RE NUDO - Anno VI - n. 35 - ottobre 1975

42 OMOSESSUAJ,E E' BELLO I compagni di « Re Nudo ci hanno chiesto di garantire, a partire da questo numero, almeno un articolo al mese, in modo da rendere co– stante una collaborazione già inizia– ta qualche mese fa. Ci abbiamo pensato un pò prima di accettare, anche per la paura di non farcela a rispettare un impegno a scadenze fisse. E questo per il fatto che il no– stro co1Iettivonon è organizzato bu– rocraticamente, è privo di una diri– genza formale e procede solitamen– te nel più assoluto e allegro casino; e tutto ciò che, anche da lontano, puzza d'impegno lisso, viene vissu– to all'interno del gruppo come in– gabbiamento rispetto alle possibili– tà di agire secondo la più assoluta li– bertà. Il nostro rifiuto ad organizzarci riflet– te una consapevole sceltapolitica, perchè, se da una parte perdiamo in efficienza, dall'altra ci guadagnarne ill fluidità e capacità di aderire, sen– za mistificazione , ai bisogni reali che di volta in volta emergono dai partecipanti al collettivo. Fra i buoni motivi che ci hanno spinto ad accettare c'è il fatto che Re Nudo negli ultimi anni è stato, più che un giornale, un punto di ri– ferimento per tutti i devianti e gli sballati che non si riconoscevano troppo facilmente negli schemi perfetti, ma aridi e riduttivi, dei gruppi, della nuova sinistra. La controcultura, il fumo, la musica, le comuni, i rapporti personali, la repressione sessuale: tutte cose che ai rivoluzionari puri sono sem– pre puzzate di eresia e che Re Nudo invece ha avutol'accortezza politica di porre al centro del pro– prio progetto. Sulle contraddizioni e ambiguità che pure sono sorte all'interno di tale progetto, soprattutto nella fase della sua realizzazione, non ci interessa granchè dare un giudizio politico, almeno per ora. Semmai ci in.teressa rilevare l'affinità che c'è fra chi, come appunto Re Nudo, privilegia la lotta per cambiare la vita quotidiana e chi, come noi, parte dalla propriapersonale op– pressione per innescare un'azione rivoluzionaria. In comune c'è la vi– sione di un processo rivoluzionario che serva realmente a chi ne è par– tecipe e che a un concreto, palpabi– le miglioramento della qualità dell'esistenza. Ed è su questa affinità, forse labile, forse generica, che in fin dei conti si regge e acquista senso la nostra collaborazione al giornale.Resta in– fatti ancora da chiarire il resto, cioè che cosa noi omosessuali rivoluzio– nari abbiamo da dividere con il pro– letariato giovanile cui Re Nudo si ri– volge. Se pensiamo a quanto è suc– cesso al Parco Lambro non c'è da stare allegri, visto che in quell'occa– sione il proletariato giovanile ha dato prova di un'intolleranza anti/femminista e anti/omosessiali davvero inaudita (per chi non lo sa– pesse, ci riferiamo ai casini succes– si durante l'intervento musicale del– le compagne di Bologna). li discorso rimane comunque aperto e pù esse– re l'occasione di un dibattito fra noi e i lettori. Oltre queste considerazioni che, più o meno, possiamo definire politiche, ce n'è un altro molto pratico che ci ha del tutto convinto ad acce tare la proposta dei compagni renudini; il fatto, cioè, che da questo numero il giornale ha una diffusione più am– pia e capillare. Cosa che ci permette di contattare molti di quegli omo– sessuali ancora costretti a vivere la propria oppressione come fardello individuale, come colpa non socia– lizzabile. Lanciamo quindi da queste colon– ne il fatidico grido; OMOSESSUA– LI, USCITE FUORI! TROVATEVI TRAVOI,PARLATEVI,FATE L'AMO– RE,LIBERATEVIDAISENSI DICOL– PA: OMOSESSUALE E' BELLO! Di– ciamo fatidico grido, perché è su queste parole d'ordine che gli omo– sessuali per la prima volta ( in Italia, Inghilterra, USA, dappertutto) han– no preso coscienza e si sono scrol– lati di dosso secoli di oppressione. Non