La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 17 - 26 aprile 1925

70 sere compresa ossia giusLificata: una visione storica, che non fosse capace di altro che d1 pronunciare su quel grande fatto una condanna (come tanta gente suol fare), dimostPerebbe con ciò appunto la sua insufficienza o erroneità. Ma io credo per l'appunto di aver dato della rivoluzionP russa la vera giustificazione storica ; e dal primo abbozzo di ori tica storica, che ne ho tracciato (dopo le polemiche iniziali) fin dal 1921 sulle colonne della Critica sociale soUo il litolo Significalo e insegnamenti della rivoluzione russa, al rifacimento di essa in ampio studio documentato per la 3• edizione delle Orme di Marx, fino al più recenbe mio articolo Sintomi prenwnitori in Russia, nella Critica sociale di questo gennaio, ho visto i miei giudizi e le mie previsioni piena.mente confermate via via dai [aLLi,dagli orientamenti dell'azione de,! governo dei Sovieti, dai riconoscimenti e dalle confessioni di molti che, o contro di me o senza pur sapere della mia esistenza, avsevano dato giudizi affatto contrari al mio. La conferma dell'esperienza storica mi con. f<lrta a credere che nell'interpretazione dlella rivoluzione russa e del suo destino futuro io avessi veduto alquanto più addentrò.di molti altri, apologisti o avversari, che nella esaltazione o nella condanna non avevano colto l'essenza reale di quel gmnde fatto storico. Ma qui, evidentemente, non posso star a dimostrare come e per~hè la vera rivoluzione compiuta in Russia, sotto l'apparenza di rivoluzione proletaria comunista, sia una rivoluzione agraria piccolo-borghese; la quale solo IWi modi e, nelle condizioni in cui si è compiuta aveva la possibilità di compiersi (il che giustifica pienamente il fatto storico), ma dalla sua natura effettiva ha tra~iato il cammino delle sue vic,ende successive, si~hè la Nep, con tutti i suoi ulteriori svolgimenti, non è che una necessità storica, come tale pienamente giustificata essa pure. Partendo da talie interpretazione io avevo potuto (facile profeta) prevedere gli sviluppi successivi, che l'esperienza storica sta confer:mando in misura sempre cl'escente. Ma qui non posso documentare ; a chi si interessi dell'argomento non posso qui dire se non che credo di aver documentato alkove. Pertanto io non credo che la soluzione del problema: come e perchè la rivoluzione si sia prodotta in Ru.ssia anzi.chè a,ltrove - vada cercata, come tende il Bartellini, fuori delle condizioni proprie della Russia. Non è una ripercussione di una crisi generale dell' Europa e del mondo capitalistico: la quale crisi nell'ottobre 1917 (in piena guerra e tensione della produzione di belligeranti e di neutri nel soddisfa.cimento della ansiosa famelica richiesta che ra guerra. generava) non s'era prodotta ancora, o per dir meglio non s'era ancora fatta sentire, pu,r preparandosi e svolgendosi nell' ime mensa distruzione di beni che la guerra produceva. E con questo argomento dJe,lla crisi veniamo ad un u,ltimo punto, di discussione. 8) Le crisi. Dice il Bartellini: la distinzione tra crisi di sovraprod uzione e crisi di esaurimento non regge ; le uniche crisi che si possono verifica,ne in periodo capita. listico sono le crisi di sovraproduzione. E mi cita quel brano del Manifesto dei com;unisti, in cui si parla della « epidemia della sovraproduzione » « La società si trova improvvisamente rica~iata in uno stato di momentanea· barba.rie; una carestia, una , guerra generale di sterminio sembrano aver. le tolto i mezzi di esistenza: l'industria, il co,in.mercio sembrano anni,entati, e perchè? P•e(['•Chèessa possiede troppa civiltà, troppi mezzi di esistenza, troppa industria, troppo con1mercio >>. Ora questo passo di Marx va chiarito. Nella sua rapidità sintetica presentà uno scorcio troppo abbreviato, tale da ingenerare confusioni, se non lo si distenda in una visione di fronte, che distingua i momooti, le parti, gli intervalli. Il primo momento è la crisi di .sovraproduzione. •Gli