RE NUDO - Anno VI - n. 33 - 1975

Se tale è il contesto che spazio ha Il teatro - un teatro radicalmente diverso, dawero riformato e rivoluzionato - per contribuire a ritrovare e ricomporre, e nuovamente inven• tare, i fili di una comunicazione primaria, le condizioni minime perché la pluralità del gruppi e delle culture riviva? E' una delle domande che vengono rivolte al lettore. Il progetto è di un teatro, dunque, come viaggio verso le radici profonde di una cultura - la nostra, quella di chi ci sta accanto, quella che non conosciamo -; come itinerario verso le radici del nostro io e dell'ambiente dentro cui ci muoviamo. Ricerca e interrogazione, anziché risultato e risposta. La parte interna della maschera, anziché quella esteriore. An• che tenendo presente che • non solo il risultato, ma anche la via per giungervi fa parte della verità. La ricerca della verità deve essere vera essa stessa, ché l'Indagine vera è verità rivelata, e i singoli componenti di essa si fondono nel risultato • (Marx, Werke und Schrlften, 1844). Non tanto e non solo il prodotto, dunque, ma prima di tutto il procedi– mento, il viaggio. 11viaggio verso le radici della propria cultura è però anche un viaggio verso l'origine del teatro, la sua forrpa primaria e povera di comunicazione elementare e plurima, immersa nell'Immaginarlo, [!lOn in senso arcaico o arcaicizzante, ma totalmente presente nella contemporaneità. In questo senso la ricerca appare senza fine, e profondamente radicata nello specifico teatrale: e il rapporto con l'antropologia diventa intrinseco e determinante. 11 Gorilla Ouadrumàno è il racconto collettivo di un breve capitolo di questo viaggio. Non va scambiato per una ricerca etnologica, né per un manifesto di rilancio della cultura subalterna. Proponiamo (questo sì: fa parte di una precisa scelta) di ascoltare in maniera corretta, in atteggiamento di reciproco scambio e non di puro revival, anche la cultura • faticata • dei nostri padri, li gran tesoro contraddittorio, male rivissuto o troppo merci– ficato, della lingua e della cultura dell'altra Italia. e.tJH.,./10 --~"'--, tv & Tu R,q La Realtà che abbiamo davanti agli oc– chi non ha niente di reale, è un artificio, un'illusione, un miraggio. E' il riflesso preciso di una ideolog~a che nasce dalla castrazione e che domina il mondo con la castrazione. La Realtà non è altro che il delirio dei più imbecilli, il sogno materializzato dei più impotenti. C'è chi in questo delirio si muove a suo agio, lo conosce e lo capisce, vi è im– merso neanche con le più esatte e riconoscibili categorie scientifiche non lo vuol vivere. Sta però il fatto che per combattere i padroni della Realtà biso– gna essere ben fuori dalla loro cultura. Nlxon e Fanfani, Franco e Pinochet, non sono uomini, ma dei non sensi natura• listici, con sembianze vagamente an– tropomorfe. C'è una sproporzione trop– po grande tra il tipo di Interessi che difendono e la vita semplice degli uomini che essi devono violentare e sconvolgere tutti i giorni per poter restare in piedi. Sia.mo espropriati di tutto: della vita dei sensi, dell'esperienza, dell'intelli– genza. Espropriati della creatività e di una cultura: l'amore è Orietta Berti, la gioia di vivere è Sofia Loren. La creati– vità Pippo Baudo. Meno male che le nostre avanguardie leniniste ci restituiranno tutto questo quando avranno portato a termine la presa del potere. Solo che c'è purtrop– po da chiederci cos'è che possono of– frirci, una volta preso il potere, se non conoscono niente al di fuori dei deliri della borghesia. Se credono che si deb– bano assumere quei deliri come unica Realtà, e creare, come ha fatto il glo– rioso partito leninista, delle strutture che istituzionalizzano a tutti i livelli la concezione dell'uomo-automa. operaio modello, che mangia, beve, chiava an– che quando può, e deve essere felice, diciamo subito che non ci stiamo. Vo– gliamo distruggere il potere dovunque si trova, prima di tutto a livello ideo– logico, vogliamo eliminare le condizioni in cui uno accetta di delegare la sua vita. ,Lotta controculturale significa che ciascuno diventa padrone di se stesso, non più schiavo della catena e della ideologia. La lotta controculturale è inscindibile dalla lotta politica, anzi è l'unica forma creativa di lotta politica, non una