La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 30 - 30 agosto 1925

b U RJVOLUZIONE LIBERALE Lelfere do/lo Puglio TARANTO « Noi R5pettiamo, secondo la sua promessa, dei nuovi cicli e una nuova terra, rlove abili Ja giustizia ». S. Pietro. Caro Gobetti, Qualche espressione di approvazione venatami alla lettera precedente mi lascia veramente indeciso se eontinuare o no. Non vorrei che si aspettino da• mc affermazioni, dimostrazioni, indicazioni, o induzioni straordinarie. Mi pare invece che non solo tutto quello che ho detto o dirò è stato in un modo 0 nell'altro già detto da altri, ma che sarebbe male ~ non fosse così, vecchio e trito. E sebbene poss:i pr.rere che io non rispecchi che opinioni di minornnza, le uniche del resto che, rappresentando interessi trascurati. meritano di esser conosciute. tuttavia sono spesso le affermazioni che eembrano più paradossali le più vicine a) vero, e le mie lo sono certamente. Andiamo a vedere Taranto, « patria soave» - dj. ceva con enfasi un ,1rcheologo di vaglia, col qua•Je facevo la gita mesi fa -. « Ti mostrerò al Musco 1-t"statuette tanagrine di tipo prassitelico, i vasi con sopra dipinte le figure dei drammi eJlcnici, la leg• gcnda di Paride ..... Ci faremo condurre da Quagliati al punto della acropoli dove si scoprì già l'ara sacra • -Venere armata, adorata dai Tarentini ..... ». I ri. cordi oraziani si mescevano, nel mio compagno, a quelli della potenza di Roma, la musica di AristO!i· seno si fondeva con la politica di Agatocle e di 'Pirro, di Dioniso siracusano. lo pensavo alla potenza <lei barbari Apuli, Salentini, Lucani e Sanniti, che contenne l'espansionismo ellenico, al singolare ambiente che permise poi lo sviluppo del pitago• reismo di Archita, e mi domandavo che mai andavo a fare a Taranto, qual parola vi avrei appreso. In viaggio al paese della Seduzione. Dopo la selJa di Gioia, a metà circa della Bari• Taranto, che si eleva a 360 m., dividendo la murgia di Alberobello da quella di Spinazzola-S. Eramo, il pianoro ondulato del Barese, tutto coperto di vegetazione arborea intensissima, cambia del tutto <li aspetto. Se i colli vicini salgono a quote anche più alte, la ferrovia <liscende per una zona piaoeg• gfante,_ più misera, quella delle grandi proprietà, delle grandi culture granarie, così poco redditizie, fino al bosco lunghissimo di San Basilio, tutto 'ad elci e querce più o meno rade. A destra spicca ~u di nn rilievo do1cissimo ~ piccolo cono, grigio• iscnro ed azzurrino: 1a murgia di Marzagaglia, Monte Montursi, o già Monte Camplo, con la cima di Santa Trinità? Anche vorrei distinguere a sinistra Monte S. Elia e, dietro, il Monte Arìmini, snlla Taranto• Martina, il gigante della provincia del Jonio, che i-i innalza a ben 529 m. Ma già c'incassiamo in una forte depressione verso Castellaneta, appena a 246 m., lungo una profonda gravina che costeggia a sinistra la ferrovia, prima parallela, poi irregolare e sempre più minacciosa; finchè dopo un longo giro ad arco si sbuca da una gaHeria sulla cerchia digradante del Tarentino tutto verde, con in fondo il mare azzurro. qualche punto bianco di ve}e e gli alti monti dell~ Calabria. L 'arditiss'imo poni e di ferro ci mostra ora la gravina vertiginosa in tutta la sua orrida scabrosità, con pareti a picco, rose e gialle •di calcare, con speroni formidabili, che non hanno ancora èorroso Je nostre piene paurose. Ma verso Pa1agianel1o anche Je gravine si raggentiliscono; fra i grossi sassi spiccano le chiome rotonde degli ulivi; più giù ancora sono microscopiche e del tutto alberate, con ancora qa.a e là qualche masso, immobile. Veramente l'arco azzurrino del golfo pare anche oggi ]'idillica cornice fittizia delPantica città democratica e commerciale, ~icca di mollezze, di delizie, di bei monumenti, più che di virtù militare. Ed anche da vicino il paesaggio prima più mosso, si acquelll. e si distende in ripiani e piccole gibbosità intensamente