La Rivoluzione Liberale - anno IV - n. 1 - 2 gennaio 1924

bi Li\ RlVOLU7,JONE UBERAL!! BrEVE storia dEI" Partito Liberale Italiano ,, programma e nell 'azionc introd.urre la interpretazione democratica dell'idea liberale, che deve però arrestarsi là dove scorgasi la demagogia. Nel '19, contro i demagoghi, che abbiamo visto uscire dai circoli socialisti e dalle congreghe clericali, gli unici che tenn.ero testa siamo stati noi. Abbiamo organizzato, specialmente nell'Italia settentrionale tutti i nostri amici sulla piattaforma di un'intesa liberale~dcmocratica; non possiamo scomporre questa unità che ci è costata fatica •. I. L'organizzazione Quclle organizzazioni politiche che nell'ottobre 1922 si dettero convegno a Bologna per unirsi e fondare il , Partito liberale italiano , traevano la loro ragione di vita dalle necessità imposte dal_ sistema elettorale della P\Oporzio1.ale. Infatti, cos'erano, in origine e sino a1 1920 e 1921, altro che tante pianticelle prosperanti nel vago tepore di serra del Collegio uninominale? Veru1e nel '19 la legge infausta., e, con la legge, la folata dei voti socialisti e popolari, che portò, vento in poppa, nel porto moutecitoriale le grosse navi colme cli falci e martelli e sc:udi buu:yoo-crociati. Allora i vecchi padroni di quel porto degli incanti, capirono che il mare non si naviga più, altro che per diletto, con i remi e le vele, ed anch'essi pensarono a muta.re mezzi e sistemi. Ma. in quale modo? Le associazioni patriottiche, i circoli democratici, i «club> liberti.li, monarchici, costituzionali, progressisti e via, tutte, insomma quelle e riunioni > locali in cui si accoglievano i grandi elettori e i piccoli entusiasti galoppini, alla!rgarono la sfera della loro azione, o si riunirono in concordia più o men'o amorevole, e costituirono .1e organizzazioni provinciali. In al0Uue provincie il lavoro diede risultati considerevoli ed, ivi, le associazioni assunsero dignità ed aut.orevolez.za intrinseca quasi di partito, più che non di comitato elettorale. La provincia di Torino ebbe l'Associa,..ione liberaledemocratica, sorta dalla fusione dei tre g;ruppi politici, che nelle elezioni del '19 (essenzialmente due: il giolittiano e l'interventista) si erano picchiati sodo con furore ed accanimento veramente adeguato alla causa che li divideva. li terzo gruppo era quello del « partito economico > e cioè, in effetti, del Sindacato delPindustria, facente capo alla ,Promotrice industriale,. Tre anime in un cor,IX>,ricche di risentimenti e di sospetti c-ordialmente reciproci, ma salde a lotta;re, e con futtuna, il p,ericolo rosso ed anche il bi<mco, però con intendimenti cosi diversi da costituire una gradazione variopinta. Ebbe la sua e Unione Costituzionale , Novara. Primo uomo, l'on. Rossini, poi gli onorevoli Gray, Alice e Falcioni: cioè, un combattente, un nazionalista, un agrario, un nittiano (ex. giolittiano), i quali alla Camera, forse, ma per puro c::aso, votarono talvolta. concordemente. . Cuneo ci diede, r!,"ervato, diffidente verso il costituendo partito liberale, il suo , partito democratico,. Che il comitato elettorale di Giovanni Giolitti e satelliti avesse innalzato la pomposa insegna di ,Partito, era, ben si intende, atto logicamente intonato alla potenza dell'insigne uomo. Milano andò a Bologna bastantemente scissa in più circoli; Bergamo, u.nit.a..,con alla testa l'on. Bortolo Belotti, forte come il suo capitano Bartolomeo Colleoni. E incontro a lui scenderà in campo la schiera fascistico-liberale toscana guidata dallo spietato ed impavido onorevol~ Sarrocchi. Non immemore delle