La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 17 - 22 aprile 1924

~llll,f!J~,, I u~vo.;, 1--L> ■ •• - CONTO CORRENTE POSTALE RIVISTI\ STORICI\ SETTIMI\NI\LE DI POLITICI\ ESCE Diretta da PIEROOOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 IL MARTEDÌ Abbonamentoper il 1924 L. 20 - Per un semestre L. IO • Estero L. 30 Sostenitore L. 100 - Un numero L. 0,50 CIJi riceve uo ouroero <li saiiio 11ooo ioteo<le al>l>ooarsi r11spioia il iioroale, altriroeoti !,!li cootiou11reroo l'iovio e <lopo uo ro11se provve<leremo a.Ila riecossieo11 ro<t<liaote tratta. Anno I II ,, N. 17 - 22 Aprile 1924 so M hl ARI o: Y. FERRAR" . Rivoluzione Liberale: Noi e le opposizioni. - G. LuzzATTO: Il problema delle ripnrozioni. - Uomini e idee: U. Y. di L.: Il aignor libertini. - p. g.: Gramsci. • G. .à.: Co»trlbotl alla storia d'Italia. - p. g.: Stato maggiore fazioso. - La vita -regionale: c. I.: I torinesi di Cori o Felice. - G. NAvAnRA-Cnan: Caso coloniche e case operale in Sieilia, NOI E LE OPPOSIZIONI E' giust.o ciò che scrive Santino Caramella: dieci opposizioni non riescono ad opporre aJtro che due parole al fascismo: libertà e democrazia; liberalismo e democrazia e viceversa. Ma, se è giusto, come rilievo di fatto, non vedo, in linea politica, che cosa mai avrebbero da dire di diverso, o eome il Caramella vorrebbe, di ·nuovo. Liberalismo e democrazia non sono frutti fuori stagione, in Italia, nè vecchie parole per esprimere idee consuma-te, per la buona e semplice ragione che in Italia (parlo del Regno d'Italia) libertà e democrazia non sono mai esistite nè in atto nè in potenza e liberalismo e democrazia non hanno mai avuto valore politico· attua}ei o, comunque, moderno. • Mi fa meraviglia che iJ Caramella si meravigli di sentir risuonare nell'aria vecchie canzoni. Vecchie, certamente, per lui, per Monti, per qualche altro: per pochi altri. Ma nuovissimei per la maggioranza assoluta degli italiani. Mi sembra, anzi, che le opposizioni - senza volerlo, forae - siano state bene inspirate quando, invece di lanciarsi alla scoperta di qualche nuova formula che servisse di antidoto al veleno fascista hanno accettato la lotta sul terreno che il fascismo medesimo proponeva ;e come quesl-9 parlava a tvtto spiano di antiliberalismo ed antidemocrazia si sono messe a ripetere per tutti i toni che lo Stato italiano è liberale e che il popolo italiano è democratico. Gli oppositori intelligenti ed in buona fede, cioè i veri oppositori, debbono sapere benissimo che nè l'una. affermazione nè l'altra risponde a verità. L'o,rganizzazione dello stato italiano - dallo statuto albert,ino, alla legge elettorale politica - non è quella di uno stat-0 liberale; e le aspirazioni di quei ceti che, fino a ieri hanno tenuto, nella politica attiva, la rappresentanza della democrazia - erano sostanzialmente, antidemocratiche. Protezionismo, monopolismo, accentramento, sono la negazione della democrazia; ora tutti s--:i.nno•che proprio queste tre forme erano l'apice dei desideri " democratici " dei partiti italiani democra. ticissimi. Ma gli altri si sforzano di imparare la nuova canzone; tanto nuova che pochi provano a cantarla e che nessun organetto la suona al canto d'eille vie! E pure, proprio questa è la canzone che bisogna imparare,! Le parole sono vecchie è vero; ma tutto ciò che l'opposizione potrà dire e fare sarà, necessariamente, nuovo ! Tocca ad essa dar vita, per la prima volta, ad una coscienza , costituzionale e liberale; ad esse tocca il ~racciare le linee di uina organizzazione delle libertà; cioè di una organizzazione demo" cratica. della vita italiana. Jntanto siamo già lontani, se Dio vuole, dal tempo- delle combinazioni e della ,. pappa fatta». Essere oppositori vuol dire aspettare e lavorare, lavorare ed aspettare. Sacrificio ed esperienza di sacrificio. Altre due parole che non significavano nulla e cominciano ad aver qualche significato. Ed essere oppositori significa an: che esser obbligati a riviveire la storia del popolo italiano e dei suoi istituti politici. Anche se quest'opera debba avere' le lacune e le insufficienze delle dottrine eilaborate nel tumulto e tra le difficoltà dell'azione, non sarà per ciò gieno opera formativa ~elle coscienze italiane. ' •Libertà e deimocrazia'. Vecchie canzoni nuovissime. Tra i qiolti ç\he le 'sapevano o credevano cli saperle a memoria, ce ne sono rimasti ben pochi che provano a riecheggiarne il motivo. E cantano, in fondo, una altra canzone. Poco importa se pure credono che sia sempre la stessa e la più vecchia. Pur che restino persuasi che è, ancora, l\l più bella di tutte. Del resto non mi pare che il Caramella .sia nel vero quando trova che le opposizioni si impuntino alla « funzione squisitamente politica dello stato legale"· Non fosse altro per fare intendere cosa sia e in che consista questa funzione sono già andate più in là. E' parlando che molta gente riesce a spiegarsi. Non nego che molti oppositori pro- .. nuncias.sero le parole di libertà e democrazia come motivi verbali in una lotllta politica. Ma. si sono accorti che le due parole esprimevano un'idea. E chi ha un'idea ci si aJie,ziona e la difende. Per la prima volta in Italia l'opposizione difende un'idea. Ring-raziamo Iddio, caro Caramella, ringraziamo Iddio. MARIO FERiRIARA. Il fascismo nega - nella sovranità parlamentare - il segreto della monarchia italiana; che è quello di esseire, come del resto le vicende del Risorgimento imposero che fosse, una monarchia rappresentativa e non una monarchia costituzionale; e praticando fieramente il protezionismo, iJ monopolismo e, l'accentramento realizza il più. vasto Bisogna fare sin d'ora ·un rLlievo storico pre,. ciso sulla natura e sulla genesi delle opposizioni esperimento di democrazia diretta che sia al fascismo. mai stato tentato in Italia. Le contingenze D~ fronte alla marcia su Roma nacquero impolitiche obbligando Mussolini a .combinare mediatamente almeno due aµtifo.scismi. Il primo insieme i due sistemi, senza possibilità di era la resistenza dei battuti dal colpo cli Stato: · : Pantifasdsmo, per intenderci, dei vecchi democonvenienti mascherature e d'i delicati tra- cratici e liberali che era,no stati ministri O mipassi, hanno portato all'unico possibile ri- lllisteriali nel dopo guerra e dei filofascisti cl.esultato: la dittatura plebiscitaria. !usi. Per la ragione logica, intima ad ogni lotta L'impostazione cli questi oppositori era squi5ipolitica, i veri oppositori dovranno ora tamente parlamentare. Essi no,:i se11tiva.nouna " creare " il vero libe·ralismo e la vera· de- repugna.nza cli nattlr'a verso i vincitori, era.no assolutamente alieni dal lavorare per un'altra gemocrazia italiana. E' certo che se le due pa- nerazione, provava.no sopratutto ira e dispetto role dovessero restar nient'alitro che parole perchè i loro calcoli era.no stati sventati e si il governo fascista avrebbe facilmente ra- vedeva.no sfuggir di mano il potere. Era !1llO gione delle opposizioni.