RE NUDO - Anno XI - n. 87 - maggio 1980

- RE NUD0/12 ravax.·11acH1 zioso ed attento dietro il vetro del– la sala di registrazione, manovra la stanza dei bottoni dal Brian Eno. Londra intanto incomincia a bru– ciare. Londra 1977. - In piena era punk nasce il secondo album degli Ultravox: "Ha!Ha!Ha!". Foxx C. mandando al mondo un invito alla rappresentazione della società ci– bernetica in otto quadri. Otto se– zioni che compongono un·ritratto a tinte elettrièhe. L'oggetto del di– scorso è la "western civilization" e la quantificazione sonora del pa– nico che l'invade. Nella galleria dei comporta– menti siedono ai posti d'onore due personaggi: "The frozen one" (l'i– bernato) e "The man who dies everyday" (l'uomo che muore ogni giorno). Entrambi giocano con la propria identità dentro la gamma delle possibili reazioni alla paura collettiva. Si muovono co– me manichini in un ambiente pul– sante e caotico e trasformano se stessi cercando di allontanarsi dal centro dell'azione: come i suoi personaggi Foxx sceglie sempre una interpretazione distaccata dal fuoco dei problemi perché laddo– ve la temperatura è troppo alta un ibernato tornerebbe subito in vita senza conservare un briciolo di memoria temporale. Il quadro più schizoide di queito secondo album è senza dub6io "Fear in the western world" dove la paura del disastro (atomico?) si traduc') in frasi e riff ·elettronici usati come dei laser che illumina– no l'inconscio collettivo· metten– done impietosamente a nudo le zone d'ombra. Il suono segue i diagrammi del futuro, carico d'a– drenalina e accelerato; il cuore della macchina ritmica intanto in– comincia a battere per scandire metronomicamente un ritmo co– me metodo unico di supporto ai vari toni cromatici del suono: l'e– lettricità dei colori arriva al massi– mo possibile con "Hiroschima mon amour" dove il tappeto per– cussivo è interamente demandato all'eletronica mentre il sax di Glo– ria Mundi volteggia ad altezze si– derali. Molti minuti di vertigini fra le stelle, di fiducia nel cosmo e un minimo di partecipazione emotiva molto rara da riscontrare negli Ul– travox. Sciogliendo un attimo il freno del rigore della ricerca· ri– mane il fascino di macchie sonore finalmente in vita, danzanti nello· spazio: ma tutto ciò per gli Ultra– vox è bene ricordarlo, e-fiducia ed amore per la tecnologia: "la gente non dovrebbe provare paura per la tecnologia ..Dovrebbe usarla per soddisfare i propri desideri. Un suo uso positivo dipende dagli uomini che la controllano, non dalle macchine. lo non credo che la macchina sia un male in se stessa". (J. Foxx). Intanto London·s burning. Celonia 1978. - Dopo la pro– duzione del nuovo demiurgo Ste- , IIDN BIID/J ve Lilliwhite per "Ha! Ha! Ha!" Ul– travox ritorna sotto l'ala protettiva di Brian Eno. Per "Systems of Ro– maoce" ovvero sistemi di altera– ·zione romanzata della realtà Ul– travox sceglie lo splendido castel– lo dove è situato lo studio Connie Plank. Nella quiete di questo tem– pio dell'elettronica il gruppo ap- profondisce la sua ricerca e rita– glia un ruolo cosciente per un se– sto elemento: il sintetizzatore. A rivelare semplicemente questa lu– cida scelta è "un incidente esem– plare": una notte durante una pausa della lavorazione i musicisti lasciano.il synt acceso. Al loro ri– torno la macchina ha modellato per loro il tema di "Dislocation": a loro, uomini e musicisti non resta che trovare una sistemazione, una giusta dislocazione per questi suoni. Con "System of Romance" gli Ultravox entrano a buon diritto nell'arte moderna impiegnado se stessi e le proprie energie per una fissione definitiva del loro suono. Anche la copertina dell'album è fnltlo di una organizzazione men- i \ tale tanto salda ·da dirigersi al centro dell'obiettivo prescelto: il fondo nero, cinque diapositive a illustrare visivamente cinque per– sonalità diverse e un monoscopio con colori dalle tonalità vive ed elettriche così come li concepì qualche tempo fa Francis Picabia