Il Socialismo - Anno I - n. 6 - 10 maggio 1902

82 IL SOCIALISMO rate irreduttibili, quasi a mettere un argine insormon– tabile ad ogni mcremento della ,·ita italiana. E il Parla– mento che non ha la forza di uscire da questo circolo vizioso, è condannato naturalmente alla sterilitù, e ogni giorno più deve sentire la ,·anità cli ogni suo lavoro e riuscire di peso a sè stesso. E i membri ciel Go\'erno e i pochi deputati 1 che convengono per iscuoterc il greve sonno, non possono non sentind ombre intente ad un sogno, e debbono fare un vero sforzo per non rin– no,·are tra loro la mimica e il sorriso degli auguri antichi. A questo vizio fondamentale, poi, se ne aggiungono altri concorrenti, che, anche eliminati, nelle condizioni attuali non avrebbero la forza cli eliminare il male, ma hanno, intanto, il potere cli aggravarlo. Uno è nella condizione fatta ai deputati clidover adem– piere il mandato parlamentare con uno sforzo e un sacrifi– zio permanente. a cui tutti non possono sottostare. ì\•lanca da noi una classe dirigente, che sia m grado di atten– dere alla vita politica come ad una occupazione esclu– siva o principale della vita; e quella parte di essa che avrebbe le condizioni materiali per questo, manca della coscienza di questo suo còmpito e della educazione necessaria a tradurlo in atto. Per molti de' nostri rap– presentanti il mandato parlamentare costituisce un coef– ficiente di fortuna professionale. o una ripresa, o. alla meglio, uno sport, o un surrogato più in voga di una insegna cavalleresca. Le forze nuove e più vive, che parteciperebbero di buon animo e magari con entu~ siasmo al lavoro parlamentare. spesso non hanno po– tuto acquistare tutta la preparazione necessaria, e più spesso sono paralizzate dalla quotidiana e assorbente lotta per l'esistenza. Cosi ineluttabilmente :n-vicne che il luogo, dove meno s1 possono trovare i deputati, è appunto il Parlamento; e avverrà anche pili finchè il paese non si decida ad addossarsi. anche nelle proporzioni più modeste, le spese più impreteribili ciel lavoro che ric-hiecle. Un altro vizio, e non piccolo, è nella funzione che esercita la stampa rispetto al lavoro parlamentare. lo non dirò che la nostra tribuna della stampa è ben lungi clall' avere il suo Dickens. anzitutto pcrchè non è questo che qui si richiede, e poi perchè si potrebbe ben dire che anche la tribuna parlamentare è ben lontana dalw l'avere i suoi Peel. i suoi Channing. i suoi Disraeli, i ~uoi Gladstone e via discorrendo. 11 male, purtroppo, è che i nostri giornali sono fatti piuttosto per travisare e dissi– mulare che non per din1lgare il lavoro parlamentare. Un diverbio. una barzelletta, un discorso fiorito attrag– gono solitamente r attenzione de' reporlers, e riempiono anche più colonne del giornale. Vanamente, invece. si cercherebbe la ,·era e precisa notizia <lelle fasi attra– verso cui passa un disegno di legge e de' reali punti cli di– scussione. I giornali inglesi dànno il resoconto steno– grafico di ogni seduta, e, insieme ad esso. un breve resoconto sommario, eia cui ogni lettore, che ,·oglia, può desumere il concetto culminante cli ogni discorso. Le propor1.ioni dei nostri giornali non permettono quanto è concesso a' giornali inglesi: e l'impedirebbero anche altre cose. Ma il breve resoconto sommario, che hanno i nostri giornali, per poca preparazione di chi lo fa - ignaro frequentemente dello stesso argomento che si di– scute - per poca attenzione, per le stesse condizioni dell'aula. disadatte a ben seguire un discorso. per la rapidità con cui è redatto. tutto fa fuorchè dare una idea di quel che si è eletto. Spesso è niente: spesso è il rovescio di quel che è stato detto. E in tal modo il paese non sa. non intende, e anche meno è educato a interessarsi delle singole questioni della vita pubblica agitate in Parlamento. La stessa procedura parlamentare, poi, è fatta per