· Ma non è possibile stato d'animo generale che persino Sala.ndra e che ciò sia. Le opposizioni agiscono ora.mai Giolitti condivideva.no. Non si trattava di oppositori, ma di disorien,- più che su un terreno, politico, su un terreno tati. Nessuno si rendeva ragione della situazione di.antitesi storica: il rivolgimento de1le co- storica che veniva a sboccare nel fascimo, si ilscienze, la crisi morale nella quale i] Cara- ludevano di trovarsi di fronte ad un fenomeno mella. vede - ed io convengo con lui _ la ])<l.SSeggero,che si poteva vincere con l'astuzia, con cui era opportuno trattare, collabora.re, metvera opposizione le muove risolutamente tere delle pregiudiziali pei· negoziarle. alla ricerca delle nuove basi e, diciamo, an- Uno dei capi del1'opposizione, corteggiato da che, dei nuovi metodi di azioni. Fino ad Mussolini perchè si decidesse alla conciliazione, oggi gli sconfitti sono i libeirali ed i demo- faceva rispondere cosi: si sciolga la milizia na,. cratici fiancheggiatori e collaboratori. E la zionale, si ristabilisca la legalità e poi potremo trattare, collaborare, magari sacrifi.carc:ii.Un:a vecchia canzone della libertà e della demo. ri.spositaassolutamente mussoliniana. E infatti la era.zia ha annoiaito oramai - in bocca loro critica dei giornali e degli uomini che il nostro - perfino i compagni di viaggio elettoral~. Ferrara difende era tutta ttna critica tec:nica, .e, ut?.a collaboraz:ione effettiva, che si sforza.va cli determinare un. programma perchè Mussolini lo clavesse poi accettare, accettando anche gli ue>- mini momenta.nea.me:nte banditi. Xessuno dei cosi detti democratici e liberali aveva capito che Mussolini non si poteva legare con i prngrammi, che egli avnhbe tradito tutti gli accordi, e dominato tn.tte le competizioni sul terreno de11'astuzia i che occorreva smascherarlo con un'intransigenza feroce preparando con l'esem.pio una situazione storica in cui l'effettiva lotta politica rendesse impossibili . i costumi del paternalismo è le dittature plutocratiche mascherate di dittature personali. Questo era il vero antifascismo, era la vera politica del!'opposizione. Ma nessuno ci contraddirà se ·affermiamo che soltanto la Ri'Uolu.zi01i,: Uberale seppe porsi sin cl.aprincipio su questo ,f<:,:reno.Non ci fu nei ,primi mesi altra opposizione cosi disperata e inesorabile al regime e a Mussolini. Combattevamo Mussolini come corruttorei prima che come tiranno; iL fascismo co- •me tutela paterna prima che come dittatura; non insistemmo sui lan1enti per la mancanza della libertà e per la viole:nza, ma rivolgemmo la ne>- stra polemica contro gli italiani che non resisteva.no, che si lasciavano addomesticare. Ofirim1no una diagnosi della immaturità economica. italiana che s; accompa,,,<TUae determrina l' i.m.m.atu.rità d:ella lotta poldtica e la scarsa dignità persot,ale. Se questi motivi, riguardati dai più come un paradosso, sono ora diventati luoghi comuni, se la Ri'Uoluzione Liberale che voleva essere solo una piccola rivista clandestina, di. pensiero, è ora letta e: discussa dalle opposizioni liberali e democratiche, noi non abbiamo altra colpa che di"'-llverl; elaborati -e ripe.tati sino alh,, noia. E' vero quìndi che molti liberali e d:emocratici di {ree:chia maniera sono venuti introducendo uell1abitudine e negli schemi antichi qualcuno dei nuovi concetti della rivoluzione liberale ai quali accenna Ferrara. E' vero che se prima invoca\·ano Ja libertà per poter' patteggiare e giocare 1\1usso1ini con l'astuzia, hanno finito per vedere al disopra di questa libertà-m.etodo una .libertà come valore assoluto e dignità umana e principio di lotta politica e di formazione dei parti ti. Il conservare la di,ffidenza cui accennava Caramella verso questi m10vi convertiti è perfettamente legittimo. E prima d:i tutto coerente con le nostre premesse se appena si pensa che il nosho antifascismo ha sen1pre rifiu!:alt'ole piccole cousi'derazàoni tattiche, i piccoli giochi pers.o,mli. Se i I fascismo è il p,rocJotto cli una cri&i storica deve rimanere ferma la necessità di una .critica e di una scelta tra gli stessi antifascisti. Noi rifiutiamo di far causa comune con tutti i nemici del regime, e non pensiamo di batter lo con }e coalizioni e 1e crisi ministei·iali, ma con la soppressione delle radici che lo hanno generafo. Anche se la nosha dichiarazione potesse ve,. nire fraintesa noi insistiamo a dire che combattiamo in :Mussolini, ingigantito, il vizio storico -eh~ 1·ese possibili in Italia i fenomeni Dep,retis e Giolitti. Certo i vecchi liberali e democratici. non possono accettare integralmente questo linguaggio. Per quelli stessi che giovanilmente e, ammirevolmente rifiutarono ogni accordo e ogni complicità col fascismo bisogna chiruire che la loro resistenza presente è una liquidazione e una condanna del loro stesso passato ministe.iiale e tra,. sformistico. Solit!anto con questo esame di coscienza noi li possiamo accettare compagni della nostra lotta: rivoluzionaria. Non si può trattare della difesa di un passato, del rimpòa.nto di una posizione perduta : non si può trattare di ripetere le vecchie canzoni. Il fa.scismo ba avuto almeno questo merito : di ofhire la sinitesi, spinta alle ultime interfe,. renze, delle storiche malattie italiane: retorica, cortigianeria, demagogismo, trasformismo. Combattere il fascismo deve vole.i·d!ire rifare la ne>- stra formazione spirituale ,lavorare per le nuove élites e per la nuova rivoluzione.. Il fascismo è il legittimo erede della democrazia italiana eternamente ministeri'ale e conciliante, patlr'osa delle libere iniziaitive popolari ,oliga,rchica, parassitaria e paternalistica: Orlando e De Nicola era.no nel listone con pieno diritto e i,n perfetta parità di spirito. Quando l'opposizione parla di democrazia e di liberalismo deve sapere che lavora per il futuro, contro corrente; deve sapere che il fascismo è il governo che si merita un' Italia di disoccupati e ' di parassiti ancora lontana cl.allemoderne forme di convivenza democratiche e liberali, e che per combatterlo bisogna lavorare per una rivoluzione integrale, del! 'economia come delle coscienze. LA RI\'OL UZIONJI LIBJIRALE IL PROBLEMA DELLE RIPARAZIONI Il rapporto Dawes ba avuto la fortuna del tutto ecce-àonale di esser accolto con favore, • pc,-r lo meno senza gravi ostilità, cl.a nna parte e dall'altra del Reno. Dovremo dedurre da questo risultato inatt.es• che gli esperti banno avuto questa volta la virtù quasi sovrumana cli risolvere quella specie di quadratura del circolo che è il problema delle riparazioni? Indubbiamente a determinare quella impressione favorevole hanno contribuito molti elementi del tutto estranei al contenuto del rapporto. Ha influito favorevolmente su vinti e vincitori la partecipazione ed anzi la funzione direttiva assUll.ta dagli Stati Uniti nell'inchiesta ece>- nomica, poichè nel rinnovato interessamento d.tlla ricchissima repubblica nord americana al risa. namento della economia etlr'opea si vede una pre>- messa di quei larghissimi crediti alla Germania che sono il solo mezzo per avviare ad. una rapida soluzi'?ne il problema delle riparazioni. Oltre a questo motivo comune ba forse influito più di ogni altra cosa sulla opinione pubblica germanica la proposta di una nuova.moratoria e di un prestito immediato di 8oo milioni di marchi-oro; mentre in Francia è stata accolta con favore la rinuncia dellà Commissione ad esprimere il proprio pru·ere sulla cifra totale delle riparazioni e su tutto il lato politico e mili~ della questione. nb indipe:1dentemente da questi pregi estrinseci e da queste interpretazioni contradditorie, non vi ha dubbio che il programma tracciato dagli esperti contiene in sè alcuni elementi che giustificano il favore con cui è stato accolte. Questi pregi intrinseci io riterrei di doverli vedere