alberate di ulivi qua e là steppose e cespugliose. L'occhio cerca ]~ cittadine di tufo: Castellaneta, Palagianello, poi Ma&- safra a sinistra su di una murgia ancora brulla, e lontano a destra, appena sollevata sul piano, Palagiano con le sue case disperse. Ogni altra asprezza carsica di sassi ruinosi e nudi, è lontano, sparita; ogni cavità squallida di questi dintorni rupestri ap• pianata nel sorriso dell'azzurro, come se queste terre non possano conoscere lagrime. Anche gli ulivi secolari pare escano ora da un bagno, giovenilmente; e dovunque susini bianchi e peri. Ecco la punta deUa Rondinella, ecco il mare quasi a portata dì mano, azzurro viola, caldo e cupo, quasi quanto quello di Napoli, ccl'innamorato mare » dei sognatori e degli Slranieri; ma si ricorda ancora di qualche minaccia con i suoi lampi, con le sue striature di verde, brusche e livide. DalJ'altra parte, l'altra punta del golfo, S. Vito, ollre le isolette foranee ancora azzur• rognole, e la dolcezza del giallo-oro del terreno ere• taceo e tufaceo, e un che di roseo e di latteo fra mare ed isole. Illusione di Arcadia: queste cittadine lungo la linea cominciano invece a conoscere la gioia moderna del lavoro e la febbre della ricchezza, sebl,ene non tutte pulite, mi assicura uno del luogo. Ci sono le cave def tufo, richieste da ogni parte; l'ulivo è curato a puntino; c'è sopratutto l'industria del pomodoro, e dovunque le piccole stazioni ne sono ingombre. Da Palagianello, che serve di sbocco anche a Palagiano, partono ogni giorno, tra giugno e agosto, decine di carri di pomodoro fresco, e il prezzo è di 200 lire al quintale; e la primizia primaverile <:Ì vende per più, molto più. E ci sono sul luogo anche fabbriche per la conservazione del pomodoro in sntola. Peccato che io non po!!'~a dit;cendere! Cq,;e noie però: il principio di quella vit.a economica sicura, rhc ci permetterà, fra 50 anni, di avere finalmente una nostra vita civile: Ja nostra lipcram~a. Ma qual'è la vita di questa Taranto di oggi? Opinioni. Il Direttore del Museo, malgrado avesse promes110 di aspettarci, è occupalo in non so quale comitato femminile, nè c1è ancora un catalogo del Museo, e cominciamo col ricoverarci, come succede, nelJa l,j. blioleca, dove sono anche molti dei noslri amici tarentini, .. scrittori ed artisti. C'è un romanziere,• il qua1e non può perdonare ad Amcndola la viltà, dice, di non essere disceso in Parlamento il 3 gennaio a pronunziarvi la sua catilinaria, e q·uanto a Jui, io, ci assicura, che non sono fascista. non son così imbeci11e da farmj ammazzare per J'uno o per l'altro. Naturalmente il mio compagno ba scoperto fta le tombe preistoriche di Puglia che la nascita di Roma ba eUondré quella <lei Capitale - è un fatto che si spiega, che l"archeologia italiana ha portato il maggior contributo al partito deJla giovinezza -. mentre gli operai del luogo, dice un altro, si ostinano a celebrare il primo maggio con pubblicazioni clandestine e ritornelli del genere di questo: Primo maggio di riscossa! Vieni tu, bandiera rossa! Un altro narra delle violenze deUa Disperata, -a locale squadra di combattimenlo, in città e per tranquiUi borghi vicini, ed invoca i tempi chiamati aurei dal Machiavelli « dove ciascuno può tenere e difendere quella opinione che vuole ». Prevale in questi ambienti, come in molti altri di Puglia, si vede subito, la mentalità democratica, con quella sua incomprensione dei postulati economici del proletariato .. Anche qui, come poi l'on. Amcndola al Congresso dell'Unione Nazionale, si parla delle male• fotte del potere esecutivo, ma mi paiono ancora lontani dal veder chiaro che la marionetta è mossa dalle oligarchie parassitarie, il cui dominio rende effimere e solo di nome le democrazie. I,..'archeologo fascista, che fu massone fino a un mese fa e riveste molte cariche, senza contraddire a queste idee, se ne va a vedere gli avanzi del Tempio di Poseidone; noi lo compromettiamo: ha bisogno, com'è nell'uso italiano, di accumulare varii stipendi, e, com'eg1i dice, il mondo è pieno di porcherie. Io torno indietro a gironzolare nella Taranto vecchia. Il tempo, come qui, per incostanza di clima avviene spesso, si è b1uscamen'te messo al Lu.io, e dall'altezza del ponte girevole, l'ampia conca elittica del Mare Piccolo e l'apertura di quello Grande son serrate da una fumosità bigia ed indistinta; caligine e navi da guerra: e a me piace di trovarvi altro che il sorriso coagulato e i sospiri , le mollezze e i languori della letteratura di occasione. La Città Morta. La ciuà antica è dunque posta tuuora nell'isola originaria, lanciata a sbarrare i due mari, come una vecchia nave sdrucita, in pieno vento, e chi vuole recarsi alla nuova, giunto dalla stazione al ponte di pietra a Porta Napoli e 1passato1o, prende di solito 'l destra la magnifica via che si affaccia sul porto mercantile, a Mar Grande « dietro alle mura », donde l'occhio spazia sul molo, sui veJieri, i piroscafi, sulle isole, nell'infinito di cielo e mare; o l'altra, anch'essa esterna, a sinistra, lungo il Mar Piccolo, « la marina » brulicante del piccolo commercio marinaresco, tutta bagnata e raggiante di acqua a piè del negrore delle case popolari. Il ponte di ferro è, dicevo, all'altro e!-lremo, di passaggio sulla terra ferma, alla città nuova. Nello stesso senso della lunghezza l'isola è attraversata da Via Duomo, l'antica via, larga pochi metri, dai palazzi secenteschi, e dal I:. udello della '< Via di mezzo >), taglialo in tutti i sensi da centinaia di altri budellini, non più larghi, proprio così, di un melTO. Bisogna avere il coraggio di insinuarsi per questa rete inestricabile: nulla di simile è altrove, in Puglia, nè in Italia. Dovunque, sino i:n alto in alto, balconi e balconcini che si danno la mano, premono 1'nn sulJ'altro, finestrelle gomito a gomito, piedi contro teste, con pochi vasi di basilico e prezzemolo, porticine pigiate le une alle allre, che danno in scale buie e strette, in terreni umidicci e nauseosi, dove la gente si accalca. Cercate di penetrare in questo dedalo, imboccate una viuzza che vi preme con 1e pareti viscide, un vicolo che si restringe, s'intana, si arresta, un angiporto tenebroso che vi respinge: sentite che, prima di giungere, l:.isogna tornare. Qualche volta sbucate senza volerlo io un cort.iletto, ma nemmeno di qui si avanza molto: un pilastro con una nicchia e dentro, un santo, non si sa quale, vi sbarra la strada. Guardate di sfuggita. in un anelito, nella promiscuità spaventevole di letti e lettucci (c1ui i matrimoni son troppo precoci e tra parenti): donne su le porte, operai miserevoli sollevano gli occhi con qualcosa della vivacità meridionale tra H giallo malato e tra il bruno senza vita; sono sorpresi, soffrono di essere osservati, ri• piegano subi\o gli occhi. È una miseria, si vede su• bilo, cosciente di sè, e le donne e le case hanno cli pulizia più che non consenta questa gabbia per vite cli morti. In qualche piazzetta, dove non mancano suonatori di cennamelle e pulcinelli sbrindellati e dove rosseggia qualche macchia di sole, si può frugare meglio; come un colpo di mazza sullo sterno tj giunge l'orrore: son visi di bambini e di donnette anemiche, tisiche, scrofolose, sifilitiche, tracomaliche, senza seno, senza fianchi, senza anima, con occhi loschi, storti, sLrahnzziti, cascanti, e con quella vergo• gna del guardare che non li abtandona mai. Non una ve('('hia in giro, rbi- &on IUtl<' vec<"hie; a trent'anni c;on Vf'rchie, a cinquanta son morte, ,. g]i uomini F,Ono aJ mare. PMhH>ile che il buon Valente abbia &coperto qui « le nerP pupille velate di voluu.