La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 26 - 24 giugno 1924

102 eserd4'lre le sue funzioni se non facendosi strumento di modera1,jonc 1 di li1nitazio11e della proprietà; limitazio1;1e più o meno profonda a se~ conda del metodo o della tattica seguita, nonchè delle forze diverse in esso rappresentate. Alla opera dello Stato, che si realiz1.a aJlora con lllUl serie di vincoli legislativi, fa uect:ssario riscou. tro u11a progressi va assuuz.ione da parte di esso stesso 1 o di collettività che sorgono sotto l'~gida sua, di sempre più vasti compiti economici. Si è voluto distinguere il socialismo cli Stato nel socialismo considerandolo come una sua manifestazione particolare non necessaria; in pratica però ogui formazione socialista si riduce sem1prc all:1 creazione di un ordine acceub:ato regolatore dei fatti economici, si riduce sosta·u1.ialmet1te alla applicazione cli un principio sta. tobtra per cui la tentata distiu7Jone si mostra inconsistente. Di\·erso iuvece è l'orientamento dello Stato liberale; esso si pone ineqLÙvoco il problema della difesa della proprietà quaudo contro rii essa vengono svolte azioni violente, ma dconosce la legittiu1ità delle aspirazioni che la contrastano e a queste assicura la possibilì•tà. di affer. marsi; in alti-e parole, accetta nei rispetti della proprietà il piì1 ampio contrasto cli forze private concorrenti e come riijnta di stabilii·e a suo favore concljzioni pubbfiche di prìvilegio, cosl so1o in linea d'eccezione interviene con u11a opposi. zione di carattere 11011 contrattuale e privato a vincolarne la libera esistenza. )Jon v'è ragione cli opporre a questa formula4io11e l'ipotesi di una maggioranza elle appunto in virtù dei principii liberali 1;esca ad a.ffermarsi e ad imporre legalmente uua limitazione della proprietà. In tal caso, qualora fosse misconosciuto il diritto eventuolmente esistente delle minoranze cli possedere e quinèli di tentare una ricostruzioue sociale su basi diverse dalle nuoYt11nente costituite 1 se ne conclu~lerebbe che 1o Stato ha cessato cli essere uno Stato liberale, che la nuova forma sociale non si è affermata in tutto e per tutti come la più conveniente della precedente distrutta, che essa non è basata. -su una reale trasformazione piscologica individuale e collettiva. L'esperienza ci dice poi che è vano supporre di perpetuare l'arbitri0 perpetrato a danno delle minoranze, poichè nessuna forza. può impedire si affermino o prima o poi· quelle tendenze che possgno comunque trovare nel mou<lo economico una razionale giustificazione. Come abbi,,mo ricordato più sopra, lo Stato liberale si pone nei riguat;cli del problema fondamentale della proprietà e dei problemi che 1Je.d-eriva110 ,come garnnte clel libero esercizio delle :izioni private dirette acl esaltarne o a contrastarne la potenza in feconda gara di affennazioni concorrenti. Sappiamo che lo Stato moder. no tende ad esercitare funzioni positive, :id uscire da questa sua neutralità osservata rispetto alle fone delle quali esso stesso è espressione, a farsi integratore e regolatore de Il 'attività privata; poicbè però in Ìal modo determina, ruetliavte la sua attività ~nanziaria, un'arbitraria redistribuzione della ricchezza, poichè siffatta attività solo può essere g~ttstificafu dalla 11ecessità di raggiungere mete che trasc:efidono la normale capacit~ d.i affermazione dell'interesse pri. , vato1 soltanto il contrasto liberamente accettato cli tu.~te le affennaz~Òni indiv'iduali e collettive! manifestantisi in ogni caso seuza vincoli cli sorta, può garanti·re che le ·funzioni positive dello Stato vengano ùi fatto mantenute entro i limHi più convenienti per l'intera collettività. La. P1ù am,pia. Libertà politica per gli indi-v•du1 e pei L01'o aggruppamenti è fondamento primo quindi di_ un sano equ1fibrio economico. Fissato lo schema gene1·ale d~lla politka liberale nel pelì?1ettere ed, assicurare la più ampia libertà cli or()"anizzazione ed azione privata alle varie coalizi;ni cli interessi, vien fatto di chie. dere come possano agii·e le correnti avverse a quelle che fanno ca.po agli iuteressi capitalistici. A questo proposito non va dimenticato che esse già posseggono un organismo efficiente d1azione, il ~indacato. La storia più recente dell'organi7...