Il Socialismo - Anno I - n. 6 - 10 maggio 1902

11. SOCIALISMO <l'orclinc, mcucrc in isciopcro 350,000 uomini. Ci'sono delle regioni inticre, il Borinagc, il Centro, il bacino di Charlcroi, nelle quali lo sciopero era completo tanto nella grande quanto nella piccola industria. Non un sacco di carbone usciva dalla miniera, non una lima dall'of– ficina, non un forno soflim·a. Era la morte economica. A Bruxelles, città di lusso, città di commercio, nella quale pullulano i piccoli laboratori, e dove, per con– scguem:a, è difficile l'organizzare lo sciopero, vi furono tuttavia più cli 20,000 scioperanti. Di quale forza terribile disponeva il proletariato! Si ebbe bruscamente I' i mpressionc che lo sciopero generale, creduto una utopia, e che senr.a dubbio per molto tempo sarà un'impossibilità nei paesi di grande estensione, era invece possibile nel nostro piccolo Belgio industriale a popolazione densa; e che per esso gli operai potevano vincere senza esporsi alle palle dei gendarmi, senza farsi uccidere e ferire, ma restando semplicemente con le mani in tasca. Questa volta la borghesia ha ricevuto un colpo terribile, e ha perciò salutato con grida di gioia la deliberazione del Con– siglio generale di riprendere il lavoro. Se il Governo continuerà a respingere la revisione, il partito operaio si consacrerà d'ora innanzi alla lunga preparazione di un nuovo sciopero generale. li Go– verno, nonostante la sua vittoria, non ci tiene molto a sostenere un nuovo assalto: si parla vagamente di una revisione fatta d'accordo con tutti i partiti, revisione che il re e i suoi ministri accetterebbero: verrebbe sop– presso il terzo voto dato al censo e accordato un se– condo voto a quei cittadini che avessero sostenuto con :-uccesso un esame elettorale. Come si· vede la sconfitta da noi subita non è un disastro. Il Partito socialista ha conservato tutte le sue posizioni : non ha potuto impadronirsi di quelle ciel nemico, ecco tutto. Le elezioni del 25 maggio pros– simo (per la metà dei 152 deputati) faranno si che il suo esercito venga considerevolmente accresciuto. Vi sono, ciel resto, delle sconfitte che sono tanto utili come certe vittorie. Quella che il nemico ci ha ultimamente inflitto è una lezione che, quantunque ter– ribile, pure ci servirà. Il proletariato belga ha capito la profondità ciel pensiero espresso eia Kaut-;ky nel Congresso interna– zionale di Parigi: « L'emancipazione della classe ope– « raia s.arà un'opera lenta, faticosa e laboriosa. » Augusto Dewinne. Sullo stesso argomento abbiamo ricevuto, purtroppo in ritardo, un'.\ lcaer.i. nuche d:tl compagno prof. Emilio Vinck, che nelle linee gener.-tli si accord:t con le osserv:ttioni del Dewinne. \.i è solo d!l aggiungere l:t conSt:\t:lzione seguente, che è un insegn:lmento per tutti: << Abbiamo visto che, quando si tratta di agire ener– gicamente, il proletariato non può contare che sulle sue forze. Noi avevamo l'adesione dei liberali e dei radi– cali per reclamare la revisione della Costituzione. Era evidente che il Governo avrebbe ceduto solo ad una forte pressione. Ora, 11è per i' ostru::iouismo in Par!a- 111e11to, 11èper le dimoslra=io11iin istrada, i liberali e radicali si sono mai trbVati al nostro fianco l E~si si I i– mitarono ad accompagnarci in qualche manifestazione molto pacifica e molto regolata in anticipazione, e di cui il Governo si rideva. Questo partito liberale non ha nessuna coesione, nessuna disciplina, nessuna in– Auenza pei suoi capi. Il sindaco di Bruxelles, un libe– rale, si è mostrato il servo della reazione ed ha per– messo e favorito la sanguinosa repressione, preparata dal Governo. I sindaci delle tre grandi città liberali: Gand, Liegi e Anversa hanno pure proibite le mani- B b ot e G1 o B1c1nco fcsta:t.ioni popolari. Eppure tre anni fa, quando si trat– tava dcli' interesse del partito lìberale, il sindaco cli Bruxelles fu sempre con noi! Questa ostilità dei libe– rali dipende dal loro timore che il Partito socialista ac– quisti grande influenza nelle amministrazioni comu– nali ... ». I,:i sccond:i const:ttazione che fa il Vinck è che, mentre i so– cialisti nulla ave":iuo prcp:tmlo, nemmeno per lo sciopero gene– mle, il Coverno invece :\VC,':\ d:l p:,recchi mc.