non tanto in quello che il rapporto, almeno nelle sue conclusioni comunicate alla stampa, dichiara esplicit.amente, quanto in ciò che esso lascia int?aYveclere, tah-olta. anzi in contraddizione colle sue stesse parole : nel cara,ttere cioè delle prnposte per cui si viene effettivamente a fissare in una cifra ragionevole l'ammontare complessivo delle riparazioni, e si cerca il mezzo cli rendere questa somma totalmente esigibile fin dal quinto anno dopo l'accettazione del progetto. Il. rapporto - è vero - affaccia l'ipotesi che dal quinto anno in poi la Germania oltre ai 2500 milioni di marchi oro, considerati come normali, possa pagare annualmente anche un suppleme:nto basato su di un indice di prosperità. l\fa è ben clifficile ammettere ch,e uomini, i quali han rivelato in tutto il resto t1ll. cosi vivo se:nso della :i-ea.ltà,a6biano affacciato sul serio una proposta tanto u.topistica, destinata a ritogliere per sem- •pre ogni possibilità di risolvere lo spinosissimo problema delle riparazioni. Non solo infatti non si riesce a vedere quale potrebbe essere l'aute>- rità imparziale la quale di anno in anno determinasse, con metodo rigorosamente od anche approssimativamente scientifico, !'in.dice dì prosperità; ma - quel che è molto più grave - non si può assolutamente concepire un paese, il quale concentri tutti i suoi sforzi per aumentare la propria produzione e migliorare la propria situazione economica, sotto la minaccia che questo miglioramento serva ai pochi creditori per aumentare illimitatamente le loro pretese. Sembra perciò molto probabile che quella pro-- posta sia stata affacciata soltanto per tacitare quella parte più intransigente dell'opinione pubblica francese che non ha mai voluto sentir par. lare d'i una riduzione della somma globale delle riparazioni; ma che nell'affacciarla gli esperti siano stati mossi dalla speranza che, una volta superate con tale espediente le prime ostilità, la maggioranza degli stessi francesi finisca per con• vincersi che le sole proposte utili e pratiche son quelle che permettono d'i capitalizzare subito le annualità che la Commissione ha indicato come normali. Tutto il resto non è che utopia od ostinazione, destinate a mantenere all'infinito uno stato cli guerra latente, rovinoso per la Francia non meno che per la Germania. Delle annualità normali, fissate, come s'è detto, dalla Commissione nella misura di 2500 marchi-- oro, corrispondenti, al 5 per cento senza quota di ammortamento, ad un .c<apitaledi 50 miliardi, s:i potrà discutere se sia stato òppontuno addossarne una metà soltanto al bilancio ordinario del-

66 lo Stato, e l'altra metà per una parte (66o milioru) all'azieuda ferroviaria, e per l'altra ad una imposta sui trasporti (290 milioni) e sulle indu- •tne (300 milioni). Ma assai probabilmente quella distill7ione è »tata suggerita dalla necessità di provvedere alla raccolta immediata dei 40 o 50 miliardi di marchi oro con due prestiti distinti, cla collocarsi l'uno all'interno e l'altro all'estero. Coi 1250 miliardi tratti amuw lmeute dal bilancio orclinario dello Stato si dev'esser previsto di provvedere agli interess.i di uu prestito interno pe1-pctuo di 25 miliardi; mentre i banchieri esteri potranno fornire i restanti 15 o 20 o 25 miliardi con un prestito e.mmortizzabiie, solla.nto a condizione che esso trovi una garanzia reale, rap,p1·escnlat.a. da. u.ua ipoteca ~ugli impianti ferroviari ed industriali o da un pegno sttl. reddito dei trasporli e stti pro-· fitti delle industrie. Intese in ques~ se11s0, cioè con1e fissa.1..ionedf!- finitirn del debito della Germania e come mezzo per ottenere, per la via di due g1'andi prestiti, il pagan1ento imn1ediato cle1l'intera somma, le proposte della Con1missione devono essere apparSe o.ccettabili a qttella parte dell'opinione pubblica tedesca, la quale iu buona -fede rkonosc.a la necessità di non sottrarsi totalmente all'obbligo delile riparazioni e di liberare il proprio paese da una. situazione di incertezza e di minaccia continua, che finirà per mettere a repentaglio la sua stessa e,;jstell7,a. cli Stato indipendente. La Germania, è stato giustamente osservato nella relazione, con la sua recente bancarotta •i è quasi totalmente )iberata del suo debito pubblico pi-ebellico e del debito di gue1Ta, per una somma che alla fine del 1918 non doveva valutar- •il molto al disotto degli 8o miliardi di nwrchioro. ~on è dnnque per essa un peso eccessi\·o, quando sia superata la. crisi presente e sia definitivamente stabilizzata. la moneta, l'addossarsi i1 servi.zio di un nuovo prestito cli soli 50 miliardi per pagare le riparazioni di gtterra. E' Yero che la desti.nazione oggi richiesta sottrarrà completamente alla economia nµionale, i 25 miliardi che dovrebbero ricaYarsi da un prestito interno e che ad essa do\-ranno ptllre sottrarsi i 1250 milioni destinati agli interessi ed e.ll'ammortameuto del prestito estero. Ma, se si pensa che soltanto in qttesto ultimo periodo di precipizio ciel marco si è calcolato che siano inTestiti ali 'estero 8,5 miliardi di marchi-oro; se ii<i. considera la, rapidità con cui si era moltiplicato il capitale in Germania nel periodo della ~a massima floridezza industriale, e se ne deduce la probabilità che lo ~tesso processo si rinnovi quando all'industria ed aJ commercio tedesco siano assicurate le necessarie condizioni ùi •icurezza, di libertà e di tranquillità per.l'avvenire; si concluderà che non sarà diJfi.cile per la Germania crearsi in breve tempo le contropartite di eredità verso l'estero, che equilibrino la bilancia. dei stroi pagamenti. Per questo non è forse ottimismo eccessivo j] ritenere che l'adesione ufficiale di massinw della Germania al progetto Dawes possa essere stata in buona fede. Resta ora & vedere se gli/ Stati dcli 'Intesa, e la Francia in primissima linea, Togliano fare il passo decisivd verso la pace e la ricostruzione, accettando la limitazione delle riparazioni a 40-50 miliardi, facilitandone il pagamento immediato con la conseguenrt'e liberazione cli tutto il territorio germanico dalla occupazione militare; o se invece esse vogliano attaccarsi alla disgraziata proposta del supplemento annuale secondo l'indice di prosperità, per tenere indefinitamente la Germania sotto la mina.cci.a di nuove dichiarazioni d'inadempienza e di tutte le sanzioni conseguenti. _ Ma qui dalla finanza si ricade nella politica e non è d1 questa che io volevo parlare. GINO LUZZATTO. PIERO □□BETTI - Editore T□ RIN □ - Via XX Sellembre, 60 € uscito: ALESSANDRO D'ENTREVES ILFONDAMENTO D LLA FILDSOfl IHIRIDICA di G. F. HEGEL L. 7,50. Un'esauriente esposizioue critica. del problema della libertà in Hegel - .studiato nelle sue derivazioni da Kant e nelle sue conseguenze nel marxismo. Jmminenfe GAETANO SALVEMINI DALPATTO DILONDRA AlTRATTATI DIROMA ai prenotat01i L. 12,00. E' i,n.,lispensabile per comprendere La questione dell'Adriatico. Raccomandiamo vivamente questo importante ..