RE NUDO - Anno VI - n. 34 - 1975

RE NUD0/6 IITBBVIST& l lBBll&ID IBBIBDIIITTBICB DI"IVCB" D.: Come sei arrivata al femminismo? R.: Non è-una cosa nuovissima, spùntata di colpo nella mia storia. Sono sempre stata freak, sballata, e le mie relazioni sessuali non sono mai state molto perbenino, dal punto di vista della moralità borghese, almeno australiana. Non ho mai preso per buono quello che mi raccontava mia madre, che le ragazze de– vono essere brave, e quiete, e non scopa– re sino a quando si sposano. lo finivo sempre per buttarmi nel letto degli uomini che mi piacevano la prima volta che li ve– devo, perché sapevo bene che cosa cl vo– levo fare. Con altri avevo anche delle re– lazioni che non erano.sessuali. Secondo la morale feudale più o meno,irnperante in Australia, una cosa che non si era mai sentita! In un ambiente come quello una ragazza è meglio che non sia intelligente, se non un ragazzo neanche le parla. E io ero una ragazza intelligente, e sapevo che sin dall'inizio avrei avuto casini in campo sessuale. E poi, ero una cosa strana! Alta uno e ot– tanta3 troppo per una relazione sessuale normale. Non ballavo mai. Mi era impossi– bile ballare con la guancia sulla spalla del ragazzo, come fanno le brave ragazzine: era un'agonia, perché finivo sempre per fare da tappezzeria. Non potevo guidarmi e io non ero capace di farmi pilotàre. I ra– gazzi mi dicevano: « lasciati guidare"· E io facevo del mio meglio ma non andava mai bene. Quando avevo quindici anni, ho avuto una grande avventura d'amore con una ra– gazza, a scuola. Tutte e due cantavamo nel coro, e saremmo diventate grandi mu– siciste e avremmo avuto tantissimi aman– ti. Come lo ricordo io, il nostro grande so– gno era la promiscuità. Non ci veniva mai in mente che avremmo sposato dei re, che li avremmo avuto ai nostri piedi. · Avremmo stupito tutti. Avremmo sac– cheggiato il mondo dei maschi. D.: Comincio a capire perché « Rolling Stona» (il quindicina/e musicale alterna– tivo più affermato negli USAN.d.r.), si rife– riva a te come una « groupie nel movi– mento di liberazione della donna » ( « groupie » è una ragazza che va a cac– cia di uomini di gruppi rock affermati, e che vi gravita attorno; si possono vedere anche in Italia, dietro il palco, ai concerti rock, anche se il fenomeno è in declino, come è in declino la musica rock N.d.r.). Quando ho visto il titolo ho pensato che fosse insultante. Una « groupie », dopo tutto è una donna che si afferma soltanto andando a letto con un musicista rock. R.: A me il titolo non ha dato nessun fasti– dio. La parola « groupie" è ambigua. È nata nel 1968 e si riferiva alle donne dei musicisti rock, e andava bene. Ma poi cambiò. E fu usata per le ragazzine che invadono i corridoi e le quinte del mondo rock, e sono li per scopare il grosso nome. lo mi sono sempre considerata una don– na dei musicisti, da quando avevo diciotto anni. A quell'età ero riuscita ad uscire dalla trappola del « son troppo alta finirò per rimanere zitella•. Ero scappata di casa e lavoravo come cameriera. Al posto dove lavoravo, ·suonava un grup– po jazz, e un musicista meraviglioso, poco più alto di uno e sessanta, si era innamo– rato di me. Stupendo, tutte le mie insicurezze svani– rono. Ero la «sua" donna, e la cosa mi dava fiducia, e uno status. Da allora in poi sono sempre stata con musicisti. Una cosa è certa, non sono certo attratta da uomini del mondo accademico. Se pensi agli insegnanti che hai conosciuto capi, sci cosa voglio dire. Comunque, ecco perché ho permesso a « Rolling Stone » di chiamarmi « grou– pie ": non appena nacque il fenomeno delle • groupies » i musicisti cominciaro– no a parlarne male. Chiamavano • le groupies », stronze, ragazzotte, bestiole. lo cercavo di difendere il nome. Una «groupie »,dicevo, è la donna di un musi– cista e basta. Facendomi chiamare « groupie » cercavo di difendere la parola. Certe volte mi fac– cio chiamare una superputtana intellet– tuale, perché sono stufa di sentirmi trat– tare in maniera differente e privilegiata nei confronti delle altre donne solo per– ché