RE NUDO - Anno XI - n. 88 - giugno-luglio 1980

RE NUD0/24 Action di Tinto Brass N fgli Stati Uniti si sta tenendo con grande successo il festival ,del film brutto, propagandato con lo slogan: "il film veramente brutto non invecchia mai". Se fosse vero, questa ultima fatica di Tinto Brass sarebbe addirittura eterna, tanta è la freschezza e la fragranza di brutto che emana. Obiettivamente: è difficile fare un film tutto brutto, inesorabilmente e articolatamente brutto. E' così diffi– cile, che quando capita bisogna par– lare di capolavoro, anche se di segno negativo. La diffiC'Oltàsta (come quando si fa zero al totocalcio) nel non azzec– care mai nulla, non una battuta, una situazione, un personaggio, un mo– vimento di macchina. Se poi vi rendete conto che il film in questione conta sulla collabora– zione di fior di professionisti che sanno il fatto loro, dal direttore della fotografia agli attori, dal cosiumista allo scenografo, tutti con una presta– zione professionale di prim'ordine ... allora è chiaro che si può gridare al miracolo. Ma non è il caso di idealizzare, meglio rendersi conto di come e còn quali intenzioni lui sia riuscito a far– lo. Tinto Brass ha debuttato in regia a metà anni '60 con un film stralunato di un certo successo che aveva un bellissimo titolo: "Chi lavora è per– duto". Mi ricordo di alcuni perso– naggi alq_uanto bislacchi e nevrotici, con tanto malessere del tempo den– tro all'anima. •••• .. ····: ••• ••• ••• . , ...... •• •• •• •• . ,· ...... Il tempo era quello del fragoroso successo dei Beatles e della moda pop, del Piper e dei primi capelloni. Cera per l'appunto il rifiuto del la- , voro come rifiuto dell'integrazione nel sistema (allora di lavoro ce n'era tanto che ci si poteva permettere di rifiutarlo), e il film un po' sconnesso e schizoide uscì al momento giusto. Non si guardò all'esilità dei perso– naggi, ai bruschi e immotivati salti di sceneggiatura, al piglio goliardico del montaggio. Tutto venne preso per originalità e freschezza (la fre– schezza del brutto, appunto, ma questo è il senno di poi). Era final– mente nata la nouvelle vague italia– na e tutti ne eravamo fieri e contenti. Non sto adesso a farvi tutta la ·fil– mografia di Tinto (perché ricordare le cose mediocri della vita?), basta esaminare il suo vertice negativo. Ecco la trama: un ragazzo che vuol fare l'attore accetta la parte di pro– tagonista in un film pornografico pur di guadagnare qualche lira e far la pace con la moglie fotomodella che lo respinge. Sul set incontra la sua partner, una bella ragazza dissociata che continua a recitare Ofelia nelle situazioni più degradate, e che gli altri si divertono a umiliare. Lui non lo sopporta e picchia tutti. Poi va in una sauna-piscina a farsi accarezzare da un finocchio, ma la polizia lo in– segue. Ritrova la ragazza e insieme si accampano in una periferia indu– striale ùpo Ravenna. Qui vengono aggrediti da una banda di punk tra– vestiti da corte dei miracoli medioe– vale. Mfntre i forsennaù stanno usando violenza a entrambi, li salva un vecchio travestito da garibaldino che li porta in uno squatter londine– se. Naturalmente arriva la polizia che li trasporta in un ospedale psi– chiatrico dove i medici e gli infer– mieri sono maniaci sessuali. Per co– modità di copione la ragazza a que– sto punto si suicida, i due compiono una rapina. uccidono un agente, e bruciano per distrazione la refurtiva. Per cui affamati cercano rifugio in una stazione di servizio di campagna dove i padroni Adriana Asti e Al– berto Lupo li assumono come pom– pisti. Adriana tenta di farsi pompare da Luc Merenda e alla fine ci riesce, ma a quel punto interviene la polizia che uècide vigliaccamente il prota– gonista. Fine. Mi rendo conto che purtroppo il brutto non si può raccontare perché, traducendolo in parole, fatalm'ente si migliora. Ho cercato invano di trattenere nella memoria qualche battuta che voleva far ridere, ma il cervello si è rifiutato: non arrivava nemmeno a essere quel che si dice "spirito da ca– serma". Ma c'è un mistèro: cosa avrà spin– to Tinto Brass a prendere la penna in mano e a seri ere un soggetto del genere? che abbìa voluto fare una ballata grottesca sul mondo dell'e– marginazione? che abbia cercato di realizzare un film punk dove anche il regista è spazzatura? Purtroppo an– che per ottenere un risultato espres– sivo dalla spazzatura bisogna essere bravi: vedi i films di Andy Warhol. L'unico progetto che sembra qui realizzato è quello di fare uri non– film, eh faccia vergognare quei guardoni di spettatori dando loro uno specchio mentre fissano gli occhi su qualcosa ~i inguardabile. Se è • ••• ••• •• • .... : • •• ••• ., ....... -· • • •• •• •• . ,· ......