-olume del più grande storico della nostra politica estera. Preghiamo g;li amici di lavorare attivamente per trovare p,·enotazioni e diffondere quest'opera con la maggiore larghezza. LA RIVOLUZIONE LIBERAL~ lJOMINI E IDEE li signor Albertini • Ebbene io affenno che non si può c,-,ntestare il diritto agli italiani ben pensanti di chiedere al signor Albecti,ti _ parlamentare, g1omalista e cittadino, dall'etichetta nazionale - conto della responsabilità che si è assunta col su.o atteggi.amento di pas,;ività nemica, al cospetto di una battaglia elettorale con cosl preciso significato politico. Credo che il fascismo italiano non dimenticherà tanto presto l'afironé-0 alla causa della pace interna e del trionfo delle forze nazionali, e-be detto signore, vittima di u11a presuntuosa e folle aspira;,Jonc politica, ha cousumato con freddo anituo domenica scorsa,. Quest.e sono frasi di una intervista concessa dal comm. Cesare Rossi, capo dell'Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio, al Corriere Italla·no. Xou potevano essere dette in w1 moniento più opportuno. L'esito delle clcz.ioui ern accolto con un certo sbalordimento, non si sapeva com-e far entrare nel coro degli inni osannanti la nota che seguaase il dispetto e il raucore per la \·otazioue milanese. Ora va bene : c'est la Jnute à Voltaire. Non solo a questo modo si fa la storia, che è operazione assai i1111p0.rtant'e e lusinghiera per i nuovi adepti alla fi1osofia dello sph-ito, ma si crea ptu-e quello stato d'an.imo - inducente ad a.z.ionL e a reazioni - che è quasi una riprova e una gi1.1.stificazione « a posteriori , de11'accusa lanciata. Il linguaggio - o il silenzio - del signor Albertini potrà d'ora in poi es....,;:,e,r 1neno temperato e guardingo, e servire a diffondere Lra « gli italiani ben pensanti • la persuasione che sia da puni1·e con estremo rigore « l'affrout',o alla causa della pace interna•· Incapaci di scoprire, degli eYenti odierni, 1e cause ultime ecl elementari, e di precisare, con sagace occhio clinico i loro responsabili autori~ vogliamo sorivere a commento poche note J-i cronaca (idealistica). Gli italiani ben pensanti, cbe sarebbero poi i borghesi, hanno letto le pao·ole clel comm. Rossi, e benchè inclini a prestar fede a una voce che si fa sentire su la soglia del potere, rimangono allibiti. Hanno conosciu,.. to il senatore Albertini come persona rispettabilissima, c,he è salito con indefesso lavoro alla ca,rica di direttore del più d'iffuso quotidia,no d'Italia., e s'è meritato, nel momento cui.minante della sua attìività e quando poneva tutta la sua forw di indirizzatore dell'opinione pubblica a.I servizio .di una causa altamente patriotÙca in età inconsueta.mente giovane gli onori èle{ laticlavio. Lo hanno visto sempre primo a rivendicare l'onore nazionale di fronte agli stranieri, e e-. saltatore anche i!n pat!ria di uomini, e cli sentimenti che tanto spesso, per ragioni di bassa politica, erano miscO'IlOSciuti o trascurati. In tempi calamitosi lo hanno inteso serenamente, ma a vo~te con cupa e profetica insisteuza 1 invocare il riprist'ino dell'autorità del1o Stato; e allorchè 'altri tentavano transazioni e e.ran pronti, a s'uperare pregi,uKliz.i e a offrire 1:a giustificazion storica di qualunque forma più offensiva e ripugnante, 1d hanno ammirato incapace dì pieghevolezze, sicuro di salvare, con i suoi principi e con gli interessi aderenti, l'onore-, incontrastato rappresentante di una c1asse che, quando i più la s1limavano strema1"\ e costretta a patteggiaire, si appresta.va invece a difendere sopra t11tto il suo patrimonio ideale, :Ma pitù s<:andolezzati ancora sono i suoi concittadini milanesi. Ess.i ricordano la difesa del comune contro l'assalto, e poi la vittoria, socialista; la continua e inte11igente opera di chiarezz.a negli argomenti economici e finanziari, che era come un gratuito patrocinio del contribuente di fronte alla lontana, insensibile burocrazia fiscale. E' quel suo nobile spirito d'iniziativa, per cui in ogni campo, dal] 'arte alla beneficenza, dove ci fossero riconoscimenti da. ottenere, la città primeggiava, la ricchezza., la capacità, l'avvedutezza, il cuore dei' milanesi venivano portati a esempio, era.ii iragione di degna gara e di salutaire invidia'.. Sicchè è una sola voce di sgomento e poi di sdegno ttt'ai i cittadini migliori, tuttll, nel club dell'Unione, al CO'Va,in Galleria, per 1e strade, si risentono delle impruden~ e demagogiche parole del commenda.tor Rossi come di Ul1 'offesa personale, subito si costituisce un apposito Comitato che invia a S. E._ Mussolini, PreSidente del Consiglio, un vibrato se pur de-ferc.nte telegramma, nel qttale gli chiede che non venga più oltre concesso, ad un pubblico funzionario, di vituperare un Senatore del Regno ... Ma, nell'immaginare questa cronaca, s'era dimenticato che in Italia i clifensori clel senatore Albertini non esistono: quando sono al dunque, al punto di prendersi una qualche responsabilità, &i disperdono, si camuffano, sca,ppano. Tutti lo leggono, lo approvano, se ne servo.n.o: nessuno lo segue. Nessuno, dei suoi per modo di diTe educati vicini oserebbe ins1ùtarlo: nw il primo cbe capita può inveire contro di lui, che tutti, buoni e wnili, o magari ipocrita.mente inferociti gli dànno ragione. Figurarsi quando parla. un quasi membro ciel Governo! Come farebbe a aver torto ? Venisse ditta.tare Gramsci, sarebbero tutti disposti a applaudirlo. I borghesi d'Italia non sanno esser conservatori, ma minist,.,-riali; pronti, invece che a difenderlo e a amministrarlo, a frodare l'erario. Questo al senatore Albertini deve spiacere più di tutto: che a cl..ifencl<.-rlo,, perchè non gli suoni ingiuria, a capirlo e a consentire con i suoi altcg&rfamenti, non ci siamo che noi. Si tratta, d'una posizione di coscienza e non importa più nulla; non la clist,1n7,a che da lni ci separa intcllclttmlmente, le rose cli lui che ci clan noia che egli consideri Boito un grande musicis.ta o Tito 11n gran pittore, ospiti la prosa di Fraccaroli, induca Sacchi a scrivere come wt artista da caffè concerto; o abbia continuamente sconosciuto gente come, mettiamo, Sorel Croce, Pareto, e contribuito a respingere fuori della .:,;azione, con perfetta mancanza di senso storico, ma anche di sempHc:<:simpatia umana, i prole-tari fedeli ai loro miti. Liberismo il suo e non liberalismo, filisteismo borghese in tutti i toni, e non mai comprensione, adeguazione verso le manifestazioni e passioni umane, religione, arte, pensic..--ro; chiarezza quasi bottegaia o contabile di sC1ittore a scàpito di ogni eleganza, modi di ragion.are pedestri o banali, incapacità all'ironia. Lo sp<:<:- chio cli questi difetti, lo sappiamo, è la tc-r7,a pagina del Corriere. Ma siamo noi romantici, inafferrabili, quasi evanesceTiti, scettici, dubbiosi nelle sue fedi, rovescia tori dei suoi idea.li; borghesi spurii, o tanto letterari - e infrolliti - da esser pronti a « rendere • le uost1·e pOGiz.ioni per il mero gusto di assistere a una prova storica o di sperimentare Ja disfotta nel nostro intimo; siamo noi che gli stiamo v-ie111.ie gli sarenuno fedeli. ~on ci può curare, n,on ci può redimere; non aspiriamo nè alla sua serietà, nè alla sua disciplina; l1equilibrio 5uo ci pare wi giuoco e certi schemi di diritti e doveri ci fanno sorridere. Siamo convinti d'un ordine futm·o, per il mondo e per le nostre anime, alla cui'. str·egua t'utti i problemi che lo investono e in nome dei quali egli tien testa all'odio e a.Ile minaccie smetteranno d'aver valore. 