à », fra <1uesto putridumi! verminoM? P~rtirolare orribifo, abbondan'l i nafj:i stirati, mostruoc;-i, rosi, J,ucati, puMolo~i, fioriti di giallo ,.. di rosc:o, ,;compar,d addirittura. Del resto, rhi avesse cuore di Mu<liare demopf;iroJog.ja, chi reg• gesisc a vi.,.er<; nei <Juarlieri delle <' zilate » () << zurlcne 'f> o df"i rr panarieddi », polr<;bf,,; racr<Jg1iere volumi di IPrcornie poJJOlares1·h,;; bi"'ognerebhe acqui• e.ire una ,,ualrhc insem;ibilità per vivere tra lo #ifa• sriame di que~ti ,·adaveri. E 'fui il Gigli coJge <rueJ miracolo cli gentilezza che ;. la fiaba della donna rolpevofo, buttata a mare dal marito ,; salvata dallf! sirene, e poi rimpianta da lui " rhe a lui di amore torna dal mare. Del rc,:to non è posBitilc ronoscere con i;ieurezza la mortalità di ,,uelita gente, di cui nei.1mno si occupa; non si rompilano staliAtiche opeciali per i poveri; è prderibile ignorarli; e quelle generali sono fatte a casarcio e tenute geloFameme occulte. Il sanitario comunale elci nostri paesi, perfettamente huro• cratizzuto, ci tiene ad unft sola cosa, n non aver noie dal medico provinciale e perciò a sminuire quanto è possibile il numero delle vittime deJle periodiche epidemie devastatrici. Al più al più, quando il mor• billo o qunlche altro ben di Dio ha mandato in cielo qualche migliaio cli angioletti, vien l'ordine di chiudere Jc scuole. Se da noi la povera gente ha abbandonalo o v.a abbandonando le abiLazioni entro terra a Matera, Ginosa, Massafra, Gravina, Grottaglie, sul Gargano, dovunque c'erano, e non son molti ! paesi posli nei burroni profondi, pestiferi, dove sta• gnano con le immondezze ciltadine le pozzanghere malarifiche, sono ancora troppe, dovunque, le ahi. tazioni terrene sotloposle al livello stradale. Non conosco si udi a riguardo, e credo non ve ne siano; ni.: ha compilato uno recentemente Giovanni Giovannetti, Direttore dell'Istituto Provinciale di Previdenza Sociale, per Foggia, che vorrebl:e estese alla sua città le previdenze per Napoli del R. D. 25 ottobre 1924, e sarebbe giusto estenderlé a tutto il Mezzogiorno. Co~tui ha descritto le abitazioni di Foggia ad un sol vano, piccole, con pa,;menti e mura umidicce, con bocca di pozzo nero, senza ventilazione, nelle quali h famiglia convive con gli animali da lavoro e con quelli domestici. Ma ci sono oltre a ciò, in quel Capoluogo di provincia come altrove, le ccgrotte», spesa al disotto de} piano stradale e la cui parete esterna, addossata al pozzo nero assorbente dei piani superiori, trasuda sostanze fecali. Dunque le grolle a Foggia sono ben 1054 e nel 1922 vi son morti 1421 bambini sino ai cinlJUC anni, nel 1923,. 1319. Quale sarà mai la mortalità effettiva delle nostre città che, essendo tulle antichissime, sono costituite, nel loro nucleo di vecchi quartieri? Quale "della Taranto dei poveri? È questa la città di Afrodite? Il sogno del poeti e dei gaudenti, l'orgoglio della folla di ogni regione, spregiudicata, convenutavi per le ne• cessità militari? Ma essa può rivolgere ancora ad Afrodite - od anche alla Morte - l'antica invoca- .zione del concittadino: « Misteriosa, accogli de l'affamato poeta questa offerta; la porge Leonida, il randagio». Più lunga vita hanno gli uomini che vivono sul mare, pescatori ed ostricultori a servizio dei pochi proprieLari di barche o nella comunale Azienda Autonoma di Ostricultura e Mitilicultora, che, se dà un grosso reddito al Comune, fornisce a ognuno di essi d:1:6 a 8 lire al giorno e un chilo di cozze. Per sè dunque non conoscono questi marinai, quando pur riescono a metter su un desinare, altro che l'annegagatti, un pcsciacchiolo scipito e tutto spine, invendibile. Quando il tempo è cattivo, se non lavorano e non mangiano, in compenso bevono e giocano a carte, mentre le donne portano i pochi ori e la Qianche ria nuova al Banco di Napoli, ,gli stracci a qualche agenzia privata, dove si ottiene qualche lira, un terzo .sempre del valore del pegno, e si paga il 18 % al mese di interesse. Politicamente, masse an• cora primitive, socialiste il 1° maggio,· cattoliche il 10 maggio, a S. Catai.do, monarchiche il 20 settembre. Nè stanno meglio i diecimiJa arsenalolti, di cui i nove decimi . sono