RE NUDO - Anno IX - n. 71 - dicembre 1978

RE NUDO/10 Martedì, 7 novembre: per lo pri– mo volto uno spacciatore viene uccisoconmotivazioni politiche. L'agguato a Giampiero Grandi è avvenu– to poco prima delle 13 di martedì, Grandi chiuse il negozio di artic()li da regalo, il «Brick Brack», che in passato è stato al centro di un'indagine della Squadra nar– cotici. A bordo della sua Renault arriva davanti a casa, un condominio in via Pie– tro da Cortona, a Città Studi. Apre il por– tone con le chiavi: nello stabile non esiste portineria. A pochi metri c'_èuna Simca ferma con quattro uomini a bordo; due scendono e si awicinano al Grandi pro– prio nel momento in cui il portone si chiude alle sue spalle. Restano fuori. Per un attimo l'attentato sembrerebbe fallito. Se uno dei due però non schiacciasse il campanello del citofono e un inquilino non riaprisse il portone. I due entrano nell'atrio mentre Giampiero Grandi sta salendo i primi gradini della scala. Gli si awicinano a passo svelto. Due detona– zioni secche: Grandi cade a terra, i killer si girano, riaprono la porta, tornano sulla Simca e spariscono con i complici. I due colpi sparati raggiungono il Grandi ai polmoni: neanche il tempo di trasportarlo all'ospedale. • (da La Repubblica del 7 I 11) All'interno deldiscorso "Morte a chi vende morte" s'intitola il volantino dei proletari armati. E c'è an– che chi dice: "morte a chi dà la morte a quelli che vendono la morte''. come nel caso degli assassini di Fausto e Iaio, uc– cisi mentre raccoglievano una docu– mentazione d'accusa contro gli spaccia– tori di eroina. E la catena potrebbe con– tinuare, come in certe faide calabresi. Ma è possibile pensare di risolvere real– mente il problema eroina con la morte? Se morissero tutti- i protagonisti: gli eroinomani bucandosi, gli spacciatori sotto i colpi dei proletari armati, i prole– tari armati sotto i colpi dei mafiosi, forse che sarebbe risolto il problema? No, ri– comincerebbero a formarsene di nuovi: chi ha una vocazione verso l'eroina di– venterebbe un nuovo eroinomane gra– zie a chi ha predisposizione alla malavi– ta che si improvviserebbe importatore e spacciatore, e chi ha tendenza per la lot– ta armata e per il fatelo da voi si arme– rebbe e bum! Tutto ricomincerebbe come prima, si avrebbe solo un cambio della guardia, un far posto alle nuove leve in cerca di occupazione e d'identità. Il problema ormai si sa, è socio-~ultuFale e ·non è con la repressione, da qualsiasi parte venga, che si può risolvere. Si può obiettare: ma quando gli spac– ciatori non importavano eroina, non c'erano eroinomani. E' un po' come l'uovo e la gallina. A questo proposito io mi ricordo una cosa.· molto precisa: nel '67, quando non cir– colava nessun tipo di droga (se non negli ambienti alto-borghesi) il bisogno c'era già ed era tale che ci si attaccava a qual– siasi cosa potesse stordire: tranquillanti, aspirina presa con la coca-cola, sciroppi per la tosse alla codeina, perfino le buc– ce di banana tostate e fumate! E' pur vero che prima dei capelloni, pri– ma del '65, nessuno aveva questo tipo di curiosità. Ma c'era anche un altro gene– re di cultura, era ancora quella del do– poguerra, che andava sgretolandosi sot– t<;> i colpi del ~oum economico e del conseguente consumismo. Il volantino parla dell'eroina come "il più bello dei falsi prodotti di consumo che il capitale , ha inventato per mistificare la realtà dei bisogni proletari". Cosi adesso sappia– mo che ci sono dei veri e dei falsi pro- dotti di consumo. Come fare a distin– guerli? E' evidente: rapportandoli alla realtà dei bisogni proletari. Ma qual è questa realtà di bisogni? quella del vecchio operaio stalinista, o quella del vecchio operaio cattolico? quella dell'operaio del PCI a tempo pieno, o quella del giovane operaio della nuova sinistra? Giovane o vecchio, del sud o del nord, ognuno ha una sua co– stellazione di bisogni differenziati, spesso antagonisti (vedi le diverse con– cezioni della famiglia, del ruolo della donna, dei consumi, dei rapporti tra le classi, ecc.). Avendo conosciuto degli eroinomani , che non avevano interrotto la loro atti– vità in fabbrica, e avendoli sentiti dire che l'eroina era l'unica cosa che per– metteva loro di resistere allo stess di quel lavoro, allora io mi chiedo: non può es– sere l'eroina proprio un bisogno prole– tario. anche se per il momento limitato a un'esigua minoranza? Che senso ha allora uccide.re l'importa– tore di un prodotto di consumo cosi es– senziale alla continuazjone del rapporto di lavoro? Risposta: si vuole rimpiazzare il biso– gno di eroina col bisogno di rivoluzione. Mà questo bisogno di comunismo è cosi labile da costringere a eliminare dal mercato altri bisogni che possono fargli concorrenza? La risposta delle armi dice proprio questo: è un bisogno labile e i bisogni concorrenti vanno eliminati. Ma allora perché non colpire chi fa da tramite al bisogno di religione cattolica o al culto dello stato, che sono ben più numerosi e temibili dal punto di vista ·delle "ideologie aberranti"? _ Quello che voglio far presente a chi'cal– deggia la soluzione finale è l'enorme ,_numerodi persone da eliminare per to– gliere dal campo i bisogni culturali con– correnti. E oltre a questo vi è l'ipotesi molto pro– babile-che, uccisi gli attuali tramiti, altti tramiti si farebbero avanti. Come porre rimedio? Con una soluzione studiata per il grande numero, evidentemente. Una soluzione industriale tipo "macello pubblico", con un lavoro razionalizzato che riduca i costi all'osso. w.p.

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