RE NUDO - Anno IX - n. 62 - febbraio 1978

labbra in un orgasmo cli felicità, al termi– ne di una settimana che raccoglieva in un crescendo da estasi tutte le sensazioni più deliziose e totali. Alle sei del venerdì pomeriggio tutto il personale del ricicla– tore: assistenti sociali, psicologi, farmaco– logi, fuochisti e addetti alle pulizie chiu– devano bottega e partivano per il week- end. L'energia ricavata veniva usata per il riscaldamento domestico, del migliaio cli ~rpi riciclati non rimanevano residui e il lunedì mattina alle nove l'infornata dei nuovi arrivi veniva accolta con un sorriso. - Volta. Max si scosse, si alzò a voltare pagina, regolò lo schienale per ottenere una posi– zione più distesa, e si riaccomodò sulla poltroncina cli velluto amaranto, ritor– nando immediatamente al flusso appena interrotto dei suoi pensieri. RE NUD0/53 In fondo, che ragione c'era di far sapere alla gente che non sarebbe servito a nulla, e che il Grande sipario sarebbe presto cafato ìn ogni modo su tutta la faccen– da? Max schiacciò uno dei tasti e gli giunse alle orecchie una chitarra che sapeva cli praterie sconfinate. Pensò al mandriano che faceva da mangiare mentre l'altro suonava la chitarra. Pensò che non gli sarebbe dispiaciuto poi tanto perdere an– che lui la memoria: nulla cli quel passato sepolto gli era mai interessato davvero. Pensò alle uova al burro che si sarebbe cucinato una volta a casa, e se ci sarebbe stato un bel film alla televisione. Poi non pensò più a nulla, e si addormentò. Era una domenica cli bel tempo, e lui era andato sul lago con mamma e papà, a trovare degli amici cli famiglia. C'era un giardino, e i fiori bianchi e rosa volavano via dagli alberi da frutto ancora senza una foglia, scossi dal vento che prendeva d'in– filata la stretta valle del lago, dando rilievi più netti alle montagne e alle man– ciate cli puntini bianchi dei paesi sull'altra costa. Si erano fermati a pranzo, e subito dopo i bambini erano corsi a giocare in giardino. Max invidiava quasi una delle sue piccole amiche, perché poteva far svolazzare i capelli lunghi andando in altalena: gli sembrava che lo svolazzìo leggero dei capelli e della gonna a pieghe fosse una parte insostituibile del grande divertimento dell'altalena, e che a lui fosse per sempre negato. Quando stava tanto tempo al mare anche i suoi capelli schiarivano, e lui faceva cli tutto, ma non li avrebbe mai avuti biondi e fini come quelli dell'amica che adesso g.µ scendeva incontro dal punto più alto dell'altalena col sole tra i capelli, mentre anche lui si slanciava verso il basso sull'altalena ac– canto, teso ad arrivare più in alto ancora della spinta prima, che già gli aveva fatto temere cli rovesciarsi. Si spingeva con foga, quasi con rabbia: insisteva sempre per andare tutti e due con lo stesso ritmo, stando affiancati sulle tavolette dell'altalena e tenendosi per mano, però lei rispondeva sempre - Ma dài! con un gran sorriso e si metteva ad andare nell'al– tro senso in controtempo, così che si incontravano solo a metà, per un attimo brevissimo. Sparì l'altalena, e rimase solo il suo faccino, fissato in quell'attimo, insieme ai mille raggi che il sole le sovrap– poneva ai lineamenti mentre la guardava socchiudendo gli occhi. Ma lentamente svanì anche quello, come disturbato da qualcosa. - Volta. Luca Gerosa

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