RE NUDO - Anno XI - n. 91 - ottobre 1980

RE NUD0/26 STORIELLINE L'uovocome fine di Pi,noFranzosi Il cacciatore hj è cacciatore comprende, sparare al bersag.lio.al piattello, magari ai sa i n n da gusto. è quel fremito di vita, il battito improvvi dell'ali, l'aprirsi del becco starnazzante, l'occhiolino fine e nero che ti guarda, quattro zampe che corrono, una hicna fuggente, dorata o bigia o striata, con le costole sollevate dal battito e l'an– it in gola, lì sì che ti tuzzica di parargli dentro un colpo, da vederlo capovolgersi e restare tecchito a pancia all'aria. è inu– tile ci vuole l'animale vivo da ammazzare, lo così provi un autentico brivido di piacere, tanto intenso eh~ chi non ~a ~ai cacciato non può sapere, 10ho com1Dciato i può dire da bambino, ricordo che a quattro anni avevo già trozzato due gatti e rotto la testa a un cane con la mia fion– da. prendevo gli uccellini con quel loro capino tupido e li battevo contro il mu– ro, rimanevano egni appiccicosi come vernice rossa, ma cosa vuoi di selvaggina in questa regione ne trovavo ben poca anche allora, oggi poi è del tutto scom– parsa, icché son cresciuto più col prudere del desiderio, e con fantasie e sogni che con molte reali oddisfazioni e prede concrete, leggevo libri africani e pensavo ai safari, alla vera caccia grossa ma poi paravo alle rondini e ai pi<:<=i_oni ~omu– nali. per fortuna ero magazz1D1ere ID una ditta vicina al duomo e lo tanzino dove rivevo e battevo a macchina dava ul cortile, io facevo glu glu glu forte intanto che lav ravo e appena avvertivo un frullo o piccolo tonfo petto sul cornicione, avevo un udito fini imo per que te co e. imbracciavo la carabina. saltavo fuori e paravo in un i tante, cadevano a contor– cersi giu ·to ai miei piedi, e n n avevo che insaccarli nel carniere che avevo portato. non tornavo mai a casa la sera a mani vuote. certo vi erano giorni migli ri e peggiori, era la vigilia di pasqua ricordo bene. la prima volta, quando abbattei la lavandaia, la cretina se ne sporgeva fuori del terrazzo a tendere ui tiranti non o che panno. si mise fra me e due colombi, non potevo perderli, mi cadde giù quasi addosso, con un rumore come d'aeropla– no. aveva mutandine rosa, calzetti bian– chidi lanaa metàpolpaccioe ciabaHeai piedi, scam~iate marrone. nascosi il corponellacassadei vecchilibricontabili. lo distruggerò poi. pensai, chimicamente. dunque, si capisce, giovane com'ero. ci presi gusto, fabbricai un ombrello con rientrato un fucile, dei guanti-revolver con silenziatoreperfetto, e cent'altri og– gettiingegnosi,con quelli potevo circola– re e divenirmi senza troppi rischi. per il divieto dj caccia, e così traggo dal mio diario.dell'epoca,in tuttoun paiodi mesi. lunedì 13: colpita una hostess in divisa nei pressidell'aeroportoe due preti, ~ovedì 16: un'attrice famosa dal vestito d1seta o altrastoffa cangiante,calze color fumo e scarpe nere con ferma~io d'argento, un signore molto distinto ID doppio petto e relativa signora con visone, sabato 18: un'impiegata,probabilmente.dalla gon– na a campana,golfino celeste e cappotto apertocolor pecora,calze colorate e rica– mate a fiorami, ecc. ecc., per un paio di mesi, ma tuttostanca e viene a noia, feci poi un'altra piccola invenzione, un nuovo trano aggeggio, hai in mente lo schiac- cianoci?,ecco, ma più gra.nde,perle teste. mi piaceva senti.rie cricchiare spezzando– si, ma questo per poco tempo, dai retta a me, non stare ad appassionani davvero a niente,nonc'è nessunacosa della vitache ne valga la pena, Incontro i alzò molto pre to. con le prime fu– mature chiare nel cielo. perva o dall'an ia e dalla peranza della caccia, di fare quel giorno buona e abbondante preda. i ri– guardò nel baule antiche glorie e trofei, mutandine di puri ima eta e pizzo. reg– giseni di più colori, ricamati e tra parenti. bustine e guépieres nere e ottovesti sof– fici e delicate, morbide come braccia di d nna, richiu e tutto e uscì. ell'aria c'erano ottili e vaghi profu- mi. apparendo e scomparendo il olc ir– radiava sorrisi, guardandosi attorno cercò di scovare una traccia, qualche egno di j'.Xlssaggio di na oste apparenze, i_l fru– scio di una gonna. un re piro, un ans1to. la breve risatina sommessa