La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 36 - 20 novembre 1923

CONTO (tORRENlE POSTALE "IVISTI\ STO~ICI\ SETTIMf\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE .. Diretta da PIEROGOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 .. Abbonamentoper il 1924L. 20 - Per il Il semestre 1923L. IO (condirittaoglai rretra•ti) EsteroL. 30 - SostenitoreL. 100• Unnumero L. O,~ IL MARTECIÌ (Vabbonamento non disdetto prima del 115dicembre •'intende rinnovato per un anno) Anno II ~ N. 36 - 20 No':embre .1923 !i O Jl l[ ARI O : p. g. : Gli unitari a congres10 - R. MoNDOLFO: L'esperimento russo. - P. BuRRESI: Re~isione Llbernle: L'Ha del mistlehmo. - G. ANSALDO: li caso 8ofrlci ossia la lirica pura sa.cri• fleata sull'altare della patria. - Brsnr: Connraioni : Iniziasi one fasci sin di un eroe mancato. - Jom, S·ru.rnT MILL: La libertà. - T. F. : Dei delitti politlel. GL!IUNITARCIONYEG~O «.lo sono per il Partito, intransigentemente per il Partito, che siamo pochi o molti, non importa; se anche diventassimo una setta, una chiesa, non importa. Siamo come alle origini del Partito. La rinascita verrà e sarà politica e non sindacale"· Claudio Treves può essere assolto dei vecchi peccati di riformismo per questa sua ostinata resistenza di antifascista. La sua voce può essere presa sul serio; la disperata solitudine del semita, che dalle oppressioni secolari della razza tiene quasi per nascita un'esperienza di lotta di classe e di fedeltà ai. principi elementari, salva un simbolo oltre che la dignità di una persona. La fede di Treves si è rivelata ben più solida del suo dilettantismo culturale e delle fantasie intellettuali. Nell'Italia del dopoguerra Trev.es fu un colpevole: ci parve la figura più sconcertata e confusionaria del relativismo internazionale; eluse le responsabilità specifiche di capo-partito per un messianismo inconcludente, in cui le sue belle qua.lità di demolitore cercavano di na- ~condersi dietro le avventure equivoche del Tealizzatore. Il fascismo l'ha condotto ai s-uoi istinti di solitario tribuno, deciso a. difendere come un fanatico le condizioni elementari della vita e del pensiero. Ora ci pi.ace in lui ·il temperamento del lottatore, cli,,_no'/J,si lascia i{ludere dai facili ottimi: .mii. !.'fa chi potrebbe dire che al Convegno di Milano Tre'ltes abbia trovato il tono dell'opposizione? Gli applausi registr.ati dalla cronaoa erano diretti al compagno di sventura. A.nche Baratono e Canepa, consiglieri di intransigenza, l'uno in nome del marxismo, l'altro con. argomenti da rivoluzione liberale (sviluppo industriale, lotta di classe, rappresentanza proporzionale), furono applauditi. lo credo che parlassero al deserto. Il convegno ebbe il suo uomo e si trovò unanime quando parlò Pn,mpolini. Turati, JP!odiqliani e Reina l'avevano preceduto. Turati con candido ottimismo e con esasperante buona fede: « Tutti siamo portali nella vita a fare delle transazioni, e non dobbiamo esagerare le ,preoccupazioni' se aiiche gli organizzatori talvolta ne fanno. E' ima necessità, alla quale nessuno può sottrarsi "· « Io non mi faccio illusioni, ma non mi ,.:.;ri? abbattere 'dallo scoramento. Il mondo è più grande del fascio ,e del fascismo. « Il socialismo è una realtà inserita nella compagine della società capitalistica, che nessun orgoglio volontaristico potrà mai ·strappare e distruggere. « Il' socialismo c'è;, dunque .. , Viva il sociaUsmo "· (Scrosciante ovazione prolu.ngata). Consolazioni storicistiche amene come i dogmi gentiliani che si inseriscono nella storia! E Modigliani a un chiaro discorso di Matteotti contrapponeva la necessità di farsi una mentalità economico'-sindacale l $empre indovinato l'opportunispw dell'on. Modigliani. Con la mentalità di Modigliani e di Turati bisogna dar ragione a Reina: « h'azione degli orga_nizzatori deve tendere a porre il Governo nella condizione di ristabilire sul serio le legalità:,in Italia. « Non dobbiamo dif!idure dei nostri comrp. aa,ni organizzator~, il cui_attaccam~nto al /i!.ocialismonoi tutti conosciamo ,,. , • Jt domani avremo le prove dell'attaccam:ne.pto con Baldesi Ministro! _, f El blocco antifascista costituito intorno al , P'{I,.1flitSo~cia_lista Un_itario s~rà. un blocco ~ .cplf;aborazwmsta. Noi non possiamo avere J qfiuna fiducia negli uomini che mostrarono ·} ia~ loro ment-alità conservatrice quando il ' P,1JOletariatochiedeva i quadri per la :-zvoluzione. Gli unitari dovrebbero rifare il lor,p es'arriedi coscienza, convincersi dei lor9 peccatf. morali e politici. Nessuno li può prendere sul serio quando accusano i comunisti. La colpa è dei loro istinti di conserva/ori parvenus. Altro che adesione alle feste drl 4 novembre! Vogliono, beali, ripetere l' esperimento. J?rampolini ha pronti il nuovo vangelo e la nuova tattica: « Si formò un o'dio antisocialista di incomparabile intensità. In verità io non avrei mai creduto che i miei simili avessero tanta capacità di odiare ,,. Prampolini ha i rimedi contro i pericoli nel suo candore: « Oggi è sopratutto l'ora della propaganda, così come ci è consentita dai tempi.• Quale la forma di questa propaganda? Più che mai occorre l'arte delle cose semplici, accessibili a tutti, e ripetute senza paura di ripetersi- (le. didattica è fatta sopratutto di ripetizioni), al fine di determinare quello stato d'animo che noi ci proponiamo"· Perchè cont7astare la collaborazione delle classi? Perchl: dare alle masse la forza dell'intransigenza e il coraggio di resistere? Basterà diffondere e far lPggera la Giustiziett.a. Noi comprendiamo la crudeltà della nostra ironia con un uomo crmie Prampolini di una dirittnra così patriarcale, di un'onestà personale tanto leggendaria. Lasciamo l'ironia ai fatti e al futuro. Lasciamo che i . democratici sperino nel blocco. Il Convegno di Milano è un altro passo su questo cammino. I socialisti unitari sono pronti a diventare sempre più evan,qelici. Il loro sogno lontano è identico con quello di Mussolini, un'Italia pacifica, senza partiti, patriarcale, unanime, nelle mani oneste e gentili dei mandarini sindacali. In questi sogni di uomini due volte falliti noi non riusciamo più a sopportare nl!'anche l'inesauribile buona fede. p. g. L'ESPERIMENTO RUSSCJ Alla mia previsione di un ritorno dell'.economi·a russa YeTso -il capitalismo, il Barbagallo obiettava, nella· « Nuo,.va Ri--vista storica», che anzi nella nuova economia predomina la forma più anticapitalistica: il socialiJmo cli Stato. La sua osservazione certam.ente intendeva fondarsi soprn tre punti essenziali : i,] capitalismo di Stato, la funzione attribuita alle cooperative, il monopolio del com1ite~do estero. E questi tre punt: quindi è necessa.irio clisc~tere rap.idamente per vedere, oltre le illusorie appal'enze del momento, la realtà prepotente delle tendenze in via di svHuppo. Il rnpi'taJismodi Stato Il capitalismo di Stato sembra la forma dominante della nuova economia, a chi si fermi al decreto 7 luglio 1921, che consente l'appalto a priv.ati d·e11e sole imprese che· impieghino non più cli 20 persone, o alle statistiche della rela• zione Kameneff a1 X Congresso dei Sovieti, se-· condo le qua.li nelle imprese di Stato sono impiegati 3 milioni di operai e nell'industria privata soli 70 mila. iWa bisogna guardare ill fondo alla tendenza che domina sia il rapporto reciproco dl questi d.ue ordini di aziende, sia la trasformazione i·nteriore progrecliente nel capitalismo statale. un'istruzione del r9 luglio r92r stabiliva la cessione in appalto a.i ptivafi delle imprese, la ctù atth;tà era sospesa o ridof1a o poteva aumentare con l'iniziativa privata; ma altra istruzione del 6 ap;-ile r922 p<esc1ive che tutte le ùn• prese devono essere appaltate, ad eccezione solo di quelle che lo Stato può sfrnttare commercialmente o deve pex ·ragioni s11periori tenere sotto il suo controllo. Così che le proporzioni recipa·oche s0110desti.nate a variare. Al Congresso deUa III Internazionale, nel novembre 1922, Trotzki alla domanda: in quali rapporti sta il capitalismo di fronte al nostro cosi eletto capitalismo statale? - rispondeva : negili stabilimenti iudustriaii, come uno sta a 18; nel commercio le proporzioni sono pdù sfuvor:evoH (come 30 a 70%), compensate, si, dal monopolio del ·commercio estero; ma « il capitale privato ha per sè il vantaggio di essere spalleggiato dal capitile mondiale , . Se non che non sta in questo soltanto la forza espansiva del capitale privato; ma più nella crescente consapevolezza, che si afferma ncil dirigenti comunisti, della sua maggior capacità ·ricostruttiva entro le condizioni p,reSenti. Fin dal 192r Rikoff, in una relazione pubblicata ne1 n. 109 deIP Econ.om,ic. Z'isn, dichiarava: _ , il fine principale è di 1isolvere a qualsiasi costo e al più presto la crisi delle merci. Se twa fabbrica può prodiurre in mano di un privato, men.tre in mano nostra è improduttiva, satrebbe ,on delitto non darla al prop,ietario priva.to ... Il vantaggio - i=enso - della politica di concessioni e libero scambio sta nel costringere ogni impresa economica a fare uno sforzo per vincere in lotta, aperta e leale,. E in una delle sue corrispondenze russe del1'aprile r922 V. Ottina (Sta:mpa, 3 maggio) metteva in rilievo dl progredire <:rescente della tendenza a introdurre il capitale privato ovunque, come un tocca sana, una volta accettato il principio dell 'iniZiativa privata, che vuol essere applicato (secondo il titolo di un articolo della Pravda)i sul. serio e d:u.re~iJolm,ente. E I' A 'Vanti! 1~ifori i-a, il 31 maggio 1922 1 un articolo di Ustrialoff sulla Econorn. Zisn che affermava la necessità di concessioni crescenti :· « il capnalisnw di Stato in Russia. è agonizzante. Noi nutria.mo abbastauza fiducia nella politica di Lenin, per poter afferma.re che egli già da un pezzo ha tratto le - logiche conseguenze dalla insostenibilità del capitelismo di Sf;a.to , ." Non meno decisamente Preobrascenski, ne11a Pravda del 22 febbraio r923 : « J/ capitale privato nel.l'industria è migliore, più adatto alla con.cor• renza che noi. Esso riesce e si forUfica nel com,• niercio e nell'industria a causa della. Mstra incapacità». • Di questa incapacità davano impressionanti prove al X Cong,resso dei Sovieti Kameneff e Bogadoff, ric'hiamai1dosi ai resultati di inchieste SHll'eccesso dei costi neg,,th,i, l'esuberanza del personale burocratico frnpr~q!Uttivo, l' incompetenza dei dirigenti, l'incapacità a procacciarsi o utilizza.re materie prime e combustibili, l'improduttività degli operai, fa mancanza di rapporti definiti fra l'industria produttrie<è e lo Stato come cliente, la difficoltà dello smercio e della distribuz.ione, ecc. , Migliori risultati (riassume il Pagliari) per ammis5:ione degli stessi organi ufficiali, sono stati conseguiti invece finora dalla nuova politiva economica nella piccola in.d:ustria che trova più facile lo smercio dei suoi prodotti, e può pagare ,ii propri operai salari sup<eriorì a quelli della grande industria e quasi pari, e talora persino superiori, a quelli de1l'anteguerra, çosl come nella rip.-esa del commercio al minuto i privati sono relativamente iu vantaggio sulle Cooperative». Si verifica quanto accadeva prima del riconoscimento delle aziende private: le imprese statali rius'civano a procurarsi le materie prime:. anche in pieno regime cli produzione e distribu. zione eSdusivamente di Stato, solo mercè il ricorso a quelle organizzazioni private e~trakgali .. che uno scrittore comunista chiamava it set ioa s-z.wlo capitalista; ma D.on riu'Sdv~no poi alla profic-ua·utilizzazione delle materie str:-sse per la i.r0duzione e la distribuzione. Quindi, per le ne- . ressità impellenti della ricostruzione ecouomica, da una parte si allarga via via la sfera de1Ja cessione delle aziende ai p1ivati; dall'altra le az.ie11. de di Stato subiscono una trasfon,ialione 1r:teriore, docUJilentata dal decreto del r::, aprile r923 : Sulie im.prese ind-ztStrial-idi Stato '.t:·eJcite s1t. basi com:nierciaH (tru..sts), che non solo <levon0 Essere esercitate con gestione autonoma su hasi commerciali ol fine del profitto, ma p0sso110 an, be. rnrnndo il capitale privato sia riUH·uto e$Sr.?1tziale cl successo dell'ir,1,presa, couvertirsi da trust ai Stato iH Soc-ietà anonima mi.;~a. Il decreto segna la tend<:117..ea l'aspirazione del Governo dei Sovieti : il quaJ.e, attribuendo al ca• pitale privato la funzione di stimolatore dell'i• nizla.tiva, ed esigendo che le sue stesse aziende non -:nirino affatto al fine comunista della distri buziooe sociale per i b1sogoi sociali, ma a quello rnmmerdale del pwfìtto, riconosce di essere in pieno dominio della merce, e vuole anzi intensi- _ficare la potenza direttiva della vita economica. Ora ciò non significa. nulla più e nulla meno che tendere (consapevolmente- o no, e traverso vari esp<:-rimenti e riluttanr..e) alla. forma tipica del1 'ecOnomia a merci, che è precisamente la capitalistica. Il capitale prh·ato, specialmente straniero, rifugge generalmente dal sottoporsi ai vincoli ed impacci di forme ibride c-ome le anonime miste nelle quali i trusts di Stato tenderebbero, per parte loro, a trasformarsi con più rapido ritmo; e con questa sua diffidenza e renitenza forzerà il 'G-oYerno dti Sovieti a ulteriori passi, per superare la crisi perdurante. Tanto più che l'industria di Stato, non riuscendo (per incapacità dei dirigenti, cattiva organizzazione ed eccessivo peso di burocrazia ingombrante) a &uperare il deficit persistente, e non sapendo trovare altro espediente che la depressione dei salari, affatto inadeguati alla sussistenza dei lavoratori, è minacciata di progressiYa dissoluzione per la scomparsa degli operai, sopra tutto specializzati, cui 1a piccola industria privata riesce in-ç-ecea dareretribuzioni sufficienti, uguali o anche superiori a quelle dell'anteguerra. E così, per via della tendenza cui lo Stato è progressivamente sospinto, e della forza e capacità superiore del capitale privato, e della pressione degli operai o del trapasso loro all'industria privatà, si cammina. verso e un capitalismo, C'he si crea da sè le proprie leggi a, secondo la previsione che alla Pravda balenaYa sin dall 'inizill> della nuova politica economica. La coopizrazioniz La cooperazione, per altro, dovrebb'essere, nelle intenzioni del Governo dei Sovieti, e in particolare di Lenin, il corretti,o della nuova politica e<:onomica, che rappresenta e: una concessione al contadino, al mercante di grano, a1 principio della libertà commerciale , . Ora questo precisamente pone, secondo Lenin, la premessa delle cooperazione. < Essendo in mano della classe lavoratrice il potere dello Stato, ]¼ldrone di tutti i mezzi di produzione, il solo compito che ci resti ad attuare è di organizzare la popolazione sulla base della cooperazione. Se spingeremo questa organizzazione aJ. massimo, realizzeremo eo ipso il socialismo , . E' evidente per altro la contradizione di questo ragionamento. Se il potere dello Stato, essendo nelle mani della classe lavoratrice, fosse realmente padrone dei mezz.i cli produzione, non avrebbe bisogno di organizzare faticosamente e lentamente l'educazione dei singoli produttori alla cooperazione. Ne ha bisogno, in quanto si trova <li fronte a un atomismo di produttori (i contadini, e, in parte, gli artigiani), in possesso individuale dei mezzi di produzione. Ed ecco la necessità di un ·difficile compito educati\o, che Lenin definisce e: una vera rivoluzione di cultura » dei contadini; •unica da per « realizzare l'unione fra il proletariato e i milioni di piccoli contadini ,. Ma Lenin confessa che simile rivoluzione culturale rappresenta un compito di incredibile difficoltà, perchè la cultura < esige un 'certo sviluppo Gei mezzi di produzione, una base materiale , che oggi manca. E la sua dichiarazione acquista una gravità singolare alla luce della -relaz,ione di L>maciarsk.i, al X Congresso dei Sovieti, sull'impressionante regresso della cultura in tutta la Russia, sulla rovina e disse luz.ione de11e scuole urbane e rurali < per le terribili condizioni di vita, cui sono ridotti insegnanti e ahlievi », sul generale dilagare dell'analfabetismo e della impreparazione e incapacità professionale fra gli operai e della superstizione e barbarie nelle campagne, conseguenti precisamente alla nuova politica economica, che ha riconosciuto necessario abbandonare il principio dell'ist.i uzione gratuita, introducendo le tasse scolastiche e lasciando ai contadini il carico del mantenimento diretto delle scuole.

