La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 30 - 30 agosto 1925

biu 124 mente arcaico ed ellenico, che risalga per lo men~ a Falanto et ultra! E vero che non mancano granchi in questi due mari! Conclusione. Per concludere: la borghesia demomassonica di qu.i ha tutte le caratteristiche tare di quella del• l'Italia Settentrionale, come le svela l'amico Monti: proprio di mezzo ad essa, ritiratisi presto dalla scena g]'ingenu.i iniziatori, combattenti per lo più, cui il patriottismo era uno sfogatoio aHa esasperazione bellica, sono usciti gli esponenti attuali del fascismo locale, passati di punto in bianco dal radicalismo al fascismo, come uno a Carnevale si veste da cinese, per null'altro che per assicurare più larghi proventi alla loro attività professionale, o per soddisfare od un'ambizione antica, sfrenata, ridevole nella sua sproporzione col valore degli uomini. Fenomeno di lra• sformismo comune in Italia, dove l'unica cosa che esiste è la propria persona, e a servizio di questa la famiglia, la città e possibilmente lo Stato. Negli oppositori, sporadiche ribellioni, gesti audaci, e poi smarrimento e poi non c'è più nulla da fare, e accosciamento e abbiccamento, e insomma nulla di organizzato; ma vigliacchettcria più spregevole negli altri, nei fortunati tiusciti a darln o bere al fascismo, sostenitori ora di esso tanto più arrabbiati in pubblico quanto più malcontenti nel loro intimo e pronti, a quattr'occhi, a borbottare, per c1·earsi un alibì pel domani, ma incapaci 1i parlare, per paura. Ho trovato un eminente uomo del Foro tarentino, spirito brillante e multanime, di varia formazione, che ha in certo modo rappresentato, almeno culturalmente, l'ascensione cittadina degli ultimi quarant'anni dalle ristrettezze del borgo medievale alle grandi loqueoti aspirazioni della seconda fortezza di mare, anch'egli, del resto, evocatore una volta di mollezze ebaliche e di sentimentalità di ca• steUane. Non sapeva darsi pace, non poteva capacitarsi che le cose andassero così, che dovessero andare così. Mi ha squadernato tutio Machiavelli, le note pagin~ sui tunrnlti popolari, fonte di libertà, sul malo esempio dato da chi conquista il potere contro la legge anche a fin di bene, sull'onore e potenza dei capi di Stati liberi, sui danni dell'inosservanza delle leggi, sul senso dell'eguaglianza cittadina, sulla saggezza dei popoli superiore a quella dei principi; -è passato poi al Cuoco, alla lib;rtà considerata come bene e fonte di ogni bene, allo spirito di parte nei Governi, che è massimo male, al terrorismo, al contagio delle idee e al ~odo di opporvisi. Ma ho ca• pito che il suo autore è Bovio, con quella mentalità anteriore al 1890, cioè alle più recenti e più vive esperienze, l'austero filosofo, << padre incorrotto di corrotti figli », mi pare. A volte, a veder lui, il mio intervistato, ritto, col braccio proteso in magnifico atteggiamento oratorio, mi è parso che Nicola Mignogna ripetesse le note fierissime parole sulla libertà dinanzi ai giudici borbonici. Quale libertà? Quella che allora poteva bastare, per gli sparuti ceti dirigenti? Nessuna preoccupazione marxistica? Gli ho parlato delle condizioni della città vecchia; non pareva comprendere; mi ha detto, sempre con quel largo gesto oratorio, sicuro di sè: Sono ben pochi rispetto a tutta Taranto! La città ha oggi più di centomila abitanti, mentre nel '75 ne aveva solo venticinquemila. Ed ha un grandioso avvenire dinanzi a sè ! Ed ha sorriso. Insomma anche lui avrebbe veduto il fascismo sì, perchè fascismo è uguale a patriottismo, ma c,:,sì e così, cioè proprio a servizio, per intenderci. Gli ho chiesto se è vero che intanto prepara una monografia sul culto di Venere