La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 17 - 11 giugno 1922

64 bulinsky portasse formalmente in pubblico, nelle solenni assise, le lamentele della Bulgaria. L'indomani, alla seduta, il contadino se ne stava accosciato come un bue sulla sua seggiola. Io non osservai che lui : era veramente imponente. Il suo occhio vagava sulle statue dei signor.i del Banco, sugli addobbi, sulle tribune, sull'assemblea con una ind'ifferenza da ruminante. Quando ci fu il vivace incidente Colrat-Ciceri.n, egli, naturalmente-, non ne capì sillaba perchè si svolse tutto in lingua a lui perfettamente sconosciuta : ma non si voltò ne=eno verso la Stancioff per informarsi di quanto accadeva. Finalmente, nei discorsi di congedo, venne il turno della Bulgaria. Stambulisky si alzò e pronunciò le solite quattro parole incomprensibili. La Stancioff prese la parola come sua interprete, recitando la consueta dissertazione sulle condizioni della Bulgaria, con annessa protesta contro i vincitori, etc. Stambulinsky sorvegliava con· quei suoi occhi l'interprete: Lloyd George dall'altro lato della sala, faceva finta di niente, e intanto, attraverso l'occhialetto, sbirciava i signori delle delegazioni balcaniche. Nessuno sapeva spiegarsi il perchè della sparata bulgara, proprio all'ultima ota: l'arguto Colrat, alludendo alla sproporzione fra il bre,·e periodo di Stambulinsky e il discorso dell'interprete, disse perfino: « Mais vous savez, ce bulgar e' est d'une elasticité terrible ! ... • - Si scoppiava dal caldo : veramente la Conferenza si liquefaceva. Di vivo e di vispo, in quella liquefazione, ci restava : il rancore del contadino Stambulinsky che aveva avuto la soddisfazione aspettata per quaranta giorni, e il dispetto del parlamentare Lloyd George, che aveva trovato lo sfogo meditato da ventiquattrore. Casualmente, i due uomini si erano incontrati, e l'uno si era servito dell'altro. Dopo di che, Lloyd George lasciò completamente •cadere• Stambulinsky : non se ne ricordò nemmeno più. Lo aveva fatto assurgere per un giorno al!' émpi reo della Conferenza: e poi, di nuovo, plon, giù negli abissi. Lloyd George intende le • sole.uni assise• dei popoli così, e vuole che i premiers le presenziino, per spremere questa • collaborazione•· (Continua\. GrovAN~I ANSALDO. NOTEDIECONOMIA L'agitazione dei canfribuenti Iniziata in qualche piccolo comune per ragioni puramente locali (mancata concessione cli mutui, negati allacciamenti stradali, ecc.), l'agitazione dei contribenti ha preso, negli ultimi mesi, proporzioni molto maggiori e si va accentuando sempre di più. Sorgono dappertutto Comitati con lo scopo cli combattere l'azione degli agenti del fisco nei casi, ormai numerosissimi, di vere e proprie spogliazioni, ed in qualche centro si è persino arrivato alla proclamazione ed attuazione dello sciopero. Pare che a Bologna il 95 % dei contribuenti abbia disertato gli sportelli dell'Esattoria per il pagamento della quota d'imposta scaduta in aprile e la diserzione ha dato luogo a critiche e a consensi. Xell'attuale periodo cli sconvolgimento e di scosse, il movimento dei contribuenti appare come il più preoccupante e, nello stesso tempo, il più salutare. :!\on si può sperare, infatti, che il Parlamento riprenda presto ed efficacementequella funzione di controllo e freno della pubblica opera pe:r la quale era anche sorto e si era affermato, e; nulla da questo lato lascia intravedere possibile un ritorno a quel pareggio del bilancio che è il requisito indispensabile cli una seria ricostruzione, a meno che i contribuenti non riescano a crearsi un proprio Gruppo parlamentare che faccia una ardente campagna contro il disavanzo. Da questo punto cli vista il movimento sarebbe salutare. D'altra parte c'i: da temere che lo sciopero dei contribuenti non impensierisca i vari governi social-democratici che si succedono, i quali, come vediamo, vanno pacificamente innanzi nell'au.