146 Attribt1ire pertanto alla cooperazione il compito di creare la base materiale di sviluppo produttivo, considerata inclispensabile presupposto della cultura, la quale è dichiarata a sua volta necessaria a preparare l'adesione dei contadini al principio cooperativistico, significa assegnai-le l'ufficio di fornire la condizione necessatia all:a stessa premessa della prnpria 'possibilità di attuazione. Il vizio logico del ragionamento è evidente; e lo sciogliment0 e.li simile nodo gordiano per mezzo cli quei processo d'i continuo (111.,a. lento) sviluppo, che )'Iarx cbia.maYa della prax·ls che si rovescia, sarebbe opera dei secoli, non del paio di decenni di cui parla Lenin. In reaJtl1.Lenin Yorrebbe, con realismo più materialistico, s\'lluppare la èooperazione col darle e una quantità di privilegi· economici, finanziari ·e baucari », u vantaggi di carattere materiale e sussidi cli Stato superiori alle soyvenzioni che si danno alle imprese priYate ». Coffi) confida Lenin, i contadini vi saranno ath"atti; ma egli Jion si poue il prob1enrn: il designato sah·atore, che comincia con l'essere parassita àell'economia nazionaJe, come convertirà Ia sua ftuizione cli parassita in quella. cli SalYato-re? e i mezzi per sussidiarlo onde li trarrà lo Stato, le cui azieude restan già al disotto delle pri,ate e in condizioni di passiYità? La inferiorità dello Stato a questo compito, di ·serra d'incubazione del cooperativismo, s'aggraYerehbe con lo stesso diffondersi della cooperazione. Esso non può contate quindi che sulla concessione <lei privilegi, la quale tuttavia può operare nel sen;;o di distogliere il tanto invocato capitaJe priYato -- messo in concliz.ioni cli inferiorità - dall'attfrità ricostiutt1;ce dell'economia russà, o di spingerlo ad assumere la maschera della cooperazione per fruire dei privilegi eone-essile. E questa seconda eventualità si Yerifica in larga misura. La cooperazione cli ccnsumo (col Centrosoy,is) e quella agricola (col Selskosoy11s), han certo assunto un noteYole sviluppo in Russia. lVIa 1o stesso Wise, che in un importante articolo in The Labou.r J!Iaglizine (aprile 1923) attribuisce al la cooperazione una funzione preminente nella futura ricostruzione del commercio interno ed estero della Russia e nella educazione politica ed economica del popolo, non nascondeva, tr_. 1e difficoltà contro le quali essa deve lottare, la concorrenza. del commercio priYato, che fa sensibili progressi, la di.ffidenza dei contadini, e la falsa cooperazione - non essendo le cooperati.ve di produzione per gran parte altro- che a. pseudocooperatiYe, costituite da piccoli capitalisti, che s-i mettono insieme sotto questa maschera, per godere dei Yantaggi e dei privilegi accordati dallo Stato alle Cooperati.-e •. Questo fenomeno di un. capitalismo in formazione, mascherantesi sotto l'apparenza protettrice di istituzioni operaie fa\·orite dalle leggi vigenti, si era cominciato a prod.un:e già prima della instaurazione della nuorn politica economica. E della sua diffusione sin d'allora si era allarmato Tomski, presidente della Confederazione russa del la\·oro, il quale, nel suo studio su La struttu1a organica dei Sindacati} si preoccupava dello spirito capitafutico animante le Comuni (artele) cli lavoro degli artigiani (Kustari). Sia per la in.filtrazione di commercianti e piccoli iabbricanti ro\·inati dalla rivoluzione, sia per le tendenze spontanee degli stessi l{ustari, osser• vava il Tomski, queste artele mirano a conservare la sostanza dell'economia capitalistica, cioè la libera concorrenza, e persino lo sfruttamento dell'operaio salariato. , Essendo rappresentanti della piccola economia e de1 mestiere già sorpassati, questi e1ementi sono penetrati da una ideologia conservatrice della produzione individualista, e, in fOTza del numero loro, possono disorganizzare completamente le fila del proletariato economicamente- organizzato :a. :'Ifa la ten<lem.a capitalistica si rivelava già alJ 1osservazione del Tomski in un momento ult€:- riore del suo proct:Sso di s\·iluppo negli artigiani i.solati (dal netturale al dentista, clall'imbia.nchino o da.I farmacista al sarto, etc) : la caratteristica loro - notava il Tom.ski - ~ , l'inàipen• denza nel campv econoonico, 1a libera concorrenza co:m.e11unico regolatore dei guadagni, la pos-- sibi lità e la tendenza ad estendere l'impresa; in fine, tutto ciò che si esprime col detto popolare padrone di se stesso•· Ora da padrmu di se stesso ]'imprenditore, che allarga la su.a azienda, cliventa anche padrone di altri. E il fatto si avverava anche prima della nuorn politica economica: di fronte ai la-· boratori e alle officine , che lavoravano in piena libertà come in regime capitalista>, il governo comubista cominciava con l'ammettc--rH ufficia.1mente quando non impiegassero più di 10 opc.--rai se con mezzi meccanici e non più di 20 se senza m.ez.zi meccanici; ma (osservava già il Bianchi parecchi mesi prima della proclamazione della nuova politica economica) e le necessità del momento fanno chiudere un oc<:hio anche su queste limitazioni di personale; e dove sorse il bisogno, e do,-e l'attività dell'individuo fu più pronta, queste organizzazioni presero maggiore estensione"· Ed ecco un cammino analogo a questo (ben noto alla storia) dall'artigianato !ibero al libero capitalismo industriale, profilarsi ora per le cooperati ve, cui è consentito un parziale impiego .di salariati e concessa l'esenzione del controllo .LA RIVOLUZIONE LIBERALE della ispezione operaia e conta.din...-i: il cam-ntino dalla cooperativa alla societ* per azioni, da padrona di se stessa a pa<Jrona di altri. E tanto più, naturahnente, per le pseudocoope.rative cli piccoli capitalisti. Naturalmente lo spirito d1 questa cooperazione non può essere che la mira del vantaggio privato, senza connessione o preoccupazione cli interesse generale. i\'Ia c'è di più. L'Economices/w.ia Zisn al principio del marno 1922 (Rosta del 5 marzo e A 1Jan. O! J marzo), face,·a questi rilievi di indiscutibile gravità: « La libertà del cpnnnercio, cla noi proclamata, fu finora disciplinata da una serie cli decreti che aveYauo lo scopo cli salvaguardare i diritti ed i pti ,·ileg-i dei con~rzi cooperati vi nel campo del1 'attl\·ità com.i-nerciale. Noi suppone"\·amo che i c-onsoni cooperativi sarebbero riusciti ad assicurarsi uua influenza' diretti va sul n1ercato. Ma il diritto concesso alle aziende statali~ cli realizzare una parte della loro produzione, e lo svi. luppo preso dal sistema delle concessioni in ap .. palto, h:1.nno lancìato sul merca;to un.a quantità di prodotti che non possono essere tenuti entro il limite del commercio cooperati"'vo. Il commercio privato qnincli, causa ulla certa debolezza cli singole organizzazioni cooperative, s'è talmente sviluppato, che 11011,solo le Cooperati'Ue non. pa.. droneggi.ano più il 1nercato, ma esse stesse ·ricor• rono allJopera di pri?;a.ti ». « -E'il 31 maggio 1923 