e offocata, un leggero passo lontano, un tremito, un nonnulla che denuncia e una presenza femminea e lo guida e. ruta va le pietre, alcune ergentesi a punta come eni acuti e acerbi, altre più va te cd ampie ricorda– vano altro, e le crepe nei muri e tutto quanto era intorno faceva cenni e al– lu i ni. con languore e malizia, con ecci– tanli e misteri i richiami, la forma delle case e le finestre, piccanti tendine di velo e mussola e biancheria tesa al balcone ad asciugare, guardò sugli alberi. emmai ~ una preda appollaiala. e fra i ce– spugli del prato periferico. ahimè nulla, ed ecco che avvertì. cosi c nfusamente e lontanamente. qualcosa di glorioso e trionfale. di malio o e pendido. ansava un poco. corrucciata come on pe o. veniva verso di lui. di là dalle barre, aveva grandi occhi rossi e tava fumando, librava nuvole nere sopra di e, ·avvici– nava a grande velocità. a tratti fischiando e sibilando come un maschiaccio. i mi e a correre come un matt . lungo le rotaie. con le braccia aperte incontro per pren– derla e tringerla. Quanti milioni aveva? Ovvero miliar– di? Vita ricca. piena, gro e co e, viaggi, amori. Delusioni: i cavalli, i bei cavalli mettevano rughe, le donne ceche, enza freschezza. Un gusto fine ottile, cani, ca– valli, monti, laghi. sassi di fiume, pi tole cesellate, sciabole. pugnali. e minerali prattutto e empre uguali, che non 'al– teravano. Maniaco dell'igiene e della pu– lizia si faceva lavare i piedi dalla lingua di m lte giovani. umerose le collezioni: penne di gallo, ventagli, ragnatele. un magazzino di penne biro. Aveva avuto un grande amore, una pa ione 1ravolgen1e, vertiginosa, dai verlk .altissimi. Le aveva chiesto una prova, aveva camminalo sui vetri, a piedi nudi, traverso un cerchio di fiamme, nella gran gabbia dei leoni, 'era tagliata un braccio e sottoposta al vigore d'una tribù di negri, d'un reggimento di soldati, aveva camminato ulle mani, 'e– ra prostituita nei maggiori porti del le– vante. Solo l'ultima prova era mancata, la dcci iva, cospargersi di benzina come i bonzi d'oriente. 'era rima 10 se o e tratto conclusioni ull'impossibile amore, quello vero a Iulo. Infinite vicende ed avventure, ogni sorta d'e perienze, 'era nutrilo di bruchi. trascorso un anno negli abi i del mare, tagliato te te di cacciatori di teste, provato tutte le droghe, fatto l'a– more nelle 100 maniere del codice cinese e quello indiano. Solo le co e, certe forme, potevano davvero entusia marlo. nella loro eterna perfezione. oprattutto, di tutto quanto aveva vi to e udito nulla di più bello, perfetto, conclu ivo, della for– ma dell'uovo. ova di tutti i generi, di ogni pecie. e fece costruire uno gigante, di porcellana, bianco rosato, lo fece riempire d·otio, e lo portò nella soffitta e vi entrò dentro tutto vestito, e I pigiama r . le calze rosse, la sciarpa, le ciabatte, e in tesla il berretto. Lo fece igillare ab– bandonandosi felice nel liquido e gridan– do he li voleva restare, olo e indistur– bato, per tutto quanto il resto della sua vita. ----- Posse so Quel giorno era proprio speciale e Luca se ne accorse subito. Gli alberi parevano ombrelli carichi di nastri r i e l'asfalto del viale sgusciava via sotto le foglie ca– dute,"in rigagnoli e ghirigori, pc~ miste– riose ragioni 'elevavano cumuli e am– massi, mentre gli omini piccoli e assurdi, quasi da ridere, s'ingiallivano tutti, allon– tanandosi e scomparendo. I tronchi sog– ghignavano. corrugando occhj ma~rone, innumerevoli facce maligne appanvano incidend i nelle cortecce, le bocce tirate in sarcastici_ ri i, le prospettive lontane, aperte all'infinito, ondeggiavano di ca e ubriache e traballanti. Luca 'afferrò a un lampione, ansando, cercando di metter ordine e connettere le idee, la , anche e eccitante, era trop– po nuova e sorprendente, aveva troppe volte percorso quel viale e o lato proprio in quel posto, enza mai notare nulla di Strano, nulla di vivo, quel sotterraneo agitarsi, quell'inquietudine estesa, quel brulicare di foglie e di presenze e bru io souile di voci, e i ge ti dei rami-braccia, supplici e minaccio i. on è logico tutto questo, non può esser vero, il turbinio ~i sensazioni e timoli en uali disturbava 1I faticoso processo delle