RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

44 re nudo (si) domanda: Francesco Guccini D. Senti Francesco, tutte le difficile poi valutare se stessi, la volte che si fa un'intervista non propria esperienza, farne un bi– si riesce a sfuggire alle solite lancio insomma. Vuoi rompere cose vaghe, allo scambio di questo silenzio, parlare della opinioni un po' gratuite. Nessu- tua esperienza e di come è col– na parla mai degli altri. 11 che legata ad altre esperienze? Per non vuol dire fare pettegolezzi. esempio tu sei il più politico dei Ma se nessuno valuta gli altri, è cantautori, e il più "cantautore" dei politici? Come è venuto fuo– ri questo intreccio? R. Quello che mi ha differen– ziato dai "politici" era che io nascevo dentro un altro circuito dove però facevo delle cose molto diverse. Non sono stato il primo a scrivere canzoni diver– se in Italia, però Auschwitz è stata la prima canzone a utiliz– zare un veicolo commerciale per una canzone che non era commerciale e così è stato an– che per dopo, per Dio è morto. Direi che è proprio questa la peculiarità delle canzoni di que– sto filone, perchè prima c'erano delle altre persone, per esem– pio parlo dei "Cantacronache" di Torino, Fausto Amodei, a cui mi sono abbastanza rifatto ai primi tempi ... cioè quando io mi sono messo a scrivere canzoni, non volevo scrivere diciamo così, canzonette: è chiaro che mi ispiravo a dei modelli, certo col mio modo di vedere, però avevo dei riferimenti: erano i francesi (Brel, Brassens) e questi pochi italiani. Ascoltavo questa gente nel '57-'58, '60. Da questa gente ho pompato molto il mio stile. Anche adesso mi chiedono: perché fai anche canzoni buffe? Perché questa gente faceva anche canzoni sa– tiriche, quindi io facevo canzoni satiriche, era quello che allora si chiamava cabaret. Quando allora si faceva cabaret, si usa– va la canzone ésistenziale, di vita, e satirica. I due aghi della bilancia. Amodei faceva anche canzoni politiche ma non era la maggior parte della sua produ– zione, anzi direi che proprio le canzoni satiriche, politico– satiriche erano il più. Poi con l'innesto d'una nuova musica, americana, sono arrivati dei giri armonici nuovi, un linguaggio musicale nuovo. E allora ho portato avanti contemporanea– mente tutti questi filoni. La mia fortuna forse è stata questa: non mi interessava fare i dischi, non mi interessava avere il suc– cesso, però anche restando nell'ombra, chi lo sa?, sono an– dato avanti lo stesso. I primi tempi è stata quasi un'iniziazio– ne, questo Guccini misterioso, poi il boom è stato con Radici e soprattutto con Locomotiva, Piccola città e Incontro. D. E nel '68 hai avuto anche tu, magari in segreto, una fase un po' "trionfalistica" e "celebrati– va"? R. No assolutamente, anzi pro– prio per questo motivo a Bolo– gna ero considerato molto fa– scista, se non fascista almeno non giusto. Perché loro allora erano tutti molto avvelenati, erano incazzati come delle be– stie: allora le canzoni che anda– vano erano tipo Contessa. Ho avuto un momento di rottura con la politica proprio per que– sto fatto e proprio nel '68 '69, perché io andavo per altre stra– de, non mi piaceva quel tipo di retorica, quel tipo di trionfalis– mo. D. Non ti pare che il trionfalis– mo sia un po' invecchiato an– che per la presenza durante i festival eccetera di gruppi rock e jazz che conducono un di– scorso politico dentro binari so– lo "sonori"? R. Penso che molti gruppi sia– no su questo molto mistificanti. Della cultura la fa Gaslini, vabbé che adesso ... son belli i titoli di certe sue composizio– ni, ... fa niente. "Fabbrica occu– pata" potrebbe essere che so? "vino sul lago di Como" ... è fur– bo però è anche bravo. C'è sta– to un periodo, adesso molto meno, in cui tutti i cantautori al– zavano il pugno dopo lo spetta– colo ... D. Cose tue? R. Ho in mente una canzone, "Piccola storia ignobile". ed è la storia di una ragazza che ha abortito. Una storia vera, que– sta ragazza ha avuto uno choc terribile, per tanti altri motivi. E la storia ignobile non è questa dell'aborto, anche se io dirò do– po alla fine, ironicamente, che anche questa é la storia ignobi– le. Qui la storia ignobile è pro– prio la situazione: la famiglia, i suoi ragazzi che l'hanno tratta– ta in un certo modo, che hanno fatto una certa cosa ... insomma m'è venuta in mente questa "piccola storia ignobile". D. Questo fatto di scrivere co– se diverse dentro un circuito commerciale, è stato definito da alcuni cantautori una opera– zione "inquinante", in positivo. Cioè dicono questi, infilare nel– la programmazione RAI delle canzoni "diverse" come conte– nuti e come linguaggio, finisce per inquinare il solito discorso canzonettistico all'italiana, aprendo prospettive nuove. Però poi quest'inquinamento è diventato un fatto veramente in– quinante, non della RAI, ma della gente. Infatti metà della programmazione RAI oggi è dei cosiddetti "cantautori", e an-

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