lo stesso giornale clichiaraYa che il commercio privato è ancora n10lto plù importante di quello delle Società cooperath·e (in 16 provincie oltre 63 mila imprese pri- \·ate contro meno di 3 mila cooperative)i e che il commercio dei prodotti agricoli è tt4.tto nelle mani di commissionari prh~ati, contro i quali la cooperativa ag,ricola non p.uò lottare. Non senza ragione, dunque, Kalini.1], il nuovo presidente de1la Rèp-ubblica elci Sovieti, nell'ls-vest1a del 24 maggio 1923, rilevando l'ostilità profonda dei contadini a tutto ciò che sa di comunismo, rimproverava ai comunisti. cli non conoscer la campagna e cli 1lon capire il c011tadiuo. iVIaanche se volessi1no supporre che - in vista dei privilegi accordati alla cooperazione nel commercio estero (col diritto di aver propri organi <..:ommercialiall'estero e diritti preferenziali nel mercato del cuoio e delle pelliccie, ecc.) e nella produzione (con· esenzione dal controllo della ispezione operaia e -contadina alle loro imprese, nella quali è pur anunesso un parziale impiego di salariati) -- i contadini in più larga misura ne costituis:Seto e mettessero -in azione, resterà semp-re il fatto che, stimolate per via dell'interesse e del privilegio, queste cooperative non saranno ce_llule del socialismo, ~ome Lenin s'illudeva, ma organismi commerciali e capitalistici, YOlti alla conquista c1e1 p~ofitto. L'organisn1o su basi commerciali} che è il cardine, su cui ogni attività economica oggi si vuole imperniata in Russia. dagli stessi dirigenti comunisti, non ~ che riconoscimento del regno della economia a 1nerciJ come s~lo compatibile con la presente fase di sviluppo storico. ,. E i1 principio commerciale è il euneo introdotto e sospinto nelle fencliture della legislazione comunista: che non può se non aHargar]e progressivamente. L'iniziativa privata e il capitale privato e l'interesse personale, cui lo Stato si aggrappa come a tavole cli salvezza, non operano se non allargando via via le maglie dalla propria libertà: in u.11 tempo più o me.1]0 lungo, con stenti maggiori o minori a seconda delle circostanze e del! 'azione del potere politic°t le forze produttive borghesi in via di sviluppo rieS<·ono a crearsi il regime più consono ai loro bisogni e alle esigenze generali del momento storico. Il monopolio dizl cornrnizrcioizstizro Il nwnopolio del comrn.ercio estero è anch'esso un campo nel quale questo processo vien già delineandosi in lW modo tipico. In teoria hl gestione esc-lus-iva degli scambi con l'estero 11011 era che uno degli aspetti, in cui si esercitava la funzione dello Stato comunista, cli unico regolato11e della produzione e distribuzione sociale per i bisogni sociali. Ma quando le masse COT]tacline si sottraggono invincibilmente a simile dominio, la fina.lit?t del monopolio del commercio estero diventa quella di cui parlava Boris Stcinin nell'Econom. Zisn clell'8 dicembre 1921, ossia r la nece.c;sità d1 creare un.a forma cli. sfrultamento delle energie economiche da parte dello Stato, che permetta: 1° la creazione c1i un sopra.valore notevole, di cui lo Stato ~~L pienamente di- ~porrc, e 2° la creazione in.torno allo Stato, a mezr.,o del lavoro <li iniziativa piccolo borghese, di un ambiente che possa offrire allo Stato il modo cli flcavare delle 12:ntratesussidia.rie•- ~'la già lo Steinin cr,;servava che la nuova politica economi.ca, con procfultori e consumatori indipendenti dallo Stato ali 'interno, non consentiva la comp1eta nazjonalizr..azione del commer. cio e.stero; ed esigeva invece un • sistema di permessi per generi cli merci •, in cui lo St.alo • si limiti ad essere un semplice regolatore dd commercio est.ero •. g questo còmpito cli semplice regola/ore, eh<' è quello stesso esercitato (iu misura: variabile a seconda delle circostanze) da tutti gli Stati capitalistici con la politica doganale, è solo rimai-:to al Commissariato del commercio es.tero in Russia. Krassin in ripttutc dichiarazioni della primavera 1922 a ìVIosca e a Genova, e in un articolo dell'ls-uestia. del 13 marzo 1922 spiegava coTne il nw-nopoiio mirasse ad arginare la cupidigia dei capitalisti1stranieri. L'esempio delJ'Austria ammoniva che in un naese che è esaurito dalla fame, la cui vita econ~mica è sfasciata il cui denaro ha quasi completa1nente perduto 1 la forza rl18.cqtùsto, non può tent::re l'apertura delle frontiere; « il libero commercio significherebbe la svendita della R~ssia e iL sacchegio cli quan.to re~ sta della ricchezza dello Stato. Nelle attuali condizioni la Russia non •è in grado cli introdurre . u11 sistem.a di imposte clog::maJi rapido e sicuro ... Per ciò tutto il commercio estero deve passare attraverso :il [i.Uro del Commissariato». E Bogacloffi presidente del Consiglio dell 'Econ. Nazionale, confenna.va nel maggio 192 3 : « se noi dichiarassimo libero il commercio estero sa;·emmo invasi da gioielli falsi, da latte condensato. da leccornie, da vasellame a buon me.reato e d~ o~ni genere di merci inutili ai contadino russo. La nostra industria è iucapace di lotta.re contro la concorrenza estera, anrhe se 1a p1·oteggessimo con\ tariffe doganali elevate sino a 4 volte il val~re rlell 'oggetto Sttl mercato estero di provern~nza. Le_ stesse considerazioni si possono apphca.re all'mdustria pesante: la menoma concorrenza estera sarebbe fatale; quindi nessuna libertà cli commercio ». Tuttavia le difficoltà cli stabilire un sistema clogn·11ale 11011 hanno tolto che• una tariffa cloo·anale sia stata infrodotta fin cl-alfa primav~a del 1922, sia pttre con le cautele dichiarate da Kra.ssin. a Genova: a: una stabilità delle tariffe, per quanto ammissibile in m.assima non è cli f~tto applicabile uei paesi ad economia disorga111zzata. Le tariffe debbouo essere modificate secondo le mutazioni dei cambi e le necessiJl:à di protezione dell'industria nazjonale ». ~ra questa introduzione cli un sistema di protezione doganale e la stessa funzione di sentplice regolatore o filtro attiibu:ita al Com.missariato del commercio estero, son state possibili e ap-. 