strumenti tecnici, il capitale accumulato, le forze vive han raggiunto una capacità produttiva che è in eccesso in confronto o alle capacità di a.s.sorbimento dei mercahi aperti, o alla pronta disponibilità delle materiEi prime, o ad entrambi questi elementi di alimentazione e di sfocio della atLività produttiva. Si ha allora un ingorgo dei prodotti non più sufficientemente assorbiti dai mercati, o· una forzata inopc-rosità dei mezzi tecnici non più suflìoientemente alimentati dalle materie prime: in entrambi i casi un arresto dei funzionamento della produzione, con disoccupazione di operai e fallimento di indust1fali e commercianti. Disagio, roviI1Je.,miseria in conseguenza precisa.mente di UJ1 ecoosso di civiltà e di industria e di bisogno di espansione commerciale. Ecco la crisi di sovraproduzione. Ma talvolta, p'rima che si arrivi al suo compimento, quando se ne profilano i sintomi premonitori, le nazioni int0ressate tentano di riversare sop,ra le nazioni l'ivali il danno della crisi, che spyrastà mina~io.sa a tutte qua.nte del pari. Aocaparram,ento di I.A RIVOLUZIONE LIBERALE materie prime, conquista di 1,crritori e di colonie che rappresentino una sorgente di quelle e insieme uno sbocco per i prodotti, imposizioni di vassallaggi commerciali o distrnzione e limitazione dei mezzi di concorrenza di cui le nazioni rivali dispongono, accaparramento di mercati e via dicendo: ecco i fini e i motivi di un conflitto armato, che tenta di prevenire per sè, a danno esclu. sivo altrui, il temuto pericolo di crisi industriali e commerciali. Il ferro del bacino di Ilriey o della Lor~na, i I carbone della Saar o della Ruhr o della Slesia, il mercato orientale turco-persiano-indiano o cinese, i bacini petroliferi, le colonie africane o asiatiche, il dominio delle viJ0marittime, e cosl via, ecco tanti oggetti di feroce contesa. La immane guerra mondiale, che per cinque anni abbiamo vissuta e di cui porLiamo ancora le ferite doloranti, ebbe i suoi più profondi motivi nel bisogno di accaparramento delle materie prime e di conquista dei mercati, in Europa, in Asia, in AfI·ica. Figlia dunque di una crisi di sovraproduzione e dei conseguenti conflitti industriali e commerciali, a sua volta la guerra diventa genitrice di nuovi effetti ..Una distruzione immensa di prodotti e di riserve, con una intensità quale mai per l'innanzi s'era visi.a; il mondo intero ne risulta fiaccato in un esaul'imento non più sostenibile di forze, di uomini, di mezzi. Guerra di rogoramento, pace di esaurimento. Solo quando l'esaurimento è giunto ad un grado insostenibile per una delle parLi belligeranti, s'è arrivali alla fine del confliUo; ma se Messene piangeva Sparta non rideva; e Spairta non erano solo i vincitori, ma gli stessi neutri, che per cinque a.nnj avevano lavorato e prodotto sopra tutto per la guerra, e quindi avevano essi pure logorate e distrutte le loro riserve di materie prime e di mezzi di sus· sistenza. Il travaglio e i sussulti, che nelle nazioni vinte hanno raggiunto il massimo grado di intensità, si son risentiti anche nelle nazioni vincitrici e nelle neutrali, tutte spossate dall' immane sforzo teso per cinque anni, tutbe gettate in una depressione dalla quale è arduo ed aspro il risollevarsi. Tanto arduo, tanto aspro che, come nota giustamente il Bartellini, siamo anco,ra ben lontani dall'intravedere il ricupero della sanità e della vecchia energia. Dunque aÌJbiamo tre momenti suocessivi: crisi di sovraproduzione (che si veniva delineando) - guerra di sterminio - crisi di esaurimento e sottoproduzione. « L'industria ,ed il commercio sembrano annientati», ripeterell}O.