sue glorie la Liguria darà il gr. uff. Borzino con il suo forziere generoso. Per gli onori di casa Bologna non potè invero mobilitare molta- milizia, ma con tre forti campioni mosse ad incontrare i congressisti: un poeta, un economista ed un precursore, il professore Lippa.rini, il prof. Giovanni.Di e Giovanni Borelli, orazi felsiuei. Ma, per dire il vero, pochini dei deputati int.e.ressati vedevano di buon occhio il lavorio per la costituzi'one del partito e, quindi, il Con. gresso. Molti avrebbero preferito rimanere nel chiuso ortice1Io di provincia, entro il quale si può tacere o parlare, quasi sempre, in libertà, come si vuole, ai cavoli ed alle rape 1 senza sollevare le noiose questioni delle direttive, della disciplina cti partito et similia. Ìl Congresso di Bologna Bologna 1 la rosso--comunista del 1920, la nero-- fascista del '921, divenne per wi giorno, gialloliberale. Sfilarono per le vie della città le camicie kaki del novello squadrismo costi tuzio. uale. ·Chi volle il miracolo? I professori Giovan. nini e Lipparini giubilanti, chè, con simile giostra, credettero di assicurarsi la gloria di organizzatori presso i cari amici increduli del Paviglioue. A cornice ed a sfondo di tutto il congresso, stanno il mimetismo squadristico, col relativo giuramento, consegna di gagliardetto, madrina, parata, galloni e discorsi marziali, ed, in primo piano, i deputati salandrini, intenti alla montatura ministeriale di' Antonio Salaudra. Cade cosl, dal bel principio, il disegno, tanto sinceramente, quanto ingenuamente vagheggiato dai migliori organizzatori, perchè il Congresso piomba a capofitto dentro al pantano delle divisioni parlamentari, dal quale, essi credevano, poterlo tenere lontano. I deputati salandrini (gruppo pa,rlamenta.re liberale-democratico) con le rappresentanze delle loro sparute organizzazioni elettorali, la· cui influenza nelle loro regioni è ridotta a1 lumicino, iosom1na1 la destra storiea, :il liberalismo puro1 come essi dicono, è la vera sostanza reagente del Cougresso. Lancia.no costoro gli « eja > « eja » a1 nome di Salandra, tendono le braccia supplici, nell 'augo. scia dell'nltima speranza al nazioual-fascismo • ed urlano raca a tutto il resto, con atteggiamenti e discorsi che, sia detto senza gusto di ironia, avrebbero invero meritato, per la maggior parte, anzichè le pompose assise del sedicente Jib<"ralismo, 1'ambicnt.e piaz1..a.iolo di un comh...ielto pttbblico di provincia. L'on. F'az.io, tutto solo, a sinistra, si terrà iu braccio, con in tasca la delega dei suoi dodicimila voti, la (democrazia•, ben si intende giolittiana .chè la nittiana non si fa manco vedere. E tra q,uesto e quelli, tutte le gamme liberal-democratiche, il centrismo. La destra, con l'adesione cli una porzi011e del centro, vuole denominare il partito • liberale italiano•; invece l'on. Fazio ed i rimanenti centristi non vogliono saperne ed aspirano all'unione del , liberale, con l'aggettivo « democratico 11. 1ndc ira e. L'lng. Corrado Gay lvla qual'era la concezione organjzzativa e politica del capo del centrismo, il presidente dell'Associazione provinciale torinese, il grand 'ufficiale iug. Corrado Gay, firmatario, con il dott. Mascagui 1 grossetano, sarrocchista, del proemio.programmatico, la magna charta del costituendo partito, compilata dal prof. Giovannini? L'ing. Corrado Gay, organizzatore di ottima ed attiva volontà, pronto a.i sacrifici più duri per il partito cui si è vota.'to, aveva fatta sua, in ciò sorretto, è doveroso riconoscerlo, dal1'approvaizone di uomini a ltù superiori per dottrina e talento, una vecchia idea fissa di Sidney Sonnino. Ricordate? , Vorrei che la mia voce potesse chiamare a raccolta tutti gli' uomini di buona volontà liberali e consePVatori ad un tempo - ciò ne.I '97, Gay• nel '22 dirà demo-. cratici e liberali - perchè si organizzasse un grande partito, che, per combattere efficacemente il socialismo ecL il clerica.li,;;mo, si pr<:r ponga un programma ... , ecc.