ho qualche credenziale intellettuale. lo sento cosi: sino a quando ci sarà una puttana, nel mondo, chiamatemi puttana. D.: Oltre a essere stata chiamata groupie e superputtana intellettuale, ti hanno an– che chiamata moglie. R.: Si, sono st~ta sposata, una volta, per tre settimane. E cosi che ho scoperto che cos'era l'istituzione matrimonio». Avevo pensato di essere una persona che può uscire dal ruolo, scegliendo una per– sona eccentrica quanto me, diversa. Quando mi sono sposata, ero abbastanza famosa in Inghilterra, nel mondo accade– mico, e come attrice. Noi due avevamo deciso che avremmo infranto le regole: non le avevamo mai rispettate. Credevo che avremmo potuto costruire un matri– monio, a misura nostra, e non come gli al– tri. PALLE! Quando siamo andati in Comune a fare le solite menate legali, la prima cosa che l'impiegato mi chiede è quella di firmare il foglio verde con il mio nome di signorina. Il mio nome di signorina? Non capivo cosa voleva dire. ,, Lei mette la sua firma con il suo nome da signorina qui - mi di– ceva l'impiegato - e questa è l'ultima voi-– la che firma con questo nome•. Non ci volevo credere. Il mio nome è Germaine Greer, è un nome che la gente conosce, quando metto il mio nome sotto un articolo, o qualcosa che scrivo, ha un suo valore. E adesso. non potevo più usare il mio nome giusto perché stavo sposando «sto stronzo! •· Allora l'impiegato mi spiega che posso segnare sul passaporto che il nome di la– voro è Germaine Greer. Come nome di la– voro! Ho subito detto che non mi andava bene per niente e che io volevo tenere il mio conto in banca, pagare le mie tasse, e fare i miei affari come piaceva a me. • Probabilmente non è stata una gran bella azione: sposarlo senza veramente amar– lo. Perché una deve essere proprio inna– morata, rincretinita, e Incapace di pensa- re pér lasciasri andare a tal punto e farsi mettere sotto i piedi cosi. D.:Dici che non amavi tuo marito e che la misura della tua mancanza di amore è il fatto che non intendevi farti « mettere sotto» per diventare moglie? R.: Ah! Sessualmente, era una cosa straordinaria. La rimpiango ancora, ses– sualmente. Forse per quel po' di masochi– smo che mi è rimasto addosso. D.:Se il matrimonio è una trappola degra– <;fante, per le donne, che forma di alterna– tiva proponi? · R.: lo preferisco come amore di gruppo. Non mi interessa che tipo e come, purché le relazioni siano genuine, e non obbliga– te. D,: In parecchie altre interviste, hai detto di avere avuto esperierize lesbiche, ma tutte insoddisfacienti. R.: No, nc;>n proprio insoddisfacienti. La sola cosa è che io non sono omosessuale. Potrei avere una relazione forte e duratu– ra con una donna ma non è mai successo. in alcune occasioni donne si sono propo– ste, con forza, a me, e io non ho potuto non ricambiare. D.: In che maniera ricambiare? R.: Collaborando. Ho fatto l'amore con loro. Non ho mai penetrato una donna. Non ho mai usato un vibratore o cose si– mili. Ma la paggior parte delle lesbiche non ne usano. Secondo le statistiche· di mercato, i vibratori sono usati da coppie sposate, più che altro. D., mi piacerebbe sapere perché hai sen– tito che dovevi ricambiare... R.: Un po' come uno si sente che deve es– sere gentile con un nero, forse. Ma anche peré io amo le mie• sorelle•. E quindi non mi è difficile, fare l'amore con loro. E lo faccio, perché sono sensibile alla bellez– za femminile, ..è la bellezza femminile che è più che spesso nei quadri, nell'arte ... Ma manca qualcosa, nel mio caso: la· spinta. Non ho mai preso l'iniziativa, cori una donna. E ho spesso evitato le loro avan– ces, specialmente se c'è già un coinvolgi– mento emozionale. Ma se mi piace, e se mi chiede di fare l'amore, non so davvero come posso dire no. D.: Ti trovi nella stessa situazione con gli uomini, a volte? R.: Se mi piace, ci scopo. Se nop mi piace, non ci scopo. Piuttosto lo allazzo. D.: Che ne pensi del lesbismo, su un pia– no più politico, meno personale? Nel movimento femminista, ci sono delle donne che hanno scelto coscientemente il lesbismo come alternativa