- za1.,ione sindacale operaia, le sue tendenze moderne e Je -più antiche, se pur parziali e modeste, affermazioni ci dicono come esso sia di fatto istit4to P?lj,tico•ec~mpmico- il_ ,<;1.u.~leè allda~o via via adaf:'f:'a.ndosi alle concl1z10111che lo sviluppo della tec-nica e dell'economia industriale ba portate al1'ord1namento della produzione, non solo, ma alle di verse categorie di interessi che nelI 'a111b~todel corpo complesso che semplicisticame11t·,,.. -f' stato definito pro_letariato si vanv0esprimendo, tal Yolta con méte co-iuciclenti, tal altra opposte o dive1genti. Troviamo in esso tt110 strun1ento agile che, sebbeue non abbia ancora un ordi,uamento tecnico pei-fetto e sufficiente, perchè di fatto sino ad ora ha esaurito la sua energia nel chiedete protezione allo Stato, va ma.turando progressivamente uu sua proopria politica la quale non è rigidaIUente contenuta entro formule d~fiiùtive, ma certo ci• dà la più sicura esp,ressio1le cli una va,loutà di classe. E' vero però che non bisogna considerare la classe, secondo la tradizione volgare 1 come un tutfto omogeneo; sin tanto che il proletar~to è escluso da ogni partecipazione. al Gcvemo, aspira ad una presa d~ possesso. totalitario in virtù della quale spe.r,a di c1·eare sulle rovi-ne del passato l_\lla nuova forma di conviven7..a sociale. La classe allora può, sembrare qualcosa di defin.itQ, di im. mutabile, destinato ad, assorbire in sè ogni altra catego·ria e a risolvere fra esse, annullaJ1do11e le ragioni determinaitrid più profonçe,. ogni COll-- trasto. Se però, come avviene di fatto (e ciò è LA RIVOLUZIONE LIBERALE proclotlo tipicam<:ntc 1nodernc, del pensiero liberale) i I proletariato arri va a parte-ci pare al go- ,·crno portando in parlamento uoa maggioranza o una fo1-te minoranza, senza per altro aver an.- 1ùentale le basi lrad.bJonali della società, le nt-ccssilà della lolta costituenti il cemento che ren.deva invis~bili le ~p.arazioni fra Je <li\"C.,"'frie categorie cotnponenti la classe, cadono, e lascia110scorgere le profoJJde di vergcnze che le distinguono, distinzioui che tanto pili addentro incL do110 iJ bloc-co di mano in mano che gli intere;ssi che te:almcute ne agiscono gli elementi, col fatto nuovo Lrovano più o meno ampia tutela e moti vi dj rcaliz7.aziotJe. Il che non toglie ad ogni 1nodo che, considerato nel suo sviluppo storico, il sindacalo si manilesiti di fianco al partito che ne accoglie o gli dà i postulati, c0111el'organismo più efficiente della lotta cli classe. In esso appunLo lo Ststo liberale vede lo strumento più potcnle di azione privatistica co11tr0 le forze capi. talistiche; caposaldo della sua azione sociale è quindi non la tutela del sind.acarto stesso ma la garanzia del libero esercizio delle sue funzioni. Prinm di esporre quali logiche illazioni possano essere tratte da questa valut.1.7.,ionedel sindacato operaio, ricorderemo i1~bdentalmente che u.na constatazione analoga alla precedente può esser fatta nei riguardi della borghesia. Essa pure ~ ll.11.,,'l. formazione cli elementi <.Hs-paratiche possono avere uella difesa contro altri interessi coalizzali tendenze univoche 1 ma che necessariamente tendono a scindersi quando si ·tratti di costruire nuovi equilibri interni nell'an1bito della propriclà capitalistica. Non basta cl'allronde asserire che la prop,~elà di fatto non esiste per la maggior parte degli uomini, che c-ioè anche il piccolo prop,rietario non è che un proletario iu poten,.a cli fronte al rullo compressore della plu1 tocrazia accentrati-ice di forze seu1pre crescenti; vi è tatto un, orieutamento psicologico che lo distingtte e lo allontana da.I proleta1;0, e que&to motivo sentimentale non è che la manifestazione di una reale forza economica la quale, conscia cli sè stessi', non attende che gli strumenti adatti per affenna1:si anche contro la plutocrazia. In • tale forza è la ragione del perdw:are cli for,me prqduttive che l'acc~ntrame1vto capita]istico non riesce ad eliminare. La tecnica moderna della elettricità modifica sostat;lZialmente le conclusiòni che furono raggiunte seguendo gli sviluppi tecuico.econonùci della forza motrice data dal vapore. Questa è accentratrice e creatrice di proletari nella grande ofiì.cina, quella ci mostra la possibilità d~ un decen,t,amento dal quale potrebbe u,asçere, anche p,,r l'effetto concomitante del, procç:iso cli riqualificazione del lavorò che si va deter.minando nella -macchinofattura, un ~en9meq,o contrario e tale da rendtre ass~i più complessi quei rapporti sociali che oggi ancora sono schematizzati nella fonn,ll.