RE NUDO - Anno VI - n. 37 - dicembre 1975

Controcultura e sinistra rivoluzionaria: Novembre 1975; Adriano Sofri al Comitato Nazionale di Lotta Continua ha "legalizzato" l'uso delle nondroghe proponendo nel contempo una lotta capillare all'eroina. Dai quartieri dell'hinterland milanese sta nascendo una voglia nuova e organizzata di lotta per cambiare la vita e per la riappropriazione degli spazi privatizzati dai comuni. In Rosso e nei collettivi dell'autonomia operaia cresce il dibattito per una diversa e non chiusa concezione dell'area dell'autonomia che vada al di là dell'Ex Gramsci e dell'ex potere operaio. Ma anche nella sinistra più restia a comprendere il significato reale della cultura giovanile non è tutto monolitico come sembra. Non tutti rifiutano la critica e pur non condividendola a volte .parziale proposta culturale che portiamo avanti, sono stati numerosissimi i compagni delle organizzazioni più dure nei nostri confronti, a portarci la loro solidarietà nelle critiche a certi dirigenti. Anche nel PCI e nel PSI i giovani chiedono e si ribellano: non è un caso che proprio il PCI abbia organizzato un convegno serio sul sesso, e non è un altro caso il tentativo Demartiniano nel PSI di mettere in riga una federazione giovanile che laddove è inserita nella realtà di quartiere si rende conto di cosa i giovani di quartiere hanno bisogno. Ma il problema grosso per il movimento dei giovani proletari al di là dei militanti delle organizzazioni, è di trovare la propria içlentità è di rapportarsi in modo autonomo al movimento degli studenti. Quando criticammo nella piattaforma di Licola il colonialismo studentile nei confronti dei giovani proletari, non si voleva altro che chiarire che il rapporto tra i due movimenti doveva essere paritario e non subordinato, soprattutto sul terreno culturale dove è proprio il movimento dei giovani proletari di quartiere che ha portato un contributo originale di esperienza e di vita. Ricordiamoci infatti che il Cambiamo la·vita prima che la vita cambi noi non è una rimembranza del maggio studentesco ma è la sintesi della volontà rabbiosa di lotta che i giovani proletari hanno espresso in questi cinque anni, isolati dalle forze politiche, nei quartieri, nelle lotte ai concerti gestiti dalla mafia musicale, nelle occupazioni di spazi per LOTTIAMO PER LA SOCIETA' DELLA FESTA FACENDO LA FESTA ALLA SOCIETA' 21 DICEMBRE 1975: FACCIAMO LA FESTA ALLA FAMIGLIA Intensificare la denuncia del ruolo della famiglia in questo periodo di feste natalizie ha doppia importanza: 1°) focalizzare uno dei problemi più sentiti dal movimento cjel proletariato giovanile per trovare nuovi spunti nella pratica di lotta contro questa istituzione. In questo senso ·è importante l'esperienza dei compagni di Limbiate che hanno discusso in massa con i genitori delle ragazze che come ovunque non potevano uscire la sera. Discussione proficua che ha dato forza anche alle ragazze e soprattutto non le ha fatte più sentire sole davanti al !-ORO problema. Perchè è il problema di TUTTI i giovani. 2°) colpire la falsa aria di festa che in questi giorni coinvolge tutte le città attaccando la concezione della famiglia come ultimo baluardo nella difesa dei valori di questa società in putrefazione. Quindi uscire con volantini e manifesti in cui si denuncia il ruolo dell'istituzione-famiglia ANCHE in questi giorni. la situazione attuale e i compiti dj ... adibirli a centri di iniziativa culturale: Cosa chiedono quindi i giovani proletari che pur muovendosi autonomamente nei collet_tivi di quartiere, chiedono un rapporto con le forze politiche partendo dalle proprie specificità? Non è difficile capirlo, infatti da come a Milano, alcune forze come Lotta Continua si sono accostate a questi collettivi, fa sperare che a certi livelli siano ormai tanti i compagni che hanno veramente voglia di capire prima che dirigere. E anche g!i stessi compagni di quartiere (militanti di organizzazione) da come partono dalla propria condizione di giovani proletari dell'hinterland prima che militanti, che intervengono nel quartiere. Certo che questo processo in corso non potrà essere privo di intoppi e contraddizioni, sono ancora troppi i compagni che alla giusta definizione che separa i ruoli tra quadro sociale e quadro politico impongono quella figura di militante esterno "mandato dll'organizzazione" di sapore "chetar - leninista" che oggi non può non avere un senso burocratico in quanto la generalizzazione della lotté! in tutti i settori sociali della vita, fa si che ovunque il quadro politico si possa formare a partire dalla realtà sociale in cui opera, senza bisogno di catapultare l'intellettuale militante di professione a vivere una realtà e.sterna e separata. Il superamento di questa rigida concezione leninista è in atto quasi dappertL1tto, anche se il coraggio di dire ad alta voce che la realtà dello scontro di classe impone il superamento di certi schemi leninisti è di pochissimi. Discutiamone, senza insulti, prego. la famiglia è ariosae stimolante come la camera a gas

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