>. E, ad anima persa, s'era, posto a fare le addizioni, le quali, però, in, politica non riescono cosl facili come in aritmetica; e ciò che, in particolari. condizi~ ni e nei ristretti limiti elettorali d'una provin. eia, pnò riuscire possibile ed' utile, non è a dire che sia da generalizzarsi nel campo più Vl!S·toe complesso della Nazione. Quanto al prog:ramma l'ing. Gay, politico pratico, badava bene a mm impelagarsi nelle acque turbinose e fredde delle rigidezze teoriche. Il modesto tracciato del proemio-programmatico, con il suo bravo decalogo, offriva la comoda possibilità dt molteplici frange a colorar zioni diverse. Da buon sindaco rurale, di mentalità piccolo-borghese, pa.reagli possibilissimo, sulla base negativa di un fronte unico difensivo contro il socialismo ed il popolarismo, dar vita ad un partito dalle braccia ampie quanto la misericordia divina, senza avversionli ed intransigenze invincibili, non alieno, cioè, dalle pacifiche intese contrattuali; una politica, che è poi in gran parte quella che costuma in Italia; un partito, semplice addizione di nominativi, senza tuti.tà moTale, specie cli legione promiscua, in cui la disciplina delle convenienze pei militi, che hanno fatto la firma, tien luogo dell'intima fede comune, che è Ia forza verace dei partiti, i quali vogliano non solo difendere ciò che riten. gono ne valga la pena, ma che intendono influire profondamente .oltrechè nel presente nel prossimo futuro e nel più lontano avv~nire. Benchè accorto, dotato di olfatt.o, non gli era, tuttavia, riuscito di scongiura.re, nè la coreografi.a. squadristica, per lui, amico del Presidente del Consiglio Facta, fra i benpensanti, particolarmente. ostica, nè lo scatenamento delle tendenze. Giolittiano, forse senza saperlo, incline ad wia vaga idea dem'Ocratica campagnola, se non ri usd, e non tentò nemmeno, colto alla sprovvista, di dar battaglia sui princip:ii, spiegando un indirizzo politico, si attenne ad argomentazioni del tutto seconda.rie; non attaccò, nè difese, negò il giolittismo della sua orgaa nizzazione, lamentò il p1~ocesso mosso alla democrazia, e, prendendo ardimento dall'ossequio che il Congresso gli adèlimostrava, per essere, egli, il capo dell'Associazione j'.liù forte e non priva di lauri, in'vocò, fra gli applausi platonici, l'unione sur « una base d'intesa, se non in linea programmatica assoluta, almeno su deter. minati punti che al Congresso sembrassero più im11orta.nti e di maggiore attualità ed urgenza,. Naturalmente, sai-ebbe stato necessario con mossa rapida, indicarli questi punti, abi1 1 mente trasceglierli, incatenare su di essi l'attenzione dei convenuti; ma di ciò ben ~e ne può comprendere il perchè, non fece nulla. L'On. Bortolo Belotti Chi tentò penetrare nella sostanza viva del problema, esponendo, sia pux di scorcio. la sua concezione centrista, fu l'on. Belotti, al qua.le toccò la sorte, a consolazione delle urlate dei migliori oratori in codesto genere di asseU:blee, d'offrire, ci{)è, alla pochezza dei minori, amici od avversari, la te1,ninologia. 