- mento delie spese senza preoccuparsi della deficienza delle entrate. Xe potrebbe venire una forte tentazione ad accrescere il debito fluttuante ed a tappare le nuove falle con altre emissioni di carta moneta: da qui le preoccnpazioni. Dove, infatti, si andrebbe a finire in questo caso? Il materiale tedesco li trattato cli Versailles impone alla Germania di effettuare, in conto riparazioni, la consegna cli noteYoli partite cli materiale ferroviario. Il suo ritiro rappresenterebbe pe:r la nostra azienda ferroviaria la soluzione cli alcuni dei molti problemi che la guerra ha fatto sorgere con il grande ininterrotto sforzo imposto al materiale preesistente, perchè, nonostante la contrazione del traffico negli ultimi anni, la dotazione di materiale è cosl deficiente che basta il più lieve spostamento dell'attuale equilibrio per determinare un disservizio carico cli danni diretti e di costose ripercussioni indirette. Orbene, contro un fatto provvidenziale come è quello della consegna del materiale tedesco, LA RIVOLUZIONE LIBERALE che praticamente significa avere gratuitamente quello che bisognerebbe pagare, insorgono gli industriali addetti alla costruzione del materiale ferroYiario spingendo le loro domande protezioniste fiuo al punto di sostenere la conveuie!lza per lo Stato di respingere quello che la Germania è pronta a consegnare e pretendendo che il Parlamento approvi quella proposta di finanziamento delle Ferrovie, per oltre un miliardo e mezzo, che la Commissione di Economia della Camera ha fortunatamente respinto. Convengo che, per evitare la chiusura temporanea di molte fabbriche, il Governo si preoccupi di trovare una via di componimento che, senza pregiudicare l'interesse dell'Erario, attenui le conseguenze immediate del ritiro del materiale tedesco, ma ciò non deve, nè può significare rinvio sfae die del ritiro del materiale che la Germania si clichiarn pronta ad effettuare. Sul! 'episodio com·iene nchiamare l'attenzione del pubblico per metterne in evidenza un aspetto . politico oltremodo interessante: coloro che domandano questa ultra-protezione, sono gli stessi sostenitori della stampa nazionalista che vorrebbe patteggiare con la Francia l'appoggio italiano alla rigorosa applicazione del Trattato cli Versailles. Come possono conciliare un cosi fatto indi.rizzo economico con l'atteggiamento che il P,ersouale interesse ha loro imposto in mate1ia di riparazioni? Gli ul!ici del lavoro sui porli e il sindacalismo 11 problema del lavoro nei porti è stato portato alla ribalta dalla recente agitazione di Napoli. La sostanza del dibattito è questa: gli attuali lavoratori , fissi , dei porti domandano la precedenza nella concessione delle operazioni di im- . Glll I popolari possono essere un partito di masse solo in quanto si differenzino - con una netta negazione - dal socialismo rivoluzionario (per rivolgersi ad altre masse); i riformisti posso.no diventare un partito di governo in quanto rinuncino alle proprie premesse marxiste (a. cu,i non banno mai creduto) e accettino del proprio passato solo l'esperienza di parlamentari e di condottieri. La lotta politica degli ultimi anni ha precisato dei nuovi interessi conservatori che so.no distinti dagli interessi rivoluzionari (comunisti) e dai reazionari (fascismo agrario) : i partiti che le incarnano - essendo state le dèmocrazie liquidate di fronte al fascismo - si riducono al P. P. I. e .il P. S. U. · Questo è ciò che non si vede nella lotta politica presente. Ciò che si crede di vedere è più clamoroso. P. P. I. e P. S. U. continuano esasperatamente demagogiche gare e non riescono ad assumere le responsabilità reciproche. Ostentando popolarità credono di portar le masse al governo : invece vi portano le proprie individualità e sono ancora i ceti medi, esauriti dalla propria maggioranza numerica, che ve li mandano, in un ultimo sforzo penoso. Quali sono gli stati d'animo dei due partiti di fronte al