Il Socialismo - Anno I - n. 6 - 10 maggio 1902

86 Il. SOCIAI.IS ~IO VITA PROLETARIA INTERNAZIONALE Nel Belgio - Dopo la battaglia. /Jruxtllu, .70 aprilL. Il Partito socialista belga ha subito una crudele scon– fitta. Sarebbe inutile negarlo. Meglio è guardare in faccia la situazione, con sangue freddo, misurare l'e– stensione del rovescio subito, cd esaminarne le cause. anzichè addormentarsi su di una ingannatrice sicurezza. E' questo il miglior modo di preparare le prossime ri– vincite. E del resto come non riconoscere la disfatta? Essa è evidente. Circa un anno fa, il partito socialista annunciava cl' incominciare una decisiva campagna per il suffragio universale. Questa volta si sarebbe arrivati allo scopo. Da prin– cipio si sarebbero impiegati ed esauriti tutti i mezzi pacifici e legali, ma, al bisogno non si sarebbe indie– treggiato dinanzi all'azione 1·i1.10/11=io11aria. I nostri gior– nali, i nostri manifesti lo hanno ripetuto per dei mesi. Per un anno abbiamo condotto la campagna con quella infaticabile attività che caratterizza le intraprese .-'cl nostro Partito e che suscita l'ammirazione dei no– stri avversari stessi. Abbiamo messo in isciopero più di 350,000 operai: dopo una settimana di agitazione sono stati uccisi dodici dei nostri uomini, e feriti e impri– gionati delle centinaia. A che cosa ha approdato questo enorme sforzo? A nulla. Non abbiamo ottenuto nè il suffragio universale, nè la revisione costituzionale e nemmeno la magra con– sola:donc dello scioglimento de11a Camera. Quando dico che non abbiamo approdato a niente, parlo evidentemente dello scopo immediato che il Partito si proponeva, poichè è indubitabile che una battaglia come quella ultimamente combattuta deve avere avuto delle conseguenze indirette cli grandissima importanza. Di questo parlerò in seguito. A quale causa bisogna attribuire questa sconfitta? Prima di tutto all'aver riportato, nel passato, vittorie troppo facili. Nel 1893, con uno sciopero generale, la cui importanza fu ben lontana da quella dello sciopero or ora terminato, facemmo capitolare il Governo e gli strappammo una concessione considerevole: decuplicare il numero degli elettori. Nel 1899 obbligammo Van der Peerboom a ce– dere, e il suo progetto di legge elettorale fu sotter– rato. Bastò a questo un'agitazione emozionante nelle vie di Bruxelles: la provincia non ebbe bisogno cli muo– versi. Le due vittorie ci avevano illuso sulle nostre forze. e soprattutto sulla forza di resistenza dei nostri avver– sari. Nella Camera e nella stampa i nostri oratori e i nostri scrittori si· sfogavano in sarcasmi e in minaccie contro gli uomini del Governo e de11a maggioranza. Essi avevano ceduto già due volte; cederebbero ancora. « Chi ha scavato scaverà», era divenuto un proverbio socialista. I clericali, a forza di sentirsi dire ch'essi erano paurosi, diventarono coraggiosi, o per lo meno entrò nel loro cervello l'idea che bisognava resistere a qua– lunque costo al movimento revh-ionista, persino con la repressione sanguinosa. E inoltre i socialisti non ave,·ano tenuto conto di questa capitale considerazione: si chiedeva insomma al partito clericale di abdicare, cli proclamare da sè stesso la sua caduta: era il suicidio. La resistenza doveva essere disperata, e lo fu. Lo sforzo da noi fatto per vincerla non fu proporzionato ad es!--a. B Dopo avere fatto discorsi e manifc!--ti,dopo avere, sc– rondo la promessa, esauriti tutti i mezzi pacifici. si trattava di ricorrere all'azione rivoluzionaria . .Ma come? Che cosa si doveva fare? Impegnare nelle strade una battaglia con la polizia, coi gendarmi. con la guardia civica? Non c'era da pensarci, sarebbe !--lato ridicolo. Il tempo delle barricate è passato. L'.na pattuglia cli carabinieri armati dei loro Albini bastò ad aver ragione di una folla inerme, dove solo qualche in– dividuo era armato di revolver. Alcuni socialisti ingenui m·evano immaginato che dovunque la guardia civica non a,·rebbe tirato; le fuci– late di Louv3in distrussero presto questa illusione. Dal giorno in cui un uomo ha indossato un' uni– forme e che gli è stato messo in mano un fucile egli non è più lo stesso uomo: 13 sua psicologia si è modificata. Quantunque io conosca i progressi fatti dalle idee socialiste nelle caserme. pure temo assai che se si fosse fatto avanzare l'esercito ci sarebbe stato un vero massacro. Queste cose bisogna dirle, non fo!--sc altro che per risparmiarci, nell'avvenire, delle disillu– sioni così terribili. Do,·e,·amo ricorrere al terrorismo, alla « propaganda col fatto» degli anarchici, a cose insomma che il Par– tito socialista ha sempre cosi energicamente condan– nate? I pochi attentati individuali - commessi non si ~ ancora da chi - contro l'abitazione di un deputato clericale a Buche, contro la casa di un curato a Hondeg. e contro la Banca nazionale a Bruxelles, avevano piut– tosto indisposto I' insieme della popolazione contro il movimento rivoluzionario; e bruscamente i socialisti militanti si accorsero cli non essere preparati a tentare un vero movimento rivoluzionario. Essi si erano troppo facilmente immaginati che per far capitolare il Governo sarebbe bastata - come nel 1899 - qualche manife– stazione tumultuosa nelle vie, qualche collisione con 13 polizia. Ciò non bastò. Fu allora che per incanalare il mo– vimento della strada, che aveva costato troppi morti e feriti, si dovè ricorrere allo sciopero generale, il quale non era stato creduto necessario e che conse– guentemente non era stato preparato. Lo sciopero, in tre giorni, prese una estensione fulminea. 11 Governo tenne duro. 11 18 aprile, anniversario della vittoria del 1893 1 la Camera respinse la revisione. La domenica seguente si riunì il Consiglio generale del Partito, il quale stimò che la battaglia era perduta, e che in tali condizioni sarebbe stato criminoso l' im– porre agli operai nuove perdite di salario e il provocare delle nuove collisioni con la forza armata, e dei nuovi massacri. Esso lodò la ripresa del lavoro. Vivissime proteste si sollevarono contro questa decisione. Alcuni gruppi del Borinage e cli Charleroi parlarono persino di scissione. Fu questo il momento in cui il Consiglio ge– nerale fu obbligato a convocare d'urgenza un Congresso straordinario che avrà luogo il 4 maggio prossimo, e nel quale esporrà la sua condotta e si sforzerà di mante– nere l'unione nel partito operaio, cosa pili necessaria nei rovesci che nella buona fortuna. 1 Ma, per parlare come Bastiat, e· è, nella battaglia che abbiamo perduto, quello e/te si ·vede e q11cllo e/te uou si vede. Si vrde la re,·isione respinta, la vittoria del Governo, e si vede il suffragio universale 1·ù11m1- dato a più tardi. 1Jfa q11elloclte si vede meno è la forza crescente del proletariato e l'arme terribile che esso maneggia con coscienza crescente: « lo sciopero ge– nerale. » Nessun socialista militante avrebbe mai creduto che il Consiglio generale potesse, con una semplice parola 1 Il Congresso ha :l\'UlO luogo e l:i m:'\ggiornnz., ha nppro- ,·ato l'opcrn del Consiglio Ucnernle. (N. d. D.).

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