RE NUDO - Anno X - n. 75 - aprile 1979

lettere - lettere - lettere - lettere - lettere - lettere Dunque è venuto il momento di scrivere a Re Nudo. E' la prima volta che lo faccio. anche se co– nosco il giornale e tutti quelli che vi stanno intorno da sem– pre. Sto in Messico da sei mesi. Ho imparato bene a parlare· spa– gnolo. Quello che si conosce in Italia del Messico sono Casta– neda. Pancho Villa e il peyote naturalmente. Sono partito da Roma una set– timana dopo il ''moricidio". la– sciandomi alle spalle la mala onda. le cattive vibrazioni della repressione poliziesca. Negli ultimi giorni dormivo nella villa occupata di viale Trastevere. e i mitra dei celerini e dei carabi– nieri me li trovavo puntati sotto il naso ogni mattina. Avevo chiesto il visto per gli Stati Uniti: rifiutato! Parto da Roma con un treno per Bolo– gna. poi Bologna-Londra in autobus. Una sosta di una setti– mana a Londra in case amiche. Erano dieci anni che non la ve– devo. L'ho trovata invecchiata nelle sue vecchie cose. con un po' di punk in più. ma più o meno sempre la stessa. con un sacco di amici e fratelli italiani che dormivano negli squat che la polizia inglese stava per sgomberare. Poi il volo fino a Nuova York. dove posso fer– manni solo sei ore senza visto. e dopo. un altro volo fino a Città del Messico. Là trovo una città sudata e con tanto. tanto smog e tante mac– chine. Non è questo il Messico che voglio incontrare per primo. Mi fenno due giorni e mi sposto in un'altra città: Cuernavaca. città di villeggiatura. con molti turisti americani e messicani di passaggio per la vicina Acapul– co. La prima gente che conosco è quella della piazza. Avevo la– sciato da poco piazza Navona e ne trovo un'altra dopo tutto non molto diversa. solo un po' più repressa. Non è difficile incon– trare chi ti invita a· farti un 10- q11e. così si chiama qui una can– na. o uno spinello. L'erba. la mota. di qui non è poi cosi eccezionale. ma la si fuma volentieri. Qui tutti fumano con mille pa– ranoie di tutti i tipi. appoggiati agli angoli pronti a scappare al- la vista del primo poliziotto. Sono io che convinco qualcuno a fumare comodamente seduti sulle panchine della piazza. La polizia mi fermerà molte volte. sempre rilasciandomi con tante scuse. una volta che mi hanno trovato 15 grammi di erba ho dovuto passare una notte e una mattina in commissariato. Anche qui sta passando una legge sulla "droga" simile a quella italiana. che più o meno permette l'uso personale. 'Dopo quindici giorni che sono fermo a Cuernavaca posso dire di conoscere le prime cose del Messico: indios che ti vendono i loro oggetti nella piazza. sbal– lati sottoproletari (o meglio: emarginati) che fanno una for– ma di colletta facendosi pagare il più possibile di cibo e diverti– menti (i primi soldi li spendo con loro) e poi altri che a Roma si chiamerebbero coatli. stu– denti per lo più. sempre tesi ad acchiappare tutto quello che viene dagli Stati Uniti. e qui dagli USA viene ed è sempre venuto il peggio. E poi ci stanno le donne. Il femminismo come movimento sta per fare capolino. C'è una rivista in tutto simile alle nostre. Ma_,qui gli aspetti negativi del femminismo. come quello della forte divisione sessuale ci sono sempre stati. Ce ne sono proprio tanti di problemi di sesso tra i messicani. con il loro sombrero sempre ben calcato in testa. tutto maschilismo represso e tanto formalismo. Tutti parlano di matrimonio e tutti si sposano molto presto perché fuori dalla coppia istituzionalizzata l'amo– re non si fa molto. E la musica che si ascolta ri– corda in tutto quella che si dice musica "romantica", ed è una musica molto giù dove la parola che più ricorre è ·'pian– gere" (oh come sono triste perché io sto qui e lei sta là. ecc.). Una musica più autentica è quella ranchera, parla di fatti e vibrazion.i che salgono dalla ter– ra del Messico. che canta della sierra e della sua gente tesa a u cire dalla sua condizione. col miraggio di raggiungere il nord. gli Stati Uniti. per trovarvi la– \Oro o un guadagno quasiasi. e una vita più facile. Una musica che canta di fatti antichi della rivoluzione. di storie di rivalità. o del vino della sierra. il mezcal distillato dal maghei. Anch'io ho fatto esperienza della sierra. conoscevo quella di Castaneda e di don Juan. ma quella che ho incontrato è un po' diversa. E' molto più reale: la magia di rappol'li. cose e situazioni è qui unita alla necessità di instaurare questi rapporti. afferrare queste cose. vivere all'interno le situa– z1on1. Sono passati due mesi da quan– do ho cominciato a scrivervi. e sono sempre fermo in questa città di Durango. una città che non ha proprio niente di parti– colare. Faccio scritte sui muri che dicono ·'Banamex està con usted". la stessa banca da. dove aspetto da un casino di tempo un po' di soldi dall'Italia. Lavo– ro con compagni sballati che probabilmente hanno in mente di farci tutt'altro lavoro in quella banca. La sierra di Castaneda da quella . che ho incontrato. Di don Juàn e di gente che va a intervistarli ne ho conosciuta anch'io. Ma– una cosa è andare in giro con penna ·e taccuino. un'altra è vi– vere la stessa giornata e fare lo stesso lavoro della gente della sierra. Faccio un lavoro ma~ nuale. sono addetto a una gru che trasporta tronchi di pino e !moro per costruire case di le– gno. Ma che dire? l·hc 4u1 ~1 111c'<llllra110 pueblus. come uno che si chiama El Sal– to. che qui niente è cambiato da proprio tanti anni, nemmeno i saloons; dove non mancano pi– stole. fondine e cavalli. dove un indio rispedito il giorno prima a casa dalla polizia degli Stati Uniti vedeva in me (alla fine della sua bottiglia di mezca[) uno che se la poteva passare meglio (chissà perché, stavo senza una lira come adesso) e scarica la sua pistola in mia di– rezione, per mia fortuna col– pendo un altro. Che poi ho mangiato per la prima volta il peyote ( è come un acido. ma più corporeo) con un indio huicholes incazzato con me perché io portavo gli stivali e lui no. Gli huicholes s·elo mangiano (e i'o con loro) mentre lavorano in una fabbrica di legname. con un po' di freddo. un po' di pioggia e un po' ,di tortillas. ''Mangia che lavorerai con più forza" mi dicono. Poche parole. ma negli occhi già ci conosce– vamo da tempo. Il peyote lo conservano ben es– siccato in pezzetti infilati con uno spago a formar lunghe col– lane. E' un-po' amarognolo. ma non come la peste. Con due. tre pezzi si sta già proprio bene. Si può anche pestare in acqua e prenderlo come bevanda. Ci sono feste. _un_paio di volte all'anno. dov_egruppi di pueblo.i si mettono in cammino alla ,·olta della regione dove cresGe (se~ue a pa~. 50)

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