RE NUDO - Anno X - n. 75 - aprile 1979

RE NUD0/42 Il DUALISMO NECESSARIO teggiamento che spiega molte cose. Self-control Notein margine ai Qual è l'aspetto meno spettacolar gli stage~shows dei Pink Floyd? p proprio loro, i quattro Floyds. Co ma, senza agitarsi più che estraggono i suoni dal loro terrifii impiato di amP.lificazione. Chi Pink Floyd · sto Pink Floyd at Pompei ricordet vid Gilmour nella Saucerful of che faceva delirare la sua chitarra do seduto a gambe incrociate, s sibili emozioni. Sembrano, a capitati per caso nell'imponente chingegno dei loro concerti: q persone comuni, borghesi. in uno tacolo che 'richiederebbe almeno strini di Keith Emerson o l'ecce adrenalina del signor Jagger. Hanno ancora un ruolo i Pink Floyd nel rock di oggi? E qual è stato il senso della loro avventura? Difficile trovare una risposta. Forse, più dello sguardo onni– comprensivo, può aiutarci una piccola ispezione di tanti particolari secondari, anche del tutto marginali, ma da cui traspare una delle essenze dei Floyd: un dualismo, un bipolarismo insoppri– mibile. Lo sforzo di superarlo, in bene o (purtroppo) in male, ha caratterizzato molto dello sviluppo di questo gruppo controverso. Vediamo come. Un uomo tranquillo Da anni ormai Rogers Waters si pre– senta a tutti i concerti vestito di un'i-· dentica T-shirt nera, a volte appena nobilitata da qualche solitaria scritta. Piccolo particolare, ma sintomatico di un uomo tanto controllato e metodico da rappresentare in un certo senso il polo positivo dei Pink Floyd (Syd Bar– rett, nonostante si sia ritirato da tempo immemorabile, rimane sempre il polo negativo, irregolare ed irreverente). Niente può simboleggiare il carattere di· Waters meglio dello strumento che si è scelto: il basso, così poco appariscente e così necessario; ma dietro a questa di– screzione ci sono i tre quarti di tutta la musica dei Floyd, gran parte dei testi, e soprattutto il polso di ferro che ha gui– dato il complesso dal '68 in poi. fino a portarlo dov'è oggi. Mi chiedo, a volte, se e quanto Gèorge Roger Waters sia soddisfatto del ruolo di rock superstar che le circostanze, ol– tre alla sua stessa volontà, lo hanno portato a vivere. Può anche darsi che ci stia bene: ma la nostalgia di lontani eroismi è tanta, basti a testimoniarlo l'intero impianto di Wish You Were Here, purissima creatura watersiana. Nostalgia, c'è da scommetterci, sincera. Ma i_lserio e positivo Waters non può segmre le orme di Barrett e ritirarsi andiamo, non sarebbe dignitoso. E· al~ lora non gli rimane, dice, che "lavorare. per non diventare pazzo". Notate bene, non dice "suonare" 0 peggio, "creare": Rogers Waters coÌ suo basso "lavora". E questo è un at- Ma anche questo .è, in fondo, un di tutelarsi. La macchina, l'elettr assume in quei concerti una dirne ne preponderante: di fronte a ta strapotere, loro hanno scelto la stenza passiva: appaiono estraniati, ma in questo modo riescono a non essere ~ssorbiti del tutto. Del resto, passando m ambienti anche più lucidi e consa– pèvoli, lo stesso Brian Eno ce la sa dire lunga sul distacco e l'impassibilità completa di fronte al sacro mezzo mu– sicale. - Ma con questi sistemi non si estra niano anéhe dal pubblico, e alla fine anche dalla stessa musi ca? - Certo\ Un prezzo bisogna sempre pagarlo. al compromesso. Consonanza/ dissonanza ' Ricordate The Piper at the Gatesof !)awn, il suo sapore di trasgression impenitente, la musica presa perilcollo senza mezze misure? Avete presente Wish You Were Here, con quel con– tr_~lloassoluto, lo svolgimento pulitoe pm che puntuale? Ecco. puro Barrette puro Waters, i due estremi tra i quali da sempre i Floyd oscillano senza una de· cisione definitiva. Soltanto ci sono dati, negli ultimi tempi. pericol mente vicini. Pericolosamente, pen; la decisione sarebbe anche la fine. E' storia anti~a, ormai, come Syd stato una volta per tutte spodestat come la watersiana misura abbia il sopravvento, addomesticando la sonanza d'origine (pensate all'Ast

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