collaborazionismo? I socialisti non hanno suscitato riSJ)dto ai popolari altri problemi se non quelli che erano suggeriti dalla loro stessa ignoranza (intransigenza formale, libertà della scuola) : ed è naturale perchè il P. P. I. offre loro be.n sufficienti garanzie (masse e uomini di governo). Dal punto di vista reciproco le opinioni sono più complesse : le preoccupazioni più ragionevoli, almeno apparentemente. La demagogia riformista è condivisa dai popolari, ma può sembrare più pericolosa e intemperante. Il problema si mostrò subito così urgente che dovette muoversi Meda il gran tattico dell'erudizione ministeriale. E ne è nato questo libriccino (1) assai succinto, che ha la sua brava morale e la sua dogmatica conclusione rassicurante : Turati e compagni meritano il premio di buona condotta : possono essere degni colleghi dei popolari ai quali porteranno il dono del tramonto di ogni socialismo d'opposizione. Che proprio Filippo Meda si sia assunto questo compito e che l'abbia assolto sino ad ingannarsi sulla reale efficienza nopolare del riformismo può sembrare strano solo a chi guardi la superficie. In realtà il risultato era già implicito nella sua ferma mentis e nella sua metodologia. Benchè l'opuscolo rechi il sottotitolo dalla prima alla terza Internazionale gli ampi ori~ zonti europei a cui il movimento nazionale si collega sono ignorali e la storia finisce col ridursi a una cr<misto1i.a superficiale e sommaria dei congressi del Partito. Ora questo metodo ~i..essoper sè suggerisce alcune considerazio;1i e un netto giudizio. Caratteristicamente e grettamente politica è la pretesa di valutare un movimento nei suoi risultali prescindendo dal movimento stesso che li determina lutti. Genera poi errori profondi quando si applica ad un fenomeno che /1) F. MEDA, Il Partito Socialista Ttaliano, Milano, 1921. barco e sbarco, lasciando agli avventizi quella parte dei lavori portuali a fronteggiare la quale essi non basterebbero. E' una riesumazione delle ,·ecchie corporazioni che ha per ora questa caratteristica : è limitata ai soli lavoratori dei porti. lo penso che l'affermazione dei sindacati sia _un gran disastro economico e che contro di essi bisognerebbe fare una vera crociata; ma credo di essere un solitario, o per lo meno di non avere molti C011lpagni,oltre i grandi maestri dell'economia, e non ho nessuna fiducia che questo strumento di regresso economico sia presto eliminato: siamo dinanzi all'affermarsi di un protezionismo a·i classe perfettamente a'tlalogo al protezionismo doganale sempre più rigoroso. Mi stupisco solo del rumore che intorno a questo fenomeno ha fatto e fa la stampa uazioual-fascista e i gruppi industriali che poi sostengono la necessità delle barriere doganali, senza accorgersi che siamo sempre dinanzi allo stesso problema: la libertà economica. I lavoratori dei porti abusano cli una situazione speciale creata a loro favore dall'attuale economia dei trasporti ed ottengono subito il risorgere della loro organizzazione. Presto saranno imitati e superati da altre categorie, e la società si ritroverà divisa in gilde con ruoli cli fissi e cli avventizi in cui la parte del leone sarà fatta ai fissi e i residui saranno concessi l'gli avventizi, ci sarà sempre però un gruppo di sfruttati e un gruppo di sfruttatori. La politica dei sindacati tende a questo risultato : sostituire allo sfruttamento cli alcuni impresari quello di un gruppo di lavoratori. E' tutta qui la giustizia sindacalista, è tutto qui il loro s,·iscerato amore per il proletariato, ed è iu questa sostituzione che loro identificano' quella entità metafisica che si chiama progresso. EPICARMO CORDIKO. è in piena prax1s fonrtati'Va e che non si può valutare per ciò che fa, ma essenzialmente per ciò che ispira, per le correnti di azione e di pensiero che vi sono implicite o iniziali. Ma la concezione della storia di Filippo Meda è astratta e statica e non sa penetrare