Ù\ salariato-cayitalismo plutoèratico. • • Resta ad ogni modo acquisito che il sindacato, comunque possa essere mosso da tendenze politiche diverse, ~ .pel proleta.I;iato un'afma potent~ssinu,1 che1 usaU\ a doyere, può riS\>Ivere integraln;,ente i.I prob)ç_ma 9-ell-'azione delle masse coQ.tro i detentori del capitale. Tutto ciò specialmente quando sia basato sul riconosci.n,,ento della persolfllità giuridica delle OP:1?0steassociaz\oni, affinchè i vincoli contrattnali fra cli esse stabiliti di comune accordo abbiano il yalç,re che in ogni altro campo si dà al contratto e q\\incli alle conseguenze della mancata osservazione delle clausole in esso contenute. Quanto abbiamo detto ci permette una assai linù~ta valutaziope di quel corpo di norme che costituisce la l_egislazfone sociale e in generale della cosi detta politica sociale che dovrebbe essere sel)Jplice risultato dell'applicazione di norme coutraituali e, appunto per ciò, tanto più agile ed adeguata, non solo alle possibilità econom~che naz,io;.iali in generale 1 ma a quelle locali I;,a legge socia le non d.eye fissare la sostanza <lei rapporti tra imprenditore e salariato, lllc.'l soltanto determinarne la forma, così come la legge co111,1Uerc-ialeo civ~le non <là contenuto al contratto, ma l)e reg.ola il moclr- cun cni ~se, dbieue perfetto e capace cli viac:) 1a~·e l•· parli Si potrà obbiettare che in tal modo la difesa dell'operaio non può essere effetto che di una perenne 1;couquista di posizioni. Since~amente confessiamo di nc•u aver difficoltà alcuna ad accogliere questa illazione e che non ci commuove per nul-la la conseguenza che ne deriva 1 la mancata sicurezza cioè di ogni successiva conquista. Basta pensare cl1e anche le posizioni reputaite più sicure 1 perchè sauzio~te in ,testi cli legge nati dalle solenni affermazioni degli organi legislativi, restano lettera morta qualora urtino coutro w1 equilibrio ecouomiro necessario diverso da qttello che ha dato luogo al sorgere d.ella legge o quaudo cessi la vjgil;, sorveglianza e la decisa volontà di coloro ·che sono interessati alla loro applic.az..j011e.Si verifica in t.3:l caso quello che per una delle, più strenue rivendicazioni operaie è accaduto e slth accadendo: l'ora.rio ùi lavo.t'odi otto ore non ha la stessa i.dentiça applicaz.ione nei paesi u<;i quali una legge lo impone e in qttelli. nei qnali esso vige percbè accolto . cou ,ma c.Jausola particolar~ nei contratti collettivi. Si potrebbe anzi dire, senza tema d; S)llelltita, che negli ,tltjmi• e&so è applicato con m,,.ggiore amp,ieu.a, poichè la vigilanza degli operai è di neces,sità rigida e intransigente, mentre nei secondi questi, fidt!ciosi uella legge, nulla fanno per contrastare serianle)lte l 'eman3;:.Zionedi nor• me che derogano a '!,uelle in essa, sanzionate .La legge di· fronte. alla. comples,;ità del fenomeno produttivo non può• limit:µsi a stabilire w.,, prlnClpio generale, ma deve intervenire ogni qualvolta e,;so richieda una prudenziale applicazione od c-slensione. Tutto si riduce quindi ad un gioco rii scaltre-1,za in virtù del quale o si sa CO'll,- vincerc il poli-tico1 incompetente per definizione, della 11ecessilà <li una deroga alla legge ste.ss<J, e h s.1ottiene, o si sa uelle norrn.e emana.te far rienlrare il caso specifico che sta a cuore o viceversa. Se si volesse sostenere che è comp;to del sin.d.ac:,Locurare che la applicar-ione della legge e la sua interpretazione avvengano senza danno degli interessati, si verrebbe a confennare quanto più sopra dicemmo e sostandalmente ad ammettere che, poichè il problema trova sol.tanto soluzioni che sono temporanei equilibri di forze, tanto vale il sindacato si crei la sua legge nel conlratto ed abbandoni la fisima cli farla nascere e garantire