RE NUDO - Anno VIII - n. 54 - giugno 1977

RE NUD0/54 UNA CICALATA SULLA MUSICA CLAUDIO LOLLI e gli amici della Cooperativa « La Cicala > ci hanno inviato questo documento Non si tratta della solita formuletta da teoria del mass-media ma certo ora è impossibile parlare effettiva– mente di musica in chiave politica, e neanche consapevolmente umana, senza parlare dell'atteggiamento con cui è organizzata, pensata e detta la sua pratica e il mo significato. E' che la musica oggi non c'è, come comunicazione non c'è, non c'è nem– meno nel vostro giornale e si vede come assenza e come segno, i suoi termini sono segmentati e isolati, ognuno chiuso in un sistema mentale che ci porta fuori; non basta riattac– carli insieme, la comunicazione va scoperta-costruita, relazioni nuove, strumenti diversi. Altri strumenti per una diversa qua– lità dell'esperienza. 11 primo strumen– to è l'atteggiamento mentale (si può essere musicisti senza suonare), come quello (è il più riconosciuto) che ,pen– sa la cosa musica divisa nella sfera del commercio-organizzazione, e la scoria dei sentimenti, il mestiere che rende uno status e il sogno ad orec– chi aperti. Non che i due aspetti non siano veri, tutt'altro, solo è un po' strano che l'atteggiamento subisca in se stesso il riflesso di questa doppiezza, ren– dendosi nebbiosa la possibilità anche difficile della sua funzione, la sintesi: l'azione verso la musica ha sempre confermato la divisione dei percorsi pratici, anche soprattutto quando ha considerato prevalente o addirittura il tutto, uno solo degli aspetti della cosa musica: riprendiamoci una mu– sica senza contenuti, che non sembra più ta e oppure: alla sinistra serve della ' 1 uona' musica: da domani tut– ti a 1e.1cro. E' sta1n cosl quasi sempre, e nessu– no. ca itomeno noi, pensa certo di aver ri olto qualcosa, nessuno sa qua– le è l'unità intera e quale sia il suo luogo. Sul vo,tro giornale di musica non si parla pm, su altri se ne parla senza che la testa se ne accorga, ma il 'di– verso dalla politica » anche vostro è. una realtà che manda in giro forme simili a quelle che si muovono in qual~iasi cosciente momento di comu– nicazione: anche musicale, anzi in potenza specialmente musicale. Di quesro siamo certi. L'idea che fis a la divisione e che da questa s.i lascia, fissare passivamente, slitta via dal centro, segna la sua parzialità, supe– rata dai tempi. on stiamo a rifilarvi la solita ' pal– la ' sulla crisi economica sociale, e quindi, guarda un po', le conseguenti ripercussioni sulla ' sovrastruttura ', sul mondo della musica, cercheremo piuttosto, anche se sommariamente, di gettare luce sulle ipotesi culturali e di atteggiamento che possono mo– rire o nascere in questa situazione. Quali sono state le ipotesi di fondo, le culture che hanno mosso e definito la pratica e il senso della mu ica im– mediatamente vicina a noi? In so– stanza diremmo: la carriera artistica e il circuito alternativo. Poche parole: la cultura della carrie– ra artistica è quella della gara a tap– pe, apre e chiude a valori suoi, esclu– sivamente suoi, tocca certo situazioni reali (soldi, mestiere, spostamenti del gusto), ma solo confondendole e vi– ziandole: il pubblico. Soggetti sociali e politici diversi e contraddittori, mossi da tensioni e comportamenti anche contrari, all'ini– zio, durante e alla fine della gara a tappe, sono quella cosa generica e disarmante che è il pubblico. Oggi qui, domani là io vado e vivo cosl. ul circuito alternativo non sappiamo nemmeno se parlare, perchè esiste quanto fa sua politica culturale, e il percorso di esperienza che ci ha for– nito è in genere quello dell'inc,:>lla– mento, una pratica densa ma muta appiccicata coi salti mortali all'atteg– giamento tonto di una demagogia slo- ga111st1ca, sempre sottoelettorale. Si dice: ' c'è, quindi è di sinistra '. Tra l'altro chi c'è? Quasi sempre quello che, a parità di realizzazione della carriera artistica, vuole meno soldi. Già detto. Ora queste due ipotesi egemoni, non vanno solo intese come pratiche limi– tazioni della personalità e possibilità di un musicista o di un altro, per cui basta mettere qualche toppa, ma, ripeto, come veri e propri percorsi di esperienza, sistemi mentali com– plessivi, moltiplicati per la quotidia– nità, attraverso cui si pensa, si clas– sifica, si agisce la propria esperienza musicale, il proprio essere musicista. i temi mentali che cioè ne rendono impensabili altri. E' chiaro che il mu– sicina, volente o nolente, furbo o no, ha espresso lo spessore politico della sua identità, o vendendolo o scor– dandosi di essere musicista. Ci si può a~pettare chiarezza? No, a meno di non credere che la chiarezza sia un'in– tuizione, magari il luminoso risultato di una coraggiosa carriera artistica ed umana, cioè per il circuito alter– nativo. Solo la maturazione di certe contrad– dizioni può far scattare mecc:mi.smi e ipotesi non pensabili: una contrad– dizione è dunque quella dello sfrut– tamento complessivo del mus;ci,, ·1 0n relativa e programmatica aliena-

RkJQdWJsaXNoZXIy