RE NUDO - Anno VIII - n. 54 - giugno 1977

corollario della Legge che, per defi– nizione, è la garanzia della violenza, è il contratto, è libertà ( obbligi,ita) e consensuaJ.ità. La violenza viene vissuta quindi co– me recinto della Legge, sua estrema ragione. La validità della violenza di– venta allora solo strumentale alla sua negazione: a riaffermare la pacificità del contratto, della Legge, del diritto uguale. Proprio per questo il primo moto della specie umana prodotta dal ca– pitale è il ripudio della violenza. Su questo ripudio basano il consenso i sacerdoti della Legge, dietro questo ripudio giustifirnnr 1 poi. automatica- mente, la più krn.:c, .111 nimn, osses– siva violenza distruttiva ( J:illc mor– ti bianche, alla guerra, al genocidio, all'ecocidio, al circo autostradale, al terrorismo di polizia e a quello delle istituzioni totali come carcere e ma– nicomio). E poichè tutto è merce, e merce è uguali valori consensual– mente e liberamente scambiati, la Legge non-violenta del contratto è la nostra nel senso che affonda le sue radici nel nostro quotidiano rap– porto sociale nei nostri occhi, nella nostra sensibilità ( avere latte non è mucca da mungere ma qualche lira da spendere dal lattaio). Pe tutelare, e solo per questo e in questo caso, questa nostra identità ( poichè merci siamo noi, vivente forza-lavoro che si vende), solo per questo è tollerata, invocata, soppor– tata e giustificata la violenza del Po– tere. Chi decida in nome di un Anti– Legge del Futuro, quindi assai più debole della Legge reale, di legitti– mare una stessa e rovesciata contro– violenza non può che ritrovarsi sle– gittimato, emarginato, ricettacolo del– l'oscuro senso di colpa e bersaglio preferito, e proiettivo, della stessa avversione che persino la legittimata violenza del potere suscita negli indi– vidui che la agiscono e/o che la su– biscono. Questa illusione è stata du– ramente .pagata dal marxismo rivolu– zionario e da tutti i suoi compagni sulla strada della liberazione. Pagata dalla recinzione in riserva dopo aver vissuto una non breve stagione en– tusiasmante, di solari nuotate di pe– sci nell'acqua. La lezione dell'esperienza è spesso amara ed indigesta. Non si tratta più di scegliere ideologicamente fra lot– ta aggressiva e nonviolenta ( cioè· non tesa alla distruzione ma alla trasfor– mazione) e lotta distruttiva e violen– ta. Si tratta di chi non è più dispo– sto, nello sconcerto ·e. nella rabbia del lager, a fare e a farsi discorsi edificanti: di chi ha finalmente per– so la dignità delle buone intenzioni, dei raptus euforici, · degli assalti al cielo .. Oggi contro la regola della vio– lenza che conferma la Legge, occor– re. alterare i termini: lavorare alla radice della Legge alterahdolà da og~ gi. in pr_esenza di ,immediate alterna– tive ( è questa, anche su- di noi, la più radicale delle violenze, mentre la violenza perde il feticcio truculen– to del sangue ) , ·con uri metodo che punti sulla capacità e volontà della trasgressione della Legge ( Legge del · lavoro, Legge del sesso, Legge del– l'identità) facendo economia sulle controtendenze che si suscitano: ab– bandonando cioè ( dove la Legge fon– damentale sia il contratto e non la violenza esplicita di tipo fascista) la strada senza uscita della preparazio– ne, breve o lunga immediata o · di prospettiva, della insurrezione arma– ta, abbandonando il muro contro mu– ro, disgregando -la sicurezz:i di com– portamento e di identità, riemergen- · do fuori dal l:ig~r nella città a mer- CCI:,/\ (~>..)t)E ~vA"-l[)o ~ICE Qtt; t.O"TAA~ Co"-\e Ut-1 ~ ~ tere in dubbio la wmpattezza del blocco della Norma sociale che ·uni– sce, i_n diverse variazioni dello ste's· so, la pelosa moralità di Paolo VI e di Zac, come apparentemente rove– sciata, di Berlinguer e di Pizzinato. Il 12 maggio è una grande occasione a un patto, quello di reagire secondo la trama sottile delle incrinature de-I Consenso (la vera Potenza sociale del Potere, che lo crea, che lo so– stiene, che lo arma, che lo segue) non secondo la rozzezza della misu· razione delle quantità militari. RE NUD0/7 Da u-ltimo va dc:rto che il lager non è solo il luogo di una ritirata coatta ma è, purtroppo, un progetto dei suoi abitanti. Come credere ancora che alla social– democrazia autoritaria dello Stato si possa opporre la mitologia dell::i dit• tatura proletaria che è poi, nella realtà dei cinque sensi e non solo quella mentale-oculare del libro, la versione imbarbarita, da relativo sot– tosviluppo, della socialdemocrazia stessa? Il progetto del lager domina nel la– ger contro gli abitanti stessi del la– ger: ed è la prima ragione della de– tenzione prolungata. Come conciliare dittature del prole– tariato con femminismo, omosessuali– tà, allargamento della coscienza, ero– tismo, produzione delle differenze, estinzione del potere, disgregaziont'. della corazza identità. Insomma una gran parte di noi. Lasciate che i mor– ti seppelliscano i loro morti. Disten– dete la fronte corrusca di Lenin e le rughe nostre che parlano di lui con il tocco balsamico delle emozioni che cancellò per servire, più lucido e fredd(l, il Pariit . La dominazione socialdemocratica e la ... guerra civile strisciante Due aspetti diversi di uno stesso processo: il vecchio blocco di potere fra grandi borghesi e piccola borghe– sia non poteva resistere neppure a riformatrici richieste sindacali e poli– tiche da parte proletaria. Nel corso degli anni '60 il rafforzamento ope– raio, fatto strutturale, agendo sul co– sto del lavoro e sulle maglie di una legislazione repressiva ( statuto dei diritti) ha buttato all'a,ria il vecchio blocco conquistandosi l'appoggio de– gli strati di nuovo proletariato che la declassazione del ceto medio pro– vocata dallo sviluppo e dallo sfascio del regime democristiano produceva. Inevitabile la cooptazione coatta dei rappresentanti della classe operaia al potere. Questa semplice previsione, in anni lontani ( '69-'72) da pochi condivisa

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