RE NUDO - Anno IX - n. 67 - luglio 1978

Laissez faire, laissez passer... questa e– spressione è celebre almeno quanto le intenzioni che nasconde. Sconosciuto, in– vece, è il suo autore. Chi dice François Quesnay (1694-1774), chi Jean Claude Marie Vincent Signore di Gounay (1712-1759). Comunque sia essa fu resa famosa da Adam Snùth (1723-1790) che l~ ut,ilizzò come slogan per definire con– troproducente qualsia_siintervento dello Stato negli affari privati di natura econo– mica. Controproducente nel senso che questi interventi lungi dall'essere utili-ge– nerano sempre un effetto contrario a quello che si propongono. Sarà il fisiocra– tico Robert J. Turgot (1727-1781) a scrivere in un celebre pamphlettino l'elo– gio di Gournay, saranno i giacobini rivol– tosi del '89 a seppellire sotto le macerie dell'Antico Regime le illusioni liberali del '700. Dalla Rivoluzione -Francesead oggi, lo abbiamo visto, fiumi di sangue operaio hanno lavato i panni dell'economia bor– ghese, le sùe illusioni liberali, hanno co– perto' la caccia imperialista di nuovi mer– cati da sfruttare, la logica. mortifera del profitto e dell'egoismo ad ogni costo, le dabbenaggini del progresso scientifico e industriale. Ma tutto questo, improvvisa– mente: sembra essere stato vano se guar– diamo alle ultime mode in fatto di teorie economiche. Molti indizi, non limitati all'argomentismo di qualche intellettuale, lasciano intrevvedere un' nuovo tentativo di disseppellire i principi dell'economia liberistica. Cerchiamo di capire allora a chi giovano, che senso hanno queste ma– novre, e perchè oggi? Cominciarono gli economisti americani del dopo Keynes, se mai c'è stata un'epoca keynesiana dell'economia borghese, intorno ai primi anni di questo decennio con la famigerata formula: "Oltre Marx, oltre Keynes". La o cosa fece scalpore, ma limitatamente agli ambienti accademici. Fu coniata l'espres– sione bizzarra di "anarcòcapitalismo" e definiti professorini d'assalto i suoi fan. Poi, sono arrivati i francesi, di recente battezzati "nuovi economisti'' sull'onda dei ."nuovi filosofi". Anch'essi molto cri– tidsulle possibilità dello Stato di appron– tare forme e formule di controllo efficaci economicamente e al tempo stesso im– prontate a principi socio-politici di equità, cioè capaci di garantire una più giusta ripartizione delle ricchezze e dei privilegi e insieme propositivi di un senso teleologico nuovo dell'attività statale. In altre parole, sembrerebbe che.un ragiona– to scetticismo verso i meccanismi di rego– lazione dei processi .economici e finanzia– ri consigli, piuttosto che di abbandonarsi a delle demagogiche illusioni di giustizia · ,sociale gestite $!allo stato, di accettare realisticamente i limiti entro ,cui il suo intervento è possibile quando Jon diven– ta addirittura dannoso per i suoi effetti indiretti. Un convincimento ideologico .. come un altro, pur discutibile, dunque? Niente affatto! Il problema è più com– plesso e sporco. I ùbenà e Ubenlismo La formula che definisce questa nuova moda è tutt'altro che chiara. A comincia– re dal voluto e difeso equivoco fra "libe– ralismo" economico e "libertà" (nel suo significato etico) che l'espressione anar– cocapitalismo vorrebbe legare insieme in un tutto conseguente. Equivoco che certi circoli economici americani coltivano de– liberatamente e del quale certe ambigue frange anarchiche subiscono passivamen– te il fascin•o.Afferma David Friedman - figlio del più celebre Milton, premio No– bel per l'economil!, nel 1976 - teorico dell'anarcocapitalismo: "L'idea •centrale della filosofia libertaria è che la gente deve avere il diritto di gestire la propria vita come meglio crede, anche in campo economico, essa deve avere la libertà di compiere •o di astenersi dal compiere determinati atti economici in base ai suoi convincimenti". Sembra d.i sentire una lezione di Turgot all'Accademia della Ma– rina Reale di Francia. Non a caso quello sciagurato di 1'.,uigi XVI poteva vantarsi di dire: "Io e il signor Turgot siamo i soli ad amare il popolo di.,Francia! "Prosegue il Friedman: "Noi libertari rigettiamo l'as– surdo principio secondo cui i cittadini devono essere protetti, anche con la for– za, da se stessi. Una società libertaria non avrebbe leggi contro la droga, il gioco d'azzardo o la pornografia". (Friedman omette qui di aggiungere la vendita delle armi da fuoco perchè negli Stati Uniti la vendita è quasi in tutti gli stati. libera a parte alcune formalità burocratiche introdotte dopo l'assassinio di Kennedy. Ricordiamo che • il fucile da guerra con cui fu ucciso era stato comprato dal suo assassino per po– sta. Contrassegno). "Respingiamo il prin– cipio -'- continua - che qualcuno possa vantare dei diritti su chiunque altro, al di là di quello basilare, di essere lasciato in pace. Una società libertaria non avrebbe previdenza sociale nè assegni di povertà". Tenga conto il lettore che Friedman mili– ta nell'ala destra del partito repubblicano (cioè del partito conservatore america– no), quella che fa capo ai petrolieri texa– ni e ai businessmen tipo John Connally e Barry Goldwater, e che da questi è paga– to e. protetto nella sua carriera. C'è un punto del programma di Friedman che

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