rie– dizione della castrazione borghese. Non c'è veramente un cazzo daf are, la di– scriminante tra borghese e rivoluzio– nario non può più essere di tipo ideo– logico, con Marx e Lenin che fanno da spartiacque: può essere soltanto cul– turale, e in questo senso di strada ce n'è da fare un casino per tutti. Marx, Lenin e Mao Tse-tung sono fondamen– tali, ma largamente insufficienti. La lotta dovrebbe entrare finalmente nelle scuole: una lotta dura per l'esau– toramento delle gerarchie scolastiche, la demistificazione e la denuncia di tutta la sporca cultura borghese. Non serve uno sciopero nazionale ogni tan– to, tutti i giorni dovrebbero essere di sciopero culturale. In questo senso il movimento degli studenti non ha an– cora abbozzato nemmeno un minimo di analisi e di ipotesi di azione e pro– cede soltanto scandendo slogan, con molte velleità, sull'alleanza tra studen– ti e operai, contro la dici, contro Mal– fatti, contro la selezione, contro i fa. scisti, per la democrazia, per le riforme, per i libri di testo gratuiti. Si sta for– mando un nuovo conformismo, che so– stituisce il qualunquismo di un tempo, per cui sottoscrivere pienamente una parola d'ordine o riconoscersi in una certa linea è sufficiente per sentirsi pienamente partecipi alla lotta di clas– se, alla guerra contro la borghesia e il fascismo. In questo modo, è eviden– te, non si spaventa più nessuno, e soprattutto si elude il compito originale e fondamentale di un movimento che non è operaio ma che vuol combattere per il movimento operaio, cioè il com– pito preciso e inderogabile di sman– tellare la strutture del condizionamento con un lavoro controculturale che deve andare alle radici, non può essere fatto di mezzi termini e non può con– cedere nulla ai meccanismi del coin– volgimento. Invece di urlare sulle piaz– ze che la Classe Operaia è forte e vincerà bisognerebbe cercare di far ca– pire inequivocabilmente ai padroni dei miraggi che i loro trucchi cominciano a essere sputtanati a tutti i livelli, e che sappiamo_ come demolire i loro palchi, e le loro impalcature, e loro stessi insieme. Bisognerebbe rendere inagibili le scuole alla loro funzione culturale che non è solo la trasmissio– ne di contenuti marci e intollerabili, ma soprattutto l'abitudine all'alienazio– ne, all'esproprio, ai ricatti piccoli e grandi , e alle deformazioni che ne de– rivano. Per· fare questo non occorre necessa– riamente né scendere in piazza né scontrarsi ·con la polizia e delle varie inquisizioni che si sono susseguite in ogni epoca e paese senza cambiare mai né forma né sostanza. Ma la paura che ne v_errebbe al potere no~ sareb9e RE NUD0/19 t« Il Giornale d'Italia» 6 novembre 1974) giornalista: Luciana Alagna. IL PERICOLO CHE ATTANAGLIA LA GIOVENTU' IN UNA CHIESA SCONSACRATA C'ERA UN'ORGIA DI • OMOSEX,. Incredibile episodio in una chiesa sconsacrata milanese, in via Cesare Correnti. Musica, canzoni e proiezioni allo spettacolo organizzato dalla rivista • Re Nudo" e da • Fuori •, il • Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano •. • Ospite d'onore • della serata Claudio Rocchi, l'unico cantante • disponibile • per una serie di spettacoli (se così si può chiamare) che intendono fare della contro– cultura ... a basso presso. Claudio Rocchi ha giustificato la sua partecipazione, dichiarando di aver raccolto l'invito perchè gli veniva offerta la possibilità di prendere contatto con un pub– blico particolare, preparato anche politicamente. Rocchi ritiene fondamentale anche per chi ha raggiunto la dimensione di • personaggio • avere contatti diretti con chi lo ascolta, un dialogo. A quale livello è da immaginarselo. Allo squallido awenimento ha offerto la sua collaborazione anche Ivan, un gio• vane esordiente nel mondo della canzone (ma ben noto negli ambienti di • Fuo– ri •l, che usa un linguaggio nuovo, fatto di parole senza senso e di suoni strani. Forse si tratta dell'esperanto degli omosex milanesi. Una targa, quest'ultima, che Ivan cerca di non farsi applicare dichiarando che lui e i suoi compagni fanno anche dell'autocritica ed un lavoro politico (naturalmente anarchico), portando avanti un discorso di controcultura per • combattere tutti i perbenisti che ci vogliono tenere nell'ombra •. Insomma sono usciti allo scoperto i rappresentanti del sordido