RE NUDO - Anno VIII - n. 52 - aprile 1977

tivamente ai preletari. E sono di– versi da allora. Un esercito obbli– gato di senza-salario riempie i pori delle città. Agnelli e Làma, ottozampe, belano: due mondi, due vite, produttori o parassiti. Non è così, ma il belato è di chi ha il nuovo ;:iotere, e progetta la nuova megamacchina, quella che arma la cittadella del lavoro-sala– rio-consumo ( tutto sacrificato ) contro la riserva del non lavoro– non salario-non consumo •(e tutto sacrificato il doppio). 53 anni entrambi, uno coca, l'al– tro pipa. Hanno deciso: per an– ziani, giovani e donne non c'è piL1 posto. li diritto alla vita è so– lo di chi bela e ha 4 zampe. Breve correzione di «umore». Non è tutto tragico. Perché non tutto è già stato giocato. La par– tita è aperta ancora. Ma solo se Célmbiamo le regole del gioco. Se invece stiamo al gioco per 'Jince– re noi, è fatta. In Cina si sparano addosso. Non è finita. Mao può semrire essere cremato e sparse 1,:: ceneri ai venti. Nell'Est f"'~,e di classe oi:;eraia resistono o passano ali' offensi·va. Il dissenso cresce. Nell'America Latina non sono so– lo i futuri campionati del mondo di pallone l'unico grattacapo dei potenti. Cose vive vivono dun– que, comunque. Magari più diffi– cili da vedersi, meno spettacolari che nel 68, ma non per questo meno radicali. profonde Come allora, meglio di allora, si rifanno i conti colla politica. Al– lora era per «ridefinirla» (e ci riuscì male). Oggi per «deperir– la». e occorre tutta la nostra ric– chezza, la nostra estraneità per farcela. Non ci va di andare nelle riserve perché lì ci costringono. Voglia– mo «pascoli del cielo» ;:ier le no– stre vite, non aridi deserti di diossina. Vogliamo andarci noi, non esserci costretti Un,a cosa è deperire negli hinterland, co– stretti a diventare spugne dei lo– ro veleni. Altra è costruire comu– ni agricole, urbane, semi-urbane diventando spugne di noi stessi (e non della merda istituzionale). Una cosa è subire l'emarginazio– ne, altra è costruire la nostra marginalità, estraneità alla loro cittadella. Una cosa è essere di– soccupato forzato, altra è decide- re di essere inoccupabile per lo– ro. . Ci stanno scrivendo (come hanno fatto per Vallanzasca) loro stessi il copione di quello che dovrem– mo recitare, anche dissentendo. Ci stanno proponendo un nuovo Spettacolo, che dovremmo fargli. Recitare la parte di «quelli delle riserve». Giornali, TV, riviste stan– no preparando il gioco, stabilen– do le regole. Vogliono che siamo solo contro non fuori-da altra RE NUD0/5 cosa, impensata. li gioco prevede la cittadella e la riserva indiana. L'indiano dà spettacolo e il citta– dino metropolitano si diverte o si dispera o si spazienta (e pren– de l'estintore). Siamo fuori da questo gioco. Ne stiamo costruendo un altro, di cui non sapete le regole. Non sa- rà uno spettacolo. ' Cominciamo. C'è già chi ha co– minciato, e nessuno finora, della loro società ne ha parlato. "NON SIAMO DISPOSTI A TOLLERARE CHE L'UNIVERSITA' DIVENTI U/IJ COVO DI FRICCHETTONI, HIPPIES E INDIANI ... • (da uno dei 26 interventi televisivi cl<il col Cossiga/

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