pagati a 400 o 500 lire al mese, sebbene nei cantieri, a contatto di operai meno analfabeti, si formino a più decise aspirazioni comuni• stiche e sognino di fare di Taranto la Kronstadt rossa del Mezzogiorno. Tentativi di organizzazione dei pe• scatori in varie cooperative furono fatti il '18 e il '19, senza alcun frutto, da parte di elementi buoni e cattivi, come avviene da noi e dovunque; tra questi ultimi un tale Cicala, candidato poli1ico nel 1912 a Manduria, che dopo si è messo a far l'attore. A pro• posito anzi, facendo egli due ~nni fa in uno dei teatri cittadini la parte di Giuda e fingendo di impiccarsi, h genie gridò: <( Qnedda è a morte ch'ha fa' tu! ». Perchè anche oggi una tal quale attività poetica si continua. presso queste plebi di origine greca, da cui dovevano uscire PaisieUo e Costa, e non so}o è \-;vo l'amore, nel popolino, pei pagliacci, per ]e maschere e le musiche, per i tre teatri locali, per le rappresentazioni satiriche o religiose, più che non sia altrove in Puglia, ma la città ha conservato l'antico spirito corhellatore del piccolo Comune chiuso, che si spassava con la mascera Ioele, una specie di buffo scemo, intorno al '60, e dopo trovava il poeta dialettale delle piccole risse politiche, degli innamorati ridicoli e delle donnette dispettose in Emilio Consiglio. Oggi i tentativi di arte dei tarentini sono al• trove, fuori delle plebi, più spesso anche fuori della loro patria, ma le scempiaggini popolaresche di Et• tore Saviano assurgono agli onori della stampa, ma barbieri, falegnami, tipografi, facchini, e studenti delle tecniche, nella settimana santa, per i misteri di Cristo, salgono in vesti tricolori il palcoscenico, ad uclare, come narra un mio amico: I,,. verità. in vericà vi dichc ch'uno di uoi digià mi ha tradi.sciuto. J2.':l Veranttnle jn que~te manifestaziQni poetiche io ho ijentito r,referirp il <-ettPnario da Crht,:,, metro in.6oi• lctmentc più alJf'~ro, nè trascuravano di intramez• zare fo 11pettarolo con le mollezze di ano skotish. '\ion diM dellf' rapprP,:;entazioni romiche, degli scherzi e crJmmedie, ~emirlandes6ne, FD Mu<ic;oJini ed altri eroi deUa ,..r:ena mode·ma. poco re.,.erendi. Non i: tarentina, ma anche qui '-i è difTo~a (ft1ell'argota rt1ricatura f•he tr,,v() ~in da] principio un barbuto mercante turro di tappeti, e.be vicever'a e nato ad Ac<1uaviva dellr F,.1nti ed abt.iam vi,to qua e Jà per I~ no~tre rittadine, in!!accato in una camiria nera, a preparare fo &UP "<Juadre di aziont:=; CO"Ì: A chi l'Italia!' A noi! - A chi il danaro? A noi! A chi il lauoro:' Eja, eja, ,1uante ne 1,uf= $apè! Del resto jJ J)'JpoJn og.nj volta che pu(t ,..; diverte ancb,· in chie-a, e i c,:,si deui perdoni servono per memorande ul>hriacalure, come gl"in,!appucciati deJ veoerdì s-anto, rhr:: girano e-0n <1u.alunr1ue tempo a piedi nudi, E.i riropin7.am, lo E:tomaro di frifeJle con pepe, a ben coneiliare jJ vino. TanlJ) la nr.1Hra povera gente è lontana dal prendere i-ul ~1::rirJ anche la pro• pria mi Feria! t'altra CiuQ. La città moderna, e chiaro, è tutt'altra co::a e del tutto di separata: vasto e grandioso icaechiere, aJ di lù del ponte di ferro, come ho detto, provvista ai tutto i] confort moderno, luce, fognature, acqo.ai strade asfaltate, tram, ecc., ecc.; dove sono gli nomini modero.i, 1e cJagsj colte, i maggiorenti, i comandi della terra e deJ mare, gli uomini di governo, tutte le belle cose del luogo e più venute di fuori into"mo allo smisurato enfiarsi della città militare; non diverse da quelli CLIaltri centri deJ Nord e del Sud. E qui più facilmente si continua il culto di Venece, l'antica prolettrice, se pare non più armata, e qui forse si poò pescare l'ellenismo degli sfaccendati e certo quei Laii occhi voluttuosi di sopra, ed amministratori pubblici non disdegnano La pratica del mer• calo di quelle voluttà, col quale si pagano, all'occor• renza, i soffietti della stampa. Un magnifico giardino pubblico sul mare, il Peripato, già villa Beao.mont, posto a ridosso della stazione di torpediniere fumanti <fj sotto, ricco a primavera di giaggioli violacei e di pruni selvatici « i giudi », cioè l'albero coi s-i impiccò Giudai dai fittissimi fioretti rosso-viola, è ancor oggi nobile sede degli svaghj della aristocrazia, per Ja quale si perpetua lo spirito secenlesco delle Deliciae Tarentinae del D'Aquino: in questo paradiso era la villa setlecentesc..'