mondo degli omo– sessuali milanesi, abbandonnado i ghetti in cui la città li ha relegati, come quel Parco Lambro ove ne succedono di tutti i colori, senza un adeguato intervento delle autorità, che sembrano ignorare il pericolo costante che attanaglia la gio• ventù nel capoluogo lombardo, dove, oltre a • Fuori •, si pubblica • Homo • edita dalla stessa società (di ispirazione socialista) che stampa • ABC • ed una mi– riade di giornaletti pornografici, quasi tutti improntati alle perversioni, co– me • OS •. Da più parti a Milano si chiede un intervento serio e drastico delle autorità, per evitare a tanti giovanissimi di cadere nella rete dei frequentatori del parco Lambro e del tristemente noto Parco Ravizza. (« Roma» 13 dicembre 1974) non firmato. « LE STARNAZZANTI CORTI» DI RE NUDO E LE ORECCHIE DELLEAUTORITA' • Dal famigerato Parlo Lambro gli omosessuali di Milano si sono trasferiti con le loro starnazzanti corti in una chiesa sconsacrata di Via Cesare Correnti, dove hanno inscenato, cori gli auspici di Re Nudo, Fuori e naturalmente il Fronte uni– tario omosessuale rivoluzionario italiano, una manifestazione omosex a base di mu·sica, canzoni e proiezioni di tipo OS, ovvero sconsigliabile ai comuni mortali che fondano la loro esistenza nella normalità. La versione, diciamo così, politica, è stata fornita da un cantante, Ivan, che però rifiuta la targa dei frequentatori del Parco Lambro. Quel ci, però, lo ha tradito, mandandolo (è il caso di dirlo) allo scoperto, a fianco delle squallide falene di certi tristi ghetti milanesi. Un altro cantante ospite è stato Claudio Rocchi, che ' ha giustificato la sua presenza nella chiesa sconsacrata dichiarando di ·aver ac– cettato l'invito perchè Re Nudo, Fuori e il Fronte omosessuale (naturalmente unitario) gli davano la possibilità di prendere contatto con un pubblico parti– colare, e per giunta preparato anche politicamente. Che si tratti di un pubblico particolare nessun dubbio, che sia anche politicamente preparato e da vedere. i milanesi, comunque, non stanno a guardare e molte telefonate di cittadini sono arrivate alle orecchie delle autorità •· (« Il Borghese,, 29 dicembre 1974) giornalista: Gionne Preda. IL RAPTUS EROTICO DELLA CAMERIERA DROGATA Roma. In una camicina trasparente, cortissima, si è presentata nel cuore della notte nella camera da letto dei suoi datori di lavoro e si è infilata sotto le coperte. • Il corpo estraneo • ha determinato un attimo di smarrimento nel signor A. M., professore universitario, e nella sua consorte. Poi, si è accesa la luce: • Anna! Ma che fai? Che vuoi?•. La cameriera, occhi sbarrati, capelli arruffati, scossa da un tremito convulso continuava a ripetere che voleva fare l'amore: • L'amore, voglio fare l'amore ... Subito ... voglio fare l'amore ... •. Di fronte al raptus erotico della ragazza, i signori M., dapprima imbarazzati, poi seriamente preoccupati, non sapevano che fare. Dopo averle dato da bere un po' d'acqua per calmarla, sembrava proprio che Anna stesse meglio. Ma dopo un po', si dovevano rendere conto che le stranezze di Anna Di Francescantonio non erano finite. Passata la voglia di • far l'amore con i signori •, la giovane (25 anni) si è ripresentata in camera, pretendendo di essere accompagnata da un parente. I signori M., convinti che Anna non stesse bene, si sono immedia• tamente vestiti e hanno anzi aiutato la cameriera a infilarsi un abito e il cap• potto. Scesi nella strada hanno chiesto ad Anna l'indirizzo. • L'indirizzo? Non lo so. Ma se intanto noi andiamo, poi me lo ricordo •, ha risposto la ragazza. li professore e la signora, cui certamente non mancano nè pazienza nè compren– sione, hanno cominciato a percorrere le strade di· Roma. Fino alle 4 del mattino, quando, in piazza Vescovio, Anna ha improwisamente confessato di non avere nessun parente. Quindi, prima che i signori M potessero impedirglielo, la gio– vane donna è scesa dalla macchina e ha cominciato a correre verso i rari pas– santi pregandoli di far l'amore con lei e gettandosi loro addosso. Oramai, le parole non valevano più nulla e i signori M. hanno chiamato un'ambulanza. Rico– verata all'ospedale, è risultato che Anna di Francescantonio era in preda alla droga e del tipo più pericoloso: LSD.

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