Il Socialismo - Anno I - n. 8 - 10 giugno 1902

124 IL SOCIALISMO rità coi capitalisti; ovvero l'altr:-t ,,ia di fissare cioè per legge un minimo di mercede. li secondo mezzo è raccomandato ch\\lo Zwic• dinek solo nel ca.so in cui il primo non fosse attuabile. Eglì re– clama l:i. mercede leg:tlc minim:1. per i lavor.itori a domicilio, che per moltissime ragioni sono ·refrattari :1\l'organizzazione e per gli oper!li inquti.Hficati, che per il loro grande numero arriv:lnO diffi– cilmente ad elìmin,-re la concorrenz:l dei disoccupati. Lo Zettcrb:rnm si scosta da quest:i. argomentazione più per le premesse teoriche che per le conclusioni pratiche. Secondo. lui il problema del s:tlario minimo si riduce a questo: deve lo Stato in– tervenire in via di regol.:i.nei contratti fm capitale e lavoro fissando un dato minimo di mercede? L'azione esercitata dalle orga_nizza– zioni operaie non entra nell'argomemo; con eSS.'l.sono sempre i commenti stessi che fiss.'lno la retribuzione del· 1:i.voro,e l'essenza economica del contra:to stiPulato fra l'organizzazione operaia e l'as– sociazione di capit:1listi è identica a quella del comrauo indivi– du!'Lle. Rilevate le ovvie diff1.:oilb.pratiche di un intervento dd potere centrale nel contratto di lavoro, l'A. discorre della sua opportuniù dal punto di vista socialista. E conclude che tanto le conseguenze economiche quanto quelle politiche non corrisponder~bbero ai fini del partito. La c.:inseguenza economica sarebbe un turb:unen:o pro– fondo nella produzione, regolata nell'ordinamento odierno dalla li– ber:t concorrenza, e che con \' ingerenza governativa perderebbe la elasticità e l'adattabilità indispensabile nel grado di evoluzione in• dustri:lle finoi-:i raggiunto. La conseguenza politica poi non sarebbe meno contraria alle aspirazioni nostre. Dovremmo temere di vedere attutito nella cosciem:a proletaria. il concetto della lotta di c\asse, quando lo Stnto apparisse come il regolalore del prezzo delh mano cl'opern. L'influenza del p9tere ce)Hrn.lesulla vit:i.economica ci :i.v– vierebbe inoltre verso un m10,,o feudalesimo. L' A. ritiene perciò dOvere dei socialisti di combattere ogni domanda tendente a Sia• hilìre un s.11:triominimo legale per tuiti gli operai. Ammette tuttavia che vi sono 2 categorie I per le quali è ne– cessario c~iedere un minimo legale di mercede: pei lavoratori a domicilio cioè, e per quelli occupati nelle industrie monopolizzate. Jn tal caso le obbiezioni piq sopra accennate e cioè della con– fusione che potrebbe avvenire nel ~ncetto della lotta di classe per la soverchia ingerenza dello Stato non avrebbe gravità pcrchè si tratta di un numero limitato di lavoratori. Quanto poi al disastroso effetto economico che tale ingerenza dello Stato non tarderebbe :td esercitare, non essendo ess'.l conciliabile con l'ordinamento econo• mico odierno basato sull:i concorrenz:t, si risolverebbe in un van• taggio per la produzione nazionale e mondiale, togliendo le con– dizioni di \'ila a forme anomale di produzione, quali sono appuuto nell'organismo economico moderno l'industria a domicilio e le inèlu- strie monopolizzate. L'industria a domicilio ha pc~ base normale lo sfruttamento piì1 inumano. Per la sua natura sfugge a qualunque legge che re• goli la giornat.a di lavoro, l'igiene dei locali, e così via. Di fronte ali' industrialismo moderno il lavoro a domicilio costituisce un ana– cronismo, essendo rifrauario ad ogni progresso tecnico. Fissando un salario minimo per i lavori eseguiti a domicilio si togliertbbe a questa forma economica la possibilità di esistenza. L'A, propone di fissare un minimo pei prezzi del cottim"o, stabilendo per legge che il diritto· di rivalsa in caso di prezzi inferiori :i.Iminimo lcg:ile nOn vada soggetto a. pre1;crizione. Con tale proVYedimento si onen·i la abolizione dell'industria a domicilio che sarà sopr:i.ffatta dalla con• _correnz:i.della fabbrica se ad eSS.'l. sa.d. vietato di pagare la mano d'opcrn COJlsalari irrisori. Se l'industria a domicilio costituisce un'anomalia • per arresto di s,•iluppo • le industrie monopolizzate (per mezzo dei sindacati, dei cartelli, dei lnist) rapprE"sentano uno stadio troppo avanzato di ' 1 Per gli oper:'li dipendenti direttamente od indirett:\mente da un ente pubblico tanto lo Zetterb:nun quanto lo Z"·iedinek ammettono il salario mi. uimo determinato per legge. o ecn Gt o R,anco • evoluzione economica, il quale è inconci"liabilc con l'ordinamento odierno 1 • Esse hanno già oltrepassato il lh•ello dell'cconòmia capi– talist:t, eliminando la concorrenza. Tale loro superiorità economica si risolve in un danno sociale (il rialzo del prezzo dei prodotti del monopolio) pcrchè è raggiunta in un ordin.