çon Marx; ma alla domanda, che egli soggiunge: « e perchè? )) noi risponderemo distinguendo i momenti. « Perchè la società possedeva tropµa civiltà e troppa industria» al momento iniziale, che non possiede più (e deve ricostruire) al momento finale. La crisi postbellica non è più quella di anteguerra, anche se ne sia conseguenza: e ben diversi sono anche i suoi effetti. Essa ha, certo, esaspeirato•per un momento le tendenze rivoluzionarie ; ma non ha cresciuto le possibilità di trasformazione. Anzi le ha diminuite perchè le forze innovatrici si trovano a dover affrontare prohlemi preliminari, che le deviano dalla dire.zione dei loro programmi, e sono· per esse inevitabile elemeuto di debol~za. Lo stesso moltiplicarsi delle scissioni in seno ai pa.rtiti proletari è un effetto di questa tragica antite$i fra le aspirazioni, esaspeirate dal crescente malessere, e le possibilità, diminuite dalle stesse cause, onde il malessero si genera. Concludendo, che è ormai ora: questa discussione ha rivelato punti di consenso epunti di dis~enso, più numerosi coo non apparissero forse da principio. Ma è stata ben qui la sua utilità chiarifìcatrioe ; per la quale, nel chiudere per parte mia il dibattito, non ho che a compiacermi di"averne aocolto l'invito, tanto più che mi veniva da così val>e'(lte sereno avversario. RODOLFO MONDOLFO PIERO GOBETTI - EDITORE TORINO - Via XX Settemb~e, 60 Ultime novità letterarie: RICCARDO ARTUFFO Lt'ISOùA TRAGEDIA L. 10,50 ADOLFO BALLIANO VELtE DI FORTUNA LIRICHE L. 5 UBALDO RIVA PASSATIS)VH POESIE L. IO GIOVANNI VACCARELT.A POuIZIAN,O L. 7 Si spediscono franchi di porto contro vaglia. MONT ALEMBERT Gli elementi costitutivi d'una forca sono: una corda e un palo. li palo si -ricava da un tronco <l'albero. Più il tronco è saldo, più la forca dura. Peculiare studio del boia e dei teoreti del capestro fu quindi qu.ello di g'arentirsi un tronco resistente all'azione degli agenti esterni. 11 catwlicismo è una rovere form.i<landa: non se ne potrebb<! cavare un palo, per uso di capestro? Posto il quesito, i reazionari e i sofi al loro stipendio si sollO messi freneticamente a studiate una tecnica per utilizzare questo tronco imbat;.. tibile. Le all.enzioni di cui esponenti at.ei del nazionalismo e del conservatorismo avviluppano da decem1i la Chiesa hanno di mira questa utilizzazione. Per le tentate contaminaz.ioni, a tale bruzzaglia è capitato cli essere qualificata per filo-cattolica, proprio mentre andava rinforzando di motivi nuovi la gazzarra anticlericale consistita per più anni nell'imputare ai cattolici proposili di reazione, sino a quando la spinta degli avvenimenti non ha determinato la netta <liffe_ renzi.azion,c, in Italia divenuta antitesi tra i reazionari e la maggioranza dei cattolici.' In Francia c'è ancora della confusione: e cli es·sa si alimenta l'anticlericalismo e la crisi religiosa; per quanto anche Il sul terreno politico si stia compiendo uno sforw per creare un nucleo democratico, volto a disintegrare masse cattoliche dalla servitù 1 mal rimunerata, di ceti nazionalisti reaz.ionari plutocratici; riprendendo il moto iniziato eia Lacordaire e Montalembert per conciliare i cattolici francesi con 1a democrazia e 1·0,·esciare cosi le antipatie erette nella cC:.. sciema popolnre dal connubio con la dispotia cesarista di :\'apoleone III. La dittatura di costui scisse i cattolici, cli cui la maggioranza gli si offerse magnificandolo come < un redivivo Carlo Magno, un S. Luigi 1 l'uomo della de.stra di Dio, lo strumento della Provvidenza Jl, giusta le espressioni dei Pestalozz.a dell'era. Grandi masse disertarono Montalembert e Lacordaire, ri-murchiate dall'Uni'vers, che passato nei ranghi del forte e fattosi petulante e aggressivo rinnegò tutti i diritti della libertà proclamando le ragioni dell'asso,lutismo e la sua alleanza còn la Chiesa. Il nuovo leader fu Veuillot, peraltro si grande. Strano il divergere di questi uomini! Quanto più Veuil'lot, figlio del popolo passava dall'estremismo repubblicano ali 'esaltazione <lef dispoti. smo, tanto più Montalembert, pari di Francia e parente di Re, piegava ,·erso la democrazia. Questi sulla sua strada, vide tra i rottami del1e istitu~ioni costituzionali brulicare i rinnegameuti1 i voltafaccia, le viltà dei suoi; e farsi il vuoto attorno alla sua. figura cli aristocrate messa \"Igorosamente contro corrente. Vittima d'un lungo d_rrunma