11a quando è unico al stto posto e forse l'insidia che gli tendono non è retorica e vana, non si saprebbe desiderare altro che d'esser riconosciuti come suoi compagni. U. M. DI L. Gramsci Antonio Gramsci va alla nuova Camera fascista come rappresentante degli operai del Veneto. E' davvero 1a Rivoluzione, sconfitta, che va 111 Parlamento a predire sciagure ai'vinci,t.ori. E' il primo rivoluzionario che entra a Montecitorio! Altro che -rompere le urne e provocare scandali rumorosi ! Bombacci e Misiano erano delle riproduzioni fotografiche di Enrico Ferri; era la rivoluzione dilettosa per le cronache dei buoni borghesi. Il piano ideologico e lo stile di. questi agitatori assomigliava stranamente a quello cli Mussolini. Se Gramsci parlerà a Montecitorio vedremo probabilmente· i deputati .fascisti raccolti e silenziosi "1. udire la sua voce sottile ed esile e nello sforzo di ascoltare parrà loro di provare un'emozione nuova di pensiero. La dialettica di Gramsci non protesta contro i brogli o le trufl0 ma ne documenta dalle pure altezze dell'idea hegeliana, la insopprimibile necessità per un governo bòrghese. I suoi discorsi saranno condanne meta.fisiche, le -invettive risentiranno dei bagÙori d'una palingenesi. Bisogna pensare a tutta la sua formazione spirittta.le negli anni di Università a Torino per spiegarsi il suo odio contro la soci~tà. L'odio cli Gramsci ~ uno degli esempi più convincenti che io conosca di orgogliosa nobiltà e qi d'.ignità ferita. Il suo socia,lismo è prima. cl1 tutto una risposta contro le offese della società alla sua solitudine di sardo emigrato. La sua sociologia ascetica, l'assolutezza filosofica dei suoi atteggiamenti giacobini sono nu-- mti dl sofferenza personale. Una sofferenza diventata cosi intililalilen.te aristocrazia di carattere che può deridere 'tutti i compatimenti della morale borghese e documentare la sfacciata crudeltà della filantropia. E' difficile t!rova un tipo cosi caratteristico di schietto marxismo, una coscienza cosi superba e ferma di plebeo che non si rinnega. Ma già nell'istinto c'era il disprezzo per tutta questa semi-borghesia, e l'istinto :maturò nelle campagne isolane, dove le opinioni politiche g>ungono logicamente sino ali' abigeato e alla pratica de11'assassinio vendicatore. Tuvieri mostrava cent'anni fa ai repubblicani della penisola, cbe fuori di ogni ipocrisia la logica era coi mona:rcomachi : anche Gramsci invoco. delle conclusioni fedeli alle premesse, senza 1nezze misure. Pare venuto dalla campagna per dimenticare le s'ue tradizioni, per sosti. tuire l'eredità malata dell 'arwcronismo sardo con uno sforzo chiuso e inesorabile verso la. modernità del cittadino. Porta nella persona fisica i1 segno di questa rin1111ciaalla vita <lei campi, e la soyrapposizioue quasi violenta di un programma costntito e ravvivato dalla forza della disperazione, dalla necessità spiritnale di chi ha respinto e rinnegato l'innocenza nativa. Anter nio Gramsci ha la testa <li un rivoluzionario· il suo ritratto sembra costruito da.Ila stta v;_ lontà, tagliato rudemente e fatalmente per una necessità, che dovette essere accettata senza discussione : il ce<:'1io ha soverchiato il corpo. Il capo dominantle ,.sulle membra malate sembra C03truito secondo i rapporti logici di una grande utopia redentrice, e serba dello sforr..o una rude s.:-rietà impenetrabile; solo gli occhi mobili e .ingenui ma contenuti e nascosti dall'amarezza., interrompono talvolta con la bontà del pessimista il fermo rigore della stta razionalità_ La voce i: tagliente come la critica d.iswlvitrice, l'ironla s'avvelena nel sarcasmo, il dogma vissuto con la. tirannia della logica toglie la consolazione dell'umorismo. C'è nella stta sincerità aperta. il peso di un corruccio inaccessibile; dalla condanna della sua solitudine sdegnosa di conJidenze, sorge l'accettazione dolorosa cli responsa,. bilità i,iù forti della vita, dure come il destin.c, tiella storia; la sua rivolta è talora il risentimento e talora il rancore più profondo dell'isolano che non si può aprire se non con l'azione, che non può liberarsi dalla schiavitù secolare se non portando nei comandi e nell'energia dell 'apostolo qualcosa di tiranico. L' istnto e gli affetti si celano ugttalmente ne.Ila riconosciuta necessità di un ritlllJ'.>di vita austera nelle forme e nei nessi logici; clove non vi può essere unita serena ed armonica supplirà la costrizione, e le icle<:domineranno sentimenti ed espansioni. L'amore per la chiarezza categorica e dogmatica ,propria dell'ideologo e del sognatore gli interdicono la simpatia e la comUllÌcazione sicchi: sotto il fervore delle indagini e le esperie117,edel!' inchiesta diretta, sotto la preoccupazione etica del programma, sta un rigorismo arido e una tragedi.a cosmica che non consente un respiro di indulgenza_ Lo studente conseguiva la lilx:razione della ·retorica innata nella razza. negando l'istinto per la letteratura e l'agile gusto nelle ricerche ascetiche del glottologo; l'utopista detta oggi il su.o imperativo categorico agli strumenti dell'industria moderna, regola colla logica che non può fallire i giri delle ruote nella fabbrica, come un amministratore fa i suoi calcoli imperturbabile, co,;,_e il generale conta le unità organiche apprestate per la battaglia: sulla vittoria non si calcola, non si fanno previsioni perchè la vittoria sarà il segno di Dio, sarà il risultato matematico del rovesciamento della pmxis. Il senso etico è dato qui dalla tolleranz.a e dalla sicurezza silenziosa : c'è la borghesia. che lavora alacremente per la vittoria del proletariato. Più che un tattico o un combattente Gramsci è un profeta. Come si può e:sserlo oggi : inascoltati se non dal fato. L'eloquenza di Gramsci non rovescierà nessun ministero. La. su.a poleutica catastrofica, la sua satira disperata non attendono consolazioni facili. Tutta l 'uma.nità, tutto il presente gli è in sospetto. Chiede la giustizia a un fer<X:efuturo vendic:atore. P. g. PIERO Ei□BETTI - Editare T□ RIN □ - Via XX Settembre, 60 ;Yovifà: F. HEBBEL AQNESEf:JERNA\JER Tragedia in s atti. Prima tradu7..ione italiana diretti. di G. Neoco. L. 6,oo. P·ri1ni giudizi della 'rta1npa: «_Opera interessante e cudosa. Agnese Bernau.er si può definire: il cartone medioeYa.le di un au~e di~tore; il poeta di genio vi appare ad mtervalli , . A. CAJUMI,Torino, La Stmnpa, 8 gennaio 1924 e Bella traduzione •. A. TILGHERJ Roma, n Mondo, 12 gen.naio r924 « Su :1 gn.ese Rernauer noµ c'è da dir parole vane; bisogna, leggerla. E' l'opera \-asta colorita e felice, accessibile al gran pubblico;' incanterebbe la folla clet teatri popolari e piega alla meclitazwue la mente del lettore più intento. e ... Giovanni Necco ba dato alla sua versione un tono vigoroso e alto, senza cadere (che sarebbe stato facile) nell'enfasi ; e di ciò gli ,a data lode,. SILVIOD'AMICO, ld,:a Nazionale, 29 febbr. 1924 • Giovanni Necco assolse il compito con lode quasi sempre ... E' augurabile a questo libretto una fortuna cli pubblico. Chè il nome di Hebbel ~on deve ~ser solo noto in quanto nome, ma tn quanto titolare di llll'opera. di poesia casta, fervida, umana , . • A. BTANCOTTI, H Cqntemporaneo, Torino, 15-3-'24 « Solo da una fant.:'lSiaitedesca poteva so-oro-are 1a tragica ingenuità di questa Agnese Be;ia1~r » Il Cittadino, Genova, 14 febbraio 1924 a: ~'elemento quasi fiabesco stranamente colora 1a vicenda•· La Rì-vista di 1Wila110, gennaio. Altri notevoli articoli di p.Jauso a questa decorosa traduzione eh nn capolavoro indiscusso del t'eatro hebbeliano cìedicarono IL P-iccolo di Par- ~' il_ Lan~one di Faenza, i( Piccolo di Trieste, L_Ordine d1 Como, il Popolo di Catanzaro L'Ora cli Palermo e molti altri giornali e riviste italiane.