1 le citazioni, i leiL-motiv, che da quelli vengono poi rimasticati sino alla nausea : « Le direttive del fascismo sono una parafrasi di quelli che sono stati costantemente i capisaldi del nostro programma. Contro il concetto socialista antiliberale della lotta di classe noi abbiamo contrapposto la collaborazione di tutte le classi. Dopo il '76, caduta la destra storica, nuovo e formidabile problema s'era presentato: quello del lavoro, non, sconosciuto a Cavour ed a Minghetti. Dobbiamo nel Sarebbe stato evidentemente necessario, che 1 'on. Belotti spiegasse, in che dovesse consistere la democratizzazione liberale, stabilendone, a chiari segni, j confini inviolabi1i. con la demagogia. Dire : ( Noi contrastiamo all'aspirazione di una parte del socialismo di collaborare con noi• e bollare di demag-ogica l'attività del P.P.I., era perfettamente logico da parte dell'onorevole Belotti, ex-ministro del gabinetto di coalizione social-liberal-democratico e popolare di Bonomi? Liberali puri Ma la destra aveva già dato la misura piena della sua avversione agli argomenti del centro ed a chi, soprattutto, se ne faceva banditore. Già il prof. Umberto Ricci aveva posto i suoi liberali punti puri sugli , i,. Avete mai letto il capitolo dedicato dal prof. Prato all'odiato gicmittis·mo nel suo saggio: « Tirando le somme>, scritt.o dopo l'avvento fascista? Con quei medesimi accenti parlò, allora, il prof. Ricci, ed, invero, le sue opinioni non erano disprez. zabili, nè apparivano infondate, dal suo punto di vista, le diffidenze per la democrazia , che si propone il connubio tra liberali e socialisti,. Piuttosto bisognerà rivederlo in seguito, questo egregio economista liberale, se non proverà orrore per J 'economia, v;a, pur essa, un pochino associa.ta dell'on. Mussolini; se, cioè, avrà la serenità di spirito per constatare che, tirando le somme, siamo come prima, anzi, peggio di prima. Non si dubiti che, già allora, codesto liberalismo puro meravigliò qualcheduno, specialmente quando, a sostenerne le sorti, sorse anche a parlare l'on. Gray, oggi fascista 1 ed, in quel periodb, come già dissi, uazi011alista della U. Costituzionale di Novara; il quale non escluse « la possibilità, in un domani prossimo, dell'incorparazione dei ua2ionalisti nel grande partito liberale•. Idee nette! In tanto e tale gioco di equivoci, il senatore Luigi Albertin1, quasi dubitando, si sarebbe detto, che la destra e la sinistra ed il centro acchiappassero senza riguardi le sacre idee per scagliarsele nella schiena come sassi, con il suo dissertare serrato e la sua dizione secca e cruda, espose la dottrina economica del liberalismo, che è una fede ed una legge morale. Disse la sua democrazia contro e le sovvenzioni marittime, i premi alla ma. rina mercantile, le tariffe doganali, i favori alle Cooperative, e tutto quel bagaglio di sfruttamento del consumatore e dell'erario, éhe rappresenta una forma spaventosa di corruzione quotidiana a destra ed a sinistra,. E pareva che volesse di.re ad ogni piè sospinto : ma che gente siete? siamo qui per truffarci, o per fondare un partito? Ma pensava ben ad altro che al liberalismo puro l'assemblea, ed egli toccò un solo tasto, e fu meno, perciò, quello che disse, di quanto avrebbe dovuto e saputo dire. Segnò una igienica pausa, tfua sosta., in quel tafferuglio oratorio, dal quale ne uscl malconcio • quel brav'uomo dell 10n. Fazio, vero capro espiatorio del Congresso, fedele sergente, ma, ohimè, nulla più che sergente, di quella benemerita e flagellata democrazia che, dotta.mente affermò, • da quarant'anni ha questa parte ha guidato il nostro Paese,. Mi affletto ad avvertirvi che i torinesi e buona parte dei lombardi non privarono il valoroso Pietro Micca, saldo aJla consegna, de1 loro