RE NUDO - Anno VIII - n. 53 - maggio 1977

RE NUD0/16 La~morte del trionfalismo l. I trionfalisti: « sono quelli dell'Unio– ne» si diceva; « L'oriente è rosso e l'Italia lo sarà » e il popolo che era sempre forte !! « vincerà » e la so– cietà socialista mai meglio identifica- ta alla quale un blocco monoliàco di masse proletarie era operosamen– te intenta. E il futuro era radioso dopo che « fascisti, borghesi aµcora pochi mesi Nei Nap la mania celebrativa degenera in incubo. Perchè della gente che supera la paura di farsi sparare addosso, ha poi bisogno di un mito per continuare a vivere? Perchè il coraggio combatte la paura ma non l'insicurezza e perchè è proprio la loro vita che è tremenda. Ma non credo la clandestinità o il rischio, piuttosto, la più antica e radicale espropiazione: per noi la scuola, la famiglia, la-.fabbrica: per loro la strada, il riformatorio, il carcere, il manicomio crimioale. Quella è una disperazione che non consente attese e quando si ·bru• ciano le tappe e si è soli sulla strada è quasi inevitabile farsi forza coi miti. Ma per noi no. Per noi confondere la difesa dei nappisti con la difesa del mito sarebbe il vero tradimento. Quei nostri compagni non meritano le squallide oleografie pseudo-rivoluzionarie di certi lor~ difensori d'ufficio. Ma a chi invece parla di fuga dei Nap dallo sconlro reale, vorrei chiedere quale fuga? E ( un'altra volta) magari anche: quale scontro? Ci sono errori inevitabili, incalzati da altri errori. Se il 68 è scop– piato anche per le brutture dei partiti-della-sinistra•nati-dalla-Resisten• za, i Nap si sono costituiti anche sulle assenze, le fughe ( queste sì e davanti a problemi concreti) e sui miti del centralismo operaio d.i fronte alle lotte dei detenuti da parte del movimento-nato•dal-68. La Resistenza è nonna. Scaricare la responsabilità globale di questa greve famiglia sui Nap è un'operazione per lo meno disgustosa. . Prova' a dire ai compagni ·carcerati ai quali è venuta voglia di lottare e di riprendersi la vita, prova a dire loro di non scappare ( dato che hanno una media di 25 anni di età e di 10 anni da scontare). E una volta scappati, prova a dire loro di starsene buoni nascosti a farsi dimenticare. E perchè loro non dovrebbero essere protagonisti delle loro lotte? E in quale altro modo? C'è una non trascurabile novità nella loro vita: hanno identificato il nemico, e anche se certo non arrivano a colpirlo nè al cuore nè altrove, non possono perdere un minuto nella guerra di liberazione dei loro compagni. E' il loro modo di amare e di odiare, di essere generosi e vivi. Noi possiamo dire che tutto questo non libererà, non colpirà, non cam– bierà ... facili profeti. Noi possiamo fare la controalimentazione, la resistenza alle centrali atomiche, al piombo tetratile, la gueta alla famiglia la ricerca d.i un altro modo di non stare al gioco e tto questo va fatto. Ma loro? E allora anche se il potere che nasce alla canna del fucile è quasi sempre quello degli altri, noi non possiamo fare niente per togliere oggi quel mitra dalle mani dei nostri fratelli e loro non possono che usarlo per esorcizzare un mondo di sbarre. ,....___ e poi sarete appesi». Mi ricordo di avere spesso gridato (in mezzo al cla– more nessuno sentiva) « fascisti bor– ghesi ancora pochi mesi e poi saremo appesi ». Ma il trionfalismo non è allucinazio– ne non sfugge la realtà, ci si infila dentro stravolgendola. Così secondo me erano peggio trion– falisti i compagni di Lotta Continua quando dicevano anni fa che « il car– cere era scuola di rivoluzione » e che « il movimento dei detenuti guidato dall'organizzazione avrebbe aperto uno squarcio nel regime ». E trionfalisti eravamo noi qttalcfe volta a celebrare l'erba, le comupi, il sexpol e le nostre feste come mo– menti di rivoluzione. Perchè peggio

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