RE NUDO - Anno X - n. 74 - marzo 1979

RE NUD0/8 mugolanti. che riempiono la gabbietta con torsoli di mele godute al buio. ri– cordi di prugne sessuali colte da qual– che parte. canzoni, voci; duplichiamo noi stessi in un coito sudato con le no– stre ombre, noi, cavie sperimentali di ricerche sconosciute. Infatti, da quando la ragazza del Carosello aveva anmm– ciato la morte di Dio, era come se la popolazione di tutte queste tane fosse impazzita: radiazioni cerebrali si in– crociavano agli sguardi, mormorandosi tremendi messaggi. Forse che si era alla vigilia di una grande Mutazione? Forse cne, mavvertitamente, si era spo– stato il timone alla barca dell'homo sa– piens? "Sè così dev'essere, voglio decidere io". Così parlavo a me stesso e miscelavo, a qualch~ mese di distanza da quella pri– ma volta, nell'insalata delle meningi i veleni più diversi. Provai le amfetamine e il lampo di una tensione selvaggia, occhi di ghiaccio che fissavano se stessi nella casa dei vetri scintillanti ... Quando i soldi man- · cavano ci si spartiva una boccetta di "Peracon", una medicina per la tosse, contenente codeina e resa più gradevo– le al palato dei bambini con un certo aroma alla ciliegia ... Ma noi, inettan– dola nelle vene, sentivamo il sapore dolciastro in gola molto ·più' tardi, quando l'onda pastosa aveva già corso tutta la colonna dello Spirito ... Era come una galoppata incredibile sul dorso di una bestia instancabile. ogni volta su diversi prati. aspirando a pieni polmoni il profumo di· nuove erbe malsane. Spesso il furore della corsa si placava. e allora stavo seduto e tranquillo in qualche posto, magari al tavolino di un caffé, a vedere la gente passare. Giova– ni militari con le facce brune di meri– dionali. in libera uscita, camminavano le strade del centro a gruppetti di tre. incantati da commesse bionde che scu– lettavano dietro le vetrine ... Io ero un pallido narciso allampanato, ciondo– lante sulla sponda silenziosa; potevo garbatamente sezionare con lo sguardo i passanti lardosi, coi visceri lerci di Marlboro e caramelle. Così trascorrevo i pomeriggi più indolenti: enumerando zecche da tutte le schiene. ~• megli,o smettere di remare le grandi traversate: niente· è più dolce che ascoltare il pianto del mondo, quando sei "fatto' 1 e solo come un fiore. Volumi d'incompiuti Poemi Mentali sussurra– no rimproveri alla tua.inutilità: ma l'u– nica saggezza è nel non-fare, quando sei "fatto" e solo, nel cuore sonnolento della Città di cui sei un povero grumo spogliato. Seduto sul tuo cranio stai a guardare. quando sei "fatto" e solo, padrone e schiavo di una vecchia, sozza ruota che anche domattina girerà .. ...N. aveva uno sguardo strano, quella sera, mentre si "faceva". Glielo notai mentre si forava la vena, lentamente: non era piacere, non come al solito. La sua siringa era spuntata, doveva fargli male. Invece lui sorrideva e i suoi occhi erano altrove, ma scolpiti in una tristezza in– finita. Allora vidi nel mio gracile amico come un nero, splendido fiore di velluto sorto dalle più cupe fogne ... Come se le nidiate di vermi apparte– nenti a tutto il genere umano si fossero aggrovigliate nei suoi visceri, e lui le stesse avvelenando con la spada lucente· conficcata nella vena: il suo volto si fa– ceva più luminoso, ed io lo vidi infine radioso e sacro, come un giovane Dio immolato sull'Altare degli uomini. un Angelo, un Cristo, un mistero... La città, quella notte, era cinta di 'un velo da sposa. ··•1o lo so, non chiedetemi come. ma ne sono sicuro" seduto tra noi. pareva esaltato, parlava lentamente. "C'è un altro inondo, qui, tra noi e noi. dove tutto è più bello". Aveva ragione. Chiusi gli occhi e seppi la frescura di un luogo dove si libavano ambrosie:dove ci si muoveva come in sogno assopiti neilo splendore di una visione eterna ... No. non era certo un paradiso. ma nemmeno il posto dove ci trovavamo: una povera casa dai muri verdi con po– che suppellettili di gusto orientale a scuoterne la sonnolenza. Quella volta c'erano soldi e roba, tanta. Tutti stra– volti e ciondolanti. uscimmo nella stra– da: qualcuno si teneva per mano, i miei pensieri erano gli stessi di sempre. ma tra l'uno e l'altro gustavo miele. Doveva essere stata una sera come questa quando, come mi hanno rac– contata (anche tra di noi nascono pic– cole leggende), G. e C.. più "fatti" del solito. avevano riempito di nuovo le loro siringhe e, insieme. le avevano scaricate nella terra del parco, perché le sue vene immense vibrassero ... Ognuno, nel cuore della notte. sacrifica ai propri Dei.

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