~i prcp:lrnto 1:t re– pressione, cunbiando le gu:wnigioni militari, aumentando le nrn– nizioni, ccc. Anche il Vinck conclude che nel P:lrtito socialis1a non è l'im:tsto alcun senso di sfiducia. Ed io, che conosco b 1en:lci:t di quel po– polo, credo che <1ucsta sia la pm":l.verità. Come credo che, m:llgmdo le :tpparenY.e,resti sempre salda b mb previsione, che rrn scuc, ouo :umi :lvremo nel Belgio il primo esperimen10 di ( ;ovcmo r.i.dicale e soci:lli!it:\. Infatti il l:lUffragio uni,•ersalc S.'lrà indubbiamente conquis::t10 tbl popolo hclg:l, fra. due o tre :i.nni :ti più. 1;: :lllora, col suffragio univers:tle, b:tster.mno due elezioni generali (ogni due :lnni si rinnov:i. metà della Camern) per d:tre :li sOCÌ:liis1i,:llle:lli forse coi radicali, In nrnggiornnY.:tin J►:trl:\mento. ~on :\vremo, :lllom, nel Belgio, ilpieno colletti,·ismo, m:i. a,·rcmo un decisivo ei-perimento di Governo composto in maggioram;a di soci:tlisti. E chi vivd vcdd ... Enrico Ferri. Nazionalismo e Socialismo in Austria. Vioma, :?9 npritt. Il nostro Parlamento ha felicemente sorpassato lo scoglio di Ci/li e potrà adesso navigare tranquillamente per qualche tempo, fino al prossimo pericolo di nau– fragio. Di questi pericoli però da noi se ne incontrano ad ogni momento, almeno uno per trimestre, sebbene dopo che abbiamo il signor von K6rber come presidente del Ministero, il nostro Parlamento senta più potente il desiderio della vita e cerchi di schivare tutte le difficoltà atte a minacciare la sua esistenza. 11 Governo da parte sua è felicissimo che gli si lascino le mani libere e si guarda bene di mettere in discussione i grandi pro– blemi dello Stato, per quanto ne possa essere neces– saria ed urgente la soluzione. Con tale metodo quie– tista il signor von K6rber ha potuto schivare l'affare di Cilli che destava tanta apprensione; la discussione dei bilanci procede tranquillamente, e cieli' ostruzionismo minacciato dai partiti germanici-nazionali non se ne parla più. Temo proprio che tutto ciò che ho eletto finora sia rimasto un enigma insolubile per tutti quei compagni italiani che non hanno avuto occasione di orientarsi bene nel dedalo della politica austriaca, e temo che re– sterà un enigma non ostante gli sforzi che farò per de– lucidarlo. Che cosa è in fondo questo Ci/ti famoso? E' forse un'istituzione politica? No: è una piccola cittadina della Stiria sul confine linguistico della lingua tede-· sca. Che tale cittadina abbia potuto assumere nella politica austriaca un'importanza tale da determinare la caduta di Ministeri, e semplicemente per lo stan– ziamento contrastato cli 1200 fiorini, si deve al fatto che in questo benedetto Cilli, situato in una pro– vincia parzialmente abitata dagli Sloveni, da parecchi anni esiste un ginnasio sloveno. Non è neanche un ginnasio autonomo, ma sono solo classi parallele al gin– nasio tedesco. La città è poi così piccola che questo vive già una vita molto stentata, e delle classi slovene non varrebbe neanche la pena di parlare, se non se ne fosse fatto un simbolo, nella lotta fra le nazionalità in Austria. Ora c1uesta lotta forma il contenuto principale

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