RE NUDO - Anno IX - n. 68 - agosto-settembre 1978

ricerca interiore quindi come necessità di una propria ricostituzione. Una cosa, che non prendiamo mai in considerazione, magari per una paura inconscia, è il pro– blema dell'omosessualità che in noi ri– chiama alla mente scene turpi e disagi profondi, ma che per quello che mi ri– guarda vorrei fosse intesa più tranquilla– mente come la possibilità-nece~sità di tro– vare delle potenzialità affettive un po' più consistenti tra noi uomini, proprio perché siamo portati a riversare tutto il nostro affetto sulla donna, mentre con l'uomo al massimo ci lavori e io mi chiedo se sia proprio impossibile che i rapporti tra gli uomini possano essere migliori proprio perché troppo spesso rasentiamo una incomunicabilità molto profonda, soprattutto per quanto riguar– da l'interiorità, l'intimo, la sessualità. Max: Riguardo a questo penso che il problema sia: ribaltare la dimensione iste– rico-pornografìca-competitiva che queste oteca Gino cose acquistano nei discorsi da bar molto maschili, tra uomini impegnati più a so– stenere il proprio ruolo che a vivere. D'altro canto io mi sento molto condizio– nato dal linguaggio: mi capita infatti di fare molti bei discorsi sull'amore, sulla sessualità e poi quando ad esempio qual– cuno mi chiede "chi è quella tipa lì" io non riesco a tirar fuori niente altro che "è la mia ragazza" e questo mi angoscia molto; trovare un linguaggio che vada di pari passo con i contenuti che io porto avanti per me è molto difficile, ma è importante perché il linguaggio condizio– na le tue spinte innovatrici. Un conserva– tore è molto più avvantaggiato: si trova un linguaggio aderente ai contenuti; chi innova invece è impegnato su un duplice piano ed è molto più difficile essere innovatori nel linguaggio. Pierpaolo: io non sono molto d'accordo; che rinnovarsi è difficile è vero. Però fino a che i contenuti (nuovi? ) non esistono RE NUD0/37 non può esistere neanche la confezione del contenuto. Per ora rinnovarsi signifi– ca, per me, ricostruire noi stessi per percepire l'emotività, l'inconscio che sta sotto alle nostre comunicazioni proprio perché noi non siamo calcolatori elettro– nici che buttano fuori parole asettiche estratte dal vocabolario con un loro signi– ficato preciso e inequivocabile. Quando faccio un discorso e uso mettiamo la parola "morale" io dò ad essa un signifi– cato che è mio e gli scazzi tra me e l'altro nascono proprio dal fatto che "morale" per l'altro ha un significato diverso. Ecco, comunicazione secondo me è arrivare al nocciolo della questione: capire il signifi– cato che io do a "morale" e rinunciare a buttarmi addosso tutto ciò che la parola "morale" in te ha evocato. La comunica– zione così diventa lo scambiarsi un mes– saggio contingente quotidiano, ma anche, attraverso l'analisi dei significati e delle emozioni scaturite durante il discorso, un momento di conoscenza reciproca e dina– mica.· Max: in fin dei conti cosa sostituisci in pratica a "la mia donna" o "il mio uomo"? Pierpaolo: questo problema per me riflet– te una mancanza di contenuto. In effetti non riesci a dire altro che "la mia donna" o "il mio uomo" proprio perché è vero, al di là . del fatto che tu possa dire ideologicamente "non è vero" perché as– serisci altrettanto ideologicamente altre cose; queste cose ti vengono fuori perché sono vere e tue proprio perchè la tua donna la vivi come tua, altrimenti la chiameresti in un'altra maniera, magari per nome o non la chiameresti affatto. E in effetti si ritorna a quanto dicevo pri– m_a:vediamo·in noi qualcosa di brutto, in questo caso il sentirci dire "la mia don– na" e ci mordiamo la bocca dando la colpa al linguaggio; mentre lo sporco è dentro ed è tuo. Nel manifestarci ad una donna, ad esempio, abbiamo dentro tutte le componenti culturali, emotive, la mamma, la chiesa, la dolcezza, la porno– grafia, Alain Delon ecc..., ma la nostra manifestazione è nostra e basta e noi siamo i soli responsabili. Questo scritto è la sintesi di una discussione sviluppatasi all'interno del Collettivo Comunicazione la se– ra del 4/7 /78. Non vuole avere carattere di linea, non è finita qui e nessuna dichiarazione surgela le al– tre. Il sasso è lanciato, la porta è aperta a qualsiasi contributo; pote– te scrivercelo o venirci a trovare, ne parleremo insieme. Contattateci tramite il giornale.

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