RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

16 "In America e in Francia i ginecologi sono stati sovraccaricati da casi di donne preoccupate perché non riuscivano a ripetere il pompino della Lin– da Lovelace". Il sesso come lavoro domestico aggiuntivo. andare fino in fondo dentro la propria schizofrenia, dentro la scissione, "con la speranza del ritorno" come dice Cooper. Molte volte sentiamo il bisogno di fare certe cose e ce le ne– ghiamo perché non sarebbero conformi a certi modelli ideolo– gici. Tutto questo vuol dire non rendersi mai conto in pratica del proprio grado di separazio– ne. Se uno sente una cosa, de– ve praticarla perché è lì che la verifica. Roberto: Per accorgersi delle cose bisogna metterle in prati– ca, per questo noi diciamo a molti con cui discutiamo, metti del sado-masochismo, di fare delle esperienze. Anche sul di– scorso della specificità sono d'accordo che è proprio nella separazione che sta la linea ri– voluzionaria (diciamo cosi), mentre quella della ricomposi– zione, della considerazione del tutto, è alla fin fine la logica del riformismo. Clelia: Questa cosa non mi per– suade molto. Noi donne l'espe– rienza del rapporto sado– masochista, dell'assoggetta– mento l'abbiamo fatta per mil– lenni e la facciamo ancora. E sinceramente non ci va mica bene. È una specificità da cui vorremmo proprio uscire, nega– re, per ricomporci. Angelone: Non vedo come si possa concepire ii rapporto ser– vile o di dominazione come po– sitivo; allora va bene anche lo sfruttamento! Roberto: No perché l'operaio non gode mica a essere sfrutta– to! Qui si parla di due che libe– ramente scelgono un rapporto di piacere. Corrado: Anzi dirò che vivere li– beramente nella sessualità il rapporto sadomasochista, poi permette di non scaricarlo so– cialmente. lo vedo che da quando non me lo nego più ses– sualmente, sul piano dei rap– porti umani sono molto più di– steso, tranquillo. Gianfranco: Vorrei cercare di capire un po' meglio, perché é vero che spesso ci neghiamo delle parti di noi con uno strano senso di disgusto che magari nasconde piacere. E che que– sto negarsi spesso è un fatto negativo, autocostrittivo. Però é il discorso su "piacere e pote– re" che non mi persuade molto. Anzitutto non è mica poi tanto vero che gli operai non godono a essere sfruttati. Non per stare a risfoderare tutta la dialettica tra servo e padrone, però pen- siamo ad esempio alle elezioni. Pensiamo alla passione con cui si vota e si seguono i risultati, che è senz'altro un godimento. A cosa? A una subordinazione bella e buona. Abbiamo eletto degli altri, abbiamo vinto proiet– tandoci su dei nostri rappresen– tanti esterni che non ci rappre- . sentano in realtà se non come figure ideologiche astratte. Insomma c'è un meccanismo di dominazione in cui siamo do– minati e godiamo. Per me que– sto godimento bisogna smon– tarlo, non accettarlo. Si dirà che qui però i ruoli sono fissi, mentre sul piano sessuale mu– tano. Ma l'illusione della demo– crazia borghese è proprio que– sta: i ruoli sono fissi proprio perché le persone girano. Cioè un domani è costituzionalmente previsto che potrei essere elet– to anch'io, quello che conta è che ci sia il ruolo dell'eletto e quello del. .. reietto. Allora mi domando: se nella sfera sessuale traiamo piacere, diamo consenso alla reciproca sottomissione, come poi non ri– produrre questo stesso mecca– nismo di consenso sul piano politico? O con che legittimità accettiamo l'uno e neghiamo l'altro? Walter: Ma facciamo allora ve– ramente un discorso materiali– stico se no si ideologizza, e tor– niamo anche al discorso fume!-

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