RE NUDO - Anno XI - n. 91 - ottobre 1980

ZURIGO.: una scintilla può accendere un fuoco Mentre mi accingo a scrivere queste righe, iamo arrivati alla fine di settembre. Sono ormai lontani i giorni della vacanza estiva, i bagni in mare, le code di automobili ai caselli auto tradali, il caldo, i viaggi con sacco a pelo e zaino alla volta di spiagge deser– te... Ma e è terminata l'estate del turi mo, non sembra per nulla languire quella che è già tata definita la "lunga estate calda" zurighese. E' infatti da oltre tre me i che il movimento giovanile di Zurigo organizza cortei e ma– nifestazioni pre soché quotidia– ne, scontrando i con la polizia e con la mentalità conservatrice e reazionaria di una città, Zurigo appunto, che ancora in maggio era considerata la più "tranquilla e ordinata del mondo". Le prime rivendicazioni, le prime manifestazioni e i primi scontri sono infatti iniziati alla fine del mese di maggio di. quest'anno; i giovani di Zurigo, riunitisi in quello che è stato de– finito "movimento rivoluziona– rio-esistenzialista" (e che racco– glie in sè gruppi di giovani - e meno giovani anarchici, freaks, sballati, punks, antinu– cleari, rockers, ecc.), in quel pe– riodo iniziarono a muoversi, per la prima volta nella storia di questa decrepita e arteriosclero– tica Svizzera incominciarono a rivendicare tutto quello che fino ad allora gli era stato negato. Prima di ogni altra cosa, i giovani di questo movimento (assoluta– mente spontaneo, non appoggia– to da alcun gruppo.o movimento politico, privo di leaders, di "li– nee di partito" e di programmi troppo rigidi da seguire), tutti, a prescindere dalfa loro colloca– zione politico-esistenziale, senti– vano l'esigenza di avere un posto, un luogo completamente pro– prio, autogestito, dove riunirsi e stare insieme. Questo perché, so– prattutto in una città come Zuri– go, fredda, asettica, quadrata, abitata da grigi personaggi asso– lutamente rispettosi di tutto ciò che è "ordine", "pulizia", "silen– zio", non esistono "spazi vitali" per un giovane, non esistono mòmenti "belli", situazioni auto- nome, pos ibilità alternative che non iano subito represse dalla polizia, pienamente appoggiata nelle sue operazioni di "repulisti" e di "ristabilimento dell'ordine costituito", da una cittadinanza dalla mentalità particolarmente chiusa e tradizionalista. Dunque, il movimento giovanile zurighese iniziò a far sentire la sua voce (più che altro un grido, di male - sere, di disperazione, ma anche di speranza e di voglia di cambiare) proprio in que to senso, non li– mitandosi più a "chiedere", ma incominciando anche a "pren– dersi" (o per lo meno a fare dei tentativi) ciò che e so riteneva legittimo, e prima di tutto, un centro giovanile di cultura alter-_ nativa. Come abbiamo detto, le prime manifestazioni a Zurigo riguar– davano proprio questo, ossia l'a– pertura di quello che venne subi– to definito "Centro culturale au– tonomo", un"'isola", una "zona franca", uno spazio libero all'in– terno delle strutture tradizionali e all'interno della città. Ma subito, il movimento dovette perdere l'illusione (se mai l'aveva avu– ta...) di avere a che fare con una "controparte" disponibile e ra– gionevole: le autorità decisero di intervenire immediatamente con la forza, nella speranza di bloc– care sul nascere quella che era evidentemente considerata una inaudita ed inammissibile mi– naccia nei confronti del solito, ottuso "quieto vivere" della città. Vennero così sguinzagliati i "cani da guardia" a reprimere quella massa urlante di "capel– loni, sbandati e drogati" che in– festavano (e forse "infettavano") le vie della città con richieste "assurde". Così, anche i poli– zi_otti 1-zurighesi,_ ~~r la ve~it~ pmttosto arruggm1t1 e anno1at1 da una situazione che solita– m·ente non prevede mai "guai" troppo seri, situazioni "troppo" anomale, hanno avuto i loro giorni di gloria (e continuano tuttora ad averli ...) vestiti in completo carta da zucchero (co– me i nostri vigili d'estate), con lucido casco bianco sulla capoc– ci~, armati" di sfollagente, gas la- crimogeni, idranti e fucili cari– cati con pallottole di gomma du– ra (e anche di pistola, ma discre– tamente nascosta sotto la giac– ca ...), i celerini svizzeri si sono prodigati come non mai, adope– randosi con tutto se stessi, per riportare la città ai livelli sonno– lenti di sempre. La risposta dei nostri amici zurighesi a tutto questo è stata piuttosto contenuta, "civile", svizzera insomma: ai lacrimoge– ni e ai getti potenti degli idranti, i giovani hanno replicato con re– sistenza passiva, con barricate volanti, con scioglimenti im– provvisi dei cortei, fuga strategi– ca e improvvise riapparizioni in un 'altra zona della città. Rarissi– mi i sassi e i cubetti di porfido, assolutamente non previste le molotov ... Ma probabilmente questa tat– tica che non contempla un fron– teggiarsi troppo diretto e troppo ravvicinato è l'unica possibile, l'unica comunque che apre qualche spiraglio di speranza per gli obiettivi che il movimento si è prefissato. Inoltre, uno scontro diretto e per giunta "armato" con la poli– zia, significherebbe una dura sconfitta "militare" nell'imme– diato e in seguito la morte del movimento zurighese che, sep– pur giovane come nascita (è un tenero e simpatico bambino di tre mesi ...), è però formato da più di cinquemila persone, che in una città di meno di mezzo mi– lione di abitanti, non sono po– che ... La creatività, la mobilità, l'u– nione e la voglia· di spuntarla, sembrano essere ancora una volta le uniche armi efficaci in mano al movimento, qui come altrove. E la creatività e la "forza d'urto" sembrano proprio non mancare ai giovani di Zurigo. Ne è la prova l'incredibile corteo che "animò in giugno una città svizzera: più di duemila giovani del movimento sfùarono completamente nudi per le vie del centro cittadino, ancora una volta per rivendicare l'apertura di un centro giovanile autono– mo! Questo corteo, già di per sè piuttosto "provocatorio", inferse un colpo quasi mortale ai ben– pensanti e ai moralisti della città: credo che nessuno avrebbe po– tuto immaginare che una cosa del genere potesse accadere pro– prio nella "civilissima" Svizze– ra ... ! Possiamo dunque ben com– prendere che il movimento zuri– ghese, benché giovanissimo, è anche ben deciso ad andare fino in fondo e nel tentativo di realiz– zare i propri desideri è oltremodo risoluto nell'usare tutte le armi a sua disposizione, anche quelle più provocatorie e meno "digeri– bili" per il sistema. Ed oltremodo cbiari sono i modelli a cui si ispirano i giovani RE NUD0/3 svizzeri: il movimento studente– sco del maggio parigino, gli yip– pies degli scontri di Chicago du– rante la Convenzione democrati– ca del '68, i Provos olandesi, l'underground e la controcultura americana degli anni '60/'70, il movimento del '77 itaUano ... Ma la storia di Zurigo conti– nua ... Le autorità, dopo mesi di lotte e di botte, sembrano cedere e concedono l'apertura del sospi– rato "Centro giovanile autono– mo". Qui i giovani si riuniscono, ascoltano e fanno musica, discu– tono, si incontrano, si conoscono: vengono da tutta la Svizzera e anche dall'estero ... La festa, però, ha breve vita: con i pretesti di sempre (uso di droga, ospitalità ad "elementi non desiderabili"), la polizia fa irruzione nei locali del Centro, situato in Limmatstrasse, la mat– tina di giovedì 4 settembre, sgomberandoli da tutti i suoi oc– cupanti, regalando a piene mani "fogli di via" agli stranieri e a chi risultava risiedere in altre città svizzere ed identificando tutti i presenti. li Centro dunque, dopo una breve esistenza di circa un mese, viene chiuso con la forza e il mo– vimento si ritrova ancora una volta "sulla strada". La ripresa delle "ostilità" è stata cosi inevitabile: nuovi cortei ..

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