RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977

RE NUD0/54 TONV ESPOSITO Parlando ·di gente distratta Re Nudo: « Allora, ultimamente sci sparito un po' dalla scena, col tuo gruppo, voglio dire, ti ho sentito suonare c~ Bennato, con altri.. » Toni Esposito: « Quando si vive troppo con lo stesso gruppo, si lavo– ra sempre con la stessa gente, tendi a prendere « un genere», noi ci sta– vamo buttando troppo su una linea molto jazz, il che mi stava pure be– ne, però avevo dimenticato certi con– fronti miei con Napoli, con la mia musica, sicchè ho preferito fare que– sta serie di concerti con Eugenio Ben– nato per capirne ancora di più di mu– sica popolare, di armonie popolari, questo periodo mi-ha caricato moltis– simo, veramente ho capito di più cli quello che è ritmo e armonia a Na– poli, perchè questi concerti li ho VISSUTI profondamente.. e adesso sono di nuovo pronto col gruppo .. questo disco per esempio ( Gente Di• stratta) segna l'inizio di certe cose, è meno.. come dire .. di atmosfera, ha meno « effetti ».. però ha più grinta: sto cercando un linguaggio che sia sempre lo stesso di ricerca sulle percussioni, sul colore, però te– nendo maggiormente d'occhio « l'en– semble ».. il fatto reale del suonare INSIEME.. se ci sono cinque perso– ne queste devono contribuire tutte quante a suonare, a creare, capisci? Re Nudo: « Mi sembra che almeno questo obiettivo sia stato raggiunto, per quello che ho sentito dal elisco, sopratutto nel confronto con il disco precedente, dove ·in un pezzo emer– geva un musicista, in un altro pezzo un altro .. ma questo, pur avendo più « insieme », resta proiettato violente– mente in un'area jazzistica.. se verrà « etichettato », come sempre vengo– no etichettati i dischi in Italia, verrà segnalato nella « rubrica di jazz » .. Non è che si senta molto il lavoro che hai fatto con Bennato .. Ormai il tuo linguaggio mi sembra orientato su quella che è la ricerca nel jazz oggi, la « cosa nuova », che sta arri– vando anche in Italia .. E' chiaro che sei tu, che nessuno potrebbe pensare che questi brani sono opera di un jazzista svedese o americano.. ma in– somma il « rosso napoletano » si è scolorato, o si sta stemperando nel- 1'arcobaleno.. » Toni Esposito: « Si, è come dici tu .. Sai dov'è la differenza? Rosso Napo– letano era una situazione di atmosfe– ra, di cose mie, aveva una sua storia proprio con Napoli, perchè era una creazione che precedeva il gruppo .. invece dal momento in cui mi son messo a suonare col gruppo ho vi– sto che, più di raccontarsi storielline intimiste, private, era importante la forza, la grinta, l'insieme, anche se ammetto di essere stato condizionato dalla richiesta. che mi veniva fatta dal pubblico .. era importante l'ener– gia.. Quando ho fatto Rosso Napole– tano non avevo ancora una MIA esperienza col pubblico, avevo suo– nato fino allora come session-man o accompagnatore, il mio rapporto col pubblico si è chiarito via via e cosi sono uscito dal mio specifico, dalla mia origine per cercare di fare cose più universali.. Le mie ultime cose le hanno sentite Steve W onder, Billy Cobham ed hanno detto: « In Italia fate di queste cose? » perciò nel fat– to di essere « riconosciuto » da loro come un musicista, senza nazionalità, ho raggiunto almeno uno scopo.. Poi un altro motivo per cui ho adottato questo 'linguaggio è stata la necessità di « svisare ».. che puoi fare nel rock o nel jazz, ho scelto- il jazz perchè è il più vicino alla realtà popolare .. perché è un fatto universale, che può riguardare il Brasile, l'America, l'A– frica, Napoli .. però cerco sempre di innestarci _queste armonie.. questo

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