RE NUDO - Anno VIII - n. 54 - giugno 1977

RE NUD0/2A all'avidità morbosa dei turisti. Dopo qualche minuto, sempre guardandomi, scompaiono dietro una porta, uniti da tacita intesa. E dalla stessa porta esce una ragazza che incomincia a gridare che il suo popolo ha pur di– ritto a una vita privata, che per i vicoli non si può camminare, che ci sono anche dei cartelli per impedire l'accesso, che devo sparire subito. Ul– timi brandelli di dignità. E io me ne vado. E' la stessa mortificazione di quando la maestra mi sbatteva nel– l'angolino dietro la lavagna. Ho in– vaso, là non era per i turisti, era so– lo la loro terra, e lei mi ha scacciata. Proprio SCACCIATA. Non .aveva la minima intenzione di sopportare la mia intrusione, e io mi veriogno, non ho per niente voglia di essere una piccola bianca. L'unica cosa che di me non mi dà fastidio in questo momento è la tristezza che provo. Loro hanno perso, si vede. Sono ar– rabbiati e intolleranti e terribilmente impotenti. L'interesse per la loro cul~ tura e l'infornata di nuovi entusiasti– ci preparatissimi studiosi ·indianofili, mistici tristi alla ricerca della loro soluzione, li ha messi a t~cere defi– nitivamente. Povero popolo essiccato e impoveri– to, -derubato anche della ·sua rabbia: spazzano la loro piazza, e la riserva continua quella mesta vita larvale. tanto dolce dopo la nevrosi. Non pa– gano tasse, sono disoccupati, si rat– toppano le loro tane d'argilla, impa– stando di nuovo ·la vecchia terra ami ca ·con l'acqua dei neva.i. I cani non smettono di latrare, or.1 verso il sole, che sorge lento dietro le montagne. Mi domando quanto si,1 rimasto della buona vecchia armonia con la terra. Nell'aria c'è profumo di erbe. Lentamente il villaggio si desta ... nella casupola all'ingresso appaiono tln vecchio e un bimbetto, 80 cents per entrare e un gran sorriso. Sono quelli che hanrio imparato a prosti– tuirsi, insieme ai giullari di mitkhe guerre, che raccontano storiche men– daci battaglie per un bicchierfoo di scotch. Sono tutti fratelli di grandi capi, o figli. Penso mentre cammino. Ca~mino per viuzze anguste di terra battuta. polverose del colore dell'aridità. Le case sono piccoli blocchi d'argilla im– pastata d'acqua e sterpi, lo stesso co– lore della strada, stessa terra secca, rossiccia; un'architettura senza spigo- li, gli angoli e le linee dolci, stondati, gentili come il vasellame fatto al tor– nio, robusto e morbido. Una stanza sola, il tetto basso; sono piccole pic– cole. Minuscola anche li:iporta - si deve chinare la testa per entrare - e dietro una tenda o un usciolino di legno. Arrivo sulla piazza; il villaggio è una raggera di case attorno. Ci sono per– fino case a tre piani, tre dadi sovrap posti, più grande quello alla base, un po' più piccolo quello di mezzo, e ancora più minuscolo il terzo; scalet– te di legno per salire. Microscopiche strutture babiloniche. Su un tetto, tre indiani. in piedi contemplano i monti. Sull';iltro lato della grande aia di sabbia, la piazza, c'è una vecchia chiesa di un vago barocco un po' disadorno: i missionari sono passati anche di qui. Nel mezzo, un torrentello stranamen– te limpido. Si attraversa su ponti– celli di legno. Sulle rive bruciano magici e inaspettati dei piccoli falò di sterpaglie e foglie secche. Vedo il villaggiq sfocarsi nel calore, oltre il fuocq. Fuochi appiccati dal sole, antichi inviti al mattino. Vedo cam– minare indiani felpati e silenti. Una ·i\'iltà clel silenzio? Vedo piecli in calzari di pellame leggero scivolare via sulla sabbia. Sono i piedi di in– diani piccoli e scuri. E' uno strano viso largo, scolpito, fermo il loro. Larghi anche i corpi, un po' tozzi. Io li guardo, eccome se li guardo. Vorrei berli, i loro occhi neri e la loro tristezza desolata .e il loro pas– sato. Non mi vedono neppure, me– glio cosl. C'è qualcuno che scopa la strada con robuste granate da strega, quelle di rametti flessibili legate col · giunco . ·:,. 7 ! Avrei ,la pretesa che non si vestisse– ro in jeans, questi giovani uomini. Le donne, larghe vesti fino al pol– paccio,· tele informi sui corpi, e sot– to ampi calzf;>ni, e scialli di lana per ripararsi dal freddo umido dei mon– ti; solo davanti al fuoco c'è tepore. Sono fuori dal villaggio adesso. Sen– so di sollievo. Perchè ho voluto ve– dere la riserva? Dovevo-: ·andare in America, vuol dire vedere New York, la California, le comuni e gli indiani. Ora sono a posto. Mi trovo inspera– tamente di fronte al transit in attesa. C'è un grande melo, carico di enor– mi pomi maturi. Ne colgo uno, tos– sissimo, lucido. Un morzo di gelo e di sapore. La mela più buona della mia vita, quella dei vecchi indiani al mattino.

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