man• tenere il paese all'oscuro o disinteressarlo de' più grandi problemi. Progetti di legge inattesamente presentati ri– cevono il loro battesimo formale nella procedura clan- e G 81 destina e fittizia degli unici e delle commissioni, e il paese ne ha una \'aga notizia, proprio mentre i pro– getti ,·anno in discussione o passano allo stato cli lcgg-i. Quanto più educativo e <li maggior guarentigia, sotto questo rapporto, sarebbe il sistema delle tre letture! Certo è. in ogni modo. che, allo stato presente delle cose, si ha così tutta una serie cl' impedimenti obbiet– tivi e subbiettivi, per cui il Parlamento diventa come una macchina irnigginita e priva cl' impulso, che fun– ziona a stento. senza un confacente punto di applica– zione e senza la possibilità cli un vero lavoro utile. E ridotto a trastullarsi con le forme e le categorie giu– ridiche senza poter mettere mano a' rapporti sostanziali di vita. naturalmente si accascia. si disgusta, si annulla. Intanto, il malcontento cresce continuamente e si diffonde nel paese. Mentre gli stessi possessori de' mezzi di produzione si dolgono cli essere aggra,·ati e inceppati nello svol• gimento delle loro attività. i lavoratori della terra e del- 1' industria chiedono condizioni di vita più tollerabili, e più umane, salari meno irrisori, una durata di la– voro meno esauriente, guarentige dc' loro diritti e de– gli stessi patti consentiti. Dagli innumerevoli uffici, che costituiscono tutto !'.ingranaggio dello Stato, non passa giorno senza che partano voti, querele, istanze per ri– parare ad evidenti ingiustizie, per provvedere alle più urgenti necessità de' funzionari, nell'oggi e nel domani. E non è possibile concepire una situazione più ri– voluzionaria cli questa in cui tutti si rivelano malcon– tenti e tutti chiedono allo Stato qualche cosa, a conce– dere la quale questo stesso si preclude la via. Una tale situazione non presenta. a breve o a lunga scadenza, che tre uscite: o la ribellione aperta, o una disintegrazione, più o meno lenta, cli tutta la vita sociale e della funzione dello Stato, o il coraggioso e radicale mutamento cl' indirizzo. Di questa terza via cl' uscita - prima o poi inevi– tabile - il Parlamento è il campo e l'organo naturale; e solo per questa via il Parlamento può riacquistare la sua funzione e la sua vita. Ettore Ciccotti. PROBLEMI SOCIALI Cooperazione e resistenza. Il ùibattito di recente tenuto a Milano intorno al \'alorc dell'organizzazione cooperativistica nella sua con– nessione logica con la missione storica ciel proletariato, rende ancora una \'Olta di attualità questo problema, sempre ricorrente. I.e origini storiche ciel cooperativismo agiscono assai largamente a suscitare un movimento di diffidenza, e talora cli dichiarata riluttanza, contro l'adozione ciel cooperativismo come estrinsecazione concreta del moto socialista. L'ombra cliquello Schulze-Delitzsch, cosi cru• delmente tormentato dalla spietata satira di Federico Lassalle, turba ancora i sonni e le meditazioni dei teo– rici della vita proletaria. Il cooperativismo esordi in– fatti come una sfida al socialismo: e parve c-he un intimo duello teorico dovesse dare sempre più accen– tuato colore cli antitesi ai due opposti indirizzi eco– nomici. Ma al disopra o al disotto delle dispute dottrinali, ali' infuori elci battagliare teorico elci cooperatori e deg-li anticooperativisti, sta l'urgenza pratica della vita reale che preme le classi lavoratrici ad adottare tutta l'estesa serie cli mezzi economici che possano in qualsiasi guisa elevare il loro tenore di vita. I pionieri di Rochdale fondarono il primo glorioso istituto cooperativo. attingendo ai suggerimenti spon– tanei delle volgari necessità della vita. 11 cooperati\·ismo di consumo si prcscnta,·a cosi aJ.di occhi dei primi teorici socialisti come un espediente della

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