nell'antica Taras. Ha sorriso. Come vedi, tutto ciò, se può essere triste, per il nostro umore, è trito e vieto. Assolutamente non c'è proprio nulla di nuovo da dire o da scoprire in questi paesi. Il rivolgimento avverrà per altra strada, con altri uomini, per l'azione di altre forze, per l'impulso di altre vicende. Ti scriverò subito di ciò che ho visto nell'agro tarentino. Tuo TOMMASO FIORE. PIERO GOBETTI - Editore Torino - Via XX Settembre, 60 Opere di TOMMASO FIORE EROSEVEGLIASTOCEPTAERFETTO L. 4. UCCIDI L. 10,50. Sono du.e opere di lirica di uno scrittore eccezionale. Ecco il giudizio di Giovanni Papini: ccLa sua opera nella desolata glacialità dei dolori rattenuti-asciutta, ma piena di sottintesi e di arti, merita di essere conosciuta )l. 0bia LA RlVOLUZIU.NE LJBERALE Riso1gimenfo La politica di Cuoco Le ldee-nuulri della sua filosofia. Il Cuoco aveva ereditato dal Vico il con• cetlo che le azioni umane sono direlle da un'Idea e tendono ad un Fine. Poco o nulla è dovuto al Caso, ma ogni cosa invece è preordinata, ed è l'espressione cli una Legge. Codesta Legge a sua volt.a non è unica, ma fa parte d'un più vasto e complesso organismo; di ciò che il Cuoco e iil Vàco chia1nano la Provvidenza. Per il fatto stesso che la Provvidenza viene identificata coll'Essere manifestato (la Natura), la ricerca delle sue Leggi viene ad assumere l'.importanza d'un alto religioso e gli scopi d'una formulazione teologica. La morale viene di conseguenza innaJzata al livello della religione, e la scienza a quello della teologia; e in questo sistema di religione naturale sola base di conoscenza è l'uomo che viene deificato. Tulta l'attività umana viene pertanto storicizzata in grazia a codesta panteist-ica concezione; la quale, nell'istesso tempo che divinizza l'uomo, lo naturalizza: lo inserisce cioè ne11.a Natura organica e vegetale insieme alla quale viene dipOii studiato. La sola difficoltà che si presenta sta nel1 'estrazione delle Idee universali ed eterne dal caos delle azioni particolari e caduche; - non bisogna tuttav•i,a disperare (afferma il Cuoco) perocchè l'umano raziocinio può ogni giorno più valersi delle proprie scoperte. La scienza è cli sicuro a0&ilio in tale ricerca; bisogna ad essa fare fiduciosamente appeno. Il platonico e vichiano Cuoco s'appalesa pertanto un uomo del suo secolo: un enciclopedico sperimentale ed un illuminista; un ottimista cioè che brucia il suo incenso davanti agli altari della Scienza e del Progresso; nei quali impersona la Religione e la Provvidenza. È lecito vedere in questa conseguenza il travasamento dell'ideali$mo platonico • vichiano nel determinismo; - tanto più che può, in parte, spiegare l'attegg•i.amento diffidente dena Chiesa verso di esso, nel quale giustamente vedev:a rinato il condannato pante>smo. Fissati i caratteri fondamentali dena concezion,; filosofica del Cuoco, passiamo all'esame delle sue idee particolari. Il Cuoco « pedagogo degl' Italiani Benchè ottimista iiil Cuoco non si faceva illusioni sulla capacità storica del popolo, specialmente cli quello italiano che conosceva bene ed a proposito del quale faceva lire al suo Machiavellii: « Ho tentato cli parlare anche ai popoii, ma mi sono avveduto che avrei loro parlato invano. I popoli si muovono ed operano per la loro virtù, i prineil-'i per il loro potere! Tu conosci i po poti tra i quali viviamo. lo non potea dir loro: - Fate uso della vostra virtù; - essi piU 11011 ne aveano. Ho detto ai principi: - Sappiate far uso del vostro potere; - e questo secondo precetto o presto o tardi, produce lo stesso effetto del primo, -perchè è tanta l'efficacia della virtù che, anche simulata, vale a l'icomporre gli animi e gli ordini delle nazioni; ed