\ del Capecelatro, a specchlo s:i mare, « con altorilievi sulle pareti figuranti Bacco fanciullo, Amorini alati, Venere uscente dall'Jonio in un merletto di spume, e Ja più leggiadra delle nostre etere, Eresina ». Ed il candido arci\"'escovo riassumeva le aspirazioni accomodantistiche del cattolicismo nella famosa targa: Si Adam Rursus peccasset hic Deus /orsitan ignosceret. t queslo dunque, come si vede, quanto la città ha dato dopo il pitagpreismo di Archita, che fu pure uno dei pochi tentati\-i del Mezzogiorno di svincolare l'anima dalle preoccupazioni materiali e dagli ab. bandoni sensuali, cioè dal sostrato della nostra storia. Dopo ciò, mi pare inutile dire che c'è anche qui sviluppo industriale e bancario, tentativi agricoli, prosciugamento di paludi e di zone malariche anche per opera di privali, piantagioni estes.issime. masserie modello, allevamenti, fal:briche ed industrie varie, esportazioni coronate da grandi commerci con I"Oriente e col nord d'Europa, due soli istituti medi, una cattedra di agricoltura, un consorzio agrario, ecc., ecc., insomma uomini di ardimento e di pazienza, come in ognuna delle nostre città. anche ]e più piccole, e di seria cultura; e mi sia lecito ricor• dare lo storico Francesco Nitti. Ma sono sempre ecce.zioni, ma il ritmo generale della ,;ta, come doVlln• que quaggiù, vi è lento ancora e pieno di esitazione: troppi milioni depositati presso la Banca Sconto e Pegni, e insomma la città marinaresca, patriottica• mente ricca dalla solida rettorica snJJ'espansione dell'Italia sul mare, senza alcun inizio di attività cli mare, vive sui cantieri Tosi, sull"arsenale sulla flotta sul deposito ferroviario, sulla Metallnr~a Pugliese: sull'industria della pesca, sul piccolo commercio, cioè prevalentemente sul Governo, su.i sussidi, larvati o no, del Governc, e non ha e non pensa ad avere una vita autonoma. Troppi problemi ancora da ri!<olvere, primissimo quello del Mar Piccolo, la cui industria ostrico1a è ridotta a quantità trascurabili, e le influenze politiche in essa son sempre deleterie, e l'amministrazione dimostra una incompetenza e trascuratezza badiali, per non dir peggio; troppe strade da costruire per allacciare i 27 Comuni della nuova Provincia al Capoluogo, e quasi tutto da creare per dare al porto commerciale una ragione di essere non solo nei rifornimenti della flotta e dei depositi, ma in un retroterra ricco e beo attrezzato per l'esportazione. All'abbandono ci ha colpa l'egoismo di Lecce, l'antico capoluogo, assicurano i tarentini, ma un uomo insospettabile come }'on. Vallone affermava che Taranto pesava sul bilancio dells Provincia più che non rendesse. Ora un prete del luogo scrive che la città deve darsi ancora edifici scolastici, dopo scuola, scuola d'arte _e mestieri, ricovero pe:: fanciulli abbandonati, ospizio per deficienti e mentecatti, un ricovero di mendicità che meriti questo nome, che non si limiti a sussidiare i mendichi della burocrazia. Ma problemi di plebi non esistono per costoro, e la salute e l'igiene sono un lusso e un privilegio. E se il Governo, puta caso, desse alla città dei milioni per risanare i quartieri vecchi, non mancherebbe di costruirsi una qualche galleria, come fece Napoli nell'identica occasione, un qualche passeggio o teatro. Ora il capoluogo della nuova Provincia ha un rompicapo grave da risolvere anzitutto, quello di dare uno stemma alla nuova Provincia, il più possibil-

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