• • •• ••• •• • ·•·· : • •• • •• ., ..... •• • • •• • • .,· ..... così, bravo Tinto Brass ci sei riuscito. glietto per vedere un tuo film. Ma è l'ultima volta che pago un bi- W.P. La dèrobade L a dérobade in francese è lo strattone che il_cavallo dà per liberarsi dsalle briglie, qui sta a significare la forza della dispera– zione che porta una prostituta a li– berarsi del suo sfruttatore e a uscire dal mesùere a cui per amore si era sottoposta. L'interesse del film dovrebbe stare nel fatto che la storia che narra non è l'immaginario di uno sceneggiatore, ma la storia vera di una prostituta che ha cercato di narrare la sua vita con obiettività e puntiglio in un libro con lo stesso titolo. Ecco i fatti: Marie, la protagonista, fila con un ragazzo normale e un po' banale che si è innamorato di lei, ma al tavolo da gioco di suo padre vede un macrò dal fascino lupesco e, dopo aver strappato la foto del fidanzato medio, si da al nuovo venuto. E' l'A– more. Ma la vita ha le sue esigenze, e il macrò l'unica attività produttiva che conosce e sa fare è appunto lo sfruttamento delle prostitute. Fatal– mente inizia Maria al mestiere, e al– trettanto fatalmente lei, anche se le ripugna, ci sta. A questo punto inco– mincia la sfilata di migliaia di clienti, qui riassunti in alcune tipologie di spicco: il sadico, il masochista, l'in– genuo, l'invertito ecc. Un duro lavo– ro al servizio delle masse portato avanti con spirito di sacrificio. Pote– va essere il pretesto per un affollato film pornografico, invece il regista ha puntato sul fattore umano e ha te– nuto la macchina da presa alta per non mostrare tutto al grande pubbli– co. li risultato è, lo avrete già capito, un film edificante tipo "giglio nel fango": che disgrazia l'amore per la poverina che incontra un uomo in– degno. Che brava, ha perfino la forza di ribellarsi per tornare sulla retta via. Solo che la retta via non viene mostrata, il film finisce prima. per cui la vita normale acquista il sapore del sogno e della liberazione. Come siamo felici dal momento che non siamo prosùtute! Io sono del parere che i romanzi di vita vissuta sono interessanti solo se la persona che racconta sa vedere la realtà e la "conta giusta", senza idealizzarsi o abbellirsi. Qui è il taglio generale del rac– conto che non convince: perchè ri– fiuta il fidanzato normale? quali modelli e condizionamenti la spin– gono a questa avventura? nulla ci è detto se non il suo abissale vittimi– smo. Che sia una mistica travestita? Tutto si può opinare, dal momento che il personaggio è inesistente. Molto più plausibile il carattere del macrò, interpretato egregiamente dallo stes o regista che risulta dotato di un physique du rote non invidiabi– le. Le sue paure di essere tradito e lasciato, di perdere questa gallina d'oro, di venire espropriato dei suoi mezzi di produzione ... sono qui rese a tutto tondo. Lo spettro della disoc– cupazione aleggia continuamente su di lui fino a rendercelo quasi simpa– tico, in fondo risulta il personaggio più materialista e positivo in un mondo di illuse-deluse in cerca di chissà che cosa. Che le cosa nella realtà non stiano esattamente così ce lo fa sospettare anche la presa di posizione di un gruppo di prostitute militanti parigi– ne (il massimo nella categoria) che affermano: prostituta è bello, se'ia polizia e i benpensanti non rompes– sero... Dov'è la verità? C'è da dire che comunque la vita di una ragazza povera e ignorante è già limitata in partenza: guai a chi non si adatta al ruolo di moglie e di madre, una condizione da cui è più difficile uscire che non da quella di puttana. Un pensierino per la signorina Jeanne Cordelier che ci ha narrato così delicatamente le ambasce della sua vita: il suo libro ha avuto suc– cesso, il film anche ... è proprio vero che il cielo premia la virtù! Speriamo che i soldi dei diritti di autore li abbia spesi da sola questa volta. Walter Pagliero

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