a quel che loro considerano relazioni eterosessuali reprimenti e degradanti. R.: Mi va bene. Penso che le lesbiche va– dano stimate molto perché si inventano la loro maniera di amare. Ma quel che ml de– prime è il fatto che moltissime lesbiche si ·coiisiaerano cose a parte. Come risultato di questo atteggiamento non. politicizza– no la loro attività. Se fossi lesbica, anche se fossi convinta di esser nata con le pal– le, palle •psicologiche•, e quindi du ave– re un tremendo svantaggio genetico, po– liticizzerei la mia condizione lo stesso. Non mi farei un caso, un mostro, una cosa a parte, che ha bisogno di attenzione e considerazione. Mi considereri una rivo– luzionaria. D.: Tu sei uno degli editori della rivista erotica europea « Suck », una posizione strana per una del/è femministe di punta in Gran Bretagna. Negli States, non potrei concepire una femminista di punta tra gli editori di un giornale erotico. C'è conflitto tra i tuoi ideali femministi e la tua partecipazione a « Suck •? A.: Nessun conflitto. • Suck • giornale pornografico nel senso no del termine, ed è coli lo • Screw • (• Screw ~. cleè scopa manale pornaaraficonewyorkeae da Al Goldstein, pur essendo sp mente commerciale, parta molto dl e a modo suo è anche liberatorto. quanto io sono lontana da Al Go • Screw • è un giornale sadico, mente maschilista, e tratta il mini le come carne da macello, da Non è erotico per niente: è molto a cano. Mi fa vomitare. • Suck • è com mente diverso, è un'altra cosa. li suo to di partenza è che le relazioni 88 devono essere aperte, e non poase Noi siamo contro il possesso 8881 contro il consumismo sessuale, con sesso come oggetto, e la sua degra ne. Siamo per il principio del piaca Uno dei problemi che abbiamo a • Su - ed è un problema di tutti i giornali c occupano di sesso - è che non posai applicare censure. Ma riflettiamo lo stato delle cose ealst ti, e scopriamo che il 95% del materi che ci arriva è sadomasochista. È materiale che arriva ogni giorno, a chi: storie, lettere, poesie, roba treme merda spaventosa che ci lascia ape annichiliti. C'è gente che gode alla lettura di qua cose. Noi cerch_iamo di pubbllcarn meno possibile. Sono arrivata, perso mente, al punto di •censurarlo•, per rovinare il giornale, e l'idea del giorn Dopotytto, si chiama • Suck • ...non Fu Perché non è un giornale fal!ocratico. rendi conto della differenza? E un gio le che propaganda il piacere, una completamente diversa. D.: Il movimento femminista è staio so accusato di essere puritano e antl so. Che ne pensi? R.: Se si vuole parlare di puritanesimo guardo al movimento, è meglio pari globalmente della sua strategia. Tu di che ci sono delle femministe che han abbandonato le relazioni eterosesau perché le considerano degradantie pressive. Posso capire la posizione poti ca: l'idea di donne che fanno l'amore donne è l'idea di un amore fra eguali. una delle cose che vorrei vedere è e donne sempre più eguali, cosi che sano far l'amore, non la guerratra loro. com'è che le femministe americane state accusate di puritanesimo? D.:Beh, è vero che ci sono molti ei puritani nel movimento americano. puritanesimo nato come reazione agli mini che -facevano parte della coni tura, quando questi hanno rivelato la idea di sessualità liberata. Per loro sualità liberata voleva dire che le d non dovevano più restar caste, ma di tare delle specie di ginnaste del a delle tecnocrati della scopata. E non ché lo desiderassero, ma perché no provare di essere « gi_uste •, • Il te_•. Una donna liberata, per enere dal loro punto di vista, doveva far I' a prima vista, andare con diligenza · orge della zona, far finta di aver o da orario ferroviario. imparare che non sono messe neanclJe su/ ICa sutra. C'è state una grossa reazione• to questo. R,: Beh, non so proprio chi glielo f fare, alle donne, se non volevano. Fi perché vengo da un paese plil come l'Inghilterra, non ho mai In quel tipo di situazione. Ma gli amar sembrano davvero fatti cosi, hanno Il lino del • fammi divertire •. Non so

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