appoggio, nel fragore della battaglia, 1a quale ebbe una tregua lunga, quando intonò il suo canto il prof. Giovanni.ni. li Prof. Alberto Giovannini Insigni le sue qualità oratorie. Non bad.ite al pensiero, prestate orFchio a1 suono della sua voce pastosa : essa vi cullerà dolcemente, v'inciterà alla lotta, vi commuoverà, vi farà sonidere, come la maschera visiva del compianto Ermete Novelli. Egli, delle sue virtù vocali, sa far velo al cauto pensiero. Il discorso che tenne allora fu buono e, dal suo punto di vista 1 abile. Propugnando 1'unione delle forze, con volo rapido e leggero, si prnfessò liberale puro, ma non ignaro degli errori della destra storica e dei meriti de1la sinistra; ricordò il connubio CavoUT-Rattazzi, Crispi, Sonni1101 e, con riverenza, il patriottismo di Leonida Bisso1ati, per contrapporlo, un morto contro ad un vivo a Filippo Turati. Si richiamò alla d~moc1~azia 1 di Giuseppe Mazzini, che è, disse, « essenzialmente antisocialista »; ed, infine, affermando che , la forza fascista deve trova.te un partito liberale che sappia disciplinarla nell'alveo della legalità e non lasci disperdere nella, negazione del passato tutto ciò che il passato ci ha tra. mandato di vitale>, trascinò tutte le frazioni del Congresso all'applauso. Ma che peccato e che sb-anezza però che il futuro segretario politico del neo-partito liberale, che questo valoroso mazziniano e liberale puro, che questo dotto cavouriano ed economista, tanto Yoglioso di svolgere 1a sua attività in Montecitorio si sia lui disciplinato, contro ]e intenzioni, neIÌa legalità del fascismo e del suo duce, durante la dura vigilia d'aspettazione, che corse dall'ottobre del '22 al 6 aprile del '24. Eventi umani. li vero volto del congresso Poniamo da parte le lotte di persona (I 'ostilità cli Sa1rccchi e dei suoi colleghi parlamentari verso l' on. Belotti 1 il quale, diventando ministro, uscl dal loro gruppo); la ripresa f.azic,;a del preteso monopolio patriottico sull'interventismo bellico da parte dei medesimi ; le paure perduranti del comunismo anarcoide; la crisi minbterialè latente; le debole-,,7,egovernative ed il disordine pnblbico. Kei. congressi pare che tutto debba procedere sotto l'impulso generico delle tendenze: a tutto si accenna e nessuno precisa. Ma il problema vero, agitante l'anima del congresso era economico-sociale e finanziario. La destra, quando urlava contro la demagogia, pareva intend~se dire: rum vogliamo la nominatività dei titoli, e Dio ci salvi dal diluvio collaborazionfata di sinistra. Pareva volesse prendere le sue vendette sul precedente congresso dell'aprile '921, primo tentativo di fondazione del Partito, in cui fu sanzionata, con un voto unanime, Ja definizione della proprietà, non come diritto, ma come funzione sociale, collaboratrice ciel lavoro. In quel congresso è strano che nes5uno avvertisse il pericolo, almeno dal lato della serietà culturale, di turbare il sonno della morta gente, d'invocare le tradizioni. Perchè è assurdo parlare di liberalismo puro, quando si cita la destra storica ciel Minghetti e cl.elio Spaventa, che vole-- vano l'esperienza dell'esercizio ferroviario di Stato e, su quel progetto, vollero procombere, con la loro parte, nel '76; quando non si voglia dimenticare che, proprio il primo, scrisse un trattato per dimostrare le attinenze che corrono fra la morale e il diritto e l'economia, concludendo, precisamente come il Gioberti ed il Mazzini, nelle necessità di limitare in varia guisa 1 'individualismo economico, merci: l'intervento statàle, in nome e di quel diritto e di quella moralità. Come si