b LA RIVOLUZIONE LIBERALE CONTRIBUTIALLA STORIA D'ITALIA come • cafoni,) come nati fuori d'a 'belle Na~ pule, rn.,1. insomma. ,;.ono anch'essi figli de • lo Patre nuoste ,. Chillo ma.~colo, che ci dà da mangiare a tutti. Hanno stampato, a i'iapoli, (cav. Gennarelli, editore), le e Poesie motti e pensieri• del rorumendator Edoardo &arpetta. Don Felice Scio- -.ciamOC'C.:app3re in questo suo volumetto nella sua luce completa di patriota partenopeo, d1 pensatore e cli poeta. Al cli là degli splendori ..cenici cli « Na m.u,gliera scur11osa • e cli e TebjJ.10 11' z·uralo 11, salla fuori l'amico dl Ile11edetto Croce, che lo chiama famigliarmente , Dcm Edoardo•, anzi « cm·o Don Edoardo•: i due iUuslri napoletaui si espongono le proprie opi. 1ùoni sul teatro dialettale, e don Edoardo si dichiara lieto di essere dell'avviso del suo « 1llusl<e ed affettuoso aniico ,. Il cittadino Edoardo Scarpetta_ si presenta poi nella sua intere,.za: amantissimo della sua bella Napoli, devoto al suo re e alla monarchia legiltima. La sua Xapoli è conforme alle tradizioni piìt Qa\dc e antore\·oli. • l'opolo sc111pc al/ero e disperato, barc101e c11 cepolle e sorve appese, li-O ca11zo-11e, nu. mwro su,ppunlalo, 1111 fesla e nu. miracolo ogni mese. Di11t' a nu. 1.1ascio sette figli e 'a mnm,11« darmene nzìeme _ t•iap·ule si chia111ma!, Il re - Scarpetta parla cli Umberto I - il I e ,è • I.o Patre nuoste :1. Colui che ci dà da mangiare a tutti. E' • fig/10 a Re Vittorio, lo patre de '""' l11tlc: Chillo che li pericoli sapea affro11tà da forte. Chillo che stern a dicere: , O la '"Dittoria o morte :1. Quando Umberto I visitava Napoli, , facea bella a vedè, che t1<tte là alluc. ca-vano: E1rvi--ua Umberto Re!,. Infine, anche Don Edoardo e allucca :1 entusiasmato: « Vi-va lo Re 1 lo Principe, E"'JVhJa. i\largherita, Lo Ctelo pozza dare/e Salnte e longa 'Vita. , E 1110 cwnpagne~ a-u.nile'Ve Co ,nme, strellate forte: Vi-va, 1Ji1.1a la Patria, E a li nenz.ice: Ylorte ! J Cn napoletano di sentimenti così sanamente .ortodossi, non potè non essere crispino devoto. Don Edoardo Scarpetta lo fu. Interessante la didascalia che egli premette ai suoi versi in onore di Francesco Crispi : e A'"Je.ndo chiesto a donna Lina Crispi una fotografia, di S. E. il consorte, la b1,o-na e indimtnticabile Signora 1ni in'Vitò a colazione nel s-uo villino a Via Amedeo. Alle frutta., per di1noslrare a Le'i e a. S. E. la m ..ia riconoscenza per .l'affettuoso e cord'iale penstero 1 lessi a 1no' d·i brindisi alcumi 'Versi,. Le ragioni per cui Don Edoardo Scarpetta t! erispino convinto. sembrano le parafrasi dei di- •corsi dei candidati mussoliniani : nè con.tengono miuore copia di argomentazioni JX>liticbe, dei programmi odierni. e E' Crispi il forte arbusto in tempi nato, Quando il sole d'Italia era poeta, Da 111olti e troppi 1n..ier fu circondato Ma 11iun lo raggiunse ad aurea me-ta ! Ci fu l'olmo, fu il pino, ei quercia fu, L'aute superbe, fauze e niente cchiìt ! À l pari di Bismarh, 1wmo di ferro L'han detto e han d-1:tto bene. Oh, chi più forte Ca1'atlere del siw f Ah, ben non erro, Nel dir che t fatto a vincere ogni s01'te. A dar novella fede e forza nuova, -Quanno l'auto sconocch.ia e non se mova I •. Il capocomico napoletano è orgoglioso di a.ve- -re un , uomo di ferro , per cince. Lo popolo che zampa, abballa e ri,,e ,, cli cui Scarpetta si pro- 1 ,dama figlio, si compiace cli essere retto eia. un e forte carattere ,, e sopratutto il paragone con .Bismnrk lusinga tutti quanti. Ma Don Edoardo Scarpetta non è eschLsivo -nelle sue simpatie. Egli • fuie smammato a Napoli l) : e • ogne Napolitano non sa che sia ma. iizi.a -va con lo core ·mm.ano , . Perciò, immediatam;nte dopo la esaltazione di Don Ciccio CriMpi, egli ci dà, nella. edizione eia. lni curata, nna _poesia a Giovanni Ilovio. Anche qui, la poesia p,-ende argomento da un ~isodio clella vita dell'eccellente Dan Eduardo: -perchè per 1ui, più ancora che per Goethe, tuitta la poesia fu autobiografica. Precede La spiegazione : e J l 18 marzo del 1900 1 recando1ni a salutare ,Giovanni Bo-vio, quasi guarito della sua lunga .e gra11e i11fer1nità, gli lessi alcuni versi, che egli mostrò di gradire ,g,ssai 11. Ed ecco come il ventoso spettacoloso filosofo èella democrazia i1taliana apparve agli ingenui -e chiari occhi di Don Edoardo: , Mo che te sto vicino e te rifletto ... Mo che sta bella faccia sto guardann• .. . lo dico c/z/ 1 0 Signore, nCt: scun?metto .. . Cii ttico ha fatto cumme fece tan110 ... D' 10 Para-viso n'migelo ha pigliato, E da là ncoppe nterra t'ha menato! E n'angelo si tu 1 che na guardata basta per darce pace e allegria, sì n'onuno, 11a pers011a è. torturata da gran 111,iseria o da malinconia. Non chiagne cchiù., se calma, se cunzola 1 basta clie tu le dice na parola! E' Napole che al/1<cche - Tutte q11a11te, pezziente, ricche, Zazzere e signurt:, ogge, 10 nemico tujo 'o cchiù birbante o 'VÒ o no nvò ha d1 alluccà isso p-ure ! Tratt0111iese de gioja o de delort, .n1m canosce pulitica stu. core!». 18 L'ull!mo n~-rso riassume lultu la saggc7..7..apolitica e sociale cli Don J,doardo, elci popolo napoletano, anzi <lcl popolo ilaliano: e .'\/un canosce fnrlitica stu. core! :1. Don Edoardo Starpetta, con opportuni superficiali a<latL1meuti, avrebbe potuto prendere benissimo il posto cli Dc NicolJ alla Camera, e tenerlo con quella sodclisfaz.ione di lutti, che coronò per due legislature, 1 'opcra presidenziale dell'illustre uomo di Stato napoletano. « Nu.11 conosce pulit1ca stu CO?'e/ ,. Ciovanni Bovio è il patriarca, è • n'M1gelo d' 'o Paradiso,, Fraucesco Crispi i:. e l'uomo di ferro•· Repubblica e monarchia 110n c'entrano, e neppure Africanismo o anti-afric:mismo. e Nun canosce PlLlitica stu core!,. Tutti e ùue, Crispi e lk)\,;O, in fondo, rientrano nell.:1.comune ideale famiglia napoletana: c1e11lra110,se vogliamo, Leggete, vi dko, le e Poesie, motti e pensieri , di Don Ed<rJrdo Scarpella. E' un poeta degnissimo della grande ora. A proposi lo. ,\ vele notato che, nell'ultimo ritratto concesso all 'ammirazio11e dei lettori della Illustrazione italiana, l'on. Mussolini 1 finalmente, ride? Ri<tc, intc-n<lele? ~ I~ n'a11gelo sì lu,, che na xuardata basta pe' darre pace ed. allegria .. ,. )fu sJ : l'on. Mussolini insieme con Cris-pi e con Bovio. Ci può stare anche lni. Se Don Edoardo chiedesse una udien1.a a Palau,0 Chigi, certo gli sarebbe