RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

Forse qualche incrinatura, ma non molto profonda, c'è stata nelle teste: ad esempio mia madre gira per casa e dice che è marxista, ma poi di fatto svol– ge sempre lo stesso ruolo; mio padre protesta perché ho un ra– gazzo di venti anni e dice: «co– sa può mai volere un ragazzo di venti anni da mia figlia che ne ha sedici?». E i professori si di– cono di sinistra ma poi ti avver– tono che non ti possono mette– re la sufficienza se non stai in classe. Cioè molti si danno una copertura di sinistra, progressi– sta, ma di fatto agiscono più o meno nello stesso modo. la coscienza, della ricchezza. DicE:l che della donna devono decidere gli altri, i suoi nemici, e noi vogliamo che decida la donna. Siamo all'opposto. Non c'è niente da fare. La contraddizio– ne tra noi e loro è radicale. Non si possono fare compromessi. L'unica è «sintetizzarli». nismo. È la sinistra della bor– ghesia. Può cambiare quanto vuole ma le sue radici teoriche e materiali sono altre. E se cambia, cambia solo la disposi– zione dei mobili nella stanza, ma non i mobili nè la stanza. Noi non ci vogliamo stare più in quella stanza. I giovani sono cambiati, ma au– tonomamente, e devono sem– pre scontrarsi con difficoltà, con ambiguità, con ricatti. I ge– nitori cercano di recuperare un dialogo con i figli e tu ci puoi anche cascare e non capire che dietro tutte le parole di comprensione, di progressività rimane sempre il ruolo dei geni– tori. I giovani, adesso, arrivano a capire molto più di prima, ma devono avere più forza per bat– tersi perché le costrizioni, i condizionamenti sono più co– perti, mascherati. 29 mente, ho una gran voglia di abolire lo stato di cose presen– te, dentro di me e fuori di me. Non ci vedo nulla di «privato» in questo, visto che sono in centi– naia di milioni a pensarla cosi. lo credo che la radice prima di questo movimento è l'autono– mia operaia, che la spinta più forte e decisiva viene di li. Ma poi molti altri si mettono a spin– gere, autonomamente, ma in– sieme, ognuno mettendoci del suo. Sia come individui, sia co– me strati sociali, donne, giova– ni, soldati, senzacasa, autori– duttori, ma anche io, tu, lui, quell'altra ancora. Marx dice che c'è una cosa che si chiama "coscienza enorme". Mi pare che stia venendo fuori con que– sta crisi e queste lotte, nelle piazze dei 300.000 e dentro ciascuno. L'autonomia che c'è nelle donne, nei giovani, nei soldati, nei vecchi che lottano e non solo negli operai che li tira– no avanti. Nessuno oggi va die– tro gli altri, tutti vogliono stare "davanti". Questo è bello, una scintilla di quel gran fuoco che é la "coscienza enorme". Il nemico principale è la reazio– ne, che usa i revisionisti per sfruttarci. I revisionisti ci stan– no. La questione è liquidare la reazione e i revisionisti. Dob– biamo mettere insieme la forza per farlo. Tutto qui. 11movimen– to operaio ufficiale è il revisio- Chiaretta. Nella mia famiglia non è cambiato nulla, assoluta– mente nulla. Qualcosa è cam– biato per chi voleva che cam– biasse. Ad esempio, anche se io riesco adesso a strappare qualche volta di uscire la sera, rimangono sempre le stesse re– more, le stesse concezioni. Cosa pensate che sia il comu– nismo e, quindi, che cosa vole– te che sia il comunismo? Mauro . ... Marx dice che il co– munismo è il movimento che abolisce lo stato di cose pre– sente. Mi va bene. Io, persona I- lo non credo a chi mi spaccia il comunismo come felicità perché credo che lo sviluppo dell'uomo, come individuo e co– me genere, non ha limiti, e il comunismo presentato cosi è un limite. Mao dice che i cavalli faranno grandi cose un giorno, e si ribelleranno agli uomini. : IL SACRIFICIO MILI– TANTE Pubblichiamo un brano tratto dal libro «Ribellar– si è giusto». SARTRE: L'amore per il sacrificio è la cosa più · terribile per un partito. VICTOR: Ma come vuoi che gente su posizioni avanzate che rischia perfino la propria