il saggio uso del potere (poichè altro non è la virtù de' principi) produce ne' loro successori l'abito alle nobili azioni e ne' loro sudditiJ il desiderio di emularle ». La virtù di cui parla è la virtù romana, e viene identificata col potere del principe. Sembra a tutta p1iima che in queste due cose vi sia contraddizione, che tra l'autocoscienza del cittadino dovuto all'uso, della vfrtù, e l'emulazione del suddito delle virtù eroiche, non possa esservi concilii~zione. Ma H dissidio è tutto esteriore. Perchè per il Cuoco il solo valore che oonti è quel1o dena virtù; - della virtù quale categoria ideale, e quale pratica di vita eroica. Egllil è un aristocratico e vorrebbe che << i Fabi, ~ Camilli ed i Marcelli " servissero da modelli; che fossero i maestri, cli vita della generazione in curi vive. In tal modo si compie la sua evo1uzione da filosofo della storia a pedagogo, e m tale nuova sfera d'attività va posta la sua opera d'educatore. Opera che non s'è svolta soltanto negli schemi, nei programmi e nelle relazioni scolastiche; ma nelle sue opere di storia e ne' suoi articoli giornalistici. Non soltanto un Pantheon cli uomini illustri ricordati ad edificazione del volgo doveva essere la storia secondo l 'ideaJ.ista ed arìstocratico Cuoco; doveva altresì essere un esercizio di pratica ascetica; non tanto per il confronto che veniva ad instituirsri tra ]a presente miseria e l'antico splendore, quanto per la necessità cli studiare i fatti 1unani col dovuto scrupolo e rigore, allo scopo di riicavare da essi I 'Idea che li anima, il loro perchè, e la Legge nella quale debbono essere · inse,riti. Èra nè più nè meno un invito a ritornare alla realtà, per studiarla con metodi sperimentali e positivi. In tal modo si spiega la sua attività cli enciclopedico e di illuminista. Nell'identificazione deL potere coJJa vfrtù si vedano giustificati i suoi atteggiamenti politici di repubblicano, di bonapartista, e di impiegato borbonico: per scrupolo di poca fedeltà impazzito. Il Cuoco politico realista. Poichè nella realtà sono inserite le Idee, e poichè il solo dovere dell'uomo è quello di scopr.irle e di un.iformarvù,i, ne con.segue che il vero valore è l'Essere e la vera Scienza è la Conoscenza. Meglio ancora: la sola realtà possibile è la realtà empirica: oggetto comune tanto delle nostre ricerche scientifiche che delle nostre costituziorù politiche; le quali, studiate nella 'loro intima struttura, non altl'i valori: costanti ( cioè Idee) ci presentano che ]a famig]ia, .iL mun·icip·io, la nazione. Questi valori sono a loro volta fondati sopra altri valori, dù cui i principali sono la proprietà e la milizia: vale a dire L'oggetto della forza personale e famigliare e l'oggetto della forza collettiva. Ridotti a ta1i, categorie gli umani valori, è lo@ico che il Cuoco metta nena pl'im.a categoria i vantaggi derivanti da un 'industria e da una professione; ed agli ex-militari soltanto ed ai proprietari conceda il diritto di voto nel suo contro-progetto di costituzione. Tale fatto sembra a noi che discenda altrettanto che dal suo sistema politico realista, dalla sua concezione aristocratica ed eroica della vita'. Da questo fatto ci sembra inolt;re risulti chiara L'importanza che il Cuoco dava ali 'istruzione, che doveva non tanto sboccare in resultati 1 ulJi.litaristici personali e collettivi, quanto doveva fornire a chi se la procurava la forza necessaria per presentarsi e vincere nel campo di battaglia della vita. Almeno in parte ciò spieghi perchè ,1 Cuoco non voleva fC()ncedere il voto agli analfabeti. La spiega:qone completa di tale ne• gazione va però ceÌ'cata nella circostanza che dovendo iJJ Governo aristotelicamente esser diretto dagli ottimi