dallo Stato. :\ lla luce di queste considerazioni non ha cvidentc1nc·nte ragion d'essere una distinzione legale lra sindacato libero ed obbligatorio. Lo Stato si disjnteressa della cosa, nè interviene a coslringere comunque ] 'operaio ad aderire all'una o piultosto che all'altra organizzazione. Queste, solo con la fof7..a del numero potranno imporre coutraltualmenle alle padrci11ali Pobbligo d1accogliere op,,rai sindacati piuttosto che liberi. Diventa pure inaccettabile, per natural conse.. guenza, il principio della obbligatorietà del contratto di lavoro anche per tutti gli impren.clitori e salariati che non fanno parte delle opposte organiz'l..azioni contraenti (incidentalmente diremo che il governo rascista si propone- di patrocinare siffatto principio soltauto per valorizzare i contro.Lti stipulati cl.alle Corporazioni sindacali le quali teJ.1dono a raggiungere il monopolio dei r'appo1ii con la Confederazione Generale dell'industria). L'obbligo di osservare il contratto cli lavoro è un puro e semplice problema di disciplina iuter'na di ciascun gruprpo sindac.alc verso i componenti del sindacaito avverso. Le federazioni indusb·iali saranno dalla pressione delle operaie costrette a radiare dal novero dei loro membri l'impresa che rifiutasse di sottostare al contratto stipulato dalla fe<lerazfone stessa; d'altra parte l'industriale libero potrà- essere dalle forz.e operaie coalizzate costretto ad accettare il contratto al., quale ha creduto di sottrarsi evL tanclo di entrare a far parte della federazione padronale, a meno che condizioni locali rendano conveniente ai lavoratori stessi di accettarne uno diverso. La concorrenza fra i diversi sindacati ci fa sicuri poi rlella possibilità di raggiungere in ogni contratto quelle condizioni che ·rappresenJtano, nel periodo cousiderato 1 il più conveniente equilibrio fra gli interessi del capitale e del lavoro. Gli operai d'altroude possono sempre ordinare, con Pappoggio delle rispettive organizzazioni di resistenza, quelle inJprese cooperative che essi reputano atte a vince.re le capitalistiche in una feconda garà economie.a. Le Banche del lavoro che vanno sorgendo "dimostrano che la classe operaia potrà trovare in sè stessa forze autonome sufficienti e che il problema del suo avvenire non sta nello st1"appa1·e allo Stato pri,vilegi, tutela, e mtificiose difese, nelJ!im_porre altrui limitazioui legali delle quali nç,·n si possono conoscere esattamente tutte le _possibili ripercussioni negative, 111f.1 nel far meglio e nel saper valorizzare la forza indipendente della quale dispone. In una concezione politica liberale quale abbiamo rapidamente delineata, si inquadra anche il grave problema. del controllo operaio 1 della partecipazione cioè della classe lavoratrice alla direzione economica delJa produzione. E' innegabile cbe1 in funzione de·l loro sviluppo coliturale e • tecnico 1 i lavoratori valutino sempre più esat. tamente l'importanza della loro funzione nella fabbrica e intendano quindi coutrollru·e gli effetti utili che 1'imptesa raggiunge per ottenere ade. guato compenso. E' vero d'altronde che l'imprendit01·e, in quanto sopporta l'intero rischio dell'opera sua 1 gius•tamente intenda ridurre i suoi doveri verso i salariati al limite imposto dalle condizioni del mercato per la merce-lavoro. In te::;i generali riterremo che gli operai i quali desiderano, partecipando al rischio delPimpresa, migliorare la propria posizione, potranno farsi essi stessi imprenditori con una delle fanne associate che ormai ben si conoscono; nulla però impedirà eh 'essi raggiungano. il loro scopo nell'impresa capitalistica qualora le loro forze sin• clac.aii 1iesca110ad imporre coutrattualmente una qualsivoglia forma di controllo o di partecipazione che sarà necessariamente conveniente anche per l'imprenditore, o altrimenti non sarà. .'-\naloghi crited ci guidano nel giudica.re altri fatti nell'ambito della politica sociale. Vedremo ad esempio cl\e il principio fondamentale che scaturisce dalle premesse liberali è quello della assicurazione libera; la libera mutualità deve essere la mèta, nè a questo proposito si possono solle,·are eccezioni prendendo in considerazione Poppo\tun.ità di far partecipare l'imprendttore al pa~amen;to del premio d'assicurazione 1 poichè ciò è compito del sindacato nell'opera che esso deve· svolg~re per la fissazione del salario. 