libertà, come vuoi che elimini ogni elemento dell'ideo– logia del sacrificio? GAVI: E perché no? Cambia il modello. Pen– sa a Falstaff che si na– sconde dietro un cespu– glio per salvarsi la vita. Preferisce la vita all'o– nore, e ha ragione. Si milita per vivere, non per morire. I militanti sono troppo spesso morbosi. Si ha l'impres– sione che si suicidino e suicidino gli altri insieme a loro. Si distaccano dalla vita e da se stessi, si annullano, e questo annullamento annulla la loro concezione dell'a– vanguardia. Come Don Chisciotte. Viva Sancio! No, bisogna mettere da parte di tutti quelli che dicono di militare per spirito di sacrificio. Non puoi dare alla gente la voglia di costruire un'al– tra società parlando di sacrifici e costrizioni. Certo, può capitare di dover stringere i denti, ma devi anche parlare del piacere. Lotti per una vita diversa e quindi ti fa piacere il modo in cui lotti. È quindi essen– ziale sviluppare un altro tipo di militanza: la co– munità in lotta. Una col– lettività in cui si parla. Una compagna maoista di Bruay-en-Artois, inse– gnante, si lamentava che a Bruay i rapporti tra i militanti maoisti erano ridotti soltanto al «lavoro politico». La riu– nione. e poi tutti se ne tornavano a casa. Nes– suno parlava dei propri problemi. Eliminato il la– to affettivo, lei si ritrova– va sola, la sera, tranne quando distribuivano i volantini. In breve non aveva amici. Joseph, ùn compagno maoista, un • vecchio minatore, lo di– ceva anche lui. Non è possibile una pratica mi– litante senza rapporti di amicizia. È una società di amici che cerchiamo di costruire, non una so– cietà sul tipo di quelle riunioni di militanti dove gli oratori ringhiano co– me cani che si disputa– no l'osso. Queste invetti– ve dove l'elemento per– sonale e quello politico si fondono strettamente senza che ciò sia rico– nosciuto, hanno scorag– giato già fin troppe per– sone di valore che non capivano niente di que– ste rivalità. VICTOR: Sono d'accor– do con te, ma è possibi– le eliminare l'elemento ideologico del sacrifi– cio? SARTRE: Un'ideologia, un po' alla volta, sì. vrCTOR: Ma un po' alla volta intanto che signifi– ca? SARTRE: Oggi abbiamo dei compagni che hanno questo spirito e che so– no utili, non .possiamo buttarli fuori, ma possia- mo cercare di farglielo capire un po' alla volta. Quello che ha detto Gavi è giustissimo: che ci de– vono essere collettivi a tutti i livelli che facciano un lavoro come ai livelli superiori. Che non vada– no a chiedere ai capi quello che bisogna fare pur avendo le stesse di– rettive. VICTOR: In questo sono d'accordo. SARTRE: Quelli non fan– no sacrifici. Il tipo che fa sacrifici ha in genere una mentalità ristretta. È limitato dal proprio sa– crificio e lo accetta con gioia per lamentarsene. Non capisce gli altri, ap– partiene al gruppuscolo. Il gruppuscolo è la stes– sa cosa che lo spirito di sacrificio. Non com– prende gli altri; dal mo– mento che si sacrifica, non ascolta nessuno. Si dà come esempio. È spaventoso. Tutta la vita ho combattuto lo spirito di sacrificio. (... ) GAVI: Ma io voglio cambiare la mia vita ... SARTRE: La cambierai semplicemente se sarai poco o molto rivoluzio– nario. VICTOR: Vorrei chieder– ti una cosa. Tu vuoi cambiare la tua vita, sei rivoluzionario. Il 25 feb– braio 1972 ti trovi con altra gente alla porta della Renault. Ti minac– ciano con un revolver. Che fai? Fai come uno di quelli che c'erano, fai come Pierre Overney, guardando quello che ti minaccia gli dici: «For– za, spara»? In questo modo non la cambi la tua vita, annunci sempli– cemente la tua morte. GAVI: lo non sono Pier– re Overney. Ho troppa paura della morte per aver voglia di suicidarmi davvero. D'altra parte, in certi momenti, la mia vita, il mio desiderio di vivere può arrivare fino a un punto estremo in cui grido: «Forza, spa– ra». Ma perché in quell'i– stante mi sento immor– tale.

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