nei suoi studi pittorici sui toni ero- I il '.1 i\ ·;1 I ··, •• I J •. . ~~' ' '. ' j I ! matici della musica. A suffragare questa ipotesi restano i singoli tasselli di tutto il lavoro, animati internamente da questa volontà di ·essere figurativi: come "Slow Mo– tion" con quelle quattro note di piano che fissano nella mente un'immagine dei cabarets della Repubblica di Weimar, come "Quiet man" con quell'incedere macchinizzato che senza dubbio si adatta ad essere un autoritratto dell'artista John Foxx. Il capola– voro dell'album giunge solo alla fine: "Just for a moment" può es- ' sere considerato l'ultimo pezzo degli Ultravox ed il primo di Fox da solo allo stesso tempo. Esili fasce sonore del sintetizzatore, un bat– tito cardiaco e in lontananza ru- mori rarefatti da una strada di campagna che giungono all'orec– chio dell'uomo ovattati. Come do– po un lungo periodo di veglia "Just tor a moment" è realizzata in un tempo immaginario che non ha né ore né minuti, solo il tempo del desiderio: "Quando le strade sa– ranno tranquille/ passeggeremo nel silenzio".· Foxx parla come re– spira, in una addizione di attimi fuori dal respiro cadenzato del tempo. Nel frattempo a Londra il furore del punk è bruciato completa– mente. Per molti di questi giovani anti-eroi è giunto il momento di trasformarsi. Ricerca di proiezio– ne del proprio linguaggio nel futu– ro: per Ultravox è sempre stato così. John Foxx sceglie di abban– donare per proseguire da solo il propri? pro~tto anche se ciò co– st1tu1rauna ,grande perdita finché gli è stato possible. Ultravox però rimane un evento fondamentale per uno sviluppo futuro del rock: i· suoi figli si affacciano al presente e agirann oel futuro. Da Joy Di- viion, Orchestrai Manouvres in the Dark, Human League, Cabaret Voltaire fino al verso spudorato di Tubeaway Army: tutti questi grup– pi camminano su una strada già iniziata. Al GIORNI NOSTRI. .. Ai giorni nostri gli Ultravox ven– gono segnalati all"'Electric Ball– room" di Londra con due concerti deludenti. Midge Ure (ex Rich Kids di Glen Matlock) èanta e suona la chitarra con grande impegno. Ma la magia di questo gruppo è volata via con John Foxx. Non basta un vigoroso suono pop per ritornare sui propri passi, per ricercare di punto in bianco una nuo11adire– zione. Intanto Foxx fonda l'eti– chetta Metal Beat e fa uscire il suo primo album "solo": "Metamatic". La macchioa desiderante torna in ·funzione animata èla uno sguardo fiducioso verso il futuro: l'elettro– ' nica si espande, diviene parte in– i teg_rante dell'ambien_te si infila ne~ ,gli interspazi ps1ch1c11lluminandol1 'di luce bianca. La stessa foto di copertina (Ah, quanta importanza ha l'immagine!) lo ritrare alle prese con una forma geometrica lumi– nosa. L'ambiente come la musica è spoglio, quasi come un atelier liberato dal mobilio e dalle mille altre inutilità, dove si possa mette– re in piedi un progetto oltre la rigi– da organizzazione del suono. Macchina ritmica + basso, nel cuore del dub elettronico con il solo sintetizzatore e la sua voce in · "quasi parlato" a dare delle varia– bili. John Foxx imbocca la strada fascinosa di Flying Lizard e chissà di quali altri navigatori del tempo: anche qui la figura di Eno di sta– glia in lontanaza, colma di possi– bilità, sin dai lontani quadri sonori di "Another green World". Un lin– guaggio che è come un'onda ma– rina, come la "Tidal wawe", che appare sulla seconda facciata di "Metamatic"; la marea che sparge sulla spiaggia forme plastiche. Questa opera non è certamente giudicabile all'interno di un per– corso temporale definito, o deno– minabile comé la prosecuzione di una tendenza. Vive in un tempo immaginario per noi. Ma non per il futuro. Francesco Pacella DISCROGRAFIA ULTRAVOX a) "Ultravox!" (lsland) b) Ha! Ha! Ha! (lsland) e) "System of ROMANCE" (lsland) JOHN FOXX a) "Metamatic" (Metal Beat/Vir– gin) Tutti i dischi in questione sono re– golarmente pubblicati in Italia dal– la Ricordi.

RkJQdWJsaXNoZXIy