idee, tutto pareva erotico, lascivo e languido, o astutamente sadico. Come quando andava con le d nnacce. coi loro volti dipinti e animali, s'accendevano scaramucce, pensieri logici resistevano vanamente, rincantucciati, ma tutto era amore e conquista, che ba– glio!, rise fra se, ~b_braccia~do una pa~– china, le donne!, 1 nnvoltò ID un mucchio di foglie e terriccio, quante, quante cose da possedere, e trinse a se sul cuore il lampione luminoso, pa ionale, i ricordò del serpe grigio trada e; trisciante e guizzante sotto il manto rossiccio e prese a pestar forte coi piedi cercando di fermar– lo, ma non bastava, era troppo forte e veloce; si butt carponi, con le mani arti– gliate, afferrando e tenendo ben tretta la groppa possente; i chinò ancora più ab– basso e aderente, il na tro del fiume, l'es– ere vivente e tutta quanta la vita scorre- va, lo portava con e, lui era tutto e tutto era suo, era un po e enza limiti e confini, volava, i sentiva immensamente felice. Taccuino VerdeAmaro (Come baciare le pro titute - ome ucci~ dere issilofi e bi onti). Qui di seguito un manuale, brevi con- igli pratici, cose che a scuola non 'in e– gnano, non s'imparano, pure necessarie nella vita: Come uccidere sissilojì e bisonti I si ilofi ono creature fragili, timide, ma molto veloci, per cui è necessaria pre– tezza, rifl i pronti, scatto e molto an– gue freddo. I più piccoli misurano pochi millimetri e l'uni o metodo efficace è il gas (marca tedesca) oppure aspettare che i posino sulle mani, chiuderle all'improvvi o, schiacciarli. uno però, immagino, vorrà perder tempo con quelli piccoli. Per i più grandi, alti anche un metro e mezzo, è necc ario possedere un motore (scooter, moto, au– tomobile, fuoriserie), il più veloce po i– bile, per raggiungerli e prenderli. E' vero che sono veloci, ma non molto resi tenti, infatti non portano séarpe e hanno piedi che i con umano facilmente, d po pochi chilometri. Si usano diversi mezzi per ucciderli. Una cosa, in primo luogo, va ricordata: hanno occhi rosa tenero, molto grandi, e un modo di guardare impressionante. Meglio dunque afferrarli da dietro, strin– gendoli alle braccia o alle ali e impedendo loro di voltarsi. Due sono poi i modi più comunemente usali. Uno è aprirli con un coltello, molto sottile e affilato. Lo quarcio, dalle palle alla vita, dev' ere il più possibile diritto. L'abilità ta proprio in questo, nella rapi– dità del colpo e nella fermezza della mano ai ussulti del issilofo. li sangue dei i ilofi e endo notoria– mente verde non dà impre sione. I I?iù preferiscono ucciderli con le ole mani. Vi sono due modi. Il primo è trozzarli, tenendo però conto che il collo è abba– tanza robusto e soprattutto pulsa in modo impressioname. Per que 10è meglio usare i guanti o porre uno traccio ul collo del i ilofo. Alt.ro metodo è co tringerli ad aprire la bocca e, approfittando che non hanno denti, introdurre il braccio fino a stringere il cuore, strapparlo ed estrarlo dalla me– desima bocca. Dopo qualche contorsione il sissilofo senza cuore muore. Qua i tutti. almeno da ragazzi, si è so– gnato di uccidere dei bisonti. Un deside– rio inutile, un ogno disperato? Non è detto. Certo bisonti pare non ce ne siano, ma in qualche modo si può ri– mediare. Pressapoco tutti conoscono la forma dei bisonti. Dunque se ne di egnino al– cuni su qualche parete o muro o spiazzo del terreno, ben chiaro, col gesso o col carbone, in modo evidente. Si catturino alcune mosche e le si pongano nel posto del cuore del bisonte, fermandole con carta gommata trasparente (scotch). Si pensi intensamente all'animale prima di estrarre l'arma e sparare diritto al cuore, da conveniente distanza. Nell'attimo della morte, infatti, bisonte e mosca sa– ranno tutt'uno. Come baciare le prostitute E' la cosa più difficile. Occorre vera– mente molta pratica. Le prostitute infatti sono molto vigili e scaltre e odiano i baci più di qualsiasi cosa al mondo. Inoltre gridano, urlano e insultano e se ci riescono danno schiaffi e calci. Per prima cosa occorre, avvistata la prostituta, guardarsi bene in giro, per scoprire un eventuale protettore nei pressi. Rassicurati della sua assenza,

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