politico, lottò per. più anni giganteggiando nella bufera co~e un monolito., E tale resta: un fondatore della democrazia cristiana - quella democrazia a cui Leone XIII diede il sigillo medtandosi il rancore.. devoto, dei conservat01'i, che sognan,o il cattolicismo pa]Q' di forca; - e un asserto1·e delle libertà. Abbandonato dalle masse, attaccatesi, per paura .del socialismo e per speraD2a: di privilegi, alla dittatura, restò vessillifero d'una pattuglia che reclutava i suoi gregari tra i membd clell'Accad'emia di Francia - fortilizio antidittatoriale - e accoglieva Lacordaire, Foisset, Coc.hin, Dupanloup, De Broglie quali _più insigni rappresentanti della corrente cattolico-libet'ale il cui liberalismo naturalmente si diversifica ~on JX>CO dalle accezioni correnti in paesi dove si spaccia per liberale sin quel menestrello di neobaroni che è G. Gentile. Dopo il colpo cli Stato del due Dicembre superando 1'amarezza e per I 'amicizia pe.r~naJe · vet'So Luigi Bonaparte, credette di fiancheo-- giarlo, a fin di bene, per cooper8!re alla norm;_ lizzazione. Otte1111esubito dal Presidente che non esigesse dal clero manifestazioni di giubilo per il colpo cli Stato: difetti, 20 giorni dopo la promessa, il Presidente imponeva un Te De:nn ufficiale a Notrc Dame! • Intercorsero altre richieste e altre promesse: tutte annegate nella norma ciel prometter lungo con attender corto ,comtu1e a ogni sottospecie di dittatura. Dopo alcune settimane - ì\Ionta.lembert uarr.a. - « avevo sufficienti prove per convincermi che L. Napoleone si credeva solo necessario e per conseguenza in stato cli risiprumi.arsi qualunque cousiglio e qualunque concorso». Dittattu·a e fia.n<'heggiamento souo ter•miui antitetici che coabitano solo nelle soffitte dell'illusione, al lume equivoco della paura. Segui.rouo gli esilii, le confische 1 la legge su11a stampa, per cui un gion1ale alla terza diffida Yeni,·a soppresso, proprio come in tempi b.:1stardi successe iI: un Regno attiguo alla Francia; Yennero le corruzioui sfacciate, le inframmettenze 11ell'ese1~ciziodelb g-iustizia e le pressioni sulla magistratm'a, con gli scandalosi casi Occhiuto e Tra monte. 1I011talcmbert protestava con crescente vio-ore al Parlamento - 1e dittature moderne abbis; guano del paravento parlament:1se - e sulla stampa. Eletto deputato nel '52, il ministro Persignl)' se ne c:rucciò: « ì\fontalembert ha il ca1'altere troppo cavalleresco; ama tl'op,po difenclere i deboli, perchè il Governo possa rallegrarsi della sua entrata nel Corpo Legislativo ll, cioè nell'Assemblea, definita dal leader cattolico , regno delle ombre, popolato da duecento lant:Af,mi ,. l;u.ecent.o; C'L,1Tie- 1e compa.r.:>e ! Ma, la Francia s'addormentò nelle braccia del suo padrone. Lo scetticismo clistrasse gli spiriti. I borghesi chiedevano quiete, gli operai si ra55egnavano, i contadini facevano i loro affari. La massa dei cattolici rinculava vc1eso larve assolutiste. Xon Montalembert: e lo sono deciso - scriveva a Cramer - a non Spe'.tzare le anni di cui i cattolici si sono cosi lealmente e utilmente serviti, non solo in Francia, ma in Belgio, Olanda, Inghilterra, Germania, Piemonte. Io non voglio assumermi la 1<:sponsabilità di far cli.re agli avversari della Chiesa che i cattolici non reclamano la libertà se non dove sono i più deboli, con la segreta intenzione di clistruggeria appena saranno i più forti >. E scrisse il famoso opuscolo e Les intérHs catboliques au XIX siècle ,, trattandovi elci limiti di libertà e cli autorità con criteri suggellati poi nell'immortale Dei, insorgeru1o contro quanti riponevano l'avvenire della religione negli umori di un padrone anzichè nella, C06CÌf::nza del popolo, costretti per ciò a chiudere occhi e orecchie su tutte 1e violen7~, le infrazioni ~et Decalogo e i soprusi perpetrati dal <lèspota. e Io non voglio che si dica dei miei amici e di me che abbiamo clifeso nel passato e ottenuto la libertà, per trafficarla o sacrificarla alla prima occasione ... Insorgo contro 'il sacrificio della libertà alla forza, sotto pretesto religios0 ,. Con tale atteggiamento, rispettava, sopra tutto la propria cosciCll.?'