1parse uecessa.rie solo in quanto il 1nonopol·10 d.i Stato fu abolito coi decreti 13 marzo e 16 ottobre 1922, concedenti a privati ed imprese private di contrarre affari riguaròanti i1nportazioni ed esportazione cli merci, sebbene col Yincolo di sottoporre al Commissariato i contratti per le ricerche Nel gennaio r922 K.restinski aveva fatto presentare a Londra l' a: assicurazione che . al più. tardi alla fin~ cli giugno cesserebbe il monopolio del com,mercio estero ». E nel gennaio 1922 già la. Pra.1Jda. annunciava. la costituzione della « prima. società ntssa di importazione ed esportazione,, (un'anonima mista per azioni, assegnate in parte al Commissariato e in _parte al capitale privato indigeno e straniero). E alle Cooperative era concesso il di•ritto cli tenere proprie rappresentanze coinmerciali all'estero, per negoziare direttamente acquisti e vendite; e nel dicembre r922 anche le ditte straniere con succursale a Pietrogrado erano autorizzate a111acquisto ed esportazione di mercanzie russe per le proprie sedi estere. C'l (come de1 resto qggi in tutti gli Stati europei per parte dei Ministeri delle finanze) una vigilanza regolatrice dello Stato; ma il processo in corso non si fermerà al pttnto già toccato; chè le esigenze della sviluppo economico non consentiranno l'ruTesto slùla china, per la quale han già sospinte> lo Stato dei Sovieti. Lenin scriveva, nell'articolo del 7 novembre 1'92I : • Noi adottammo, dopo il febbraio r92r, in luogo del precedente metodo rivoluziona.rio - che si!:{ni.ficò tUla negazione completa. di tutto ciò che era vecchio e doveva essere sostitu.ito da forme nuove, - dei modi cli procedere m.olto • diversi e -riform1Sti. Oggi non vogliamo distrugger.e le vecchie basi economiche e sociali del commercio, della piccola industria, ma 11ogl1:a1noanz-i attirare 1-l commiercio e flfridustria •· Ma in connessione con questo forz..:'lto mutamento di inqirizzo, le necessità dèlla vita pongono nuove condizioui e impongono nuovi problen1i, con una forza cui lo Stato dei Sovieti soggiace, per quanto si sforzi cli dominanla. RODOLI•'O l\tlONDC)LVO. PIERO fi □BETTI - Editor~ TORINO - Uia XX Settembre, 60 , I1n:rninente : LUIGI EINAUDI LE LOTTE DEL LAVORO L. 10 Questo volume, col quale incominciamo l'edizione delle opere complete cli Luigi Einaudi, è uno doi più forti saggi del pensiero economico italiano. Data l'importanza eccezionale del libro bisognerebbe che gli amici ci mandassero sul,ito la loro prenotazione e ne trovassero altre (si mandano schede di prenotazione a richiesta) perc-hè ci riesca più facile dc:termmare la tiratura. Chi ci trova 1,2 prenotazioni avrà una copia del libro in dono. " b'Eao DEbbA STflffiPA " il ,ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fondato nel 1901, ha sede ESCLUSIVAMENTE in Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. Chiedete opllScoli esplicativi e tariffe con s~raplice biglietto da visita. REVISIONE LIBERALE h'OIVlDEltl\IISTIGIS~O Prendiamo dunq'ue, c1a.· un punto cli vista. affatto esterno, le difese del misticismo. Ogni filosofia relativista porta. con sè la necessità psicologjca della trascendenza.. L'insistere "Oggi, di fronte alla disperazione Jucida cli tante coscienze, in una affermazione idealistica 1 sarebbe come anelare a tenere l'elogio d'eila oa1..zia in un manicomio. 11 Inunora.le debolezza.-,, sogghignerà il professore promosso di fresco alla cattedra di filosofia teoretica per merito. di ge-ntilianesfouo fascista. • l\1a c-hi non sia corazzato contro ]'ansia e ]'angoscia che ci circondano, cla11'ottiinismo professionale del vincitore cli concorsi, e si pi-eoccupi del.la realtà quale è, senza cercare cli contorcerla in spire dialettiche, deve pur ammettere che le premesse psicologiche c1e11'ora che passa non _comportano che due sole soluz.ioni : od una mistica rinuncia od un virile pessimismo. Io credo che ogni osservatore :in buona. fede debba. ammettere con me questa realtà del distacco se1npre ·più forte clegH spi:t-:it.idalla concezione idealistica della vita: storicista. od attuaJ1Sta che essa sia. E ciò ammesso, appare evidente rhe, qualunque ~ia la c.onclusione çui giungano questi spiriti angosciati, sia che accolgano una soluzione trascendente od una negazione pe:;simista, il loro atteggiamento di fronte alla realtà politica verrà a coincideré in una 1nistica nega• zione della società e d.ello stoto. L'es-tas,i cristia- • na ed i1 1.tirvana buddhista n~n comportano problemi e positivi atteggiamenti politici. Premessa necessaria all1inst.aurazione di UDa lotta politica decente nel nostro paese, sarebbe, per c-omune consenso, la restaurazione di 1.t.no stato dJanimo li'beTale; cioè la restaurazione negli rufimi cli certi principi e sentimenti - quali il I'ispetto per la libertà, la dignità, la vita umana, la comp,rensione dei valori morali ed intellettuali ecc. - che oggi paiono in-imecliabilmente perduti. Ma dopo il terremoto rela,ti vista, dopo la devasta:-~ione prodotta. dagli odi faziosi, la parola della dignità e della libe1-f:à,la voce pacata della iagione suonano invano. Libertà e dignità non esercitano il 1oro fascino severo su chi è stanco non de11a guerriglia soltanto, ma della lotta stessa. Ma nel distacco dalla triste realtà quotidiana, ne11'animo solitario cli chi sdegna le viltà e non si piega sotto le violenze, sorge spontanea la voce de11'amore. Non è so'gno letterario di arca.di travestiti da eremiti, nè gemebondo sos.piro di animucc:ie timide Pinvocazione accorata che da tante parti si volge alla Chiesa. Il fatto che i più tra gli invocanti siano consapevoli dell 'insiclia bassamente reazionaria che alla Chiesa si tende, e che la paventino e la combattano, infonde alla loro in.vocazione un senso clfrei quasi dram,matico, ed _alla loro Speranza un'ansia che la tramuta in passione. ~on per la sola Italia faziosa e stanca delle sue funzioni, oppressa ed incapace di reagire contro l'oppressione, sub-na oggi un'ora cattolica, ma per~tutta questa Europa caotica, ove sta agonizzando la nostra. civiltà. L'ttnità spirituale dell'Europa non può essere salvata che dalla comune coscienza cristiana. Noi non poss-iamo certo ancora rispondere, mentre i termini del problema vanno appena delineandosi se di questa coscienza possa vedersi interpTet~ ancora una volta la Chiesa cli Roma, o se l'eterno fermento eretico dell'Evangelo rossa vivificare una nuova Chiesa Universale. Una. cosa è certa.: che le eresie disgregatrici di L11tex-oe di Calvino sono sconfitte. La nostra umanità ha più bisogno di 1111.itàche <li lotta. Ed al centro della ricostituita unità Europea potrebbe anche stare -- purchè sapesse decidersi - il Vescovo cli Roma.. Così non cle ì\ifaistre o Veuiliot, ma Novalis, col suo sogno di unità cattolica dell'Europa, formerebbe il fulcro cli questo ritorno cattolico. PTERO BURRESI. Il torto di Burresi è di 11olersi decidere ad una afje-rnwzim1e consolata, dopo aver dimostra.lo con noi /lesige?1za di wna sospensio·ne liberale e pes• simisla insieme. Altri11umti non si sdprebbe per• cliè alla Chiesa cattolica ntm- si debba preferire la li I [nten,acio11ale. li fatto è che q,ieste ri-uelazfo. nidi verftà? da O:[iente o da occidente, sono troppo lucide e determinate per co11.'Vi11cereno-i} gente disillusa tli tutte !e profezie, ma 1um. perciò sfiduciata. Nel 1924 Rivoluzione Liberale deve arrivare a 3000 abbonati. Perciò abbiamo èlispo- :;to perchè tutti i nuovi abbonati per il 1924 r1ceva110gratuitamente la rivista già in queste ultime settimane dell'anno vecchio. Preghiamo vivamente gli amici di rinnovare subito l'abbonamento ; chi lo rinnoverà prima del 15 dicembre riceverà in dono il bel volumetto di E. Berth, La France au milieu du monde. • Chi ci trova un nuovo abbonato può richieder-ci in dono, men tre ci spedisce la cartolina vaglia, Il problema italiano di A. Di Staso.