la dialettica delle forre e l'autonomia delle iniziative, ma intellettualisticàmente si appaga di un esame delle formule e della logica comiziesca. Il suo cattolicismo lo conduce, a priori, a ridurre il progresso della storia entro gli schemi di una esaurita rivelazione e con siffatte premesse è logico che si ignori la spontaneità dei movimenti di popolo. E la sua mente di popolare, ossia di politico di governo, può guardare con interesse le forze capaci di esprimersi in termini e valori di conservazione, ma gli fa negare ostinatamente tutto ciò che alla normalità della formula conservatrice, dedotta a rigore dal passato, si opponga con la spontaneità di uno sforzo rivoluzionario e di un ardore creativo. La posizione del politico limita e comprende quel1o del cattolico, evita la logica rigoristica del dogmatico che condurrebbe ad u.na 11egazione violenta del mondo moderno, si appaga di uno pseudo realismo che meglio si direbbe riformismo e che·tende ad eliminare dalla storia l'imprevisto e la lotta per sostituirvi un ottimismo senza aspEezze e senza intransigenze. Perciò il movimento del Partito Socialista Italiano .non è negato a priori, come eresia, ma è studiato nel suo movimento empirico, dove le rigidità e le posizioni nette sono attenuate dalle transazioni ineluttabili. Atteggiamento earatteristicamente riformista che nonostante tutte le professioni di oggettività spinge inesorabilmente il Meda ad esaminare con benevolenza e a mettere in valore le tendenze gradualiste e antirivoluzionarie, sen7,a che egli senta il bisogno di t\lla netta critica ideale alla dottrina di estrema sinistra. Il presupposto del Meda è che il partito popolare sia nel vero con la sua netta svalutazione di ogni movimento non contenutisticamente tradizionale e la premessa implicita si converte in una visio.ne turatiana dei movimenti del1e masse. Don Sturzo e Turati sono in una identica posizione di democrazia demagogica. Il tenue liberalismo di Meda serve alla visione di Don Stur-,ro e ne teorizza le premesse ideali studiando le esigenze delle masse attra'Verso le patriarcali discussioni dei signorotti (capi-partito e capi-tende07.,e). Se dall'atteggiamento iniziale passiamo ad una analisi alquanto più minuta ed accurata, gli errori di metodo (volendoci ferniare alla considerazione fonnale e rispettare j limiti che lo studjoso si è deliberatamente proposti) si ritrovano numerosi. Una storia del socialismo che non esamini il fondamento ideale e pratico della dottrina è destinata ad essere gretta e imprecisa raccolta di formule. Idealmente, il socialismo marxista è la dottrina dell'azione popolare diretta, della lotta di un'aristocrazia operaia per l'ascensione delle classi lavoratrici. La mancan7,a di una elaborazione dottrinale sufficiente in Italia ha impedito di scoprire subito questo nucleo centrale che è la ba.se del socialismo ed ha generato le oziose polemichè sul collettivismo e sull'internazionalismo : concetti mitici che non è possibile determinare come realizzabili perchè valgono come meri strumenti di lotta. Le brevi note di cronaca del Meda avrebbero dovuto pertanto essere precedute da un giudizio su questa antinomia ideale, e dall'esame dei rapporti tra marxismo e socialismo, tra socialismo europeo e italiano. . E il carattere astratto della dottnna, la superficialità e l'inadeguatez~ di ~tte le _formule gradualiste, integr3;l1ste, ~mdaca~ste, anarchiche e rivoluzionane (echi lontaru ed imprecisi di teorie maturate alt_n;>Ve),pri,ve di una specifica esperienza politica doveva aprire la via a chi non fos.5<:govern3:to _ne:la sua ricerca da una negazione apnonshca dell'infezione rivoluzionar·ia a. cogliere il sostanziale dualismo che travaglia il partito socialista italiano e che diventa l'equivoco della sua azione pratica. . . Esiste in Italia sin dai primi tentativi del Risorgimento una specifica situazione rivoluzionaria, potenziale durante il