RE NUDO - Anno XI - n. 91 - ottobre 1980

····· 1~···· . . . • ••••• • ••• ~---==~ ~ ~ ~ X • : ..... . .. . •.... • • • • ••••• .. .•:: ·,:: ••····· ·:: -: : .... L'impero colpisce ancora di lrvin Kershner Oii ha cercato di colpire ancora è la maa:hina induslriale del cinema americano, che ha speso ben venti miliardi di Lire per fare un film di pura ripetizione. Vorrebbe essere il seguito di "Guerre stellari", ma ne è solo la brutta copia, i personaggi hanno perso lo malto, i robots, non fanno più ridere, le invenzioni fan– ta-tecnologiche sono poche e sconta– te. Colpa del nuovo regista (lrvin Kershner) o del vea:hio sceneggia– tore (George Lucas)? ln questo caso colpa del regista che rinunciando al ruolo di soggettista-sceneggiatore accetta di mettere in scena un rac– conto che gli è del tutto estraneo se– condo moduli a lui non familiari. Certo i personaggi, sono rimasti gli stessi, ma il piglio e la credibilità sono andati a farsi friggere. Raa:on– tare per l'infanzia richiede un tem– peramento intrepido e un po' infan– tile, e comunque oa:orre avere per– sonalità e sicurezza: tutte doti che gli mancano. Kreshner ha 60 anni, ba all'attivo una lunga serie di films alquanto psicologici narrati lentamente come "Una splendida canaglia" e "La vendetta dell'uomo chiamato caval– lo". elle interviste ricorda soprat– tutto la fatica della lunga lavorazione Sawrio Marconi eStèfanctMadia (più di due anni), l'enorme pezzo di metallo cadutogli in testa e che gli ha fatto vedere doppio per settimane, la ua rinuncia al ruolo di comandante autoritario (che probabilmente in un film così elefanl!aco era necessario). Dice di non voler più fare films ko– lossal. Probabilmente mette le mani avanti perché sa di avere il fiato cor– to. Quel che ha distrutto questo regi– sta deve essere stato il ritmo incal– zante di "Guerre stellari" tenuto co– me modello fisso a tutti i costi. Infatti ha dichiarato: "Il film ha un ritmo molto rapido e non si ha il tempo di interrompere l'azione per sviluppare la psicologia ..." E' qui evidente la difficoltà incontrata da un regista portato al raa:onto intimistico fatto di tante pia:ole notazioni, quando si trova a dover esprimere ogni cosa nell'azione, e nell'azione veloce. Non è da tutti. ~munque i films previsti dalla serie sono nove, di cui il prossimo sarà con la regia dell'inarrivabile Lucas: per il resto vedremo chi an– cora avrà il coraggio di appropriarsi della fantascienza con l'ambizione di fame una fiaba universale. lo questo western galattico, che abbina l'atmosfera da nuova fron– tiera americana aJle risorse della tee- Razza selvaggia di P. Squittieri E' il momento di fare i conti con l'immigrazione meridionale nel nord, visto che questo genere di con– vivenza c'è e ci sa.rà per un pezzo, e non si può vivere a contatto di go– mito continuando a ignorarsi. Dice il sottotitolo del film: " ... questa razza erede di pirati, di van– dali, di scorrerie moresche ... Alla Mostra di Venezia ben due ftlms parlavano del nuovo miscuglio etnico calato nella periferia di Torino al richiamo della Fiat, entrambi do– po i titoli di testa portavano un rin- graziamento al sindaco della città per la fattiva collaborazione, mentre il sindaco da parte sua rilasciava di– chiarazioni del tipo: "il rischio che correvamo era rappresentato dal fatto che il 70-80% dei torinesi, non vendendo direttamente certi aspetti della nostra realtà, non si rendesse conto fino in fondo della sua gravità e pericolosità. Si tratta di realtà che evidenziano aspetti eversivi che pos– sono espandersi e divenire irreversi– bili e ingovernabili". li bubbone c'è il sindaco se lo deve ····· 1[ ~1···· ,, .. . . \ ••••• • ••• •• • .. . \ ... t-"-=:-: . •,... . : ..... . .. . •.... • • • • ••••• .. .. : : ·, :: •······ :: -:: .... nologia futuribile (tale è la formula di questo aureo filone), vi sono dei nuovi persona~i: Yoda, l'istruttore degli Jedi, uno gnomo grinzoso con grandi orecchie e l'aria sapiente e paziente del maestro zen, e Lando, ·cqn un nome italiano appiccicato a un tipo levantino particolarmente infido, che è il vecchio amico mala– vitoso di uno dei tre protagoninisti. Lando è l'arabo di cui diffidare, il medio-orientale dal sorriso sma– gliante e il sesso caldo, ma dalla lo– gica "diversa". Nei tre eroi positivi Luke, Han e Leia la psicologia è invece quella omologata dagli eroi americani di sempre: giovani, ottimisti, trionfanti. Savmo Marconi e Stefano Madia grattare. Ma mentre nel film di pro ima programmazione "La ra– gazza di via Millelire" l'ottica è pro– prio quella degli amministratori del Nord che devono ge tire gli " tra– nieri" difficili e incomprensibili, in questo film di Pa quale Squitieri (dal nome già si capisce che è un meri– dionale) il fenomeno è vi to dall'in– terno, con la fanta ia e i criteri di valore di un uomo del Sud. Vedere que to film è prima di tut– to uno squarcio sulla mentalità me– ridionale, sul loro senso dell'onore e della "caduta", sulla rabbia impo– tente di fronte alle ituazioni cui sono costretti da una realtà di ottosvilup– po cronico inserita in un mòndo di consumismo convulso. Il modulo stesso del racconto fil– mico è di stampo meridionale, molto più .vicino alla sceneggiata napo– letana che a qualsiasi altro genere di spettacolo. Il melodramma impera col suo gusto del sangue e della di– sperazione esasperata. E' facile per un nordico arricciare il naso, ma non si può negare una stretta correlazione tra le psicologie reali del.l'ambiente descritto e i modi emotivi di questo modo di narrare. Nel film si parla di un modesto immigrato napoletano che cerca co– scienziosamente di integrarsi, sfor– zandosi perfino di parlare un italiano non dialettale, il quale viene a sco– prire a poco a poco intorno a sè il decadimento e l'abiezione di cui si RE NUD0/21 ····· 1t ~,···· . , ··. \ ••••• • ••• • •• • .. . \ ... t, .. e:.. ··~ .. .. : ..... x.. .. ..... ••• •• ••• .. . . ••• ••• . .. ·I!······ •• •• • • • • ••••• .. .-:: ·,:: •• •• ·•····· :: -:: .... .,· ...... li personaggio femminile, Leia, ha tutte le timmate dello stereotipo dell'americana media: puritana ma attratta dall'uomo-canaglia molto ficcante. I suoi due partners si carat– terizzano così: uno gentile e impul– sivo ancora molto ragazzo, l'altro più furbo e navigato con una sua aria da schiaffi. li regista commenta: uLeia è come tante donne: vuole come part– ner una persona che sia gentile a volte, nello stesso tempo però deve essere anche un seduttore senza scrupoli". Tutto questo sullo scher– mo risulta comunque qecisamente antipatico. La furbizia, il meccanismo con cui Lucas crea le storie e i personaggi a sono tasc1au anelare parenti e am1c1 più deboli. li tutto in una cornice di terrorismo rabbioso e di malavita di piccolocabottaggio. La cornice è il punto debole del film: nel giro di due giorni al prota– goni ta gli capita di vedere l'intero contenuto di un mese di cronaca rie– ra, assiste di persona a sabotaggi, in– cidenti sul lavoro, esecuzioni delle brigate rosse, retate della Digos in borghese, rapine ai pas anti, ecc. Per tacere delle cose terribili che gli ca– pitano personalmente. li film diventa realmente dram– matico solo quando il protagonista scopre che il suo migliore amico, che credeva ben sistemato nel centro della città, in realtà fa lo sfruttatore di una compae ana e annega la ver– gogna nell'eroina. A questo punto il racconto incomincia a funzionare grazie al forte accento di sincerità che c'è nel rapporto tra i due amici, nel lento rivelarsi di una sconfitta umana e sociale vista attraverso la doloro a partecipazione del più in– tegrato. L'ho trovato toccante anche per chi è lontanissimo da quelle psi– cologie così gravate dal senso di col– pa. Molto interessanti tutte le nota– zioni che riguardano l'emigrazione come fenomeno collettivo: il risenti– mento nei confronti del resto della nazione, ritenuta responsabile di tutte le degradazioni cui va incontro l'immigrato, la convinzione che è "una guerra dove si vince o si muo– re" (o si ha successo e ci si afferma, o , Livello dei gradimenti del pubblico medio (infantile e non) è q\lesto: modellare il racconto sulle paure profonde che ci tormentano nell'in– conscio fin da bambini. Esempio: la paura di essere abbandonati, la pau– ra che i nostri genitori .non iano quelli veri perché siamo stati adotta– ti. la paura di essere ca Irati dal pa– dre. Infatti qui abbiamo il nemico principale, il teutonico Darth Vader, che si rivela padre del protagonista più giovane (un padre-nemico quin– di) e che in duello tacca una mano al figlio (cosa gli staccherà la pro ima volta?): nel film precedente proprio coloro che lui credeva i suoi genitori gli si rivelano in punto di morte dei semplici adottivi. Questo dal lato delle paure uni– versali. di cui parla nelle interviste lo stesso regista. Nel positivo invece, per quel che riguarda i moventi delle azioni fat– te non per scappare ma per pro– vare soddisfazione. si legge in fili– grana tutto un desiderio represso– zazione statuale che ha come fine il porre ordine nelle galassie, viene at– taa:ato dai nostri eroi partendo da luoghi emarginati di ribelli, di mala– vitosi, di anarchici. Cercano di col– pire il cuore dello stato (multinazio– nale naturalmente, anzi multigalat– tico), mordono e fuggono. Chi l'avrebbe mai detto in un film così per bene. Potenza dell'inconscio collettivo. w.p. ci si degrada a vista d'occhio), la co– scienza del diritto a non integrarsi culturalmente, a difendere il proprio dialetto e il relativo comportamento dialettale nei confronti dell'italiano omologato dalla televisione. Tutto questo ha il sapore della ve– rità e del.la sofferenza. E viene rac– contato coi toni di chi assiste impo– tente a una catastrofe ingiusta. Pur– troppo a vedere questo film in prima visione eravamo in quattro:' La me– ridionalità non attira. Walter Pagliero .

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