LA RIVOLUZIONE LIBERALE IL eASE) SE)PFieI (ossia la lirica pura sacrificata sull'altare della patria) I nostri procur.atori legali per le cauS<o letterarie ci hanno sempre ammoniti: 1. TenW'- velo . caro, questo •Ardengo Soffici, queste; • d,mo • (definizione di Renato Serra) questo •t lirico, l'cmimal superiore più care del 1n-0ndo » (defi.nizionè di Papini), questo a l-ip(l 01 scrittore così puramente artista , (definizione di Prezzolini). Tènetevelo caro, questo cocço bello delL1. lirica puT~: e non fate caso alle sue pose -d1 cinico ,alle sue manate di anticrocia110, alle sue pretese conversioni da anarc-hico ad amn1iratore delle autorità costituite: godetevcite le parole, che per lu.i sono tutte viventi e gioiose. Non dategli retta, sa nel Giornale di bordo iuu ,·agabondo negator della patria, e in Rete Mediterranea un esaltatore dell'ordlnt>: ma state attenti s'egli esce per la sua campagna di Pog. gio a Caiano, e a ·quello che dke q11an<lovede l'Ombrone colare sotto il' sole, o sente tutta la malìnconi:11delle stelle pesa.re sopra il ~uo cuore. :\llora gli i:: bono come l'aragosta nei mesi con l'r:rrc :che fin della cacca se ne fa la salsa». E cosl, in coscienza, abbiamo fatto. Ci sia• mo nrcsi in santa uace i suoi aforismi sui ma. riti ·tutti becchi e ~Ùlle donne tuth.' g-;ittinr in 1..:alon·: le ~ne definii.ioni di Dio, Befana degli adnlti, e della religione, imbecillità: le sue stronc-aturc <li Hcgcl, truffatore 1 e di Pascal, po• ,·cromo: i suoi confronti tra 1':\ssoluto filosofico e il Moulin Rouge: il suo stock, insomma, cli ('Or~i\'i elzeviro di giornali pa.rigin.i, spkciol:i.ti in monetina tosc:-ana. E s.i badi, che quei tali noslli procuratori legali cu11o~ce::vanobene la partit.1 : tran:rso la mostra di fantocci da tre palle ùu soldo, destinati a rappresc-ntare la filosofia. di Soffid, Ja critica (li Soffici, il boulevardi- :-.mo di Soffici, ri1:sci \·:1110 ch1,Tcro <li tanto iii tanto [I vedere pezz.i di ciclo e 1111\·olc ~varianti sui l·olli, e ,campi e bestil', vacche innocenti e bramose condotte a.Ila mout~1: ]'arte di Soffici, _grande. Sl, a.mico Snckcrt: se non proprio profct~t, chè gli Etruschi non ne ebbero, indovino . ci piace,·a immaginarlo arn:h~ :1 no-i : di quelli che errafono sulle spfr1gg-k d.c1 loro pat'se, sitl1'orlo di alghe ri("amato dal mare: e impallidi- ,·,rno ai rotolii (lei tnono, e rabbrividiva.no quando il grido degli uc-c-e11ni eri giun~eva ad essi <falle pinete tirrene, e cercaYano di dar<: a quBti acc-identi un senso riposto. A Soffici, I-'11.ltimodegli indodni, perdonaYamo la. sua interpretazione, the era sempre ridicola, per il suo bri,·ido, che c-ra sempre vero. :\ lui, non chiedevamo proprio nessn11 conforta.torio fX>litico, di questi tempi. Tutti siamo ~ .-ristfrmi, catto1ici apostolici :-omani : come potrebbe venirci in .mente di ra.c.·cotnanclarl'anima a un indovino etruS<'o? Che Ardengo Soffici fOf-.- sc· pure fascista: buon pro .. Noi era va.mo -pronti e disposti a. sentirci 'tlire tutte le i11solcn,.c: a.Yc- \·amo già lo scatolino pronto per mcttcTc·elc llen• tro, pillole d'oro. Pre'a..olini, antico s1101 ei aYeYa :l\·n.·rtito c-h' • c;:li. t~ il Soffici dì u.11 tc,npo, in. maggior possesso dei suoi mezzi artisf.ici » : e, a pm1.e .la fra.se da mctliat0rc te.'l,tr~lc usata da Pre-u..o1ini, ne godeYamo. Quanto ,·o),!Hamo bene a Suckert, che .pn~· non cc le man<la a. dire-, e farebbe t..'l.nta tonnina di noi crociani e s:ih·eminia11i ge.ntc da f•orcfo, e riempirebbe \·olentieri Roma di morti : e gli Yog1iamo bene per que. sto, <'hc sotto le sue mina{"l'Cdi C~l'<'uziouicapitali e le sue teorie storiche di Controriionna. e Fascismo, si sente il gioco dello scrittore, come sotto 1a• gi-ana serrata della pelle cli un atleta si ,·ede il gioco dei muscoli al vivo. Così, avremmo :-imato Soflfci fascista : e <lì più. Fermi in questi nOOtri propositi, aYeYamo .perfino climen1.k<ito che Soffici, 11c-g-lai nni dal 1920 al 19221 a,·eya puhJ1licato degli articoli, delle chiose, dei rn~menti sul JJopolo d'Italia. A<lesf.O,Ardengo Soffici ha raccolto in Yolunie l.pt~Ll roh;1 (i). llna relazione fallimentare: lo ~tc-s::;issitnoeffetto. Solo ora si 1 Yede qu.1.nt'è fon• do il deficit. Ha inghiottito L11tto, tutto, la li• rica pura, Je parole ~"·enti e gioio.se, la casacca dell'aragosta, i brividi ddI'indovino 1 perfin la vacca: ah, nessuna yacca più può mostrarci Soffici, n.<' in ca.lor~, nè gravicla. Sono due('ento pagine incolori inodori insapori. Mai avremmo credulo che in ,tre anni ,Ardeng-o Soffici sarebbe rÌ\t..<;("itoa mettere insieme un simile piattaccio di gdatina, anzi <li colla di pesce. A noi : apriamo il' volUIDc. Ecco le sue insolenze, un campionario. Egli vede • un esempio lJbbacinante di -vigliaccheria inteUet.tuale passista,. I govenia.nti d'Italia sono • i.ncoscicnti, bestialnumte debol-1, crimirwsamcnte tolleranti della più scellerata propagan• da». Bisogna • injrenare iL saturnale i,nmondv ·do11e tutte le incoscienze, le ignoranze, I.e bas. sezze, le pe-rfid.i,. e le turpitudini si congiunganJ per i! disonore della Patria,. , L'ignominia- del disfa:ttismo si accumula». e Lo scita Lenin dtsccn.dente di schia-vi, schia-vo a sua -volta del tedeschismo, rinnegato e rappresentante tirann.o di una moltitudm,, infelicé, cùca, selvaggia, malat.a nello spirito, briaca ,. , Il trattato (1) A. SOFFICI: Battaglia tra due vittorie • La Voce•• 1923°- Versailles monumento di i-m.becil!ità e dj infa• mia borghese •· • Prima ili fare affogare i-! Pus in questa orgia di infam;,,, in questo bagordo di vergogna, gettiamo u.n su.premo raggi,o dì Luce s14.l/asua bassezza.». Lo sen.tite il viscidume, il 1nolluscume di queste insolenze. Le abbiamo lette, da due anni, sui manifes.ti alle ca,ntonate. Am.m.oscimento inguaribile. Fraseologia frusta come il fondo dei pantaloni di un impi,,gato dei Benefici Vacanti_ Questa sterotipia. degli improperii fa credere a una sterotipia, ~li cxlii. 11 modulo delle in.solenze fa sospettare~ .:uodulo anche nel cervello, AlJi! Passiamo alle imm..:1.ginl, se vi piace. « Una marea· di fango. la quale monto ni-i-n.acciosamen• te ed. è dest.imata. a scnntt>zergerr. il mond.o intero, le società tutt-e1 l'umanità intera, con tulli i -va.• lori ài tutte le ci-uiltil » ... J clericali non si peri. latno ad innesta-re le rosse 1:erbene educate dal. l'ebreo materialista Marx sull'a1treo t.ronco del catt.olicismo •· ]e ronnaìs. ça. Gli oratori dei Con• gressi del pe..:rtit.osocialista. arn.axano dc:gaw...e dà questo stile. In verità la prosa di Ardengo Soffici sarebbe, di tutti gli scrittori italian.i 1natricolati e gottoposti a visita medica, quella che mi pare più trad u.cihile in tedesco : con meno stento per risparmiarne il conio. Articoli di fondo dd 1·orwdrts - non dico della Rothe Foh.nc. Egli non d dà pìù no, la frase che si regge lL'l sè-, trnsparente e soliùa 1 come ce n'è dapper. tutto iu ,1 rlccchino e in Giornale di bordo, an· che dove fa il cinico u l'ateo. Queste 11;uovesono bolse e arrembate-: pennellate, sl, ma da im• bian(:hino. • Una ùtdh~iclualitìi tHn1 solo nulitare, ma politfr.a e morule, di prim'ordine, ·per/et.la• ,nente itaHa,na, accuni.ulante in sè i pregi più caratteristici de/.la razza a. r Lt:. ricostituzione. d.eTT'aninw. nazionale ll. "/ .a so/.ita altalena SI ripete fra concezioni. differenti ed opposte della real.là. e della 1.,ita