fra i cittadini, gli « oziosi lazzaroni napolitani e gli spurci sanniti )> non potevano esservi ammessi; altrettanlo che non lo potevano• i giovani di età non superiore ai trenta annii, attesa la loro scarsa esperienza ed il loro deficiente spirito cli conservazione. Poichè non bisogna dimenticare che al pari dei riformisti di, tutti i tempi, i1 cctogato e classico Cuoco >> era un autentico conservatore; egli che in polemica col << francese )) Pagano sosteneva la necessità di ridar vita alle nostre tradizionali costituzioni municipali; che audacemente faceva risa1ire ai greci antichi ed ai romani, e che voleva coordinate dal governo moderatore d'un re ereditario co] Mably pensando « che la monarchia temP':rata (leggi 1: costituzionale) è meno di quel che si pensa nemica degli ordini liberi ,, . In questi brevi cenni sintetici sono, secondo noi, rilevate le principali linee del sistema polit<ico del Cuoco. A1 qual proposito non è fuor di luogo rammentare che ha marcate somiglianze col sistema politico degli antichi rom.ani; ai quali il C. si compiacque d'allacciarsi, in dispregio ai filosofici, ostacoli del Tempo e dello Spazio, e in ossequio al vichiano e suo desiderio cli ridurre la stori•a dell'umanità a storia dell'Uomo. Dalla lanterna di Diogene alle pinzette cl' Aristarco. In grazia a tale riduzione la storia non può non essere identificata coll'etica: il che se in altro modO spiega e legittima il tono di educatorn politico sempre tenuto dal C., i}lum.ina di nuova luce la sua produzione letteraria. Si può ammettere che il Platone in Italia sia l'opera d'un mcralista intento a rampognare i difetti de' suoi contemporanei; come si può ammettere che il suo Saggio sulla ri- ~·oluzione cli Napoli del 1799 abbia raggiunto 1l confessato scopo di « edificare " gli italiani dei suoi e dei nostri_ tempi. Ma bisogna anche ammettere che l'importanza letteraria del C. supera di gran lunga l:a riconosciuta importanza morale; anche se il Platone in Italia rassomiglia a Le Voyage du jeune Anacharsis en Grèce dans le milieu du quatrième siècle avant l' ère vulgaire pubblicato nel 1788 da G. G. Bartbélemy. Chi ha voluto notare questa 1·asso1niglianza ( sopra la quale non bisogna insistere e non insistiamo) s ,·è dimenticato cli considerare che il Cuoco m allJ:e circostanze si è valso cli tale st113ttagemma letterario (si vedano i Due frammenti d'una storia della politica italiana) per non impegnarsi troppo soggettivamente cogli argomenti trattati! e per dare al suo stile la forma « impersonale ed eterna " che era nelle sue aspira7lioni di neo-classico. Sarebbe pur bello, giacchè nessm10 l'ha ancor tentato (all'infuori del « rondiano" Lorenzo Montano che del Platone in Italia s'è superficialmente occupato in 1u1 leggiero articolo pubblicato nel milanese Esame), mettere in chiaro ;i pregi del Cuoco quale stilista e quale esteta. Noi pensiamo che molto potrebbero avvantaggiarne tutti quelli che, stanchi del lungo carnasciale « avanguardista "• bramano la bigia cenere e i sobri cibi <l'una necessaria quaresima. Non sarebbe un semplice esercizio di stile che il Cuoco loro :insegnerebbe, ma un metodo di. vita ed un esercizio d'ascesi, nella ricerca che loro in.spirerebbe del « Bello ideale, unico ed eterno ». Carrà ha scritto qualcosa del genere, od è sta lo Serra? Il Cuoco e il Rosmini. Da quanto abbiamo sinora esposto il lettore ei sarà accorto che molti punti di contatto esistono tra il sistema del Cuoco e quello del Roanuni, da noi già esposto in un precedente articolo di Rii:oluzione Liberale. La cosa non deve meravigliare. La logica ba le sue leggi alle qu.ali è difficile sottrarsi. Partiti entra·mhi da Platone, è fatale che entrambi siano