travaglio dei tecnici ne)l'opera d'arte della creazione della Stato italiano; esplicita quando lo stato compiuto si trova vuoto di significato idea.le e deve ii.correre alle masse perchè lo vivifichino. Esiste d'altra parte, fuori dal Governo, un'aristoci'azia più o meno sapiente, che professa a priori una funzione di assistenza e di aiuto al popolo, e tenta ogni possibilità di conciliazione, richiede ogni riforma per impedire un'azione diretta del popolo, per illuderlo con pacifiche offerte che a lei conservino la sua i)luministica funzione di educazione e di elevazione. Codesto riformismo corrisponde in sostan~ a que)la posizione di falsificato liberalismo che si dovette inaugura.re durante il Risorgimento e che s,i corruppe nella pratica della Sinistra. Abbiamo dunque nel partito socialista una forma dell'ineluttabile antitesi che separa. ne)l'i=atura Italia governo e popolo; abbiamo un'infiltrazione di psettdo-liberali e q1riudi in seno___al ra;rtito una_ ripr<ltlwiione della lottà tra h0t,~!1smo e azione popolarè. Di fronte a Crispi e a Pelloux si tratta di lottare perchè si affettuino le più elementari condizioni di libertà, di possibilità d'azione il partito ha perciò la sua unità (che poi ricercherà invano e dovrà ad ogni tratto genericamente proclamare) e il punto d'accordo è essenzialmente formale e le richieste si riferisco.no solo al riconoscimento della possibilità e necessità che ognuno esprima il proprio pensiero. Turati è vicino alle rivendicazioni rivoluzionarie come vi sono vicini Papafava, Einaudi, Croce. Ma superato il pericolo, Turati non si può più distinguere da Giolitti che per la più in.tensa demagogia: la linea d'azione è identica, non lottano più due principi, ma due persone. In questo senso Bissolati è stato più coerente e più s,incero di Turati accettando la responsabilità di governo che è ineluttabile, date le premesse ideali. Le pose antigovernative sono anche esse posizioni di governo, modi di lotta parlamentare; la rivoluzione è passata dalla piazza a Montecitorio ma si è convertita in una diplomazia. Il comizio è l'arma dell'illusione dei nuovi capi, il sistema adottato per rafforzare una posizione personale : è naturale che costoro tendano all'unità,, tendano ad apparire rapprese.ntauti di un forte movimento e perciò ricerchino tutte le formule intellettualistiche di equivoco e di nascosto arrivismo. La vuo. ta eristica dei congressi, - dalla negazjone delle tendenze (Imola 1902, Bologna 1904) all'integralismo (Roma 1906) al riformismo o di destra o di sinistra (Firenze 1908 - Modena 19n) cela soltanto questo riposto- calcolo. Gli sforzi autonomisti delle masse sfuggono ad ogni esame, fermentano in cerca di una espressione che viene soltauto timidamente a Reggio (effetto della guerra libica} ed esplicita.mente a Roma e a Bologna, per la guerra europea che ha condotto a.Ila responsabilità sociaJe nuclei sterminati di operai e di contadini. Negli ultimi anni si pone chiaramente il dissidio di riformisti (ossia giolittiani, nittiaoi) e di rivoluzionari : Livorno è l'eredità di un equivoco durato trent'anni e l'incertezza dei Se1Tatiani, assolutamente incapaci di ogni visione realistica, disorganizza definitivamente le forne popolari. Il marxismo italiano comincia assai esiguamente col Partito Comunista non del tutto libero da1le incertezze demagogiche meramente negative del misianismo; i riformisti sono esplicitamente chimnati alla responsabilità di governo : gli umtan impotenti a chiarire la loro origine restano ad attestare un passato e una tradizione non vitale. In questo risultato Turati diventa elemento valido del1a contino-enza politica, egli solo è anche secondo nna ~isione di governo una realtà empiricamente adeguata a un compito parlamentare. Anche nella freddezza della cronaca si sente che il Meda - studiandolo - vi trova un'anima sorella. PTERO GoBETTr.

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