RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977

RE NUDO/• semplici ce l'hanno insegnato Pino mettendosi a disposizione realmente per nutrire spirito e corpo con le meditazioni e il pane integrafo, Paolo che ha esiplorato e trov,ato l'acqua, Govind e Prabudas che davanti alle insormontabili ditficoltà del pmmo giorno hanno dato tanta forza per te– nere duro, e i compagni di Bergamo con le tisane, e i tanti altri episodi di momenti collettivi raggiunti da chi era disposto a dare, fare piccole cose per gli altri. Ecco, questi tre giorni, questi comportamenti possono valere più di tanti discorsi o esempi. Per molti sicuramente oggi sarà più evidente che mai l'assurdità di certe separazioni, di certi steccati fra mi– stici e compagni. Abbiamo potuto ve– dere e vivere quello che significano le due cose insieme, come gli sche– mini che abbiamo interiorizzati non corrispondano più. Da tempo del re– sto ognuno si chiede:· compagno si, ma di chi? Probabilmente molti degli amici che hanno scelto la campagna tanti anni fa non eran9 e non sono consapevoli di tutto questo nel senso che non sono autori o registi di un progetto ma ne sono i protagonisti o le com– parse. Questi comp·agni rappresentano la punta di un iceberg che essi stessi non sono consapevoli di rappresen– tare ma che oggettivamente espri– mono e cioè la punta di un grosso potenziale movimento che stà met- . tendo le radici in campagna. Nessuno progetto politico, nessun piano preor– dinato, nessuna tattica di aggiramento per circondare la città dalla campa– gna. Niente di tutto questo. Sempli– cemente si è accentuato l'esodo dalla città di decine di migliaia di umani che rifiutano la robotizzazione metro– politana o la morte per inedia. delle province. La fuga, questa fuga co– munque è interclassista: fugge il ric– co borghese (vedi inchiesta Panora– ma) fugge il giovane mane-leninista portandosi dietro libretti rossi e .ma– nifesto del Che (vedi Espresso). Poi esiste un aitro tipo di « foga », quel– la che più interessa a noi, la fuga verso se stessi, la « fuga dal circui– .to » chiuso, in cui cenrinaia di mi– gliaia di noi corrono quotidianamen• te per acchiappare una realtà sempre più sfuggente. Ci interessa un progetto che è già in potenza e che nel giro di poco tempo si esprimerà in movimento di massa di una andata in campagna &,V f @J + I ~ \._ -- che significhi una riscoperta oppure di una scoperta di un diverso contat– to con la natura, con i boschi e l'er– ba. Fuori dalla dimensione zoo con i prati in gabbia e gli alberi nei re– cinti t,ipici delle città dentro invece ad un rapporto con la terra a dimen- sione uomo. , Il desiderio quindi di un rapporto il più possibiie universale non può non essere coincidente con fa dimensione della campagna e della natura al suo stato naturale cioè il meno possibile contaminata dal mostro capitalista. Non si tratta comunque di un ritor– no alla campagna « dei padri » per– ché quella campagna non esiste più; il mondo contadino è dominato come nelle città dal consumismo e dai falsi bisogni e dail rapporto di produzione capitalistico. Non si tratta neppure di una nostalgia precapitalista, infat– ti non si parla di proporre rapporti di natura sociale di tipo contadino. La rottura radicale che la scelta di uscire da:11.acittà impone, coincide con una fase di disgregazione acuta della società borghese che andremo a vivere nei prossimi anni. E questo o sempre di più sarà evidente (anche con gestione socialdemocratica del potere) -.mche perché Ia società ca– pitalista trascinerà se ,stessa sul pia– no inclinato in cui sta precipitando, vittima della propria logica antiu· . mana. Ci sono comunque altre condizioni più immediate per decidere di lascia• te la dimensione subumana delle pro– vince e deHe metropdli ma non è la sola condizione per comprendere co– me possa nascere un movimento di massa. Infatti c'è una seconda condi– zione che va favorendo questa gigan– tesca fuga di migliaia e migliaia di giovani: · la disoccupazione giovanile nella città, ìl rifiuto del lavoro sotto padrone e lo stato di abbandono di milioni di ettari di terreno incolti. Le giunte rosse campagnole già da tempo, ~e regioni da poco, stanno stu– diando la possibilità di favorire le cooperative giovanili agricole. In que– sto senso i!l PCI sia pure in un'ot– tica di recupero delle spinte centri– fughe e disperate dell'area metropo– litana localmente si sta muovendo. Sta al ~ovimentQ c;he nasce darsi

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