.a.Come aveva reclamato le libertà civili e politiche qu.arulo la tirannic:e liberale ·premeva sui cattolici, cosi I.e reclamava oggi eh.e la tirannide imperiale lavorirn i cattolici. La libertà non è articolo di merc:,to, Era cosi fedele al passato, e in special maniera a1 decennio in cui, trascinando Ja massa it:ert4=' dei cattolici e superando opposizioni disparate, aveva conquistato la libertà d'insegnamento. Rispettò sè stesso, ponendosi, in coe:·enza al passato, nell'opposizione: < opposizio~ costituzionale, si, ma oppos-izione >. DiceYa alla Camera: e Io credo che il dispotismo abbassi i caratteri, le inte11igenze, le coscienze ... Io deploro il sistema che rende un sol uomo onnipotente e solo responsabile dei destini di una :\'22ione •ii 36 milioni d'abitanti ... lo ho giurato cli essere fedele alle leggi, non agli abusi del potere; di non cospirare, di non insorgere, ma, non già d'approvare o ammirare tutto ciò che si fa ... Ho creduto che si potesse fare I 'opposizione anche sotto l'Impero, poichè credo che si sen-ano 1e istituzioni stesse che si disapproYauo, mostrando che esse possano coesistete con un grado di opposizione. I governi che sono giunti al punto di non poter tollerare l'opposizione, toccano l'eccesso prectLrsore della loro fine •. Lo pro,-ò Montalembert; ma lo proYarono anche lo stesso Veuillot e 1'U11i-vers. Questo che giustifica,·a il proprj.o contegno coi fa•:ori imperiali alla Chiesa _:_ pan·enz.a di favori, Lietr-:> cu.J si tesseva una politica di restrizioni delle libertà religiose - ne1 '55 aye,-a osato seri ,·ere: « Koi ci attribuiamo il beneficio di parlare e di scrivere ogni giorno, rifiutandolo agli altri, che uon offro)lo le nostre garanzie.. La legislazione attuale sulla stampa è quella della ChieSsl : .cm· monimento e sospensione ». Era tanto della Chiesa, che 5 anni dopo, per a,·er formulato cìe1le riserYe circa la politica imperiale verso Io Stato Pontificio, il giornale fu diffidato e poi a,·en, 1 0 pubblicato un documento papale ( !), fu soppresso. A Don Guéranger, da cui un tempo era stato aC"Cusato di tiepidezza verso la libertà, Jiontalembett preclisse : « Ma mi sarete frustati con le ve.i·ghe da YOi stessi benedette: ... E qnan<lo ,·i dibattei-ete sottc· la mano del padrone che ,i siete dato, gemerete invano. Si riderà dei vcstri mali. E voi non aYTete diritto nè alla pietà nè al soccorso cli nessuno li E questo - chiosa Lecauuet - s'è an·erato. Altri prognostip esp,r:esse sctiveudo al nostro Cantù, nel 1854: « La rinascita cattolica è og-gi seri.a.mente compromessa da questa scuola fanatica e serdle che cerca identificarla con l'assolutismo. Una reazione formidabile si prepara>; e a Mons. Sibour: « Uomini codardamente serYili nell1ordine temporale e insolentemente oppressivi nell'ordine spirituale si sforr.auo cli stabilire tra il cattolicismo e il dispotiS1110 una abooninevole solidarietà», predicendo l 'avve.rsione poJX)lare alla: Chiesa; e uell'an 11o 1868: «Attenti! L'interregno di quindici anni subìto dalle nostre più essenziali libertà ha preparato una rivoluzione a petto a cui le c1isi del 1830 e del 1848 appariranno trastulli di ragazzi. :Mille ~intorni più chiari del giorno . dimostrano che questa ri,·oluzione futura aYrà per paTola cl'ordine una esplosione di irreligione. La soppressione della vita politica ha prodotto in certi strati della società francese uno sYiluppo di sens1w.lìsmo, di materialismo e d'ateisn10 cli cui neppure il secolo XYIII ci ha offerto l'esempio ». Se i cattolici francesi aves,sero c:1lcato le tracce di :t\Iontalembert e Lacordaire non piangerebbero per le rovine dell 'antic:lericalismo, che li coL pisce per la ragione e per il pretesto delle passate alleanze con la dittatMa 1 spingendoli tuttora. in braccio ai reazionari, per assodarli in un unico bersaglio. IGINO GIO!WANI.

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