostituì alla mano d'opera la macchina. Il peso degli scioperi gravò sulla minutaglia proprietaria e nemmeno a lungo, col solo risultato di stornarla dalle simpatie che già cominciava a mostrare per l'agitazione socialista. Quasi dappertutto i rapidi vantaggi, conseguiti. in un momento di febbre, si vanno lentamente perdendo. Nelle città è peggio. Le leggi economiche non si lasciano storcere a capriccio degli uomini. Che gli scioperi ab– biano migliorato permanentemente la condizio11e degli operai industriali, è cosa che non avvenne mai in alcun luogo. I redditi della classe borghese, artificialmente accre– sciuti dai dazi protettori, non subirono un centimetro di flessione. Pericolo ci sarebbe stato ove si fosse nt– taccata la protezione doganale. Ma ro11redt·11do le più innocue libertà interne, il i\linistero liberale museruolò l'opposizione sovversiva della Camera e, per riflesso. quella dei partiti estremi nel paese. L'ora cli ricreazione fu presa per un mutamento di fortuna. Pindar0 disfrehò i suoi voli pill arditi nella « riconquistata liberti,». In– vero a chi consideri la condizione dell' Italia dopo il 1898. nulla apparrà più o,·vio che la classe borghese, per mettere al sicuro i mal lucrati profitti, vendesse un po' di libertà al proletariato per ottenerne il silenzio nei gra,·i problemi della dogana e dei tributi. Intanto uoi conti– nuiamo a pagare agli azionisti di Terni, agli Ansaldo, ai Guppy, ed ai Pattison il ferro e l'acciaio da 6 a 15 lire più di quello che valgano sul mercato internazionale, e tutto il resto, come indica la tariffa daziaria, ai co– tonieri, filandieri, setaiuoli e così via della classe ricca. Chi se ne incarica? Solo quando gli sciopèri accennarono a diventare ve– ramente pericolosi per gl'interessi dei capitalisti, l'ono– revole Giolitti si rimangiò tutte le sue comode teorie e ricorse ·a provvedimenti, come la militarizzazione dei ferrovieri, la quale, com.efatto, doveva valere pe1 l'Estrema un poco pili - o per lo meno altrettanto - delle genericlte minacce contenute nei famosi provve– dimenti eccezionali del Pellou·x. Poichè, in Italia, fra Governi liberali e Governi conservatori è corsa sempre questa non !--Overchiamente grave differenza che feccn,

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