'Al! 'opposto invece si. potrà ammettere debba lo St.~to esercjtare tutte le funzioni di politica s_anitaria anche nel campo del lavoro. Esse si 111.a;1ifestanoes-senzialme~te con· n,tti cli c:onlroll.o e no~ gli attribuisco~o alcuno dei compiti positi vi spettanti all'imprenditore; altrettanto si dirà JJ".1' quello che si rifedsce alle opere a carattere assistenziale che possono sempre essere co1npe-ndi,o cli n.na az.iotlli pubbJ!ça. Siamo partiti da w1a_clefinizjo11ç fondamentale e abbi:µno visto come da es,;a. stessa nascono immediatamente nwtivi di differenziazione della idea e della prassi liberale da quella socialista; non neghiamo che quest'ultinea possa, in determinate contingenze accettare della prima i prindpii poichè essi non pongono nessun limite allo sviluppo sociale e solo tendono a rendere questo perfettamente consono, aderente e adeguato alle condi,,ioni storicanuc-nte mutevoli della società; ma non possiamo ammettere che il socialisnw ne accetterebbe tutte le logiche conseguenze e applicazioni qualora potesse dare, con la conr1uista del potere, alle forze operaie nna sicura prevak-n,.a nella fissazione dei rapporti con le capitalistiche. In un periodo di transi,Jone verso più radicali ri(orme queste verrebbero necessariamente, in piena coerenza colle premesse dell'azione socialista. oppresse da una serie di disposizioni coattive e limitatrici fissate a fa.vore dei sindacati secondo piani cli realizzazione arbitnlri come sono tutti quelli che nascono da un.a volontà negatrice del principio della libera concorren7..a, principio che, ripetiamo, non ha tro-- vato uella storia integrale appliea.zione, per cui è vano dichiararne fondatamente il fallimento. RICCARDO BAUER. Confidiamo che a queste domande deU'amico Bau.er siano per rtspondere subttamente i nostri amici socialisti. Intanto u1ta riserva ci senibra necessaria. Le basi ideali de! socialismo non s01W risp_etto al liberalismo nel contrasto i-nd.1catoda Bauer. Tutti e due sono figli dell';,,,,/,usf;ria!ismo, sano fenomeni della lotta pontica. Se si risale al marxismo e si fa una critica del bagaglio ecanomico collettivis ta si finisce per trtn:are un terreno comune. J dissensi sussistano piuttosto tra il nostro marxismo e !' interpretazione positi-ui.sta, statalista che ne d1edero i socialisti del 'go-'900. E appunto per ciò i! do-vere di Ri rnluzione Libffale potrebbe essere di creare o di aiutare delle tendenze di gicrvani che si assu1nessero il còm,Pito di ringio. 11anireil partito socialista, di metterlo a W1itatto con gli ult1-1ni -venti anni di cultura· con.tempo-. ranea. La disrnssione che oggi apriamo potrebln p-rop_orsi questo scopo. II prossimo numero sarà dedicato alla "ita e alle opeie di Giacomò .Matteotti. PIERO 60BETTI - Editare TORINO • Uia XX Settembre, 60 È uscito: VI'.\CEKZO cE::-;-To IO E ME ALLA RICERCA DI CRISTO con prefazione rli A. Tilgher. - L. 6,oo. G. B. l'ARAVIA &, C. Editori ... Librai - Tipografi TRINO • MILANO - FIRENZE- ROMA • NAPOLI- PALEIMO Biblioteca di Filosofia e Pedagogia F. ALENGRY L'EDUCAZIONE su le basi della Psicologia e della Morale. Prefa~ione di Luigi Credaro. • L. i4,00 Il libro dell'Alengry, che è presentemente il testo di istruzione professionale più usato nclle scuole n01mali francesi, nacque dalla riforma compiuta in Francia allo scopo di provvedere all'istruzione professionale de' suoi insegnanti primari e secondari. l,uig1 ·credaro, autorità indiscussa in quest'ordine di studi, che fece conoscere il volume del- !' Ale.ngry in Italia, confessa d'averlo letto d'un fiato ,come un romanzo. «E', conclude, il primo libro di pedagogia, tra quanti conosco, che segua e pratichi abilmente le norme della pedagogia"· L' ispirazione di questo libro è moderna, schiettamente razionalista e democratica ei viva di moralità. Esso si propone di giovare all'educazione professionale dei futuri educatori del popolo, dando loro consapevolezza chiara a piena della d·ifficoltà del loro compito.

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