può esaltare il nome di Sonnino, la sua idea del grande partito, quando non se ne accettino le altre, che ne formano il contenuto, limpidamente esposte in tutti i suoi scritti e discorsi, e che si trovano riassunte u.el famoso • Quid agenàum f , Quel documento dei t~pi, cosi significativo, che rimonta al '900, ti offre il più vistoso piano di politica del lavoro e di socialismo di Stato che un liberale abbia potuto mai concepire. Sonnino pei suoi progetti nformatori di legislazione sociale, fu il teorico di Giolitti, il quale si guardò bene d'altra parte nella sua prudenz.a tattica o quietudine, di ten~ tarne l'attuazione completa ed a fondo. Era la fisima internazionalistica del proletariato socialista. impedimento alla collaboraziione, dunque? Buona è la tesi; ma le coscienze intuitive di cui si compongono le masse non senti vano, guerra durante e poi, che la classe dirigente borghesemanca di unità e forza moraJe? Ignora ,·ano che tutti i transfughi pastori del socialismo più o meno acenj.mo, violento, b1anquista, antipatriot1.tico, trovano tutti gli onori, le glorie e la fortuna in braccio alla borghesia scettica, avida e pavida, priva di correttezza e dignità? La parte più accesa della destra a1 congresso ben altro voleva che il liberalismo puro. Voleva, minacciata. nella concorrenza dal socialismo proletario, la stabilil.à del suo socialismo, il socialismo borghese, che ti fa dello Stato la società anonima per azioni della plutocrazia protetta bancaria, indush;a]e e agraria; voleva un liberalismo oligarchico, senza libertà; temeva una giustizia tributaria democratica; voleYa in una parola 1 il fascismo, ma, oh démone clell 1ambizione egoista, con i fascisti servi. In quel congresso tutto, o quasi, fu mediocre, acre, volutamente risrretto in angusti orizwnti. Come fondare un p0rtito senza stabilirne le direttive concrete in politica estera? Ecco un altro argomento di alta importanza, che avrebbe segnato un distacco chiarificatore fra liberalismo e demOC'I'aziada un lato1 e nazionalismo dall'altro. Nel decalogo fu accolto il principio della proporzionale, ma nel medesimo articolo si richiede il governo di gabinetto, con un'incoerenza evidente anche per i meno informati sul diritto costituzionale. Eppure il problema basilare di go1Jerno e di rappresentanza parriamentare mai, 1dal '19 in avanti, se eccettui il periodo che corredal '76 al1' 82, si dimostrò, in Italia, di una gravità sì eccerjonaJe. A Bologna sorge il P. L. I. ma, subito 1 ne fanno parte i liberali-democratici ed i dernocra. tici, sdegnati ed offesi. Tosto proveremo la du. rezza del loro metallo·. Il Sindacato industriale, con le sue vedette torinesi appostate, intente e mute a Bologaa, l'on. Mazzini a destra, l'on. Olivetti a] centro, ma in co11egamento, i politici economici, insomma, sorvegliano il maturare degli eventi, che sono prossimi, con qua1che preoccupazione, forse, che :Mussolini stia per instaurare un regime proletario o;colore. Breve l'attesa, felicissima la soluzione, il cui risultato supera le speranze: sgombra e sicura è la via dei trionfi plutocratici. I clissidenti cli Bologna accettano il nuovo salvacondotto politico, col nome di partito abbreviato. Tutti « piegano i ginocchi davanti alla storia che passa> : quelli che adorano, quelli che implorano, quelli che, nel segreto dell'animo, imprecano. Fra tutti quegli egregi signori del cong-resso di Bologna uno solo è in piedi: Luigi ..-\.lbertini. CRITO°'E PIERO GODETTI- Direttore.responsabile O.G.E.B. - Corso Principe Oddone, 34 - Tonr,io

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