RE NUDO - Anno VIII - n. 58 - ottobre 1977

Questo è quanto ci hanno detto i nostri i responsabili di gruppi e partiti a proposito di repressione e movimento. Ottimismo e pessimismo si confrontano nelle previsioni di un inverno caldo. A tutti abbiamo posto le stesse domande. Eccole: 1) Come si articolerà nei prossimi mesi la repressione contro la nuova sinistra e contro il movimento dei disoccupati? 2) Come reagirà il movimento? Augusto Rocchi F.G.C.I. Se per repressione intendiamo la difesa dello stato democratico contro forze che si pongono su un terreno di lotta violenta, in quel caso riteniamo che lo stato debba difendersi e che quindi non si possa parlare di repressione; se riteniamo invece per repressione l'at– tacco alle forze che criticano anche duramente le istituzioni, lo stato italia– no, il governo, le forze politiche in generale, questa forma di intervento, secondo noi non sarebbe corretta per– chè si tratterebbe di attaccare pratiche lecite nell'ambito del pluralismo. Di repressione si può parlare nella misura in cui vi è arretramento della lotta del movimento operaio; ora non mi sembra che questa sia la situazione oggi in Italia. Mi pare che al di là dei problemi gravi della crisi, ci troviamo davanti a un movimento operaio che dimostra grande combattività e che non è nè spento nè piegato. E questa è la maggior garanzia del tessuto demo– cratico del paese. Per questo 001 non riteniamo che si possa parlare di re– pressione nei termini in cui è posta la vostra domanda. In sostanza non è vero che noi comuni– sti non distinguiamo all'interno della nuova sinistra, ci sono forze che hanno scelto il terreno della lotta democrati– ca, parlamentare, e altre che hanno scelto la violenza (non solo le BR e i NAP ma ançhe le brigate di autonomi, questo è chiaro) e il nostro atteggia– mento è diverso nei due casi. Ma secondo noi questo tipo di repressione non c'è. Noi comunisti in questo senso non abbiamo preclusioni in termini di dibattito di confronto con nessuna for– za che porti la sua critica in termini di dibattito e di confronto politico. Il discorso invece è completamente diver– so per le forze che hanno scelto il metodo della violenza e della lotta armata. Però dobbiamo dire che le forze democratiche nella nuova sinistra non sono ancora uscite in linea di massima da una sostanziale ambignità operando scelte chiare: la tolleranza, il confronto, talvolta la complicità che mantengono nei confronti delle frange violente sono incompatibili nella dia– lettica democratica. Per fare un esem– pio: quando in un corteo dove ci siamo tutti, arrivano gli autonomi a sparare e il servizio d'ordine dei gruppi magari li disarma ma li lascia dentro e magari si offende se la polizia reagisce, si viene a creare una pesante atmosfera di ambi– guità e di fatto una copertura politica

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