·unento di sodet~ capi– talistico, che ha per base la proprietà privata, mentre l:t produzione senw ~oncorrenw. conviene solo ad un ordinamento socialista. L':m'..Jmalb.delle industrie monopolizzate Si verifica poi nel po• tere del, capitale di fronte agli operai. L' A. cita come esempio le condizioni dei lavorntori nelle miniere di carbone, che si :1v,•iano, dÌ fronte alla strapotenza capitalistica, ad una vera e prvpri:t ser– vitl1. Per queste categorie di operai lo Stato dovrebbe fissare il mi– nimo di mercede, iniziando con esso l'unica forma di socializzazione po:.sibile nella societ:l. presente: la nazionalizzazione. Le conclusioni ultime del nostro A. non differiscono dunque molto da quelle dello. Zwiedinek, il quale domanda anche lui l' in• tervento dello St:tlO là dove manca un:i. · forte organizzazione opc• 1"3i3 :_ Differisce invece il r::i.gionamento, eh~ per lo Zwiedinek è quello del filantropo, che vuole soccorrere i deboli, mentre lo Zet– terbaum segue un 1"3gionamcuto economico. La mancanza di una org:mizzazioue v:ilida non è per lui ché un sintomo di anomalìe in , quella parte della produzione nella quale si verifica, giacchè nel• 't'ordinamento capi1alistico normale l'org:miz1,nzione dclfa cl:isse la• voratrice è fCnomeno cost:l.nte ed inevitabile. l.'A. :l.mmettedunque il salario i'ninimo legale solo' per le industrie l:1 cui produzione si svolge fuori della cerchia del\' induslrialismo capitalista, 1ipico per il periodo storico che ora attraversiamo. ' . . Nel numero del 26 aprile della Neue' Ztit la douoress.'l. Rosa. L.nxemburg tr.llta delle ragioni che determinar~no la disfatta del movimento rivoluzionario nel Belgio. Non è il caso, dice I'A., di consolar~i dell'esito dis~stroso col pensiero che la vittoria non Cl può mancare, che essa per le forze stesse del movimento evolutivo, dovrà sorridere :'1.lprolet:'l.riato.Ci spella invece di analizzare i dete'rminanti soggettivi, le azioni CO· scienti dalla classe operaia e d~i suoi capi, per ved-ere se corrispon• devano allo scopo di facilitarè ed abbracciare il processo· automa• tico. Solo facendo così si potrà trarre profitto d:ill'esperien7.a·faun. .Ricapitolando le fasi del movimento dcli' ultimo mese, la Lu– xemburg constata çhe i capi b~lghi non hanno dato molta prova di fermezza e di criterio logico. Benchè non ci fosse quasi spc• ranza di far capitolare la maggioranza clericale restringendo la lotta alla Camera, il gruppo socialista non pensò a proclamare lo sciopero generale, che fu poi proclamato dai rappresentanti delle · Leghe e riuscì, al dire del deputato Demblon stesso, una sorpresa per il gruppo parlamentare. Scoppi:ito lo sciopero, il gruppo e la direzione del partito lo approvano, dichiar~ndo che durerebbe fino .alla conquista del suffragio universale e mantennero tale posi• zione fino nlla m3ltina del giorno 20, in cui ne dichimarono la cessazione. Durante la breve campagna furono date parole d'ordine di– verse: prima si pro'clamav:t di aspettare la , 1 ittoria dall'ostru• zionismo alla Camef3; poi dallo sciopero generale; poi dall'agita• zione per lo scioglimento del Parlamento e fin:ilmenle dall'intervento del re. Ma tentand<,le tutte non si ebbe la fermezza di seguire una 1 11monopolio privato non è inconciliabile eon l'ordinam~nlo economico moderno, e ne è anii la più grande manifcstaiione. Esso monopolio è iuvece inconciliabile con gl'intCTcssì dei lavOr:\tOri che vi sono impiegati, e cou quelli di tutta la massa dei consumatori. È perciO che mentre quei monopolii souo l'ultima parola del regime borghese, sono anehe la prcparaiione neees• saria e .surficie11tedel regime socialista, (N. d . .D.). 2 Non sappiamo concepire questo intervento dello Stato in prO di questa categoria di lavoratori, se 1 lavora.tori medesimi non sono organiuati. Se non sono loro ad imporre questa riforma con la for,;a della loro organiua• i:ione, quale cl:\SSe borghese d~l mondo farà una riforma che diminuisce i suoi guadagni? La idea dcll'A. è tutta met:\li~ic:1, e niente i.ocialista, (N. d.'D.).

RkJQdWJsaXNoZXIy