arrivati all'ontologi.."lllo filosofico ed al realh-mo politico; e che entrambi abbiano predkato nna speciale forma di riformismo politico il qnale lasciava troppo evidentemente trasparire l'intimo movente, che era antiprogressista e conservatore. In tal modo va spiegata l'ironia colla quale il Cuoco parlava della « perfettibilità umana :o postulata dal Condorcet e dell'« indefinito progresso " degli ideologi suoi contemporanei. Platone l'aveva del tntto preso colle 1111e Idee, nella ricerca e nella contemplazione delle quali egli s'era oram.ai smarrito per· dendo, come abbiamo visto, le nozioni di Spazio e cli Tempo; e cadendo in quell'astrattismo e in quella tal qnale retorica che con tanta foga e nel Pagano e in altri aveva con efficacia com.ha ttuto. Egli però non è per questo morto. Ma è viceversa più che mai vivo quale un ideale modello e quale una delle infinite possibilità verso le quali può essere indirizzato il nostro spirito. AR:vtA.. '<'IlO CA VALLI. Nofizie infernazionali U Comité des Forges La metallurgia è una delle forze dominanti della politica francese. Il Comité des Porges è uno Stato nello Stato. Non cerca le risorse della pubblicità e della propaganda come l'Uni.on des lntéréts économiques de M. Billiet. Preferisce il silenzio, la discrezione, il mistero. Nel 1914 il Comité des Forges aveva a.n capitale di ll50 milioni di franchi oro. I membri del Comitato dominano una fitta rete di altri interessi: banche, miniere, ferrovie. ecc. Engène Sehneider è a_mministratore della Compagnia del P. L. :ll., della Banca dell'Union Pari.sienne, del Crédit Lyoo.nais,, della Société Normande de Métallurgie, dell"Union Européenne et Financière, della Société Franco-Suisse pour !'Industrie électrique. :.\I. Théodor Lanrent è amministratore della .Banque des pays du :'\ord, della Caisse Fondiaire de Crédit pour l'amélioration dn logement dans l:indu.strie, dei Chantiers et ateliers de la Gironde, delle Forges et Aciéries de la Marine et d'Homécourt, della Compagnie Fraoç.aise des m.atériels des cbemins de fer, della Compagnie de con• struction mécanique procédés Sulzer, della Société anonyme des usines franco-russes, cies Ateliers i::t Chantiers de France, degli Etahlissements métallnrgiques de la Gironde, delle Forges et aciéries dn Nord et de l'Est, della Société prO",ençale des constructions navales, delle miniere d'Anderny Chevillon, dei Tubes <le Vincey, degli Stabilimenti Knhlmann (pro• dotti chimici). Molti membri del Comitato sono in Senato. ll Comité des Forges poi imponendo forti contributi a tutti gli inscritti può disporre di un'organizzazione, di un'amministrazione, di un servizio di documen~ tazione e ~tudi forntlda1.ile. • L'animatore di questa organizzazione è Robert Pinot; ufficialmente capo dell'ufficio di segreteria, li). realtà direttore di tutto, nomo di fiducia degli inte-- ressi coalizzati e grande tattico o stratega del sindacato. G. B. PARAVIA & C. Editori - Libri · Tipografia TORINMO·ILANOFI·RENZRE·OMA.-NAPOALIE. RMO Biblioteca "Storia e Pensiero,, ULTIMA NOVITÀ ENRICO FEDERICO AMIEL G-io-nrale intimo Frammenti scelti e tradotti da il1aria Ghiringhelli Swdio introdutti-vo di Carlo Pascal Prima edizione italiana. - Un volume L. 15. Il cc Giornale Intimo >l ha guadagnato al suo autore la fervide: simpatia di Quanti sanno comprendere la tragica bellezza di un travaglio ;pirituale .. Questa prima edizione italiana è preceduta da un profondo studio introduttivo di Carlo Pascal, tutto inteso ,1 cogliere l'essenza filosofica del pensiero e la realtà psicologica di En~ico Federico Amiel. PIERO GOBI!lTTI Direttore responsabile. Tipografia Carlo Accame - Torino.

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