u.n.wna e sociale •· .. EJ la degencra-::ione d.i ogni id.ea, non sol.o, mn l'im.becilh.tà e la bassezza 11wrale su cui si. inq>ernia (che rnu..'l di perus !) la lotta d~;,gli ai"!Jcrsarl ,. , L: idealità "1.U01Jeche do-vre.bbero em.ergere dal presente Ora.go». , Ci sono due forme d.i grcmdez• za: uma passio-n.ale e una morale, le quali manifestandosi e t.rianfando "VOl.ta a volta, creane i fatti salienti della storia•· • Una m..anom1ssicne dei valori ~ociali più gelosi. degli affetti più sacri e profondi d.ell'ani,mo u.11ur1w ,. , La coscf.en.. za. d.i co,npiere ur~ 1.1tto di s..mta obbedienza alla fatalità imperscrul<lbilc clic rc:gola la sorte de· gli uomini,. e La mirabile scala dei 't•alori che. infornu..1110e carattcriz:ano 1t.11a società ch;ile "· • Le regole che presiedono alla csistl'r~za della co1111tnità ». • Il senso più. eccelso del do-i·ere 1m. pone11a al papa dì essere pCk:·ifista ,. o: La denwoazia entra in stato comatoso». • L'istinto dì guerra è nella natura dell'uomo come tutti gli altd istinli che comp<nzgono la sua specifica. per• scmalità e 11e pr011ocano ogni determinazione, clic la r11gicn1.f, ist111to pfat sottile ,non fa che san;;i.onart', come og111v11 sa •· Gli scritti di Gentile entusiasmano Soffici : \_luando il Soffici di oggi si entusiasma scrive così: • 1In.i:mat.i dn u·na fede.. Riscalda.ti d~r ·una. frnssi011e umana ... attingano il pi,ù alto risultalo ... l'-intinw signi, ficato spi-rituale.. quèslli ineluttabi.lità d·i svi, luppo logico.. il nut.rimcnto più .~ostmizioso per lo spfrito ummw ... Creazione storica bar·men.to• , !ia, n~ incocrribile .. , sviscerati in ni.od-o geniale .. Copia dì idee, di co11cctti e di fecondi pri>nci.pi.i che se un 1wmo di go1,.en1-0sa.pesse farne tesoro .. • 11 formulario stilistico di Giannettino Soffici. tfilma1l<h: « l'o~1'l· l'Abn17,zo? ». Rispo· sta: , Forte e gentile •· D.· , Com 'è il Duce? 1. R.: e Invitto 1. D.: o: Perchè brillava il tal dei tali?». R. • • Irnpen;crutabile ». D.: • Come sono i prirrcipii? ». R. : • Fecondi •- D.· • Com'è il senso del dovere? , . 'R. : • Eccdso •. BTavo Giannettino, approvato. Tn parli come un tn.a· nifcsto. Ci siamo i11tesi, ercdo, su questo affn1nto che ci fa Ardengo Soffici. Itwece di un Soffici fascista ciompo e partigiano, cO'll le .:-tollte Ycnature lnz• za.ronescc.rsentimcntali, invee-e di nn Soffici che ci '"mandasse a far fottere tutti con delle mosse fiere e belle, e usrisse ancora di brigata. come nei tempi suoi più felici a guardar le &1.gre del Casentino, e le spedfaioni punjtive ~li Val di Chiana con i suoi occhi di arti~ta, e desse - almeno - a queste povere <'ç)seeffimere la risonanza. della su.a "·oce, e il· suo bon pt-aisir, le sue buone grazie, i I suo capriccio, e ce le imponesse a noi, purificate dalla politica, più durevoli delle fortune di un partito, rese belle, lucide, nobili, da. quel suo sguardo ingenuo che rese belle, lucidi nobili un carciofo d'Empoli sfoglinto, o le r~e vi1..ze tratte di tasca sotto una pergola d-i Settignano, o le nozze di due lumaroui: invece di questo Soffici, ci ·siamo veduti venir fuori un sennino d'oro, un teso1·0 di mammina, un attuario d.ell'ortodos.sia patriottica: e presentare una prosa tale quale come il brodo dei conventi, che ce n'è per tutti i mendicanti e per tu.tte le cistole, perchè il convento allunga l'acqua non- in proporzione del cond~mento, ma in proporzione delle boeehe. Ardengo S9ffjci,. Romolo Murri, -l'articolista di fondo dell'Avanti!, il signor Arangio Ruiz prebiblloecaginobianco sir:lente deU'Associazione Nazionale combattenti, sono _tutti lirici puri della stessa forza, oramai. C'è più arte in nna pagina dcl librètturoiaccio del Banchelli, • Mem<>rie ltì un fascista, che in tutta questa • Ba.ttagLia fra due vtttorie ,. Ma che! Io, qualunque povero gau:ettiere che fa il pezzo di rircostanza su un tavolim- di redazione, siamo pari ad Ardengo Soffici. Ma noi posSlalllO sempre SC1lSaici con •la reg-9la del ronvento; che è cli frati· predicatori ; noi esponi.amo per un ventino le nostre idee, le nostre so1uzio.:. ni politiche, noi siamo del mestiere: e, infine, molta gente si interessa delle nostre idee fino a spen<lffé un ventino. Ma Soffici non può scu':' ~rsi. Cosa c'importano le sue idee politiche? Cosa c'importa ch'egli faccia , sull'altare dell-0 Spirito e della Patria il sacrificio» di scrivere 'degli articolacci da pagine morte di giornale, degni di re.star sul marmo come z.a.vorra per le giornate di magra? Cosa ci importa che egli sia .fascista, amm.iratqre cli Mussolini e critico di Lenin} e ce lo. venga a dire con le frasi di un discorso sa.graielo? Noi non siamo dei pedanti che gli chiedi.amo conto del suo antico cinismo ~ della su.a anarchia d'un tempo: ma pedan~ non sia ·neppu! lni, e non ci presenti nessuna antologia di luoghi comuni. Per giochi di idee, oombinazionj su misura, asso1timcnti, a..5.sociaz.ionie dis..,;ocia:,-ioni,cestini da viaggio e necessa.lres di id:ee, glie ne diamo 6.11 c-he ,·uole. Non c'è bisogno del suo 1infor2.o: ;Jarno già in tanti, sulla piazza! La • sosta.n.:,.a lorsalc- dc-1 suo ~sere» è altrove. Conservare feleltà all'o,-te. E' ancora capace, Ardengo Soffi- ."1, <l1 ù;irc:i cl!un colJX), là, alla brava la spa. valcb .-;icurczza gu.astatora di una squadra di fascislt l<.1[,cani; ma, intendiamoci, niente disegni a <..-ol01i del1a Do-menica del Corriere, ma spade confitte nel terreno, frementi e vibranti sullo stelo d'acciaio, come antichi faziosi?. O quel d1e lui voglia, da.rei, fuorch<: dei sermoni? O almt:110: una pagina da artista puro, la vacc--a in calore condotta al toro? Il. Ma la liquid3.7,ionc Soffici. non può esaurirsi cou una boutade, e noi essere rimandati a casa con uua semplice speranziella. Tre anni di \dta dello scrittore hanno dato questa specie di trattato <li Versailles artistico, per par.afrasar:e una sua brilla.ntissima..c.lefinizione. Tre annì son lun~ ghi, gli scrittarelli del volume furono cx..'CaSio-. nali, staccai.i l'uno dall'altro da pause p.-ofonde, durante le quali le stagioni cambiarono, e l'erba rispu.ntò. Ma Soffici non la udl mai naS<'ere. La uniformità commercialona del10 stile rivela un appagamento sempre pari a: se ~tesso, un pacifico conseguimento di quanto lo scrittore vole,·a cl ire. ~on è vero eh 'egli abbia premedita.L'lmcnte fatto un sacrificio, contribuendo a sal• ,·are la potria con questi per..zi da giornale di propaganda, conoscendone tutta la volgarità. lln simile sacrificio non dura. tre anni: finisce c:hc uuo sbotL.1, s~ è· rim.asto artista Yero, arlis.ta puro, e dice: per iddio, ;:idcssosal\'o me dall'imbe. cillità. No, no: Soffici scrisse per tre anni pren· dendo llÌttc le sue misure, procedendo a sesta., a regola d'arte: e m.os,se inn.,."l.111J a debellare il bolsce,·ismo con delle a.de da • ·mi 1nc pappo à i.ureo», con: la pro..;-,opopead. i un presidente di Comitato per le onora.nze ai Caduti. Le Chiose di Soffici. hanno la stessa storia intima. e segreta, nascono dalla SÌC$Sa presunzione e hanno dato all 'a.utore Io stesso com1>iadn1ento degli Scampoli di Giacinto Menotti Serrati. Il qu:tle :;i illmleva che tutti i suoi Sca,nipoli avrebbero finito per essere raccolti in edizione nazionale, a spese della Repul>blùa dei S0'1!iet Italiani. Non c'è altra spiegazione che questa. Il mondo di Soffici si è stranamente impoverito. Egli ha messo in ordine il suo universo - • questo u;nd-verso che si rimescola dentro ii me e quasi mi soffoca ,, vi ricordate? - lo ha messo in ordine come un cassetto o come una valigia. Le cose prette, schiette, nitide, sono sparite. Egli, un tempo, ,-oleva uno stile • che sb,ucciasse il 11z..on.do sensìbi/.e come u.n. 