RE NUDO - Anno X - n. 75 - aprile 1979

RE NUD0/28 Bio-dinamica, pianeta terra persino chi abita e lavora in campag_na sembra essersele scordate. La biodina– mica in pratica fa sua e sviluppa questa pratica estendendola poi a tutto il ciclo colturale. Del resto accettato che l' ener– gia cosmica riesce a creare fenomeni quali le maree non si capisce perché debba sembrare assurdo che la sua Chi inizia ad interessarsi di agricoltura "alternativa" oggi sente senz'altro un gran parlare di agricoltura biodinami– ca. Sembra quasi che questo sia diven– tato un'aggettivo inseparabile per il vocabolo agricoltura quasi quanto de– mocratico lo è per istituzioni ... eppure di persone che sappiano cos'è la biodi– namica ce n'è in italia davvero poche, per non parlare poi di quelle che hanno provato a praticarla. L'errore comune è di identificarla con l'agricoltura natu– rale in senso lato o di considerarla un'agricoltura "più" naturale. Questo non è assolutamente vero. L'agricoltura biodinamica si differenzia decisamente da tutti gli altri tipi di pratica agricola e pur senza contraddire i canoni princi– pali di un'agricoltura sana (rispetto e potenziamento delle potenzialità del terreno) ha tuttavia una sua fisionomia che la distingue ampiamernte da qual– siasi altra procedura. Se infatti l'agri– coltura biologica propone una coltiva– zione nel rispetto dei cicli e deJJ'am.– biente e con l'integrazione al terreno degli alimenti sottratti, la biodinamica inserisce all'interno di questa pras i il concetto d{ energia naturale (o cosmi– ca) e le modalità per il suo utilizzo. In pratica l'agricoltura biodinamica affer- ma che le piante utilizzano principal– mente l'energia cosmica (e questo al– meno in parte è riconosciuto anche dalla scienza "l:lfficiale" visto che nes- suno si sogna di misconoscere la fun– zione clorofilliana) e che i presupposti ad una buona crescita delle colture so- no da una parte la corrispondenza di determinate scadenze colturali con precise situazioni astrali e lunari che condizionano la disponibilità di ener– gia, dall'altra la dinamizzazione dell'e– nergia già presente per una sua ottimale utilizzazione. Ma cerchiamo di esaminare in ordine le applicazioni pratiche di tali afferma- ZIOnL Dire che si deve far corrispondere le scadenze colturali a determinate situa– zioni di disponibilità energetica signifi– ca che bisogna che la pianta germini in un periodo di alta disponibilità e quindi che deve essere eminata rispetto a tale termine con un anticipo pari al tempo di germinazione della coltura. Questa non è enz'altro una pratica nuova. pa– trimonio agricolo da sempre il seminare e il travasare il vino con la luna nuova ... cose queste che dopo aver dimostrato la loro validità nei seco]j somo state negli ultimi anni accantonate a tal punto che azione si estenda ad altri campi (che trascendono poi il nostro specifico). Tutte queste scadenze sono riportate nel calendario biodinamico che è un presupposto indispensabile per chi vo– glia rivolgersi o tentare questo tipo di esperienza. In Italia è pubblicato sul • bollettino dell'associazione per l'agri– coltura biodinamica che essa invia ai propri soci. Altri capisaldi dell'agricoltura biodina– mica sono i preparati: che ne materia– lizzano e rendono tangibile l'aura al– chemica che la circonda, quel sapore di · mistico nel senso pieno della parola che del resto dipinge perfettamente l'ini– ziatore di tale pratica: RudÒlph Steiner. Ma continuiamo ora con i preparati. Sono 7. numerati da 500 a 506 e la loro funzione è la massima dinamizzazione dell'energia disponibile per le colture. I primi due. cioè il 500 e il SOL vanno distribuiti tramite le irrigazioni e ser– vono il primo come stimolo alla germi– nazione. il secondo come contributo alla parte verde della pianta. Gli altri quattro vanno aggiunti al letame per dinamizzarne le riserve. esplicheranno le proprie facoltà all'utilizzo del conci– me. Terza connotazione biodinamica sono i macerati che nascono ancora una volta da un'attenta osservazione dei ritmi naturali e dalla loro comprensione e utilizzo ai fini colturali. li discorso pra– •.· ticamente è questo: la natura ha un ci– , ,do preciso. la pianta nasce si nutre dal terreno e poi morendo restituisce le sue sostanze. Se noi interveniamo aspor– tando la coltura sottraiamo anche so– stanza nl!ltritiva al terreno. quindi la nece sità è di restituire in tutti i modi possibili la maggior parte della quota sottratta. ·Questo può essere fatto in molti modi: con il le1ame. con i com– posti. coro le concimazioni naturali o con i macerati. Questi altro non sono che l'utilizzazione di due delle piante considerate normalmente come infe– staritl e che invece dimostrano qui tutta • la loro utilità. Si fanno con l'ortica e l'equiseto che vengono lasciati a mace-

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