Il Socialismo - Anno I - n. 8 - 10 giugno 1902

114 IL SOCIALI'.:>MO con i casi analogici quelli che stiamo ossen·,rndo. Noi dobbiamo esser bene convinti di questa cosa, che in politica tutto è localmente circoscritto e determinato, e che a nulla giova l'esperienza teorica degli altri paesi. Cosi io non penso punto che si possa gene– ricamente mescolare il caso del Turati con quello dello Jaurès o del Bernsrein. ' Questa assimilazione giova molto alla resi del Turati, la quale in fondo essendo innegabilmente conservatrke e quasi reazio– naria, ha bisogno d'ammantarsi cli apparenze meno visibilmente pericolose e, sarei per dire, compromet– tenti. Fare d'un'erba fascio del Turati, del Bernstein e dello Jaurès significa dar causa vinta al Turati. Per accennare soltanto, il Bernstein intende ad una ricostituzione dell'edificio teorico del Socialismo, oramai bisognoso di ripari e rinsaldi che lo pongano meglio al coverro dagli attacchi della critica capita– listica. La restaurazione teorica del Bernsrein risponde ad un morivo psicologico che molti di noi sentono agire in sè stessi. Noi non possiamo negare che ad un certo grado di sviluppo della coscienza scientifica individuale, moire delle dottrine tradizionali del Socia– lismo appaiono difettose e scorrette; e come noi scorgiamo che fra l'erroneità loro e lo sviluppo effet– tivo del movimento operaio non e' è nessuna con– nessione, chè anzi questo rigoglieggia e prospera pur sotto i colpi dei più fieri attacchi alla dottrina del Socialismo, sentiamo il bisogno di assidere la teorica su basi più positive. Il tentativo del Bernsrein non rende punto a sconvolgere l'a.zionepratica. del Par– tito ·socialista e del movimento operaio; esso resta nei campi della pura ricerca teorica e come tale è praticamente innocuo. Per il Turati, invece, è teorico vangelo anche la parte manifestamente caduca del marxismo. E con aria di trionfo egli denunzia, per esempio, me, come « più bernsteiniano del Bernsrein e più merliniano di Merlino! » E cosi le idee e le proposte del Ferri sulla cooperazione, perfettamente consone, del resto, al pensiero marxista, furono dal Turati respinte, sol perchè la glossa.volgate del 111atxis1110 ha inventato non so che contrasto fra il pensiero fondamentale del Marx e i principii della cooperazione. Il Turati è censore inesorabile della eresia sulla dottrina, cioè <l'i quellà forma di eresia che è illimiraramènre bene– merita, e non si mostra indulgc:nte che per la eresia riflettente la pratica del movimento socialista. Cosi noi ci avviciniamo a grandi passi verso la qualifica– zione delle due tendenze. Ho un preciso ricordo della puerizia. Non m'c uscito <limente un grosso prete che ci spiegavtt b dottrinacri– stiana. Parlava delle virtu del perfetto cristiano e po– neva in testa a nme credere in dio e nell'immortalità dell'anima. Critico precoce, osai presentargli questo 1 Un buonissimo articolo dì 1. Cnppn nell'Edum.ziom politica hn mostrato con quanto oblio della verità si :issimiti il caso del Turati a quello dello Jaurès. Ab otec Giro Bianco quesito: chi dei due salvert'bbe l'anima, colui che pra– ticando tutte le altre vin(, consigliate dalla chiesa: carità, tolleranza, amore del prossimo e cosi via, ma curasse poco i suoi doveri verso dio -:- o l'altro che, calpestando i doveri verso il prossimo, credesse fer- · mamente in dio, ed a tempo opportuno si confessasse. Il prete non esitò ad accordare le sue preferenze a questo ultimo· ed io presi in quel giorno la mia prima lezione d'irreligiosità. Ora mi sembra che il caso di quel pret 1 non sia esclusivo della chiesa cattolica. Vi hanno certamente dei socialisti i quali fanno consistere il socialismo non gianella lottaprogressiva. della classe lavoratrice contro ogni forma di organizzazione socjale che consenta una rimunerazione econom.ica non dipendente dal lavoro effettivamente prestato, e contro la morale e l'organizzazione autoritaria e coattiva della società; ma lo fanno considerare nella confessione astratta. d'un ideale terminale, come, per esempio, il collettivismo. E son buoni socialisti, per costoro, quelli i:he dichi:i– rano a diritto e rovescio il loro collettivismo, anche se praticamente agiscano da conservatori; pessimi,.se as– sistendo senza esitazioni e mezzi termini la classe lavo– ratricenella lotta verso la sua integrale emancipazione, tolgono alla loro ·opera l'ispirazione d'un concreto e determinato ideale di organizzazione sociale. Ora il tratto differenziale d'una dottrina o d'un movimento da altre dottrine e movimenti, va ricer– cato nella loro indole stessa. Teorica sara la differenza, quando ci occupiamo di teorie, pratica se di movi– menti reali. Volendo noi cercare il fondamento delle due tendenze che separerebbero i socialisti italiani, dobbiamo ricordare che ci occupiamo d'un pa.,-tito po– litico, cioè d'uno strumento di azione pratica. Quindi la caratteristica differenziale delle due tendenze non va ritrovata nel modo come esse concepiscono il movi– mento sociale, ma nel modo come lo svolgono. Con– trapporre e confutare le dichiarazioni teoriche del Tura.ti e del Ferri sulla lotta di classe, sul riformi– smo, sulla rivoluzione e cosi via, è assolutamente ozioso. Io non so se esistano due tendenze, Ferri– Turati. So che se queste due tendenze esistono, esse debbono consistere in un modo diverso di azione pratica, rispetto agli ostacoli che si oppongono - in Italia. - alla elevazione progressiva della demo– crazia sociale, cioè al realizzamento della democrazia operaia, piena, integrale, pura, assoluta. . .. Che il Turati abbia oramai abbandonato questo ideale, non mi par dubbio. Certo egli nega risolu– tamente la sua evoluzione. E che perciò? Non vo– glio inasprire questo scritto col ricordo di cose troppo strettamente personali e tralascierò, quindi, ogni ac– cenno alla condotta del Turati nelle ancora recenti elezioni politiche milanesi. Ho però il diritto di tener conto di ciò che egli scrive e stampa, senza riguardi nè esitazioni. Ebbene, io no1rho bisogno di esumare vecchie stampe, ma uno qualunque dei pi_(, recenti

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