'arancia da mettersj da· 1•a:,i.ti a noi col suo profumo e il suo sugo col.ante». Adesso, il suo mondo sensibile è una mela rinsecchita: ed egli ba lo stile adatto alle mele rinse<:chite. De> fantasmi intorbidano i suoi occhi, un tempo veramente divini : il Giolittismo, il NiUi-smo, l'Ordine, la Patria Pericolante, la Patria Salva._ Un tempo, nelle sue pupille dve, _palpitavano marine e paesi: a.de.~so, le sfilacciature di quei lenzuoli bianc-h.i; gli stessi, gli identici che tutti i droghieri, tutti i tramvieri 1 tutti i tesserati it.1.liani, fascisti o socia• listi ,hanno nelle pupille loro. La guerra e il d0po guerra ha.nno fatto, a Soffici artista, questo ~1- regalo_ 1-Ia conquistato questo bel bottino. Seduto alle Giubbe rosse, cattivo cittadino, egli aveva gli occhi chiari: in trincea., buon combattente, gli aveva già non leggermente appannati : sosten;tore del governo nella patria rigenerata, cittadino esemplare, cataratta completa. Raggiunto dagli avvenimenti, eg],f vi si profondò tutto, infelicemente: non seppe salvare la patria, resiste-t\do sul proprio solco: non capi che l'unico modo per lui, Soffid, <l.i essere antibolscevico era quello di' difendersi dai fantasmi e di vèdere, da artista,· la vita: come per lo studente era quello di prepararsi agli esami, e per il professore quello di bocci.are gli ignoranti. Vcille salvare la patria con mezzi nuovi, ecceziona!l, tenibili. Come lo studente e il· professqre diventarono squàdristi, Soffici si mi.se .a spacciare àegli ar.t.icoli oorroboranti su,! Poj,olo d'ItaUa. La saggezza più alta è quella di vedere che niente è, se non .è nell'ordine comune - è quella di rend1e:re grame àella propria ~ compiendola:. Soffici pen!<ette questa saggezza, ed entrò nella folla dci disgraziati· turbolenti, la C'Ui sorte è senza forma. Adesso è uno spostato, u.n ·raté_ Proprio quando cominciò a parlare di ordine, d'iventò sovversivo. Tutti i piccoli bor-· gbesi d'Italia sono sovversivi : la: forma più vol. gare del loro sovversivismo è quella di salvare periodicamente la patria. Il solito Prezwlini, sensale onesto, quando Soffici cominciò ad ammoscirsi (ed è impossibile che PreZ210lini non se ne accorgesse) rispolverò l'antica anarchia ili Soffici e il suo preteso conservatorismo di oggi, e spiegò ottimamente come l'anarchico finisca sempre col fare omaggio al la copia esteriore, contraf!a.tta dell'ordine interno, cbe gli manca. E disse ancora:_ questo è il caso di Soffici; ma. state tranquilli, che noi, nei libri del reazionario cercl:ie. remo lo stesso mpriccio individuale che nei libri dcll 'anarcbi<:o : e ce lo troverenw, perchè Soffici è • in possesso an.che maggiore dei suoi mezzi artistici.». Ahimè, così Soffici Io fosse, nn reazionario con tanto cli capriccio il1dividuale. Ma egli non ha più capricci di nessun genere: non è aff..1.ttoreazionario: non fu affatto anarchico. Cominciamo dall'ultima proposwone. La sua pretesa anarchia del Giornale di Bard.o, irrisione dei santi principii, eccetera, si svesciava già fin d'allora dinanzi alle fantasmagorie della genialità della razi.a. Altro che anarchico, Era già in bozzolo un letterato di ae<:ademia, pronto a fare u.na di$,sertaz.ione sul primato it:.- liano nelle arti e. nelle scienze. Tutta Toscan.ina granducale, sotto le arie da etrusoo. Una serata futurista gli suggeriva questa riflessione: < Notiamo che queste mischi.e per la bellezza a:uvengono in l.talia_ Sarebbe forse ,che a.Ua,fine si S'Ve• glia da11-vero, La grande dm-mente r ,. Esamina i suoi compagni di SCO!IJpe.rtimento., Pochi h.a,n. no notato la granà-Vssima differenza. che c't fra il 1riso d.i un. italinao e quello di· un, 1w,m:, di qua• lwnque al-tro popolo ... Le nuimi deWitalùmo son man.i di una raua sp~rituale ed aristocra.ti.ca. Un francese, un ingles_c, :uno spagnolo ... ha sempre qualche cosa di sfatto nei tratti deLla faccia, di -vago e di obliterato ... ,. Si capisce che lui non· ba mai ved,uto la faccia di uno spagnolo: è il genio della ,;azza che lo inspira in queste sentenze peregrine. Lemmonio Borea tutto trasuda di • genialità latina.,, di • vigore dclla raz.x.a »; è iuu,lile farne lo spoglio, sono le espressiO!Ji e gli atteggiamenti ormai famigliari a qualunque commesso viaggiatore milanese. E' un. anarchico cosl poco anarchico, che invece cli volersi a:ffe.r• mare con l'ingegno, o cou la dinam.ite1 si rifà . alla cet.-ellen.:.1 a della sua razza : un anarchico che 1i,cri,·crcbbe volentieri sul suo b-iglietto da visita: • _-\.rùengoSoffici, discendente dagli Antichi etruschi, di razza aristocratica.». 11 suo preteso reazionari5:mo di oggi. è una trovata di Preuolini. Non sussiste. Soffici non è affatto reazionario. Un reazionario ride quando gli· vengono a parlare del genio italico risvegliato. Un re;u:ìona1io ha delle itlee ben p·recise sugli . istituti politici, sulla. monarchia, per ese:mpio. Le lamentabili idre di Soffici sulla monarchia, non so tenenui tlal tra.scriverle: • La forma (italia.na) di nw·narchfo. non si oppone a tutto rigore, in pri:ncipio, a nessun esperimento poti-. tico o sociale, dall'im.pcri"alismo a.l (omun.,ismo (appena un poco corrett.o): e starei per d.ire al repu.bl.ica.n.i.smo, se un(]. pura questione di parole non ·vi facesse ostacolo unicamente>. Questo guazzello (il comnnismo • appena un per cor. rctt.o •., come il cafjè !) testimonia della organica incapacità di Soffici a sentire la monarchia come una questione di viscere, ad appassionarsi per la causa del principe legittimo come un c-arlista o un giacohita.. E allora, anche il ~uo reaziona· rigmo è un bluff. Egli non vedrà mai l'altezza di un re in esilio o di un rivoluziona.rio profugo; ma forse li inviterà a non fare • questione 'di parole », e a rifar la pac-e... sotto gli auspici della monarchia ita1iana. Le riconciliazioni bonarie e cordiali • nena fede e. nel-l'am<>re della patria comune 1 sono il guo forte: egli lo ha dimostrato ne11e sue • Massime per i fascisti» dopo la marcia su Roma. Nè anarchico, nè reaziornuio, dunque .. La sua passione politica è di taglio petiebtamente governa.ti ,·o: • al di.sopra dei partiti , Maltusianismo pattiottico. Si perde in un.1 vaga. generi. cità, non si radica in un numero di- tra.dizioni 1 ùi illusioni. di convincimenti. Soffici è veramente Un italiano dei nostri t.e.1npi, delle generazioni pullula.te, per generazione spontanea, dalle fessure dell'altare d',,lla Pa,tria_ N(!ll sono ancora arrivati alL1. patria attraverso la casta, attraverso la classe, attraverso il partito: tutte • invenzioni .1 che Soffici indubbiamente detesta e supera ,perduto in un lattemiele di fratellam.a con i contadini che arano i campi anche mentre si cl'i'scute il contratto di Versailles (che cosa straordinaria!!. .. ) o tutto immerso in riflessioni dJ questa fon.a: • Non c'è più nessun.o, credo, che ritenga un blasonato superiore perchè t.ale, ad un genio' o semplicemente ad wn gala11.tuorno nut di schia,tta plebea». Sono siruro, per esem• pio, che Soffici fa suoi i giudiziosi apprezzamen-

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