Il Socialismo - Anno I - n. 6 - 10 maggio 1902

Anno I. Roma, 10 Maggio 1902. N. 6. IL SOCIALISMO ~ Rivista qoioòicinaleòiretta da ENRICO FERRI ~ ABBONAMENTI. - lTAt.lA: Anno L. 5 - Semestre L. 2.50 I SI PUBBLICA I Per la Dirciione e Red:uione rivolgersi all'on. pro(. Eroico E)-rKKO: A~:o n~:;;: ~e!~m:~~c L. s,~5. il 10 ed il 25 d'ogni mese ~:::~~!:~;&:'.-:,:::::e~~li:;a~ ~; ~."' ;!:1~ ;:os ATTUALITÀ POLITICA Languore parla111e11tare. Dc' due termini che sembrerebbero non dissociabili « la Cou11era. e i deputati». siamo ridotti ad avere una Camera sem:a deputati e deputati senza una Camera. La Camera sta: i deputati sono in giro per i monti, le spiaggie, le ferrovie. le strade. le piazze e i tribu– nali delle cento città, portando in giro l'aurea meda– ~lia. in cui si riassume 1·aspirazione, la funzione e ahimè! talvolta I' importanr.a di pili d'uno. Solo, a tratti a tratti - come un Giove adunatore di nembi si compiacesse di chiamarle a raccolta - il cielo netto e spanato di i\lontecitorio sj va popolando di nuvole, l'aria s'intorbida, e i tuoni e i lampi si fanno sentire, e i deputati accorrono finchè, passata la tem– pesta o la minaccia dell'uragano, i deputati si dileguano di nuovo, come le nuvole, verso le cime de'monti lontani, o aspettando che si faccia luogo un'altra volta a un altro temporale o a un'altra minaccia. E intanto il pellegrino, il louriste e gli sposi no– velli, che, dopo aver visto S. Pietro, il Moro di Piazza ~avona e, magari. il Salone Margherita, si arrampi– cano sino alle tribune di Montecitorio, sporgono il eollo sul!' irmncn~o pozzo. donde arriva un ronzio con• fuso cli voci. vedono un uomo che gesticola al vento verso i banchi ~u cui sonnecchiano o chiacchierano pochi rap– presentanti quasi smarriti. e se ne vanno disillusi, se non fosse il piacere di poter dire, tornando a casa, d'aver vi1--to il Parlamento. Il Parlamento? i\la il Parlamento è finito, dice loro in aria grave il giornalista. l'usciere, l'amico che ac– compagna: e il pellegrino, il touriste, gli sposi no– \·elli. il contribuente sbarcato eia lontano se ne ,·anno sc11za sapere a chi pili credere o a che cosa. Finito il Parlamento? Torniamo allora ali' adunata di popolo, fatta sulla piazza maggiore della città? :'\on ve n'è più nemmeno una che basti. O torniamo al bastone provvidenza del pastore di popoli, che si mena innanzi. in qua e in là. il suo ).!reg-g-e? Il g-regg-c si sente troppo poco mansueto per impetrare o sopportare il bastone. E allora? \·cramente. è un 1110111emo della vita parlamentare, che si chiude: non è il sistema parlamentare che fi– nisce. I.e forze in contrasto nel paese sono ancora in uno stadio tale che si bilanciano e si compensano, e nello sforzo opposto si elidono e si neutralizzano. Da un lato forze nuove che vanno sorgendo. ma che. ancora incerte, non hanno trovato il loro vero punto di npplicazionc e il loro indirizzo deciso: dall'altro emanazioni <li vecchie tendenze di vita. di rapporti su– pernti. di stati consuetudinari cli un pili o meno lontano passato, radicati tlltti in un ambiente sociale non traver– sato ancora da nuove correnti e rafforzati dal contegno passivo e dall'inerzia del maggior numero. Ora questi elementi, non ben fusi, che non possono coesistere e non ries("OllOa escludersi e scartarsi a vicenda, costitui– scono necessariamente un sistema eh forze, il cui lavoro utile è poco o nulla, mentre tutte le energie si immo– bilizzano reciprocamente, e il bisogno pregiudiziale e.li conservare l'esistenza assorbe e ottunde tutte le ragio ni e i fini dell'esistenza. Il fatto di tutta una larga rap– presentanza, formatasi durante un lungo numero di anni per opera e sotto l'azione de' piccoli motivi <li una ,·itn ristretta e socialmente meschina e che non sa intendere la politica se non come una resistenza ostinata al sem• plice riconoscimento delle nuove condizioni di esistenza. porta naturalmente a un atteggiamento di piccoli attacchi e cli sospettosa difesa, con cui non è compatibile la battaglia folta e spiegata, e in cui viene ad esaurirsi quindi ogni azione. E finchè la parte reazionaria, per le forze scemate o per elevamento a una miglior cono– scenza del 1101--tro tempo. non avrà cessato di costituire una seria minaccia a un regime di elementari libertù, o la parte popolare non avrà in altro modo assicurate stabilmente le sue posizioni, la vit.:1.politica si trasci– nerà torpida e stracca, trovando la sua vera espressione in una Camera, che si galvanizza sotto la minaccia di una crisi ministeriale e si disperde appena la crisi è avvenuta o s1 è scongiurata. E questo stato cl' impotenza politica non è che la funzione e la forma di una situazione economica. do,·c parimenti le forze nuove e le antiche, il passato e l':w– venire contendono e si urtano senza essere in grado di avere definitivamente ragione le une delle altre. In Italia si comincia a sentire. sempre più forte. il bisogno di entrare nelle vie della vita. di prender parte a quc!-ta gara immensa delle forze produtti,·e che svol– gono tutta la loro potenza. ì\la contro a questa aspira– zione indeterminata ancora. ma persistente e crescente. sta una pressione tributaria eccessiva. aggra,·ata per giunta dai sistemi fiscali piì.t impaccianti. pili esaurienti. piit assurdi che mai si possano immaginare. E il bi– lancio dello Stato, che agli occhi dc' -.,irtuosi della fi– nanr.a deve dissimulare e sofisticare quello economico del paese. assorbe il miglior sangue del paese per ali– mentare con esso i bilanci militari, parassitariamc11te cresciuti, e l'enorme debito pubblico, che n'è stato in gran parte la conseguenza. Una tale condizione di cose è fatta per esaurire, da un lato, il paese. dall'altro pei- paralizzare l'azione del potere lej{islath·o. in cui la parte più progressiva non è aumentata in modo tale da avere la coscienza e la forza di modificare un tale stato. E. sotto questo in– cubo. ogni vita i--i arresta e si ottunde. Una riforma tributaria veramente degna di questo nome richiede un margine, che il bilancio presente non ha e che è im– pos1--ibilecreare con maggiori aggravi. Ogni altra riforma che miri a costituire un 'assistenza pubblica reale o a rin- 110,·arc l'educazione nazionale. o a fornire le sue condi– zioni di s,·iluppo a una maggiore produzione. è impos...,i– bile senza un con,·eniente impiego di spesa. e urta, quindi, e va a picco cli fronte alle spese improdutti\'c, dichia-

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