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I

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R I N A S C I T A

ma

i r r i g i d i t a s t rut tura sociale ci t tadina : i ceti

pr i v i l eg i a t i : l 'aristocrazia e i l clero e le masse

popolari oppresse e immiseri te. Degl i un i e delle

al tre i l poeta coglie le estreme forme di t i p i c i t à

e le fissa nella comi c i t à ; ma per gl i un i i l riso

non va oltre se stesso ed è acre e di s t rut t ivo ; per

le al t re i l riso scioglie le maschere che la st rut –

tura sociale impone e scopre, tramutandosi i n

commozione, l ' uma n i t à che vi si nasconde e la r i –

conduce nel vivente corso della vi ta popolare ove

t u t t o è schiettezza, concretezza, e so l i da r i e t à . I n

questo realismo concreto ed umano che coglie e

significa nomini e cose nell 'orizzonte determinato

della vi ta milanese del suo tempo, e rifiutando di

int erpre t ar l i i n vista d i un largo orizzonte sto–

r ico, l i fissa a volte e a volte, l i risolve nel riso

e ne l l ' int ima passione, sta i l senso della poetica

del Porta. Ad esso si riconduce, come vedemmo,

l'uso vivo del dialetto, e i n esso confluisce la

difesa port iana del romanticismo

« Tornand mó adess a nun, Vita de savè

Che el gran busìlles de la poesia

El consìst in de l'arte de pìasè,

E sfarle la sta tutta in la magia

De moeuv, de messedà come se voeur

Tutt i passion che gh'emm sconduu in del coeur.

E siccome % passion con Vanda innanz

Varien, baratten, fina all'infiniti,

Segond i temp, i loeugh. i circostanza

Tal e qual i so mod di cappellitt;

Cossi i

-

poetta gif ari de tend adree,

Come coi cappellitt la fa anca lee...

Han de toccamm i tasi che ne diletta,

Ciapann, come se di$

t

dove ne doeur.

Senza andò sui baltresch a tira a man

I córegh e i scuffion gregh e roraan».

Certo un cri t ico allevato al la qu i n t es senz i a l i t à

estetica, t rove r à t e rmi n i più raffinati e più r a r i ,

ma da parte d i noi milanesi va detto che per

lunghe generazioni — e oggi ancora — i l Porta

c i ha toccato i n ciò che ci di let ta e i n ciò che ci

duole> e nelPun tasto e ne l l ' a l t ro ha risvegliato

la voce e la vi ta del nostro popolo, la fede nelle

sue semplici v i r t ù e con essa — attraverso le

sue tragiche vicende — la certezza della nostra

c i t t à . E se egl i ci ascolta da quel paradiso d i

incredul i ove don Pasqual con scandalo delle due

beghine aveva visto i l Metastasio, l ' Al f i e r i e i l

Pa r i n i col «

pensee de cà

» e <c

l'ost del Falcon »,

vorremmo d i r g l i che a pochi decenni dalla sua

morte la cr i s i di tragica paral isi della sua c i t t à

fu vinta e spezzata. Nel suo seno stesso le forze

popolari , le forze del lavoro eredi dei pr i nc i p i d i

l iber t à e d i giustizia del secolo dei l umi e ardent i

del senso nuovo di indipendenza nazionale, re–

spinsero dalle barricate di Por ta Tosa le armate

austriache : a c inquant anni d i distanza, conscie

dei nuovi d i r i t t i sociali, strapparono le armi al la

reazione monarchica ; e c inquant anni dopo cac–

ciarono i n fuga invasori e oppressori nazi fascisti

i n nome della l iber t à , dell'indipendenza, del lavoro

i tal iano. Oggi esse e solo esse assicurano al la

pat r ia la pace, i l vivere libero e l 'aperto avvenire

d i civi l tà e d i cultura,, contro g l i ant ichi e nuovi

avversari. E ' tempo per una nuova epica poesia

del popolo lavoratore ' milanese ma, per quanto

diversa essa s a r à , i suoi accordi s'intoneranno su

quelli così l imp i d i e umani sbocciati al la « scoeura

de lingua del verzee ».

ANTONIO BANF I

Omaggio a Matisse

La morte dì Matisse è un grave lutto per Varie.

Con lui infatti scompare un maestro che domi–

nava il paesaggio figurativo europeo da parecchi

lustri. Egli si è spento a Nizza il

4

novembre

scorso. Era un vegliardo oramai : in dicembre

avrebbe compiuto gli

85

anni. Fino alVultVfno ha

disegnato e dipinto nel suo studio, fino alVultimo

ha conservato il fervore della sua giovinezza.

Quando, poco più che adolescente, dal suo pae*

se natale, Gateau Cambrésis, dov'era nato il

31

di–

cembre

1869,

Matisse, si portò a Parigi, allora la

capitale della Francia era animata dalle pole–

miche sull'impressionismo. Matasse non

tardò

molto a tuffarsi in quel clima vivace e le sue prime

tele dimostrano com'egli accettasse senz'altro i

presupposti della nuova tendenza. Ma già fin da

quel tempo lontano apparve evidente in quale sen–

so egli cercasse di orientare il suo tempera/mento

e la sua intelligenza pittorica: nel senso cioè

della chiarezza e della limpidità del calore.

Ma è nell'epoca

fauve

che Matisse afferma la

propria personalità

bruciando ogni esitazione.

Fauve

vuol dire

belva

e sta ad indicare il movi–

mento di un gruppo di artisti che dal

1904

al

1908

irrompono nel campo dell'arte con inconti–

nenza cromatica, con un gusto violento e spregiu–

dicato nei confronti della pittura precedente.

Questi artisti, tra cui Derain, Braque, Marquct,

Dufy, Vlaminclc, sceglieranno in seguito^ più o

meno, una propria strada fuori dal gruppo, con

maggiore o minore spicco di personalità;

tutta–

via la tavolozza

fauve

in taluni di essi lascia una

traccia profonda che perdura anche nel cammino

t

più calmo della loro storia posteriore. Matisse è

uno di questi; è quello anzi che dalla ricerca dei

fauves

ricava la lezione senza dubbio più sicura.

Il suo

Mar inaio

del

1906,

insieme a qualche altro

quadro dì quell'anno, ne sono una prova. In fondo,

lo sviluppo della pittura di Matisse è proceduto

in questa direzione, approfondendo e affinando,

naturalmente, ogni possibilità implicita in tale

esperienza. Le opere di Matisse, infatti, pur pla–

candosi e distendendosi in piani più larghi e ar–

moniosi di colore, pur trovando in un disegno

unito, scorrevole e continuo, un antidoto ai gridi

cromatici e alle spezzature dei

fauves,

manten–

gono intatta la vena vivace dì quella esperienza,

ne conservano la freschezza, il senso di immedia–

tezza. E queste sono le doti di Matisse: una feli–

cità d'invenzione che ha trovato un'esemplare mi–

sura : un istinto che ha trovato un naturale ri–

gore nella ragione figurativa.

Matisse, infatti^ in mezzo agli estremisnìi del–

l'astrattismo, alle contraddizioni,

all'irraziona–

lismo dell'arte contemporanea sviluppatasi dopo

l'impressionismo, ha sempre opposto una conce–

zione umana dell'arte. « La scelta dei miei co–

lori ~ egli diceva

è basata

sìi

W

osservazione*

sul sentimento, sull'esperienza della mia sensibi–

lità ». Egli non ha mai voltato le spalle alla real–

tà. Ogni sua opera è nata da un soggetto, da un

modello. Matisse affermava,

è

vero, che per lui