concessa: e potrebbe chiudere il suv ca117,0niere clegnfasimamente. G. A. STATO MAGGIORE FAZIOSO Ricordate la guerra! li generale Giardino, ignaro di lttLli gli e·1etiti della pace, ha continuato nel clopo-gue1Ta a parlare ai suoi soldati del Grappa. li generale chiama\·a sagre i suoi discorsi, li intitolava R1cordate la guerra! Tutta.via queste orazioni, oggi piccole faci nella bufera ( !L quasi per adulazione al uuo\·o sole, volevano racchiudere un programma politico, il solo programma politico onesto, secondo un generale fazioso e irrequieto: obbedire! Ai suoi soldati diventati cittadini, offriva il consiglio retorico e goffo di tutti i panegirici : -v11Jefe ed ope. rate seni.pre come se foste ancora e senipre i soidat,; del Grappa. Macchè retodca I Giardino ha scambiato quel complimento per una norma di vita! Il generale Giardino è un fenomei10 che può nascere solL'lnto come Patologia cli un regime democratico. Soltanto in uno stato di assoluta e schiacciante libertà era possibile tollerare un chiacchierone zotico e generico come lui, uu perpetuo esibitore di glorie mHitari, un confesso rncompetente pronto ad interloquire su tutto. In un regime militare per es. avrebbero applicato la censura almeno tutte le volte che Egli si fosse rivolto con tanta commozione al cuore ciel popolo: chè la parola popolo in certi climi non è di buon gusto nè di buon augurio. l';<è sulla disciplina sembrerebbe che giovi insistere con· discorsi; e il ripetere tre volte La parola obbedire 1 in tema Cattaneo e e cinque giornate :1 rivela i modi e la convinzione del sergente maggiore. Ma con la sopportazione di Nitti il fazioso distribuiva lezroni d'ordine e faceva parlare cli sè e <li prossime congiure e di alte complicità. Nitti Io seppelliva nel ridicolo lasciandogli la libertà di congiurare. li suo esempio in Senato provò che la libertà cli parola reca in sè sufficienti diiese. L'incultura del generale sovversivo tutte le volte che egli pretendesse amenamente interloquire nei discorsi, finanziari di Luigi Einaudi o in argomenti di politica estera veniva misurata. dalla voce stessa. 11 suo nazionalismo sovversivo tuttavia anticipava il fascismo: e perciò non servivano idee e eultlura, ma sagre e commem<frazioni. In periodo di disoccupazione e cli inquietudine il grido: Ricordate la guerra era un programma e una parola d'ordine. L'odio contro Nitti Giocando stù co·m•batten tis1na la reazione po- \eva sempre presentare il volto ingannevole della democrazia. Per tutto il '19 Giardino giuocava di demagogia, a gara, non dico con Nitti, ma con tutti i partiti cli sinistra. Chi vorrà dare del ministero Nitti un giudizio storico dovrà tener conto della vittoria che egli seppe ottenere prontamente sullo spirito militarista e sovversivo dello S~to Maggiore. Nessun nome ha tanta virtù cli far imbestialire il generale Giardino quanto quello cli Nitti. Può essere un prime merlto. Quan<le Giardino capì che si poteva essere un poJ più coraggiosi e aperti, percbè i tempi st~ vano mutando, - sotto il ministero Giolitti - le sue prime dichiarazioni in Senato furonc un, serie di viulentissime e poco s!gn0rili inguri, contro l'e,."{ presidente. Anche nel ca.50 Giardiu, si trattava della rivolta ciel disoccupato. A Nitti che parlava di contadini e cli operai il generale rispondeva opponendo il popolo, storica arma in Italia per i faziosi. In mancanza di guerre lo Stato maggiore aveva bisogno cli parate, cli feste, di sagre. Tre quarti dell'odio degli italiani contro Nitti è spiegato dalla sua repu~nau·l.3. per le sagre. Giardino lo spiegava al Senato sin dal 14 dicembre 1918 : , Non io chiederò cli certo festeggiamenti e<'- cessivi, dopo tanti lutti e mentre tanti lutti durano. Ma l'austerità è contro natura, per noi tta. liani, e particolarmente per il soldato itabano, che come muore lietamente, quando muore nelJa gloria del sole, cosi ama che alla gloria del sole, sia110 riconosciuti l1opera sua ed il suo sacrificio,. Il fascismo è tutto qui : le sagre utilizza.no degli uomini che con Nitti erano fui-enti di essere ]asciati nell'ombra. Bisognava vendicarsi di questa inaudita costrizione all'autorità. Le colpe vere di Nitt.i - colpe gravissime - sono quelle clcll'uomo di Stato che ba un progrnmma e dopo averlo inserito nella realtà non riesce a compierlo, in parte per eccessivo ottimismo, in -parte pe1 errori di stile e di misura. Ma se voglio tli fronte alle colpe ennmerare i suoi meriti basta che io riscriva le obbiezioni del generale Giardino: smobilitazione degli animi, amnistia al disertori, appello ag1i operai e ai contadini contro il combattentismo disoccupato, provvedimenti di polizia. li progra1mn.a di )litti fu il solo programma conservatore serio della borgberia italiana. Soltanto la rivoluzione operaia avrebbe diritto di chiedergli. conto dell'avvelenamento che egli produsse col riformismo nelle file della socia! democrazia. Ma egli potrebbe contrapporre i suoi me~ riti di addomesticatore della reazione. C'era una esigenza prima, insopprimibile nel dopo guerra: disannare <rli animi, garantire il ritorno al],, r:c-:-malità. L'amnistia ai disertori, di et 1 = :.i esa.- lf~rò l'importanza, ha il suo senso in questi iolitica cli smobilitazione integrale. I sold.at: .'.lov.::.vt.·.10diventare cittadini : per garantire l'o. dit1:.~pubblico bastava la guardia regia; nè ..,._;. coneva spaventarsi. di conflitti sociali e dl ìotta politica: Nitti tardando le elezioni di un anno e facendole nel '19 in condizioni cli singolare ljbertà, senza i1ltimidazioni nè truffe di prefettura, conduceva la più abile politica cli ricostruzione e di prevenzione del fascismo. Sbagliò cli misura nella sua fiducia. Appena egli cadde la rivolta dello spirito militare cominciò a scatenarsi. Il volto della frode Se dovessi descrivere UJl ritratto compieto del generale Giardino io sceglierei di farlo mediante un parallelo con Ludendorf. _-on so se il naziQnalismo miope e retrogrado dello Stato Maggiore si sia espresso mai in altd modelli cosi signi- :ficafivi. Nell'uno e nell'altro gli studi <li strategia hanno soverchiato ogni versatilità lasciando so,Itanto, dopo la vittoria, ùna sfrenata ambizione. La provocazione e 1a pervicacia s'alterna nella lord politica con, la falsa umiltà, con l'o:i>- portunismo, e con un insinuante volto di conci.