nascondersipiù, dirsi chiara– mente che si è omosessuali e poter– lo dire agli altri, è una tappa fonda– mentale verso la propria liberazio– ne. Sappiamo bene per che gli slo– gans rischiamo di apparire puro ver– balismo, dal momento dal momento che si, scontrano con una realtà, come quella italiana, arretratisi ma e super/repressiva. Che fare allora? L'indicazione immediata che diamo a tutti gli omosessuali che ci leggo– no (senza per questo sentirci avan– guardia o altra menata del genere) è di correre al più presto ai più vicini gruppi Fuori. Con l'avvertenza, però che all'interno del Fronte Unitario Omosessuali Rivoluzionario Italiano si è prodotta una spaccatura (quin– di, un Fronte Unitario che di fatto non lo è più), in seguito alla decisio– ne di alcuni (precisamente i " padri fondatori » del movimento che sono poi i responsabili del giornale Fuo– ri!) di Federarsi al Partito Radicale. Una scelta che alcuni dei gruppi Fuori! già esistente hanno accetta– to, e che altri hanno rifiutato. Per quanto ci riguarda, noi di Milano ci siamo strutturati in Collettivo Auto– nomo, tentanto di sviluppare una pratica e una linea di intervento ori– ginali rispetto alla federazione al PR. Con noi, si sono dichiarati autonomi i gruppi di Roma e di Catania sul prossimo numero pubblicheremo comunque un elenco dettagliato di tutti i gruppi Fuori!,autonomi e non). Man mano che la nostra collabora– zione a Re Nudo prenderà corpo, di– venteranno pure più chiari quali sono le ipotesi che ci muovono e quali gli strumenti teorico/pratici che ci diamo per raggiungere una concreta liberazione che non sia solo una vuora ripetizione di slo– gans. Ci teniamo a precisare che questa pagina è aperta a tutti gli omosessuali che la leggono, per– ché sia scritta anche da loro. Man– dateci \lettere, scriveteci della re– pressione che subite in famiglia, a scuola, in fabbrica, fra gli amici, fra i compagni. Scriveteci delle vostre incazzature e delle vostre ribellioni. La storia della nostra oppressione e della nostra liberazione è ancora tutta da raccontare. Finora, da quando in Italia è stata scritto .dagli omosessuali r.ivoluzio– nari,emergono parecchie cose: ela– borazioni teoriche anche pregevoli, documentazioni sui casi direpres– sione più vistosa, controinformazio– ne per demistificare le posizioni più oscurantiste in fatto di omosessua– lità, soprattutto molti slogans. Poco, invece, si è detto sulla pratica di mo– vimento; basta sfogliare la serie del giornale Fuori! per accorgersene: privilegiamento di argomenti il più possibile totalizzanti e complessivi, visioni strategiche di amplissimo respiro, e solo un'eco molto fievole della attività di base che pure, nei gruppi Fuori! delle varie città, è sem– pre esistita. Sicchè, il lettore che ab– bia la buona volontà di leggersi i giornali sopra-indicati, potrà avere l'impressione di trovarsi al cospetto di un movimento di liberazione omo– sessuale esclusivamente dedito al bello scrivere. Circoscrivendo il discorso al nostro collettivo (sarebbe scorretto parlare a nome di altri gruppi) possiamo in– vece tranquillamente dire che una pratica di movimento c'è, esiste. E procediamo subito a svelate l'arca– no.Secondo l'arido l'inguaggio degli organigrammi, è tutto presto detto: il venerdì sera riunione di collettivo presso la sede del Partito Radicale, riunione in cui confluiscono e si confrontano (tra l'altro) le esperien– ze dei piccoli gruppi che praticano l'autocoscienza nel corso della set– timana. Poco, almeno per chi del fare politico ha una una visione ma– nageriale, e misura l'agire di un gruppo in base alla capacità di darsi obiettivi (esterni) precisi e al\'efi– cienza con cui riesce a perseguirli. Per cui importante diviene la quan– tità delle cose fatte ( cose esterne

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