RE NUDO - Anno VIII - n. 54 - giugno 1977

LOTTA DICLASSE EGIUSTIZIA BORGHESE ' MANUALE CONTRO LA REPRESSIONE i!'J CIIUITTM) IDffOIIIAU - RE NUD0/11 STUDENTI - MILANO Come siamo malfatti ... Dibattito tra una ventina di studenti del collettivo matricole dell'Università Statale di Milano. Un triste già vissuto di nuovi compagni che scoprono vecchi problemi convinti di avere individuato il nuovo ..... I studente: A parte i contenuti, su cui si potrebbe tra l'altro discutere, la questione è se si può studiare di– versamente in una struttura autorita· ria come è concepita attualmente l' università, e soprattutto se vale la pena di studiare in questa università per ·andare a lavorare nella società ca· pita!ista. Prima di parlare di conte– nuti, si deve vedere se accettare que– sta struttura o se invece distruggerla. Il discorso di voler studiare per con– to mio è sbagliato perché si pone nel– l'ottica di accettare questa società co– sì come è e quello che ti offre. li studente: io non dico di studiare nella situazione odierna. Però il tuo discorso, l'università così com'è fa schifo, ma dà spazi ecc.., per cui l' abbandoniamo, è un discorso che in questo momento va contro di noi, fa cioè gli interessi della borghesia, di espellere dall'università quella massa di giovani alla ricerca di contenuti , nuovi e tenersi invece al suo interno quelli che accettano i vecchi conte– nuti. Tu finisci con l'accettare il nu– mero èhiuso. I studente: quando dico di rifiutare l'università intendo il rifiuto della cultura borghese. Propongo invece uno studio diverso: lavorare tutti in– sieme su contenuti che ci interessino, magari anche finalizzando questo stu• dio agli esami che ci sono. Comun– que cominciare già da adesso a rifiu– tare i programmi imposti dai profes– sori e sostituirli con altri autonomi scelti insieme agli altri. I studentessa: dobbiamo però fare una scelta anche all'interno di questa volontà di cambiare. Noi ci opponia– mo anche a quelli che sono per cosl dire i seminari alternativi e che ser- vono ancora una volta all'università, al limite anche quelli che possono ap– parire i più avanzati. Dobbiamo recuperare quello che stia– mo portando avanti noi in prima per– sona, come il seminario sulla sessua– lità e come quello sul corpo che è stato proposto. Lo scopo principale è quello di recuperare la nostra identi– tà, prendere coscienza di noi all'in– terno di una struttura come quella universitaria, che ci distrugge. III studente: è vero che siamo nati come collettivo dentro la Statale an– che per queste ragioni, perché non ci stavano bene neanche i seminari al– ternativi e tutto il resto, però nep- . pure tra di noi all'interno di una si– tuazione di lotta siamo riusciti a crea– re dei buoni rapporti. A me sembra che anche la festa che è stata proposta e il fatto che oggi abbiamo giocato a bandiera nell'atrio dell'università, siano dei punti di par– tenza. IV studente: ci sono però altri pro– blemi, a parte il giocare o no a ban– diera, molto più importanti. Abbia– mo criticato la struttura del potere borghese che all'interno dei seminari ci costringe a subire discorsi su di– scorsi, a essere passivi e via dicendo, ma non dimentichiamo che durante l'occupazione questo potere non a– vrebbe dovuto esistere. Invece anche nei ·collettivi di lotta permaneva lo stesso tipo di potere, non c'era gran– de _differenza rispetto alle lezioni dei docenti. Parlavano i soliti intellettua– lini per mezz'-ora ed era solo un far vedere a chi ascoltava quanto chiare erano le loro idee. V studente: non illudiamoci di poter essere diversi solo perché ci definia-

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