RE NUDO - Anno IX - n. 64 - aprile 1978

RE NUD0/24 Il rapporto speculare regola i tratti della descrizione delle manifestazioni di Dio sotto forma di "immagini mentali". Ne troveremo due illustrazioni: in un "detto" del Profeta meditato da molti sufi, e nell'esperienza vi– sionaria di Ibn 'Arabi. Si tenga presente questo doppio motivo ricorrente: la risposta di Dio a Mosé: "Tu non mi vedrai" - e il celebre · haidit o "detto" della visione, che fu visione in sogno o v'isione estatica, in cui il Profeta attesta: "Ho visto il mio Signore attraverso una forma della più g1ande bellezza, come un Giovinetto dai lunghi capelli, che sedeva sul Trono della grazia; era rivestito d'oro (o con un abito verde, secondo una variante); sui suoi capelli, una corona d'oro; ai suoi piedi sandali d'oro". Rifiuto della visione e attestazione di questa visione: i due motivi formano in– sieme una coincidenza degli o posti. In più, l'Immagine ricorrente tanto nel "detto" a.ella visione profetica che. nell'esperienza visionariq di _Ibn'Jtra ~ è un'immagine del fanciullo eterno, sirribòlo.plastico visionario del Sé, ben conosciuto dagli psicologi. Allora sipçme una triplice questione: Chi è questa Ji. magine? Da do e deriva? Quale grado d'esperienza spir'tuale annunc · la sua appari– zione, vale a dire quale re lizzazione dèll'essere si opera in tale immagine attraver di essa? Davanti a una esperienza v~ion · dell'Immagine un teologo come al Ghazalfresta disarmatll, senza soluzioni peréhé se ne fa una concezione del tutto •~nominalista" e, agnostica, e non ha altre risorse c}J,edi mdurla ad alle– goria pw o meno indffensiva. Di contro, un-suo discepolo, tale -'.A.bol-Karim Gai: si trova a suo agio•per-rspi.egarla e commentarla. Egli · sist,e sulla doppia d.imensionè del– l'avvenimento: realtà della Forma det ,er.mj, nh,ta, e.conte– nuto occulto di ess , che_non.può prendere /1.gura,che in tale Forma. Egli l'<f!',alizzacome una coincidentia.oppo– sitorum tale da impbrci una omol,ogazione dèll'infinito in una forma finita. L "Forma di Dio" che così si mo a è. anche la "Faccia im eritura" dell.'uomo al guale'f!i, mo– stra: è il suo Spirito. n effetti occorre sempre ~(Ire a questo: ciò che un uomo raggiunge alla .<mmmitd, ~lla sua esperienza mistica, non è, non può essenf Il fdndo dell'Essenza divina nella sua unità indifferenzi"'4, 'la stessa ragione per i Ibn 'Arabi ricusava la pre di alcuni chepretendevano di "diventare un so/,oe lfntlo con D . " w. . . Ciò che un uomo r<!,ggiunge con l'esperienza, è il 'polo celeste" del suo essere, vale a dire l'Essere DivinJ; così come si manifesta a se stesso nel Mondo del Mistero o Mondo Intermedi delle- Immagini. Dio si fa conoscere attraverso una Forma _cheè parimenti la Forma attra– verso la quale Egli st.esso si conosce nell'uomo. Si tratta dell'Idea o piutto to dell"'Angelo" personale, di cui l'io presente non è che il ''polo terrestre". L'Essere .llivino vi è· Dio totalmente, maè così com'è in questo microcosmo che ogni uomo è, singolarmente. Insomma, non ci troviamo di fronte all"'Angelo custode'' della teo/,ogia corrente, ma ad una idea più v · ina a quella della Daena-frav l"ti del mazdeismo, di c i colpisce di constatare la ·· orrenza, sotto altri nomi, p,resso i nostri mistici (.. J. Se si designa la d · rm·inazione avvenuta nel Mondo del Mistero come "A elo", allora la visione di Sé, dell'Alter Ego divino, sarà in tanto ~ visione d~ Dio, precisa– n:,ènte una manifestazione angelic una angelo[ania. Anche Ibn 'Arabi M senl:e dire, ante un colloquio se- Lalorma diDio (Henry Corbin, da L'imagination créatrice dans le soufisme d'Ibn' Arabi traduzione di Gianni de Martino) greto: "Tu no1'_ mi vedrai", tuttavia Lo ue e o in- contrerà all'om iri el Tempio mistico io" che non è altro e Metafora d a Unica che non lasc oti ikl -BIIO '' i cui tut- tavia è passi spe · · el cuore".

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