RE NUDO - Anno X - n. 81 - novembre 1979

ti provocano l'assoluta mancan– za di reazioni alla realtà, come mi è capitato di vedere, si vive in una situazione pericolosissi– ma. Pensa che per andare a sen– tire il maestro si fa la fila e si pagano cinque rupie, cioè l'equi– valente di un buon pranzo in una trattoria, così come si pagano salate anche tutte le terapie. Fai questa riflessione: anche se que– ste cifre sono bazzecole per gli europei (lasciamo perdere gli in– diani, poco coinvolti in tutta la storia) che stanno lì un mese in vacanza, diventano cifre enormi per coloro che vivono lì da parec– chio tempo e che non hanno più soldi da casa. Si trovano ad aver bisogno (quasi come per droghe pesanti) di partecipare a questi riti e a non avere i soldi neces– sari a pagarseli. L'alternativa è spararsi o diventare sannyasin, cioè lavorare per loro ed aver quindi diritto gratis a queste cose. D. Cos'altro ti ha impressionato a Poona? R. La gente lì giunge a non sen– tire più né il piacere, né il dolo– re. E per me, questa non è affat– to una conquista. Bhagwan par– la d'amore, ma quando qualcu– no trasgredisce alle regole del gioco o osa contraddire, interven– gono subito le guardie del cor– po (un manipolo di suoi fedelis– simi), a dissuadere, talvolta an– che con la violenza, come è capi– tato di vedere a me. D. Che ti è successo? R. Un giorno ho visto questo ser– vizio d'ordine che picchiava sel– vaggiamente un tipo, fino a la– sciarlo per terra sanguinante. Mi sono avvicinata per soccor– rerlo, ma lui stesso mi ha detto di non preoccuparmi, che aveva– no fatto bene a picchiarlo per– ché lui era colpevole e che anzi lo picchiavano spesso e lui anda– va sempre a curarsi alla clinica dell' ashram. D. Strano però che nessuno dei re– duci parli di questi aspetti del sog– giorno... · R. Quando ho detto ad un mio amico che stava lì da molto tem– po di venir via con me perché mi sembrava un lager, lui si è coperto il volto con una mano ed è fuggito. Anche se apparen– temente quelli che tornano aran– cioni in Europa non hanno per– so la loro capacità di giudizio e sono capacissimi di parlare di politica o di arte li troverai sem– pre incapaci di mettere in discus– sione Bhagwan. D. Che fine ha fatto il tuo amico, partito prima di te per Poona? R. Non abbiamo più avuto sue notizie, né, quando sono andata lì, sono riuscito a trovarlo. E an– che scomparso, senza lasciar trac– ce, un medico che era andato lì per cercarlo, mandato dai suoi genitori. Sospetto che siano mor– ti entrambi. D. Non ti sembra di esagerare? R. Affatto. A Poona la morte è una presenza costante, nascosta dietro il velo dell'erotismo, ma non solo. L'erotismo nell'ashram, di cui tanto si parla in Occiden– te, lo si pratica solo a livelli di RE NUD0/21 gruppi terapeutici, come « tecni– ca» per l'analisi del desiderio, sia in positivo che in negativo. Al di fuori delle terapie, cioè di momenti prestabiliti e codificati, in cui è impossibile scegliersi le persone con cui si vuol stare, co– stretti come si è nella dimensio– ne del gruppo, credo che a Poo– na non si faccia l'amore quasi per niente. E che, se qualcuno lo facesse, verrebbe subito re– presso duramente. D. Da cosa lo deduci? R. A Poona viene represso qual– siasi « gesto » che esuli dalle re– gole. Anche se tu alzi la voce o se ridi forte tutti si girano a guar– darti in quel villaggio di anime morte. Se mostri di possedere ancora della vitalità, caratteristi– ca che tutte le terapie e il clima stesso di Poona -mirano a spegne– re totalmente, tutti ti guardano storto, come per rimproverarti. Pensa che nell' ashram, al di fuo– ri dei momenti prestabiliti, si parla pochissimo e, se lo si fa, si ha l'impressione di parlare con persone che lo fanno con l'ansia di sentirsi vive attraverso questo esercizio fisico, e non per parla– re con te. D. Ma sei andata qualche volta a sentire Rajneesh? R. A parte che non mi garbava l'idea di beccarmi un discorso in lingua indiana (dato che lui alterna l'inglese all'indiano co– me lingua del suo discorso quo– tidiano) e quindi di star lì a guar– darlo in faccia come un'allocca, mi ha molto innervosito l'aver dovuto consegnare all'ingresso la borsa con il passaporto e i soldi, cose da cui, quando faccia viag– gi di questo tipo, non mi separo mai. Comunque, alla fine sono entrata, ma, mentre stavo sotto il sole ad ascoltare, ho comincia– to a muovermi un po' perché a– vevo freddo (avevo dovuto con– segnare anche il pullover all'in– gresso). A quel punto, le guardie del corpo, che già da tempo mi avevano adocchiato, mi hanno sollevata di peso e portata fuo– ri, dicendomi: << Tu non ci ami e quindi noi non amiamo te ». Testimonianza di Maria Con– cetta Antinozzi raccolta da Giacomo Mazzone e Toman– gelo Cappelli.

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