- liazione. Il signor Giardino non ha nessun diritto -di atteggiarsi oggi a• nemico coraggioso, 'e della prima ora, del bolscevismo. Il suo coraggio, di fronte a Nitti e al bolscevismo nel 1919, gli suggeri soltanto il maechiavellismo. Altro che prima ora! Passarono parecchi mesi prima che la tattica mutasse. Il programma di Giardino • nel 'rg era ... modesta.m.ente wilsoniano; pace e nazione armata. La naz1011e armaia fu uno dei caratteristici equi voci ciel dopo-guerra. Il fascismo stesso potè presentarsi come una applicazione del principio, sebbene in verità si trattasse piuttosto cli un falso. La nazione A a1"'mata quando va in guerra; ma in pace, l'esercito permanente con una ferma determinata di un periodo breve ma non bre\·issimo, integrato da scelti corpi di polizia rappresentano la politica militare più sag·gia e più den1ocratica. Tutte le altre frottole pacifisj:e diedero delle armi ai militaristi. Per un tipo come il generale Giru·dino, che aveva conosciuto in guerra i cittadini, ma. solo come militari, il programma e nazione annata , era una risorsa inaspettata per prolungare una situazioue eccezionale e conservare in pace i comand~ tenuti in guerra. Si trattava di fondare un Yero e proprio arbitrio, un regime di tirannide in cLti l'organica e la tattica tenessero il posto della politica; e mediante la disciplina, il motto e t1itti i ciltadini sol.dati :1, il miraggio della conservazione della pace, si rendesse stabile la strapotenza militare che era stata necessaria in guerra. Giardino fu ~o dei più fervidi sostenitori della nazione annata, della disciplina democratica: ma egli non si dimenticava di avvertire giudiziosamente che nazl.on.e armata non doveva significare • la confusione dell'esercito nella Nazione, ma la fusione della nazione nell'esercito. In questo modo, candidamente, lo Stato Maggiore conta.va di farsi si• gnore in Italia . 67 La diplomazia del generale . ti dLcorsi del generale Giardino si parla soltanto di politica estera. Senti l'uso del vecchio gcn,-rale rli tene-re lo sguardo sempre rivolto al nemico. La politica interna è un aspetto della politira mflitare: consiste per metà nella legge di reclutamento e ,Jevono farla i generali. Egli S<:opre il suo giuo<.ù nelle invettive contro la polizia , che è abituata a<l ubbidire a cletermi11.ateaul<,rità politiche senza il controllo della apolitica gerarchia militare,. Per il vincitore del r;rappa il regime ideale è il controllo d.ella apolitica gerarchia militare. Sulle questioni cli merito egli dichiara modestamente La propria incornpeten1.a; ma a patto di sollevare su ogni t~-rrcno La pregiudiziale della difesa nazionale. Iliw~na oceupare La Dalmazia. Bisr,gna impedire gli scioperi. Bisogna aiutare i pesdcani. Perchè:? Ah, non sarà mai che il generale Giardino pretenda cli usurpare l'ufficio altrui! Argomentino. i tecnici e il generale sia scusato. Egli è infomI)<.-1:cnlein questioni di dettaglio. ::-;on spetta a lui La difesa d<:Ue sue tesi. La cliSCllSSione è assolutamente libera. Purchè si concluda che bisogna occupare !a Dalmazia, imIX--dire gli scioperi, aiutare i pescicani, perchè nel decidere non si tratta più di politica, i: in gioco la difesa nazionale! Certo il dogma della patria nacque nella caserma. La gioia di vivere Dall'ottobre 1922 e'/, W1'aria nuoYa in Italia. Si respira la gioia cli vivere. Ci si incontra, ci si apre, fratelli con fratelli; È: quasi una so:.:- presa l'entusiasmo; coi vecchi regimi si sarebbe finiti tutti immusoniti d'austerità. Tutto è passato. Anche Tittoni può cantare Gto-uinezza. Che cosa sogna l'opposizione cli dissidio tra esercito e camicie nere? ?>la allora i generali sarebbero a capo delle camicie nere! Ma non vedete che allo Stato e1laggiore non par vero che tutto sia passato, cli trovarsi finalmente nel suo regi me ? ); iente nuove guerre : anche Giardino preferisce la pace : ma nella pace il comando. Xon più congjure: è probabile che Diaz abdichi ,·olon tariamente per il generale cli tutte le sagre. E '.l[ussolini serba Wl naturale rispetto per l'uomo che in Senato chiamava teppisti i bolsce,ichi, e sul disarmo delle fazioni propone,-a che si cominciasse dai rossi si che arrivati al fascismo, ai lealisti si tenesse conto delle difierell7..e. Xel '19 Giardino faceva la sna politica giocando sugli ufficiali, Mussolini ba giocato nel '22 sugli ufficiali congedati. Lo spirito è quello: niente politica, ma sagre e gioia di vi~ vere! p. g. (1) Con questo titolo, presso l'Editore Morula.- dori sono ristampati i suoi discorsi... politici. PIERO □□BETTI - E.ditarr~ TORINO - Uia XX Settembre, 60 J(ovifa: GIUSEPPE SCIORTINO lt'EPOCADEltltll.CRITIGA L. 3,00. Pri.1ni giudizi della stan1,pa: , Rapido, incish·o, acuto è interessant.! come ind.iz:io del modo con cui la generazione nuova guarda a quel La dei fratelli· maggiori che l 'banno preceduta nella via della critica e della filosofi.a , . Il .,fondo, 20 febbraio 1924. , Una sintetica tra:ttazione dell'estetica e della critica in atto dal De Sanctis in poi,. Le Fonti, clicem.bt;e 1923. • Un ottimo contributo alla storia della critica: ha, pregi di onestà, cli semplicità e cli sintesi,. IL Piem,onte, 14 marzo 1924. • Il libretto trae agilità e compiutezza dalla solida preparazione dell'Autore•. Gù,r-nale delL'Isola, 8 mano 1924. , L'Epoca della critica è un documento tangjbile dello s,iluppq a cui è pen-enuta La critica gio\·ane •· L'Ora, 5 marzo 1924. • l\el libro ,·'è un equilibrio perfetto mantenuto con serenità a.mnureYole > . Il nuovo Salento, 29 febbrafo 1924. e Con un linguaggio limp:ido e il più possibile preciso tratteggia un volto chiaro e senza contra.- 1ioni brnsche della critica contemporanea c.he si può abbracciare agevolmente c.ome un. panorama rimpicciolito e pure con tutte le linee somatiche illwn.i.nate a giorno~- Il Popolo, 22 mar= 1924. • Scopo del libro: esporre gli orientamenti e le condizioni della critica nella sua essenza , . Il Lunedì, 23 febbraio 1924. • Lo Seiortino dimostra qualità non comuni cli indagatore e cli studioso , . Il Mtmdo che scrive, febbraio 1924. • I.-0 Scio:ti no è Wl giovane studioso che ba il grande pregio cli pensare con la sua t'esta , . L'Eco della Sicilia ed.elle Calabrie, 6 aprile. e Precisa con singolare esattezza le posizioni ideali elci nostri critici,. Nuo-vo Paese, 15 marzo 1924 Si spedisce franco di porto contro vaglia.

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