RE NUDO - Anno VII - n. 48 - dicembre 1976

versi, quelli che in tema di linguag– gio hanno qualcosa da dire (discuti– bile quanto si vuole). E qui casca l'asino perché il problema vero è che al PCI non va proprio questo lin– guaggio «diverso»,non gli vanno (ma non può dirlo esplicitamente) il Fo, il Bene, il Poli e (ultimo brutto anatroc– colo) il Benigni, ma la lista potrebbe continuare includendo altri esuli te– levisivi come Gaber, Jannacci, ecce– tera. Si può fare della satira anti-clericale in modo «pluralista»? $i può fare un discorso sulla lotta di classe in modo «pluralista»? Si può parlare della scissione dell'io in modo «plurali– sta»? Si può essere omosessuali «pluralisti»? Si può essere femmini– ste «pluraliste»? Si può essere irra– zionalisti «pluralisti»? Si può esser provocatori «pluralisti»? No, ovvia– mente, quindi, di nuovo, via dalla Televisione oppure fate come il «plu– ralista» Arbore: vi d,ò il rock ma mor– bido, vi dò lo sport non competitivo, vi faccio parlare e dire anche le pa– rolacce ma io sono un giovane bene– ducato. Risultato: quattrocentomila spettatori contro i due milioni che guardano il «non pluralista• Corrado dall'altra parte. La nota vocazione masochista della sinistra si rafforza nell'esclusione non dico del «rivolu– zionario» perché non se ne parta ne– anche, ma del «diverso» (primo sta– dio del rivoluzionario). LA SIGLA DELLA TRASMISSIONE: Questa è la marcia degli inc~ati i questa è la marcia degli arrabbiati sono incazzato, andate via sono incazzato, perché non lo so, per fatti mia... Sono incazzato con i parenti sono incazzato coi conoscenti sono incazzato, sono aggressivo sono incazzato, se trovo il prete : /lo mangio vivo... Sono arrabbiato, sono nervoso sono incazzato, sono scontroso se uno mi dice: calmati, su... l'è proprio quando mi ci incazzo /ancor di più Questa è la marcia degli incazzati... smetti d'andare a lavorare se dicon: perché? Digli: perché m'ho da incitzzare... Tutti incazzati, tutti arrabbiati o, finalmente ci siamo svegliati... ce n'è uno calmo, eccolo lì fallo incazzare e poi gridagli /così: Questa è la marcia... (AD LIBITUM) DIBATTITO TELEVISIVO «PLURALISTA»: VUOI PIÙ BENE AL BABBO O ALLA MAMMA? CIONI: Mah! il tema è grosso davvero. Ma da risolvere, è vero. Una volte per tutte e va chiarito se si vuole più bene al babbo o alla mamma. Questo dico io: oddio, il babbo ci ha le sue bellezze e via via, ma io, come figura fem~inile preferisco la mamma di parecchio. Secondo me si vole più bene alla mamma. La mamma ci ha più l'aspetto di una signora, il babbo no. La quale come dice il poeta: «O babbo bene ti voglio, ma di più o mamma te ne voglio a te!...» DON GIORDANO: Scusi ... Vede... Lei ha ragione a dire mamma mamma; ma ha mai pensato al babbo? Eh? Provi e vedrà quanto è più... omo della mamma. Al babbo tutto il mio ben val Questa è la frase da usare, signor Cioni. Oddio, la mamma è giusto che ci sia perché serve anche lei: pulisce, lava, fa da mangiare e quindi per questo gli si vole benino. Ma poi oltre a queste primarie se pur belle funzioni ce ne sono altre come ad esempio: parla– re, pensare, discutere... e qui entra di séena il babbo per forza! E il bene e il ringraziamento che gli si deve è maggiore per forza, eh! Lei mi dirà: la mamma però mi allatta! Si, b~avo! Ma il latte di chi è? No! No! No! E del babbo. La mamma Originariamente sta in casa ed è senza latte, ma ecco che il babbo la vede, lavora, gli com– pra da mangiare, e mangiando quel cibario sacro diventa latte, e quindi i bambini ed anche lei a quanto vedo pensano _cheil latte sia della mam– ma, no! E del babbo! Che glielo ha dato a lei perché lui ha non ha tempo per allattare. Ed è così umile che non lo dice; per esempio a lei, signor Cioni suo babbo gli ha mai detto: fi– gliolo, il latte che tu poppi dalla tua mamma è mio? CIÒNI: No. DON GIORDANO: Vede. CIONI: Si, lei ha ragione a dire che il latte della mamma è del babbo, ma ha di– menticato una cosa. Lei sa che il babbo è peloso e la mamma no: la sa di chi sono i peli del babbo? DON GIORDANO: Del babbo. CIONI: No. Della mamma. I peli del babbo sono della mamma. All'inizio le mam– me, siccome tutti gli hanno sempre voluto più bene, erano col latte coi peli per scaldare il bambino. Veden– do esse i babbi cosi lisci, gli dissero: ah! Sembrate delle donnicciole! Allo– ra una notte tutti i babbi rasero le mamme e si attaccarono i peli, e chi si fece i baffi, chi la barba, chi le ba– sette. E le mamme gli dissero: ora allora riscaldate voi il bambino! E loro gnoranti: no! ah ah! Mi riscaldo io! E le mamme quindi gli toccò ri– scaldare i bambini con il bene che la mamma vole. E sono così umili che non hanno mai detto niente. A lei per esempio, Don giordano, ha mai detto la sua mamma: figliolo, questi peli che tu vedi al babbo sono miei? DON GIORDANO: No. CIONI: Vede. DON GIORDANO: Si. Ma mentre la mamma coi peli ri– scaldava perché non ha inventiva, il babbo ha affrontato il freddo, è usci– to nella tempesta. È stato un trucco infame delle mamme: si sono fatte rubare i peli apposta per restare in casa e dicevano: che freddo! Vorrei uscire per cercare da mangiare ma non ci ho i peli, chi ce li ha? Ah! Ce li hai tu! Allora esci! E i babbi ingenui e buoni uscivano al freddo per far venire il latte alle mamme spelate. E sono state così maligne che non se li son fatti più ri– crescere. E·poi all'inizio rimanevano incinta gli uomini. Gli uomini tutti grassi incinta e le donne secche non incinta. Ma dopo questo scherzo infame del– le mamme ·gli uomini uscivano coi peli al freddo per cercar da mangiare dalla fatica assecchivano, e le mam– me al caldo in caso ingrassavano, ingrassavano e i babbi diventaron così secchi che quando facevano all'amore i bambini decidevano tutti di crescere nella mamma. E i babbi sono così umili che non lo hanno mai · detto. A lei, per esempio, signor Cio– ni, ha mai detto il suo babbo: figliolo la pancia della mamma dove sei Ci8- sciuto era mia?

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